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Autore: valemeo97    15/07/2016    1 recensioni
Due vite destinate a intrecciarsi secolo dopo secolo, legate da un passato oscuro segnato dalla brama di sangue e di potere.
Basterà l'amore tra due ragazze a cancellare gli oscuri meandri di un destino che sembra avere già in serbo per loro un finale già scritto?
Umano o mostro, scegli.
Essere, vuol dire essere la somma di tutto ciò che si è stati. L'uomo non comprende e non accetta l'immortalità se non a condizione di ricordare se stesso. Essere, per la creatura intelligente, è confrontare ciò che si è stati con ciò che si è.
- Victor Hugo.
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La lezione di goniometria sembrava non voler proprio passare. La mia mente era rimasta alla conversazione tenuta dalla professoressa Dubois e non riuscivo a coglierne il senso. Di quale ragazza stava parlando? E chi stava cercando? Una cosa era certa: lei non era entusiasta del nuovo posto di lavoro. Oserei addirittura affermare che la persona con cui stava discutendo l'avesse obbligata a farsi assumere come insegnante. Certo, le mie erano tutte supposizioni campate in aria, eppure avevo la convinzione che ci fossero parecchi misteri che ruotavano attorno a quella donna senza passato. Nessuno, infatti, aveva mai avuto l'occasione di vederla prima di allora, nè si sapeva molto sul suo conto. Nemmeno un alunno, infatti, mi diede conferma di conoscere qualche aneddoto della sua vita. Nelle tre ore che seguirono quanto accaduto, chiesi a svariati compagni informazioni su di lei, ma senza trovare riscontri positivi. Avrei indagato ancora, finchè non avessi trovato del materiale soddisfacente.
Quando anche quella campanella suonò, mi trascinai nell'aula successiva, francese. Con mia grande sorpresa lì trovai Madison, che sedeva sola all'ultimo banco, un po' impacciata, forse frastornata dal nuovo ambiente in cui si trovava. Non ero stata molto carina con lei quella mattina, per cui decisi di rimediare. Scaccia i sospetti che mi frullavano in testa e senza indugiare, andai a sistemarmi nel banco di fianco al suo. "Ti dispiace?" chiesi educatamente.
Lei scosse la testa, senza proferire parola.
La situazione era alquanto imbarazzante. Effettivamente non sarei dovuta scappare via dalla segreteria, lasciandola in balia di quel misterioso mondo scolastico, senza neanche darle una spiegazione. Il fatto era che non sapevo come comportarmi in sua presenza. Era da quasi un anno ormai che il mio cuore giaceva dormiente in fondo al petto, senza mai essere svegliato. Fino ad allora, almeno. Non ero mai stata quel tipo di persona che esternava i propri sentimenti nè, tanto meno, ero un asso a "rimorchiare", ma con lei sarebbe stato diverso. Sentivo la necessità di conoscerla meglio.
"Ascolta, mi dispiace davvero tanto per poco fa. Insomma, non è proprio da me un comportamento simile... ecco, io sono mortificata e..." smisi di parlare quando le uniche sillabe che uscivano erano degli imbarazzanti balbettii. 
"Tranquilla Ell, non devi darmi spiegazioni" rispose freddamente.
Non riuscivo a sopportare quella tensione che si stava creando.
"Se ti spiegassi cosa mi ha fatta scattare così?" le proposi speranzosa e, quando lei annuì, iniziai a raccontarle gli avvenimenti recenti che avevano portato così tanti cambiamenti. Appena finii, lei rimase qualche secondo in silenzio, riflettendo sulle mie parole.
"Così... pensi che quella professoressa nasconda qualcosa di grosso?" mi domandò pensierosa.
"So cosa può sembrare, una completa pazzia. Magari è così e io mi sto fondendo il cervello con stupide congetture. Eppure il mio sesto senso mi sta mettendo in guardia..."
"Ehi, io ti credo. Anzi, vorrei aiutarti a scoprire qualcosa di più su di lei"
La sua risposta mi spiazzò. Lei, una ragazza che conoscevo da un paio di giorni, mi stava spalleggiando, quando nemmeno Charlie sembrava prendermi sul serio.
