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Autore: Lila May    17/07/2016    1 recensioni
Due squadre, Unicorno e Tripla C.
Mark Kruger e Esther Greenland. Una coppia alquanto strana, tuttavia efficace.
5 maschi e 5 femmine completamente opposti, se non quasi. E quindi guerra totale.
Tantissimi punti di vista diversi.
Molti, troppi problemi.
Poi condite il tutto con un po' di amori, cotte, risate, segreti, gelosie e verità scottanti.
Semplicemente un disastro.
---
Storia terminata.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Dylan Keith, Eric/Kazuya, Mark Kruger, Suzette/Rika
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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KRUGER, CI SEI?
 
- Il torneo si avvicina, guys - Mark si leccò la punta dell'indice e voltò alcune pagine del calendario, rimasto indietro di un paio di mesi, poi Suzette gli passò un rossetto dalla punta color confetto e il suo bel principe azzurro, dopo aver scrutato l'utensile con aria a dir poco sconvolta, fece un cerchio intorno al 23 Luglio, passando per bene due o tre volte attento a non spezzarne la punta pastosa e profumata.
- Un evidenziatore no, eh? -
- Mica mi porto dietro l'astuccio, tesorino mio. E poi col rossetto è più chic. -
Kruger le sorrise e andò a riappendere il calendario al muro, quindi si sgranchì il collo e allargò le braccia, catturando l'attenzione di tutti i presenti.
- Guys! Andiamo al campo, vediamo di scaldarci le ossa per bene, vi voglio carichi e pronti per quando sarà il momento, chiaro. -
- Già, non ho intenzione di perdere ancora - borbottò Erik, sparendo per primo seguito da un Bobby un po' pensieroso. Se da una parte quel torneo era un evento che tante volte aveva sognato, dall'altra con ogni probabilità si sarebbe rivelato un vero incubo. E non tanto per lui, ma per il suo migliore amico, che in quel momento, lo sapeva, ancora era rimasto alle labbra di Silvia.
Come avrebbe fatto a giocare, nelle condizioni esasperanti in cui era finito il suo corpo? Era proprio un osso duro, niente da dire.
Fosse stato per lui, si sarebbe già ritirato.
Nel frattempo, in sede, Daisy era rimasta sola davanti all'uscio, in attesa che un certo Dylan Keith si muovesse ad uscire dal bagno. Aveva voglia di aspettarlo, anche perché ormai, come ben tutti avevano intuito, era completamente persa, pazza e fatta di lui.
Tutto gli ricordava la sua risata da drogato, i suoi modi poco educati, i suoi ghigni, il bagliore dei suoi occhi gialli sotto le spesse lenti color oceano, la sua voce potente. Chiudeva gli occhi ed era lì, nella sua mente, a ridere insieme a lei.
Li apriva e lo voleva vedere davvero, poterlo sentire, per sentirsi bene e proseguire la giornata senza problemi.
Non riusciva proprio a liberarsene, era un pensiero fisso, costante, come Bobby per Hellen e Dell per Micha, anche se al signorino ancora non piaceva andarlo a sbandierare in giro.
Un po' di sicurezza in più ed era deciso: si sarebbe dichiarata.
Non sapeva quando, ne di preciso come, perché ad essere sinceri con i maschi non se l'era mai cavata con successo, ma era da un po' che si era impuntata con quella cosa.
Dylan doveva sapere. Forse non sarebbe cambiato nulla, o forse tutto, chissà, ma necessitava di togliersi quel peso dal cuore.
Stava davvero impazzendo.
Non appena il caro signore dei suoi sogni decise che forse, con ogni probabilità, era ora di muovere le chiappe e onorarla della sua meravigliosa presenza da playboy, abbandonò il bagno e con un atletico salto cominciò a scendere i gradini a due a due. - Ehilà, bella! - esclamò non appena notò Daisy appoggiata al muro, per poi rubare qualcosa dalla cucina e cacciarsela in bocca con la delicatezza di un elefante circondato da vasi di cristallo puro.
Bella.
Quella parola risuonò nella testa della ragazza con una dolcezza infinita, obbligandola ad arrossire tutta e a stringersi timidamente nelle spalle.
Bella.
Per Dylan era bella.
Stupendo.
