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Autore: nikita82roma    18/07/2016    2 recensioni
La storia ricomincia qualche giorno dopo la fine degli eventi di The Memory Remains. Sembrava che l'azione congiunta di Gibbs e di Noah avesse portato tranquillità nella vita di Ziva e Tony ed invece non sarà così. Qualcuno, ancora una volta, tornerà dal passato perchè vuole una cosa che Ziva conosce molto bene: Vendetta. Si salveranno da soli o avranno bisogno di un aiuto inaspettato? Ma nel loro passato ci sono altre cose ancora rimaste in sospeso e arriveranno tutte a turbare una serenità che si illudevano di aver raggiunto, aprendo vecchie ferite e procurandole nuove, ma soprattutto obbligandoli a fare i conti con se stessi e le proprie paure e con la propria capacità di sopportare il dolore fisico e mentale. Long TIVA
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie '3 Years Later'
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… I have run 
I have crawled 
I have scaled these city walls 
These city walls 
Only to be with you 
But I still haven't found what I'm looking for   …

 

Quella sera nemmeno Nathan riuscì a sciogliere la mia preoccupazione per le sorti di suo padre. Pensai tutta la notte a cosa avrei dovuto fare, l’unica cosa certa era che mi sarei dovuta muovere da sola. Non avevo trovato in Gibbs l’appoggio sperato e Vance le era sembrato addirittura ostile. Odiava quel senso di immobilismo che avevano tutti. Era Tony quello che era sparito, era uno di loro.
Il mattino seguente appena arrivata all’NCIS andai subito da Gibbs a chiedere novità. Lui non c’era.
- Ziva, lo sai, non ti posso dire niente su questa indagine - Disse McGee sconsolato
- Tim non te lo chiedo come agente, te lo chiedo come moglie. Cosa sta succedendo a Tony?
- Agente David… - vi voltai verso la voce che mi chiamava - … Mi dispiace per quanto accaduto all’Agente DiNozzo. Siamo stati colti di sorpresa.
J.D. Cooleman era davanti a me. Era un ragazzino, forse sembrava anche più giovane della sua età se non avesse avuto quella barba che gli segnava il profilo del volto, estremamente curata, come i capelli neri ordinatamente pettinati lasciando solo qualche ciocca distrattamente sulla fronte. I suoi occhi scuri mi guardavano come se volesse scavarmi in profondità ed esaminare i miei pensieri. Forse era la stessa sensazione che stavo dando io a lui, perché era esattamente quello che facevo.
- Del suo dispiacere, Agente, non so cosa farmene adesso.
- Lo capisco. Ma sono comunque dispiaciuto.
Si andò a sere alla mia scrivania, posando diligentemente le sue cose sul tavolo, riponendo con cura lo zaino a terra. Era meticoloso. 
Uscii da lì per andare nella mia stanza, sentii qualcuno che mi seguiva, mi girai ed era Tim.
- Che vuoi McGee? - Chiesi seccata
- Ziva… Tony non era convinto di andare con il Nuovo Pivello, come lo aveva chiamato lui.
- Mi sarei sorpresa del contrario, Tony non è stupido.
- Lo so. Non so cosa è successo, veramente. Abbiamo avuto i rapporti di Glover e Cooleman, ma non c’è nulla di incongruente e di particolare in quello che hanno detto. I ragazzi di New York li stanno cercando, hanno trovato un’auto abbandonata dove probabilmente è stato tenuto fino a quando non hanno cambiato mezzo.
- Come fanno a sapere che era lì?
- Ziva…
- Parla Tim!
- Hanno trovato delle tracce di sangue e corrispondeva a quello di Tony, ma era in quantità esigue, una ferita superficiale, probabilmente.
Glover stava avvicinandosi a noi e Tim se ne stava per andare.
- Tim, mi serve un favore.
- Dimmi, se posso.
- Puoi andare a prendere Nathan e tenerlo con te fino a quando non torno?
- Che vuoi fare Ziva?
- Quello che qui non sta facendo nessuno. Trovare Tony.
- Stai a attenta per te e per… 
- Sarah, sì, starò attenta. Grazie Tim.

