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Autore: nikita82roma    15/07/2016    1 recensioni
La storia ricomincia qualche giorno dopo la fine degli eventi di The Memory Remains. Sembrava che l'azione congiunta di Gibbs e di Noah avesse portato tranquillità nella vita di Ziva e Tony ed invece non sarà così. Qualcuno, ancora una volta, tornerà dal passato perchè vuole una cosa che Ziva conosce molto bene: Vendetta. Si salveranno da soli o avranno bisogno di un aiuto inaspettato? Ma nel loro passato ci sono altre cose ancora rimaste in sospeso e arriveranno tutte a turbare una serenità che si illudevano di aver raggiunto, aprendo vecchie ferite e procurandole nuove, ma soprattutto obbligandoli a fare i conti con se stessi e le proprie paure e con la propria capacità di sopportare il dolore fisico e mentale. Long TIVA
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '3 Years Later'
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… Have you ever been alone at night 
Thought you heard footsteps behind 
And turned around and no one's there? 
And as you quicken up your pace 
You find it hard to look again 
Because you're sure there's 
someone there  …

 

ATTENZIONE: Da questo capitolo ci sarà un POV diverso, misterioso, senza nome. Lo riconoscerete perché sarà in corsivo.

 

- Signore… Come dobbiamo comportarci con l’Agente Di Nozzo?
- Seguite quanto concordato.
Di decisioni controverse nella mia vita ne avevo prese molte. Questa però sarebbe stata una delle più particolari. “Stai abusando della tua posizione”, mi disse solo questo il mio vice, quando gli spiegai esattamente quello che dovevano fare.
Il telefono dell’ufficio squillò, riconobbi subito il numero.
- Shalom Davi, dimmi.
- Non credo ci sia modo di convincere Ziva a venire in Israele.
- Ne sei sicuro?
- La conosco, non è cambiata. Dovresti conoscere anche tu com’è. Non lascerà Washington, c’è suo marito è ancora innamorata di lui.
- Lo è da quando lo conosce. Per questo siamo in questa situazione.
- Lo so. Cosa intendi fare?
- Quello che ti avevo già detto.
- Non è rischioso?
- Tutto lo è. Ma questo non vuol dire che vada fatto.
- Come giustificherai questa mossa?
- Non lo farò, non per adesso, non ce ne sarà bisogno. Sai che ho libertà di movimento. Ampia libertà.
- Pensi che questo convincerà Ziva?
- Sarà un incentivo, Davi, non credi?
- Non lo so. Ziva è la persona più imprevedibile che conosco. Potrebbe fare di tutto.
- Non metterà a repentaglio la vita dei suoi figli, nè agendo lei in modo insensato, nè mettendo in pericolo Nathan.
- Puoi metterci la mano sul fuoco?
- Su questo sì, Davi. Assolutamente. Hai avuto modo di parlare con Glover?
- Ci aiuterà. C’è solo un problema, Signore: Raphael.
- Raphael Rivkin?
-Sì, ha voluto per forza accompagnarmi. Pensavo facesse il doppiogioco e invece non è così. Vuole realmente aiutare Ziva.
- È un ragazzo senza esperienza, tienilo a bada. 
- Ok. Gibbs e Vance sono fuori, sono troppo coinvolti con Ziva e Tony per pensare minimamente di renderli partecipi della cosa, soprattutto Gibbs, li considera come se fossero suoi figli, non li tradirebbe mai.
- Te lo avevo detto Davi, era inutile anche solo pensarlo, ma non ti preoccupare, farò in modo che un mio uomo controlli la squadra di Gibbs molto da vicino. 
- Bene. Allora fammi sapere quando gli ingranaggi cominceranno a muoversi. Poi agirò di conseguenza.
- Grazie dell’aiuto, Davi.
- Dovere. 
- Davi, un’ultima cosa. Solo tu conosci la mia identità. Se dovesse venir fuori anche solo mezza parola sul mio coinvolgimento, saprò chi cercare.
- Il tuo segreto con me è al sicuro, Signore.

Appena attaccai con Davi Degas, mandai un messaggio al mio vice. Era il momento.