- Ciao! -
- Mhmh! - bofonchiò appena Dylan, parlando con la bocca piena. - mi hai aspettato! Gentile da parte tua. -
- Scherzi? Andiamo giù insieme? -
- Mi hai letto nel pensiero. -
I due abbandonarono la sede in mattoni della Unicorno e cominciarono a scendere le scale all'unisono, Dylan leggermente sei gradini più avanti di lei.
- Posso... -
- Puoi? - si voltò con un sorriso, facendo ancora arrossire la sua compagna di allenamento, e non appena se ne accorse assunse un'aspetto decisamente più sensuale, facendole sprofondare le gote in un rosso più intenso di quello del fuoco. Quanto gli piaceva far morire di rossore le donne in quel modo. Mark la riteneva una cosa stupida e cretina, invece per lui a volte poteva essere anche più efficace delle parole. Poi, funzionava sempre.  - Dimmi. -
- Sapere che... - Daisy fece una smorfia. Forse la domanda che gli avrebbe posto sarebbe suonata non poco stupida, ma per il giorno della dichiarazione ci teneva ad apparire perfetta, e la perfezione per lei in quel momento equivaleva solo a ciò che lui considerava eccellente. Doveva capire il suo tipo di donna. Per prepararsi. - genere di ragazza ti piace? -
- Guarda, fin quando hanno le tette mi vanno bene tutte - sputò Dylan, atterrando a piedi pari sull'erbetta del campo per poi gettare una rapida occhiata al sole e sorridere.
- Solo le tette, guardi, in una ragazza...? Pervertito. -
- Certo. E' la cosa fondamentale in una donna, per me. Come mai questa domanda così buffa? -
- Ahm... mi interessava, tutto qui! -
- Interessava a te oppure qualcuna ti ha mandata qui a chiedere, per... chessò... perché magari mi ama di nascosto e si vergogna a dirmelo di persona...? -
- No, a me e basta! -
Dylan la scrutò stranito, poi scosse con menefreghismo le spalle, facendole cenno di seguirlo a prendere un pallone per iniziare l'allenamento.
Strana domanda. In molte gliel'avevano posta, ma si era sempre trattato di semplice curiosità, visto che ormai l'America intera l'aveva etichettato come un tipo strano e indecifrabile. Daisy nel suo goffo tono di voce aveva usato tenerezza, quasi passione in quella semplice frase.
Che fosse interessata a lui?
Non era la prima, vero, e forse nemmeno l'ultima, ma se così davvero stavano le cose, avrebbero avuto seri problemi.
Esatto. Perché lui le voleva bene, ma non l'amava, e non le piaceva proprio per niente, almeno fisicamente.
L'unica ragazza a interessargli giusto il minimo lì era Esther, ma quella sciocchina tutto fisico e cervello perdeva troppo tempo dietro al suo migliore amico, niente da fare.
 
 
La pallonata che ricevette Mark in pieno viso lo fece completamente cadere a terra, frastornato.
- Oddio! - Esther gemette e corse verso di lui, poi si portò ambe le mani davanti alle labbra e lo scrutò dall'alto per assicurarsi che fosse ancora tutto intero, disperata. Era già la terza volta che Kruger finiva vittima dei suoi potenti passaggi, la terza volta in un'ora di allenamento scarso, neanche avessero fatto chissà quanta roba.
Era distratto.
E confuso. E tutto quell'ammasso di spensieratezza che gli leggeva nello sguardo significava che era successo qualcosa che a lei in quel momento sfuggiva, qualcosa di bello e speciale che lo aveva completamente sballato dalla prima all'ultima cellula del corpo. - Tutto bene, vero? - gli chiese, tendendogli un braccio per dargli una mano a sollevarsi da terra.
- Sei micidiale, Estheeer... - mormorò Mark, massaggiandosi il viso con un sospiro.
Perché Suzette doveva essere bella e perfetta anche a trenta metri di distanza? Perché teneva ancora d'occhio Erik come un rapace affamato? Perché era diventato così scemo e geloso tutto in una volta? Tutta quell'orda di emozioni lo stava distraendo dall'allenamento, e non si era mica scordato di aver giurato solennemente a Esther che l'avrebbe aiutata con la neo tecnica. Ma di quel passo, non sarebbe stato di grande utilità.
Doveva mantenere la concentrazione, non sbavare dietro alla sua cucciola.
- Ti porto un po' di acqua...? -
La voce acuta, squillante e ancora sconvolta dell'amica lo riportò al presente. Le mostrò il viso e socchiuse appena gli occhi per proteggerli dall'intensa luce del sole, potente e sfolgorante poco più su della dolce testolona mora di lei china su di lui.