Tornai nel mio ufficio. Glover faceva finta di niente, come se non fosse accaduto nulla, come se la cosa non mi riguardasse. Andai davanti alla sua scrivania in cerca di risposte.
- Cosa è successo ieri Glover?
- Ho informato chi di dovere e scritto il mio rapporto, ma non è un’azione che ti vede coinvolta Ziva, mi dispiace, non sono tenuto ad informarti.

 

———————————————————————

 

La stanza era buia o forse era solo la benda troppo scura davanti agli occhi che mi faceva immaginare che fosse così. Avevo un gran male alla tempia. L’ultima cosa che ricordavo eravamo io e Cooleman al porto, la conversazione con Glover che mi diceva di stare attento perchè c’erano dei movimenti sospetti e ci avrebbe raggiunto. Poi il nulla, fino a quando non mi sono risvegliato qui. Avevo le braccia legate dietro la schiena ed ero adagiato su qualcosa di relativamente morbido. Un letto, probabilmente o qualcosa di simile. Provai a muovermi, molleggiandomi un po’ per saggiarne la consistenza e sì, pareva proprio un letto o qualcosa di simile. Le gambe erano libere, cercai di mettermi almeno seduto, ma la testa mi girava e non riuscii a fare nulla. Cercavo di studiare i rumori che sentivo, ma non c’era nulla, solo un ronzio continuo, come una ventola o un sistema di aria condizionata.
Sentii lo stridolio di una serratura aprirsi e passi pesanti venirmi incontro.
- Si rilassi, Agente Di Nozzo. Se farà quello che diciamo noi, nessuno si farà male. - La voce dell’uomo sembrava ovattata ma il tono era calmo, con un forte accento straniero, forse era uno dei turchi, ma non ne ero sicuro. - Adesso le toglierò la benda e le libererò le mani. Non provi a reagire in alcun modo, altrimenti non uscirà vivo da qui, mi sono spiegato?
- Va bene.
Mi slegò i polsi e sentii un gran formicolio alle mani. Sfilò la benda e vidi davanti a me un uomo interamente vestito di nero senza alcun segno distintivo, passamontagna che lasciava solo una fessura per occhi e naso. Indossava anche dei guanti, anche questi neri.
- Non è nostra intenzione farle del male, Agente. Appena avremo ottenuto quello che vogliamo, sarà liberato.
- Altrimenti?
- Altrimenti rimarrà qui fino a quando non lo otterremo.
Mi lasciò un vassoio dove c’erano due sandwich e una confezione di acqua nel tetrapack. Mi guardai finalmente intorno. C’era una luce fredda che illuminava debolmente l’ambiente. Io ero seduto su un materasso poggiato su una base rialzata in cemento. Non c’erano finestre, muri, pavimento e soffitto era tutto grigio cementato. Da un lato c’era una sorta di lavandino in acciaio con una fessura dalla quale presumevo sarebbe uscita dell’acqua premendo il pulsante nel muro e vicino wc sempre in acciaio che sembrava essere parte integrante del muro. Sembrava la prigione di qualche bunker, sicuramente non una cosa organizzata da un giorno all’altro. Per quel che ne sapevo potevo essere da qualsiasi parte del paese o del mondo. Non sapevo se era giorno o notte, quanto tempo era passato. Ma soprattutto non avevo idea nè cosa volessero, nè da chi in cambio della mia libertà

 

———————————————————————

 