 

——————————————————————————

 

- E tu chi sei? - Un ragazzo giovane, capelli scuri e occhi altrettanto scuri entrò con uno zainetto e di avvicinò alla mia scrivania.
- Salve, sono l’Agente J.D. Cooleman, sto cercando l’Agente speciale Gibbs
- Mi dispiace non c’è ti posso aiutare? Agente Speciale Anthony Di Nozzo. - Gli diedi la mano e lui la strinse con forza sorridendomi.
- Beh ecco… io sarei il nuovo della squadra.
- Come scusa? Il nuovo cosa?
- Il nuovo agente. Non lo sapevate?
- Ehm no… - Mi voltai a guardare Bishop e McGee che mi guardavano entrambi con gli occhi sbarrati scuotendo la testa. - No, decisamente no. Nessuno di noi.
- Mi posso mettere lì? - Disse indicando la scrivania vuota di Ziva e la mia tentazione era quella di dirgli di non provarci nemmeno, che se lo faceva lo avrei strozzato lì, all’istante ma non potevo, perchè a me di Ziva non doveva fregare più niente, questo era stato deciso. Così sfoderai il mio miglior sorriso 
- Ma certo, è tutta tutta, Nuovo Pivello! - Gli dissi sotto lo sguardo sempre più allibito di McGee - Sei nuovo no? Sei un pivello, quindi sei il Nuovo Pivello, o abbreviato anche NP. Benvenuto a bordo!
- Di Nozzo, con me! - La voce di Gibbs tuonò alle mie spalle
- Ehy Capo qui c’è il Nuovo Pivello che… 
- Lo so chi è, dopo ci presenteremo, ora vieni con me - disse secco scandendo bene le ultime parole e correndo lo seguii.
Seguii Gibbs in una delle sale riunioni al nostro piano. C’era Vance, Glover il nuovo capo di Ziva ed un ragazzo che non conoscevo. Ci sedemmo e Vance cominciò a parlare.
- Abbiamo motivo di credere che Rivkin sia collegato con un traffico di armi che va dalla Somalia agli Stati Uniti passando per la Turchia. E’ da lì che prende le armi per i suoi mercenari adesso.
- Come lo sapete Vance? - Chiesi, visto che sembrava fossi l’unico a non sapere nulla di quella storia.
- Le nostre intercettazioni, quelle che sta seguendo Ziva, ci hanno portato lì. - Intervenne Glover
- Ok… - dissi cercando di non lasciar trasparire nessuna emozione
- In più - aggiunse il ragazzo sconosciuto che solo ora mi rendevo conto essere su una sedia a rotelle - abbiamo avuto anche noi del Mossad le stesse informazioni da altre fonti.
- Mossad? - Mi feci scappare una mezza risata isterica che il tizio sembrò non gradire.
- Sì, Mossad. Qualcosa non va Agente Di Nozzo?
- Diciamo nell’ultimo anno non ho avuto ottimi rapporti con voi, dopo che avete tentato di uccidermi e rapito mio figlio. Credo posso permettermelo di avere qualcosa che non va con voi… - risposi gelido, beccandomi uno sguardo di disapprovazione da parte di Vance, ma l’israeliano non si scompose.
- Io sono Davi Degas, il nuovo vice direttore. Non ho niente a che vedere con quanto accaduto in precedenza, la mia agenzia e i miei colleghi si sono tutti dissociati da quanto è successo ed anzi, le porgo di nuovo le mie scuse. Come potrete aver visto, durante la vostra ultima visita nel nostro paese, benchè non annunciata nessuno ha interferito con i vostri piani, quindi non può considerarmi suo nemico, Agente Di Nozzo. Se non mi crede, può chiedere anche all’Agente David, che le confermerà le mie ottime intenzioni e tutto il sincero affetto ed amicizia che mi lega a lei da quando eravamo solo dei ragazzi a Tel Aviv.
Mi morsi la guancia per evitare di sproloquiare. Gibbs mi stava incenerendo solo con lo sguardo.
- Va bene, quindi? Che dobbiamo fare per prendere quel bastardo? Avete qualche idea voi del Mossad?
- Un contatto che lavora al porto commerciale di Antalya. E’ lì che transitano e vengono ripulite le casse con le armi, inseriti in container che trasportano prodotti tessili per le multinazionali che hanno le fabbriche lì e la destinazione finale è il porto di New York.
- Dobbiamo andare a New York quindi?
- Esatto Tony - intervenne Vance - Andrai tu, con Glover ed il nuovo arrivato l’agente Cooleman.
- Ma Vance, è un pivello, un ragazzino, per una missione così delicata non mi sembra il caso.
- L’Agente Cooleman è più che qualificato, altrimenti non sarebbe qui. Malgrado la sua giovane età ha un curriculum di tutto rispetto. Non sei tu Tony a decidere con chi andare. Lui sarà il tuo partner d’ora in poi.
- Sì direttore. È tutto? 
- Sì, potete andare.