- In che senso... -
- Ti bagno la zona colpita - spiegò paziente Esther, sfiorandosi il naso - poco così e ti traforavo la faccia. -
L'americano rifiutò la mano e si alzò da solo, quindi si scrollò l'erba di dosso e si lasciò trascinare in panchina dall'amica, che lo fece persino sedere con dolcezza. La osservò prendere un panno da un borsone pieno di cianfrusaglie, bagnarlo appena, accomodarsi al suo fianco e iniziare a tamponarglielo sul naso, cauta.
Una fresca sensazione gli invase i sensi, ma ora come ora non riusciva proprio a stare concentrato su ciò che gli stava accadendo intorno.
Nemmeno sentiva dolore, anzi.
Riportò lo sguardo su Suzette, incastrandolo fra le sue lunghe ciocche turchine.
Ecco. Tutto passato. Non gli serviva più nient'altro, per stare bene, adesso.
Completamente guarito.
- Non era fatto apposta, comunque, lo sai che ti voglio bene... - iniziò Esther, premendo piano il panno sul naso. - scusami. -
- Ci mancherebbe! - Mark notò che la voce dell'amica tremava appena, ma decise di non darci troppo peso. Le sorrise. - Tranquilla. -
- Comunque sei distratto. Tutto okay, no? -
- Sì, tutto okay. -
- Sicuro? -
- Sì! -
- ... - la mora continuò a tamponargli la zona colpita, in silenzio, poi riprese a parlare, desiderosa di sentire ancora la sua voce calda e debole soffiarle gentile contro l' orecchio. - è la terza volta che finisci investito dai miei passaggi, sei sempre voltato verso Erik e Suzette, non so cosa... forse ti distrae Suzette, ma è la prima volta che... -
- Scusami, Esth'. Non te la prendere. -
- Non me la sono presa, è che... beh... non vorrei arrivarti a gonfiare la faccia. Voglio solo che mi presti più attenz... Mark... -
- Eh. -
- Mark. -
- Dimmi. -
- Mi puoi guardare, mentre ti parlo? Mi sento stupida. -
Il biondo si riscosse e puntò i suoi meravigliosi occhi perlacei sull'amica, un po' frastornato. Così non andava, non andava affatto. Suzette gli stava risucchiando quel poco di intelligenza che ancora gli era rimasta nel cervello, lo stava incatenando a lei, completamente, lo stava persuadendo senza sapere di esserne capace. Quanto avrebbe dato per essere al posto di Erik, in quel momento, passare la giornata a baciarla e a godere della sua compagnia. - Perdonami... -
- Ho capito che Suzette ti piace, ma se magari mi cagassi un po' di più, forse potrei sentirmi considerata anche io, o devi onorare solo lei? - borbottò Esther, buttandogli con rabbia il panno macchiato di sangue fra le mani.
Se c'era una cosa che odiava, era venire ignorata su tutti i fronti, non importava da chi o cosa. Quando parlava voleva essere ascoltata, punto. Niente vie di mezzo.
Mark sospirò e cominciò a curarsi da solo, ignorandola. - Scusami... è la botta... -
- Sì, la botta, certo, fai prima a stare zitto, guarda... -
- Mamma che stress, che seiii, te la prendi sempre. Rilassati, dai. -
- E tu concentrati! In un'ora scarsa di allenamento non hai fatto altro che guardarl...! -
Mark si erse in tutta la sua statura, cominciando a scaldarsi, ma questo non bastò a intimorirla. Ne fu colpito, ma non disse nulla. - Mi piace. Non posso farci niente se mi sono innamorato di lei. Abituati. -
- E tu abituati a stare con i piedi per terra, dannazione! - strillò Esther, spingendolo appena per non ritrovarselo troppo vicino e impazzire per i suoi occhi, la sua chioma color miele, la sua pelle, tutto. - Voglio imparare quella dannata tecnica, hai capito? -
- Sììììì... sei assurda... -
- Mark, tu...! GUARDAMI! -
- Eh! -
- Mi hai promesso che lo avremmo fatto e lo farai! Poche storie! - sbottò Esther, girando i tacchi e andandosene tutta infuriata. Sapeva della cotta di Mark, dio se lo sapeva, anzi, era stata proprio lei a volergli offrire tutto l'aiuto possibile per far funzionare un paio di cosette in più. Ma non tollerava tutta quella poca attenzione da parte dell'amico, anche perché stava diventando seriamente gelosa, un minimo di occhiate le voleva pure lei, mica le dispiaceva poi così tanto sentirsi le sue iridi addosso. Da quando in qua poi gli occhi di Mark erano diventati solo ed esclusivamente per Suzette? Chi l'aveva deciso così d'improvviso?