Arrivai a Owing Mills e trovai facilmente la villetta dei Cooleman. Parcheggiai fuori dal vialetto e mi avvicinai all’entrata. Bussai con decisione alla porta e mi venne ad aprire un uomo molto anziano, dai modi gentili.
- Buonasera è lei il signor Elias Cooleman?
- Sì, cosa desidera?
- Sono l’Agente David, NCIS.
- Oh, è successo qualcosa a Jeremy?
- No, signor Cooleman, Jeremy sta bene, volevamo solo farle qualche domanda, per una nostra ricerca sui nuovi Agenti, in modo da stabilire un profilo più definito, posso rubarle qualche minuto?
- Ma certo, la prego, entri.
Entrai in quella casa ed osservai attentamente ogni cose. Tutto era disposto con particolare cura, ogni oggetto, ogni soprammobile, ogni fotografie. Ce ne erano molte di J.D., da quando era molto piccolo fino a qualcuna molto recente abbracciato ai suoi nonni, tutte le foto ritraevano solo lui, non c’era traccia dei suoi genitori. Mi avvicinai ad un mobile dove in una cornice di legno c’era una foto di lui da piccolo sorridente che giocava con una palla da football. Sentii arrivare a piccoli passi un’altra persona e la voce di Elias interruppe la mia osservazione.
- Agente, lei è Ruth, mia moglie. Prego si accomodi.
Ci sedemmo sulle poltrone del salotto, erano sicuramente molto vecchie, ma rivestite con stoffe floreali che le rendevano perfette per quell’ambiente così familiare che sembrava fermo nel tempo a molti anni prima. La donna poggiò sul tavolo una torta e me ne volle offrire una fetta.
- Prego, ne prenda pure un pezzo. L’ho appena fatta, sa per le feste di questi giorni… Rabarbaro e fragole.
Ormai non consideravo più il calendario ebraico delle feste, ma doveva essere il periodo del Sukkot, a quanto pare era una famiglia molto più osservante di quanto non lo fossi io. Presi un pezzo di torta e nell’assaporarla mi vennero alla mente ricordi di tanti anni prima.
- Le piace? - Mi chiese dolcemente l’anziana signora
- Molto, la faceva sempre anche mia madre. Erano molti anni che non la mangiavo più.
Mi sorrise dolcemente. Appena ricevuta la dose di zucchero sentii Sarah muoversi e feci un sussulto che non passò inosservato alla donna.
- Piace anche al suo bambino.
- Sì, le piacciono molto i dolci, a quanto pare. È femmina, si chiamerà Sarah.
- È un bellissimo nome, degno di una principessa.
Rabbrividii a quelle parole pensando a Tony. Mi ritrovai a parlare piacevolmente con quella coppia. Erano molto affezionati a quell’unico nipote, tutto ciò che rimaneva della loro famiglia, così mi disse Elias trattenendo a stento le lacrime. Mi raccontarono di come suo padre non l’aveva mai riconosciuto e sua madre era morta pochi anni dopo la sua nascita. Gli chiesi se poteva dirmi come rintracciare il padre di J.D., ma mi disse che era morto qualche anno fa ed anche lui non aveva più parenti. Jeremy era tutta la loro famiglia e loro erano tutto quello che rimaneva a Jeremy.
Li ringraziai, infine e la donna insistette per dammi un pezzo di torta da portare via e accettai grata.
Tornai a casa con le idee ancora più confuse di quanto ero andata lì.

 

———————————————————————


- Pronto
- Sono io, Elias.
- Dimmi.
- È stata qui.
- Ziva?
- Sì, oggi pomeriggio. Si è presentata con il suo nome. Non ha paura di essere scoperta, evidentemente. È molto determinata.
- Cosa ha fatto?
- Ha guardato un po’ in giro le foto di Jeremy, fatto qualche domanda sul suo passato e mangiato una fetta di torta, dicendo che ricordava quelle di sua madre.
Risi tra me e me al pensiero di Ziva che andava a fare un’indagine e finiva per mangiare una fetta di torta nel salotto di due sconosciuti. Elias però aveva ragione. Quella donna era straordinariamente determinata e sicura di se. Non aveva paura di nulla, ma questa non era una novità.
- Tutto qui?
- Sì, tutto qui.
- Grazie, papà


———————————————————————

 