Mentre uscivo fermai Gibbs
- Capo, ti devo parlare - E senza troppi complimenti lo costrinsi a seguirmi dove c’erano le macchinette per il caffè
- Gibbs cos’è questa storia? Tu sei d’accordo?
- Non posso decidere nulla Tony. Ha deciso Vance.
- Ma è un ragazzino, non sa niente di tutta la storia.
- È un ragazzino con un background molto interessante. Quando ho letto il suo profilo per certe cose mi ha ricordato proprio Ziva. 
- Nessuno è Ziva, Gibbs e lo sai, ma questo Cooleman chi è? È per caso…
- No, ho già controllato.
- È una coincidenza strana però Capo e tu non credi alle coincidenze.
- Tony, fai quello che devi fare. Prima finirà questa storia meglio sarà per tutti. Soprattutto per te e Ziva.
- L’hai vista? Come sta?
- Secondo te come può stare dopo quello che le ho detto? 

Come dice il detto “Parli del diavolo e spuntano le corna”, Ziva ci venne incontro nella zona relax. Si bloccò quando mi vide, io feci finta di nulla, continuando a parlare con Gibbs ma cambiando discorso. Alzavo lo sguardo per osservare le sue mosse, si stava prendendo il suo solito tè ben zuccherato. Finii il mio caffè e stavo per ritornare alla mia scrivania quando la vidi appoggiare entrambe le mani al distributore piegandosi in avanti. Me ne fregai di tutti i discorsi fatti da Gibbs e dagli altri ed andai da lei. Le portai un braccio intorno alle spalle e con l’altro la sostenni davanti.

- Ehy, che succede? - Gli chiesi preoccupato
- Niente, va tutto bene Tony, lasciami stare - Rispose scocciata. Dovevo capirla.
- Non stai bene Ziva, ti sei piegata in avanti dolorante
- Tony ti ho detto che va tutto bene. Non ti devi preoccupare per me. Non più. - Le sue parole erano piene di rabbia, eppure non si stava spostando da me.
- Ok, Ziva. Come vuoi. - La aiutai solo a mettersi seduta, poi mentre me ne stavo andando prese la mia mano.
- Senti… - La appoggiò sul suo ventre, sotto la maglia. Sentivo la sua pelle morbida e calda e poi mentre beveva un sorso di te sentii distintamente un movimento. La guardai, respirando profondamente, non dovevo cedere.
- Ti avevo detto che quello che accadeva tra noi, non avrebbe cambiato il tuo essere padre. - Mi disse con tono molto più tranquillo. - Da un paio di giorni ho cominciato a sentirla, adesso si vede che voleva farsi sentire anche da te.
- È lei che ti ha fatto male? - Le chiesi ingenuamente, speravo di sentirla ancora, ma non si mosse più. Tolsi la mano dal suo corpo come se ustionasse.
- No, ancora è troppo piccola. Sono delle fitte ad un legamento, una cosa normale in gravidanza, ma in questi giorni particolarmente fastidiose.
Sarei rimasto lì con lei tutto il giorno ed anche di più. 
- Ok, se stai bene io allora vado e grazie per…
- Per averti fatto sentire tua figlia.
- Sì, già… Stammi bene Ziva e dai una bacio a Nathan. Io devo ripartire, non so se posso passare a salutarlo prima. 
- Non sarà felice, gli manchi molto.
- Mi manca anche lui, diglielo.
- Lo farò. Stammi bene anche tu Tony.

L’incontro con Ziva della mattina mi aveva turbato, molto, anche di più del sapere che il Nuovo Pivello sarebbe stato il mio partner in una missione che poteva essere vitale per la risoluzione del caso e poteva condurci direttamente da Rivkin.
Aver sentito muovere Sarah era stata un’emozione immensa che dovetti reprimere per tutto il giorno.
Solo quando ero tornato a casa e mi ero chiuso la porta alle spalle, avevo lasciato fluire dentro di me tutto quello che avevo tenuto tutto il giorno in un angolo.
Maledivo me stesso per questa situazione, per averla accettata, per essermi fatto convincere, perchè il meglio che hanno prospettato loro non riusciva a tenere conto dei sentimenti e delle promesse. Stavo facendo decidere della mia vita a gente che non sapeva niente di me e di lei, di cosa ci eravamo detti, delle promesse che ci eravamo fatti. Sembrava tutto dannatamente perfetto e coerente. La nostra separazione per delle cazzate fatte da entrambi era stato secondo loro l’alibi perfetto per inserire questa messa in scena. Stai lontano da loro. Ma Ziva lo capì subito e allora il passo successivo. E ora guardavo la mia mano, la stessa con la quale avevo sentito mia figlia scalciare, senza la fede che avevo fatto riconsegnare a lei. Io che tutte le mattine controllavo che la indossasse ancora, ero proprio io a non averla più.
Non doveva andare così, non doveva essere così. Dovevo essere a casa mia, con loro, passare tutta la sera obbligando Ziva a stare immobile per farmi sentire ancora Sarah muoversi, obbligandola a mangiare dolci perchè così avrebbe stimolato i suoi movimenti, mi sarei addormentato su di lei, forse, insieme a Nathan, abbracciandoli tutti e due, anzi, tutti e tre.
Mi facevo solo del male a pensare a queste cose ed il mio telefono, suonando, mi corse in aiuto riportandomi alla realtà di una casa vuota e fredda.