"Grazie mille Maddy" le sorrisi amichevolmente.
"Che ne dici se oggi pomeriggio prendo il computer e andiamo a cercare informazioni su Miss Mistero?" propose, facendo riaffiorare quel sorriso che tanto adoravo.
"Dove pensavi di andare?"
"Conosco un posto davvero carino, un piccolo bar dietro la Avenue 37. Il posto ideale per qualche ricerca." Sembrava essere tornata la solare Madison di sempre. Non appena le lezioni finirono ci dirigemmo verso il Maggiolino, aspettando l'arrivo di Charlie, la quale non si fece attendere molto.
Il viaggio fu piacevole e, lasciato a casa il piccolo elfo, andammo dove Maddy aveva proposto. Charlie avevo declinato gentilmente l'invito poichè avrebbe dovuto studiare tutto il pomeriggio a causa di un'imminente interrogazione.
Non appena varcammo la porta d'ingresso, il barista ci fece accomodare in un discreto tavolino, non troppo vicino al bancone.
Ordinammo due caffè e congedammo il ragazzo, che dava l'impressione di fissare più del necessario la mia compagna di ''studio''. Non capivo il motivo, ma questo comportamento mi irritava profondamente, sentii addirittura i denti digrignarsi, quasi autonomamente. Madison notò il mio cambiamento d'umore e, senza che me lo aspettassi, posò la sua mano sulla mia, nel tentativo di tranquillizzarmi. Il suo gesto così spontaneo riuscì a rilassarmi, oltre ogni mia più rosea aspettativa.
Tolse, però, immediatamente la mano appena il cameriere portò la nostra ordinazione, come se se ne vergognasse. Non viveva serenamente la sua omosessualità, impossibile non notarlo.
"Sai, non tutte le persone sono così ottuse. Non dovresti avere paura di mostrare al mondo chi sei in realtà..."
"Non sai come sono stata trattata, quanti insulti ho sentito" mi interruppe così bruscamente che lasciai cadere il discorso. Sì, non sapevo nulla di quello che aveva dovuto affrontare, non sapevo l'inferno che le avevano fatto passare.
"Allora, da dove cominciamo?" chiese come se nulla fosse, destandomi dai miei pensieri.
"Prova a cercare nome e cognome e vediamo cosa esce fuori" le proposi.
Iniziò a battere velocemente le dita sulla tastiera e, in un lampo, il motore di ricerca mostrò i risultati trovati. Girò il PC e, facendo scorrere il mouse, passava da una notizia all'altra. Sfortunatamente nessun link rimandava alla persona in questione, sembrava addirittura non esistere nessuna Nathalie Dubois.
"Strano... l'unico riscontro positivo è questo" disse indicando un breve articolo di giornale del '71. 
"Giovane uomo dilaniato da un animale, la fidanzata sotto shock" così citava il titolo. La donna portava lo stesso nome della professoressa, ma non vi era, purtroppo, neanche una foto.
"Non può essere lei" sospirai. "Nel '71 non era neanche nata..."
"Sì, infatti. Quella del trafiletto adesso ha più di cinquant'anni."
Come era possibile che nemmeno uno staccio di indizio saltasse fuori sul suo passato, non una multa, un elogio didattico, un iscrizione a un sito online! Niente.
"Magari è una persona riservata" obbiettò Maddy.
Doveva esserci qualcosa, qualsiasi cosa che mi convincesse a non essere pazza. In fondo era proprio questo che cercavo, una conferma sul fatto che non mi fossi immaginata tutto. Mi stava sfuggendo un particolare, ma quale? 
La Mustang!
"La sua macchina! Scommetto che se riuscissimo a prenderle la targa, potremmo risalire ai suoi dati!" esclamai entusiasta.
"Può funzionare, Ell!" anche lei sembrava crederci. "Solo, ci tocca pazientare fino a domani..." 