Rientrai a casa dopo essere passata a prendere Nathan da Tim. Si era già addormentato. Prima di rientrare a Washington mi ero fermata per strada quando avevo visto l’ingresso di un parco poco fuori la città. C’ero stata una volta, con Tony, molti anni prima, prima di tornare a Tel Aviv, poco dopo che mio padre era morto, quando eravamo già tutto senza saperlo o volercelo dire. Avevamo passato tutto il giorno libero insieme, mangiando sull’erba del prato chiacchierando di nulla, divertendoci senza riuscire a rompere quella distanza che ci separava, allontanando le mani quando troppo vicine trasmettevano l’elettricità che c’era tra noi e poi trovandoci senza volerlo con le dita intrecciate mentre eravamo sdraiati a guardare il cielo. Rimasi lì fino a quando non fu buio tra la preoccupazione per il futuro e la nostalgia di quel passato che nonostante tutto sembrava molto più leggero.
Portai Nathan a casa e lo misi subito a letto. Rimasi in camera sua a guardarlo dormire, fino a quando non mi addormentai anche io nella poltrona vicino a lui.

La mattina seguente mi ero già preparata mentalmente al confronto che ci sarebbe stato con J.D., convinta che mi avrebbe chiesto almeno il perché di quella visita dai suoi nonni. Quando lo incrociai in corridoio, invece, non mi disse nulla, mi salutò solamente in modo cordiale, dicendomi anzi, che ancora non c’erano novità su Tony: era stata la prima persona che mi aveva fino ad ora informato spontaneamente di qualcosa che riguardava mio marito, non sapevo se la cosa dovesse farmi piacere o mettermi ancora di più in allerta. Portata a dubitare sempre su tutto e tutti, optai per la seconda scelta, così quando lo vidi nella zona relax approfittai per prendere qualcosa anche io, con la scusa di fare uno spuntino di metà mattina. Ci scambiammo poche parole e di nessuna rilevanza, era un ragazzo sicuramente molto ben educato, non solo dalla propria famiglia, era uno che era stato addestrato per tenere una conversazione di nessun conto facendola sembrare una cosa normale, tattica usata frequentemente soprattutto durante alcune missioni sotto copertura.
Aspettai che finì il suo caffè e mi trattenni ancora un po’. Recuperai il bicchiere, buttai il mio e poi andai direttamente da Abby.
- Ziva! Hai novità? Sai qualcosa su Tony?
- No Abby, nulla, mi serve un favore, è urgente e non lo deve sapere nessuno. - Gli diede il bicchiere
- Che stai facendo Ziva?
- Quello che non fa nessuno, capire dove è Tony, cosa gli è successo e perché hanno preso solo lui. - Abby era visibilmente preoccupata, ma ancora non mi aveva risposto - Allora mi puoi aiutare almeno tu? Mi posso fidare di te?
- Certo Ziva, certo! Cosa vuoi sapere.
- Controlla il dna che trovi su questo bicchiere, voglio sapere se c’è un riscontro anche non diretto, di parentela con chiunque faccia parte di qualsiasi agenzia federale, esercito, marines, tutto…
- Perché?
- Meno sai meglio è, per te dico.
- Sei tu ora che non ti fidi di me Ziva! - Disse la scienziata risentita.
- No, Abby, mi fido di te, ma non voglio metterti nei guai. Tu devi solo farmi sapere se c’è qualche corrispondenza con qualcuno. Chiunque, ok?
- Ok… - Ziva se ne stava andando quando Abby la richiamò - Tu come stai?
- Determinata. Voglio ritrovare solo mio marito e capire cosa c’è dietro questa storia, oltre Rivkin.
Il telefono di Abby squillò e fece solo in tempo a dire “Ok arrivo”
- Mi vogliono di sopra, dai andiamo su insieme. - Disse alla sua amica. Chiuse il laboratorio e si avviarono

 

———————————————————————

 

- Dimmi J.D.
- Sono riuscito a cambiare il campione che Ziva ha consegnato a Abby
- Bene. Sei sicuro che quel campione è pulito?
- Assolutamente sicuro. Non è in alcun modo riconducibile a me Signore.
- Bene, dovrai fare molta più attenzione, Ziva è molto più pericolosa di quanto immaginassi. Non ti darà mai tregua fino a quando non scoprirà la verità. Evitala il più possibile, ma senza dare nell’occhio, mi hai capito?
- Sì signore.

 


 

NOTE: Questo capitolo vi ha schiarito le idee o ve le ha confuse ancora di più? :D

   
 
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