- Di Nozzo. - Risposi ad un numero sconosciuto
- Agente Di Nozzo, sono J.D., volevo dire, l’Agente Cooleman.
- Dimmi J.D. 
- Domani mattina alle 8. Mi ha chiamato Glover. Domani mattina alle 8 andiamo partiamo per New York.
- Perchè ha chiamato te e non me?
- Non lo so Agente DiNozzo.
- JD?
- Sì Agente DiNozzo?
- Chiamami Tony. Ci vediamo domattina.

 

——————————————————————————

 

Tutto avrei voluto il giorno prima tranne che Tony mi vedesse in quel modo. Non volevo mostrarmi nè debole nè sofferente, ma quel dolore al legamento si era fatto negli ultimi giorni sempre più insistente, nulla di grave, lo aveva detto anche il medico, solo fastidioso.
Poi però Sarah si stava muovendo e non volevo che Tony si perdesse quel momento. Qualunque cosa stesse accadendo tra di noi era sua figlia e gli avevo promesso che certe cose le avremmo vissute insieme. Non immaginavo così, certo, però almeno anche lui adesso aveva la percezione reale di sua figlia, non un’immagine o un suono riprodotti da una macchina, ma lei che reclamava la sua presenza nel mondo ed aveva voluto richiamare la sua attenzione in quel modo improvviso.
Nathan rimase stupito ed incantato nel sentire la prima volta i movimenti di Sarah tempestandomi di domande su come faceva a muoversi lì dentro che era uno spazio piccolo, se stava stretta e poi sempre la solita, tra quanto sarebbe venuta fuori. Poi prendeva la magliettina che aveva comprato, che teneva in camera sua, perchè lei poi avrebbe dormito con lui, così aveva deciso, gli avrebbe fatto spazio vicino al box con le palline colorate, e l’appoggiava sulla mia pancia, e si chiedeva se le sarebbe andata bene. Era adorabile il mio piccolo uomo che cercava sempre di tirarmi su di morale e tornando ad essere il bimbo voglioso di coccole che era sempre stato. Non so se faceva finta, ma negli ultimi giorni aveva cominciato a chiedermi meno anche di dove fosse il papà, e se questa cosa da una parte mi faceva stare più tranquilla, perchè era più sereno, dall’altra mi dispiaceva perchè non avrei mai voluto che il suo rapporto con Tony si interrompesse.