Maledizione. Non avevo tenuto in considerazaione questo dettaglio, ma, d'altronde, non avevamo altre soluzioni. Così, spense il computer e riprese a gustarsi la sua calda bevanda. Seguii il suo esempio.
"Cosa fa tua madre?" le domandai per attaccare bottone.
"L'infermiera" rispose un po' sorpresa. 
"Deve lavorare parecchio... Cioè, voglio dire, i turni sono pesanti... almeno è quello che mi hanno detto" sembravo una perfetta idiota, spiaccicavo parole a caso, senza senso.
"Dipende dalle giornata. Lei odia particolarmente i notturni, insomma non è il massimo passare la notte in ospedale" precisò, senza smettere di fissarsi le mani. " E tua madre?"
"Lavora come avvocato. Anche lei ha i turni piuttosto pesanti. Delle volte finisce per portarsi a casa gli arretrati."
"Charlie mi ha raccontato che tuo padre è appena tornato da una missione in Iraq... Non deve essere piacevole aspettare in ansia il ritorno di una persona amata".
"Io ci ho fatto l'abitudine ormai, ma la paura che possa non tornare..." la mia voce si spense, pensando a tutte le volte in cui desideravo avere il mio papà vicino. Non era mai stato facile o meno doloroso lasciarlo andare, nonostante mi fossi rassegnata.
"Mio padre morì in un incidente autostradale l'anno scorso. Stava venendo a prendermi dopo una festa, era tardi ma lo implorai di raggiungermi. Volevo tornare a casa e così lo svegliai in piena notte, dicendogli di venirmi a prendere. Non arrivò mai. La sua auto si era schiantata contro un albero e il suo corpo era volato dieci metri fuori dal parabrezza. Ancora adesso continuo a ripetermi che se solo non avessi fatto i capricci lui sarebbe ancora vivo..."
"Non puoi incolparti per quanto è successo." cercai di alleviare la sofferenza che si ostinava a nascondere, guardando altrove ed evitando il mio sguardo. I sensi di colpa non sarebbero svaniti tanto facilmente, questo lo sapevo. Continuare, però, ad accusarsi incessantemente non lo avrebbe riportato indietro, anzi, le avrebbe solo procurato altro dolore.
Il sole stava calando e le strade cominciavano a essere illuminate solamente dai lampioni posti sui cigli dei marciapiedi, per cui decidemmo di tornare nelle nostre abitazioni. Il tragitto di ritorno fu particolarmente silenzioso, Maddy era persa nei suoi pensieri. Probabilmente tutte quelle rivelazioni non erano state programmate e aprirsi così con una perfetta sconosciuta, perchè in fondo questo eravamo, doveva averla destabilizzata. Io, del resto, continuavo a guardarla di nascosto, rifugiandomi dietro alla mia massa informe di capelli, evitando il contatto visivo. Quella ragazza non era come le altre, ormai lo avevo intuito. Trasmetteva gioia e tristezza, allegria e dolore. Un mix letale che cominciava a fluire dentro di me, catapultandomi nel suo mondo. Un mondo oscuro a volte, ma terribilmente intrigante. Sentivo che ormai una parte di me si era legata al suo essere e separarla sarebbe stato atroce, mi avrebbe portato solo sofferenza. 
Accostò e spense il motore. Casa mia era proprio di fronte.
"Ascolta, adesso sembrerò una completa idiota, lo so, ma volevo dirti che sono stata davvero bene con te questo pomeriggio ed era da tanto tempo che non mi capitava. Quello che ti ho raccontato... mio padre, l'incidente... ecco, non ne avevo fatto parola con nessuno in questa città. Parlarne con te, mi è sembrata la cosa più naturale di questo mondo. Quindi, grazie per avermi ascoltata." non l'avevo mai vista così emozionata, impacciata quasi nel porgermi i suoi ringraziamenti. Senza pensarci troppo, mi avvicinai e l'abbracciai, stringendola forte così da farle capire che con me poteva sentirsi al sicuro e parlarmi sinceramente di qualsiasi cosa. Mentre ancora eravamo aggrappate l'una all'altra, le sussurrai "Ti prometto che sarai felice".
   
 
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