Sollevò il pallone con un piede e prese a fare qualche passaggio contro il muretto che circondava il campo, imbronciata, e così proseguì decisa fino a quando l'americano non decise di venirle incontro, il naso che aveva smesso di sanguinare.
- Eccomi! Dai, fai qualche tiro in porta, Esth', vediamo cosa viene fuori. Solo allenandoti otterrai il risultato che vuoi. Forza. -
- E tu cerca di seguirmi, magari. -
- D-Dai, scusa... -
La ragazza sospirò e sorrise, accettando le scuse, poi riprese ad allenarsi sotto l'occhio non più tanto vigile del suo migliore amico, perso al di là del campo in attesa che Suzette lo notasse e gli mandasse uno dei suoi dolci baci volanti.
 
Hellen studiò ogni più singolo movimento di Bobby, attenta a non perdere la concentrazione, quindi, non appena questi provò a fregarle la palla dai piedi, si levò in aria con un balzo, stringendo bene il pallone con ambe le caviglie, poi atterrò dall'altra parte con la grazia di una farfalla e si esibì persino in un inchino, i capelli rosei lievemente spettinati dal grande slancio che aveva compiuto per librarsi in aria.
Shearer applaudì, sbalordito da tanta eleganza tutta in una volta.
- Et voilà! -
- Good job! Sei veramente atletica, Helly. -
- Una delle migliori della squadra, quando si tratta di saltare da una parte all'altra! O non l'avevi ancora capito...? - si pavoneggiò lei, ansante ma sempre perfettamente composta in quel suo metro e poco più di altezza. Il giovane difensore della Unicorno sorrise, poi si lasciò sfuggire un ansimo, dovuto probabilmente alla caluria di Luglio.
Mark e Esther si allenavano, Michael e Dell pure, allo stesso modo anche Erik (pur con cautela), Suzette, Dylan e Daisy.
Ma lui non ne poteva veramente più. Stava strafando, e la cosa peggiore era che non aveva mai provato tanta fatica.
Forse inerizia. Però doveva impegnarsi, per il torneo.
Era da quando era iniziata l'estate che non vedeva l'ora di prendervene parte, lui e Erik lo avevano sognato da tanto quel momento. Ma se non ci dava dentro con gli allenamenti, ora, che figura ci avrebbe rischiato in campo?
- Tutto bene? -
Scosse il capo e il dolce visino immacolato di Hellen lo investì con la sua eterna tenerezza, facendolo sussultare. - Ahm, sì... - farfugliò, cercando di non incantarsi troppo a fissarla dritto negli occhi. - solo che fa un caldo tremendo... che dici se facciamo una micro pausa? Ho bisogno di riprendermi! E tu pure, scommetto. -
- Va bene! -
- Perfect! - Bobby sorrise trionfante, poi le passò un braccio intorno alle spalle e insieme si diressero verso la panchina, ove poste sotto di essa si trovavano le borracce sia della Unicorno che della CCC.
Hellen cominciò ad arrossire violentemente, mentre la mano dell'amico le si stringeva bene contro la spalla. Non che la cosa le desse fastidio, solamente...
lo guardò, ma lui era troppo concentrato a non staccare lo sguardo dalle borracce.
Solamente, sentiva di star correndo troppo, e lo aveva già sentito ieri, e il giorno dell'indipendenza.
Dannazione, lei e la sua timidezza.
Si scrollò di dosso il braccio del ragazzo, lasciandolo un po' di stucco, poi ridacchiò per sciogliere la tensione, non riuscendo a reggere il suo sguardo confuso. - mi dispiace, io... -
- Tranquilla. Ho... fatto qualcosa di sbagliato...? -
- No, assolutamente! E' che sono sudata, mi facevi caldo e quindi... -
Bobby aggrottò le fini sopracciglia grigio turchino, sospettoso, ma non osò dire nulla. L'importante era non averle causato disagio in alcun modo, l'ultima cosa che voleva fare era creare del vuoto fra loro, che ormai si muovevano quasi in sintonia in tutto, che erano diventati veri amici nel giro di brevissimo tempo. - It's okay. Comunque tieni... - si allungò, afferrando la boraccia di Hellen.