Ascoltare intercettazioni, tracciare profili e rotte. Questo facevo fa qualche tempo e lo trovavo estremamente frustrante. Non ero questa, non ero un tecnico. Niente azioni, ok, ma non era nemmeno quella l’unica alternativa. Dovevo parlare con Glover,  dovevo fare altro, ma dalla mattina non si era visto. Trovavo alquanto strano che in quella squadra ognuno in pratica lavorasse per se stesso. Non c’era collaborazione, non c’erano scambi, sembravamo più una catena di montaggio. Ognuno svolgeva il suo compito e lo passava all’altro. Chiesi a Lisa se lo avesse visto, mi aveva detto che era andato fuori città per una missione insieme a due della squadra di Gibbs. Il suo essere così evasiva mi fece capire che uno di quei due era Tony, non mi disse di sì, ma ci avrei messo poco a capirlo. Lasciai lì tutto il mio lavoro ed andai nell’altra stanza, quella che nonostante tutto consideravo ancora stupidamente la mia.
Tim, Bishop e Gibbs erano tutti intorno allo schermo e lo osservavano attenti. Mancava solo Tony. Pensai che Lisa si fosse sbagliata, non erano due della squadra di Gibbs, Glover era fuori solo con Tony. Perchè doveva andare a fare una missione con Tony? Aveva tanti agenti nella sua, anzi nella nostra, squadra.
- Gibbs! - Nel sentire la mia voce tutti e tre distolsero lo sguardo dal monitor per guardarmi. Le loro facce erano tese, preoccupate ma c’era anche qualcosa di più. - Cosa sta succedendo?
Mi sporsi e vidi quella che era la mia scrivania non più vuota, c’era un nuovo portapenne, un paio di foto attaccate nella parete divisoria. Qualcuno era entrato nella squadra, qualcuno aveva preso il mio posto ed era con Tony.
- Che ci fai qui Ziva?
- Cercavo il mio capo, Gibbs. Mi hanno detto che è con due dei… vostri - dissi mordendomi la lingua.
- Non dovresti essere qui. - Mi ripetè Gibbs
- Gibbs. Cosa. Sta. Succedendo.
Mi si parò davanti senza troppa convinzione. Andai oltre e vidi il rapporto sullo schermo.
Erano stati attaccati. Era stato un agguato. Glover non aveva fatto in tempo ad avvisarli e Tony con il nuovo agente, Cooleman, erano finiti nel mirino dei turchi. L’agente Cooleman era stato recuperato, Tony era stato preso dal gruppo di contrabbandieri.
In quel momento potevo fare due cose: farmi prendere dalla disperazione e cedere o fare quello per il quale ero stata addestrata per anni: reagire con maggior forza, concentrarmi su un obiettivo. Scelsi la seconda. Feci un respiro profondo, svuotai la mente.
- Da quanto tempo lo sapete?
- Da poco prima di pranzo.
- Sono passate ore! Perchè non mi avete avvisato?
- Non è una cosa che riguarda la tua squadra.
- È una cosa che riguarda mio marito. Come parente più prossima dovevo essere informata Gibbs, magari anche interrogata, una volta funzionava così.
- È diverso, Ziva. No, lo vuoi rendere tu diverso. Ho il diritto di sapere.
- Non di indagare però David. Adesso sai. Vai a casa. - Vance ci aveva raggiunti.
- Direttore, posso esservi d’aiuto. Stavo seguendo io i movimenti dalla Somalia alla Turchia e da quello che scoperto non…
- David, te l’ho detto, non devi essere tu ad indagare su questo caso. Ho i tuoi rapporti. Va bene così.
- Non va bene così Leon. È Tony quello che in mano loro. Cosa ne sapete di quello che è successo eh? Cosa state facendo per lui? - Avevo già perso la calma che mi ero imposta di mantenere.
- Stiamo facendo tutto il possibile. Una squadra di New York è già sul posto, aspettiamo che tornino Glover e Cooleman per sapere cosa è successo di preciso. - Continuò Vance per nulla turbato dalla mia reazione.
- Da quando in qua se uno dei nostri scompare sono gli altri a fare le indagini Vance? Da quando? - Gli urlai in faccia senza nessun pudore e Gibbs mi prese per le spalle allontanandomi.
- Non è scomparso uno dei tuoi, Ziva. Glover sta tornando. Gibbs deciderà al meglio, come ha sempre fatto, per gli uomini della sua squadra. Ora vai a casa, non te lo ripeterò ancora una volta.

Me ne andai furiosa. Provai a chiamare Davi per sapere se aveva delle informazioni, ma non era raggiungibile, eppure sapevo che era ancora negli Stati Uniti. Decisi quindi di chiamare Aaron. Mi serviva ancora il suo aiuto e mi invitò ad andare da lui.
In poco tempo trovammo quello che mi serviva. Il fascicolo di J.D. Cooleman che mi stampò non prima di avermi messo in guardia da non mettermi in situazioni pericolose. Questo ormai sembrava il ritornello di tutti ogni volta che mi parlavano.