La ragazza la prese e si abbeverò, nascondendo una nota di rossore nelle guance paffute.
Grandioso.
Perché mai la sua timidezza aveva deciso di venire fuori solo in quel momento?
 
- Lo sapevi che ti ho lasciato, tesoro, vero? -
- Ci sono arrivato a intuito, e smetti di chiamarmi tesoro, che è ora. -
- Che ti ho lasciato per... - Suzette assottigliò le iridi argentee e sorrise malefica, per poi allargare il petto e sputare tutta fiera il nome di Mark, decisa a vederlo sbollire di gelosia a tutti i costi.
Invece no.
Si sarebbe aspettata una scenata da film, un sussulto, o almeno un gesto nervoso, ma l'unica, sorprendente cosa che le inviò indietro Erik fu solo un lieve fischio di complimenti, prima di ritornare a palleggiare annoiato col pallone. Finalmente Mark era riuscito ad ottenere ciò che voleva, allora.
Ottimo, anzi, perfetto. Così quell'oca si sarebbe scavata una volta per tutte dai piedi. E il suo amico sarebbe stato un uomo più felice.
L'azzurra, stizzita, fece per dire qualcos'altro, ma a interrompere la conversazione fu l'improvvisa comparsa di Mark, che passandole un braccio sulle spalle la fece quasi sussultare.
- Paura...? -
- No... -
Le labbra di Kruger arrivarono svelte a scontrarlesi dolci sulla fronte, ma in quel momento era troppo concentrata a fissare in cagnesco Erik, che nel frattempo si era allontanato di qualche metro.
Mark lo notò, ma non si offese, piuttosto cercò di dissuaderla. Senza riuscirci. - Avete litigato? - domandò, scuotendola appena.
- No! No, ma lui... si comporta da apatico! -
- Lascialo in pace, piccola, avrà i suoi problemi dai. Piuttosto, volevo dirti... fra poco si fa la partita. Vuoi fare misto o sempre Unicorno e CCC? -
- Proviamo ancora una volta noi contro voi... -
- Va bene. -
A ordine del biondo le due squadre si disposero a formazione per piccola amichevole di allenamento, e ad un carico "via" strillato da Esther, subito le ragazze della Tripla C si scagliarono in aria con le loro atletiche acrobazie, i maschi sotto a guardarle imbambolati come la prima volta che le avevano viste giocare.
Il pomeriggio passò in fretta, e in fretta passò pure la giornata, che chiuse il sipario facendo calare un buio pesto sui grattacieli di Los Angeles, ritirandosi definitivamente dagli Stati Uniti per correre a dare il buon giorno all'altra parte del mondo. 



 
Angolo Autrice
pessimo capitoloo, I know, si vede che non avevo molta ispirazione-- Ma volevo solo anticipare ciò che succederà fra Dylan e Daisy... e anche un po' come cambierà il rapporto fra Mark e Esther, tutto qui.
Facciamo un attimo il riassunto delle coppie, raga:
Dylan\Daisy: lui le vuole solo bene, lei invece lo ama da impazzire e progetta di dichiararsi;
Erik\Silvia: capitolo chiuso.
Erik\Suzette: capitolo chiusooooooaaaal momento! (?), spero abbiate notato che lei, anche se fidanzata, ce l'ha ancora in testa, eheh. Questo Erikk.
Dell\Michael: ancora un po' sulle loro, ma c'è della chimica (?), vedrete vedrete... e.e.
Mark\Esther: Esther è innamorata cotta e Mark al 99.9% lo sa -wat-, ma è felicemente fidanzato con Suzette e per ora sta bene così. 
Bobby\Hellen: si amano, ma da parte di Hellen c'è della timidezza-paura di sbagliare, e comincia a tirarsi indietro. Ma, anche qui, vedrete.
Beh... vedrete per tutte le coppie, eheheh.
Il prossimo capitolo naturalmente vedrò di farlo un po' più succoso e soddisfacente, contateci. Comunque credo che... sì, dai, siamo più o meno giunti al centro della ff. Mancano giusto un paio di cosette.
ringrazio in anticipo chi recensirà, se ci sarà qualcuno tanto coraggioso e tosto da farlo, segnalatemi pure errori e incongruenze, se ce ne sono.
Grazie di aver letto!
Lila
   
 
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