Passai tutto il pomeriggio a studiare quei fogli, cercando tutti gli appigli possibili. Non sapevo da dove cominciare per trovare qualcosa, ma quella situazione era anomale. Tony va in missione con un nuovo partner inesperto, lui ne esce illeso e Tony scompare. Non era normale ed anche se quel fascicolo non nascondeva nulla di strano la cosa era ancora più sospetta. Era tutto troppo perfetto.
Arrivai in casa di Gibbs come una furia, scesi più velocemente che potevo le scale e come sempre lo trovai lì, a levigare il legno della sua barca. Misi una mano sulla linea del suo lavoro per fermarlo.
- Gibbs, mi devi stare a sentire.
- Ciao Ziva, come stai?
- Saltiamo i convenevoli. Lo sai anche tu che c’è qualcosa che non va in tutta questa storia.
- Calmati Ziva, sei troppo agitata, non ti fa bene. Siediti.
- Gibbs, non mi dire che mi devo calmare. Non mi dire che sono troppo agitata - urlai - mio marito è stato rapito, non si sa da chi nè perchè. Non so come sta, se è sempre vivo, che cosa vogliono. Devo stare calma? 
- Ziva, stiamo facendo il possibile, lo sai!
- Sembra che non te ne importa niente di Tony! Lo hai mandato in una missione folle, da solo con un agente del quale non sappiamo nulla, un ragazzino che non so nemmeno che addestramento abbia e perchè sia nella tua squadra! Gli fanno un agguato e guarda caso, lui si salva senza nemmeno un graffio e Tony che è uno dei migliori agenti con i quali ho lavorato viene catturato e non si sa più niente di lui! Come puoi crederci Gibbs! - Ero stanca, fisicamente e mentalmente. Distrutta dai sensi di colpa e preoccupata per Tony. Tremavo mentre parlavo con Gibbs, i miei nervi stavano per cedere.
- Ziva, lo so che non vuoi sentirtelo dire, ma ti devi calmare veramente. Andiamo di sopra, non ti fa bene stare qua.
Salii le scale non con poca fatica. Gibbs mi fece sedere sul divano e mi portò un bicchiere d’acqua, poi si sedette vicino a me, cingendomi le spalle con un braccio. Istintivamente appoggiai la testa sul suo petto e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Mi fece bene e riuscii a calmarmi. Bevvi l’acqua e feci un respiro profondo, ricominciai a parlare.
- Ho preso informazioni su J.D. Cooleman. Jeremy David Cooleman. 23 anni. Viene dalla CIA. Gibbs, a 23 anni? Ha già il curriculum per venire dalla CIA all’NCIS? Non ti sembra strano?
- Ziva, tu a 23 anni avevi un curriculum molto più ampio del suo, proprio tu ti fai venire certi dubbi?
- Non è stato nel Mossad e non aveva un padre come il mio. - Gibbs non raccolse la mia provocazione.
- Ho fatto anche io le mie indagini, Ziva. Me lo hanno imposto, non l’ho chiamato io. Ti posso dire che è indubbiamente in gamba, ma una cosa mi ha insospettito, Il suo cognome è uguale a quello di un nostro contatto alla CIA, quello che ci sta dando le informazioni su Rivkin, che lavora in contatto con il Mossad.
- Non può essere una coincidenza Gibbs, lo sai anche tu!
- Lui non ha i genitori, è cresciuto con i nonni materni nel Maryland, vicino Baltimora.
- Hai un’indirizzo? 
- Cosa vuoi fare?
- Ci voglio andare a parlare Gibbs.
- Con quale autorità pensi di farlo? E soprattutto pensi che non glielo riferiranno?
- Dirò che sono per fare delle valutazioni, qualcosa mi invento.
- Se è veramente un infiltrato ti metterai in pericolo Ziva! Non lo capisci? Devi pensare ai tuoi bambini adesso. A Nathan e a lei che deve ancora nascere! Non ti puoi mettere nei guai!
- Gibbs, devo fare qualcosa, non posso starmene con le mani in mano mentre non so che fine ha fatto mio marito. Perchè Gibbs, Tony è mio marito. E per me lo sarà fino a quando non sarà lui a dirmi il contrario. E se voi state tutti qui, con le mani in mano, ci vado da sola a riprenderlo, ovunque sia. E sai che non mi manca nè la capacità nè i mezzi per farlo.
- Ziva, non fare cose stupide. Tony non te lo perdonerebbe mai. Lo sai.
- Se non facessi niente per trovarlo, non me lo perdonerei mai io.

 

———————————————

 

- Signore
- Dimmi
- È andato tutto come previsto.

 

 

 

NOTE: Ancora una volta sono costretta a scusarmi per il ritardo. Però preferisco scrivere qualcosa di degno (spero) piuttosto che pubblicare qualcosa tanto per farlo. Come avete letto già dall’introduzione, abbiamo un nuovo personaggio misterioso, che avrà un suo POV. Spero che questa cosa vi abbia incuriosito almeno un po’. Per quanto riguarda il capitolo, giudicate voi, sono curiosa di sapere che ne pensate di questa svolta.

   
 
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