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Autore: Walpurgisnacht    19/07/2016    1 recensioni
Allora ragazzi, vi capita mai di avere idee folli su cui vi sale un hype incontrollabile e che DOVETE mettere per iscritto? Ecco, se vi è successo sapete cosa è passato per la testa mia e della mia socia. Spiegazioni sul crossover e altri tecnicismi nel primo capitolo.
Aggiornamenti settimanali, due a botta. Numero finale di capitoli: ventuno.
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Un aereo cade. Nove ragazzi ammaccati si leccano le (piccole) ferite e cercano di capire come andarsene da quel posto dimenticato da chiunque.
Sul serio, non c'è nessun tizio psicopatico che vuole farli giocare alla sua personalissima versione de La Ruota della Fortuna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Perché dare modo a Zero di tenerci in pugno svelando i nostri segreti quando e come preferisce, mentre potremmo invece confessarceli tra di noi adesso? Ve la sentite?”.

La proposta di Ishimaru, per quanto sensata, lasciò Makoto interdetto.

Non è che non volesse svelare i propri segreti… ma davvero non ne aveva. E di sicuro non poteva inventarsene uno di sana pianta solo per farli contenti.

“Chi vuole cominciare?” chiese Ishimaru, e dopo qualche tentennamento fu Sakura a farsi avanti. Makoto era incredulo, non pensava che una persona così buona e integerrima come lei potesse avere dei segreti.

È molto difficile per me parlarvene, è qualcosa di cui davvero non vado fiera” inspirò, “qualche mese fa giravano delle voci… voci orribili su Aoi” spiegò, mentre quest’ultima la guardava perplessa; forse non ne era al corrente, pensò Makoto. Sakura la guardò dispiaciuta e proseguì: “Vedi, c’erano degli studenti che avevano messo in giro voci sul tuo conto, dicendo che tu eri…” distolse lo sguardo, costringendosi a finire la frase “che tu eri una facile.”
“Oh… oh. Non lo sapevo…” replicò Aoi, abbassando lo sguardo, ma Sakura si affrettò ad aggiungere: “Perché ci ho pensato io.”

Tutti la guardarono inquieti. “Ci hai pensato… in che senso?” chiese Ishimaru, e lei arrossì: “Sono venuta meno al mio codice d’onore.”
“Sakura-chan, non li avrai…” balbettò Aoi.

“Le avevano ripetute davanti a me. Finché sono insulti ai miei danni poco m’importa, ma sentire che davano della… poco di buono a te” sospirò. “Ho perso le staffe. Uno è finito in ospedale. È una cosa di cui mi vergogno terribilmente.”
Il resto della classe era incredulo. “Ma scusa, Oogami-san, una cosa del genere si sarebbe dovuta sapere!” intervenne Makoto, e lei distolse di nuovo lo sguardo: “E invece non lo sa nessuno. Gli amici del ragazzo che ho picchiato erano talmente terrorizzati che promisero di non dire niente purché non facessi loro del male. Sulle prime volevo confessare tutto al preside ma” sospirò “ci tenevo a rimanere alla Kibougamine. Inoltre avrebbe rovinato la reputazione del mio dojo e… non lo avrei sopportato, sarebbe stata una vergogna troppo pesante con cui convivere. Così sono rimasta in silenzio.”
“Oh, Sakura-chan” piagnucolò Aoi, abbracciandola. Makoto, così come tutti gli altri, era senza parole: per tutti Sakura Oogami era una sorta di gigante buono che non avrebbe mai torto un capello a nessuno, pur avendone le capacità. Per spingerla a reagire in maniera così violenta dovevano esserci davvero andati pesanti con gli insulti su Asahina, pensò.

“Wow, questo non me l’aspettavo proprio” commentò Ishimaru. “Ok, chi vuole proseguire? Tu, Naegi?”

“Ecco…”

“Avanti, hanno accettato tutti!” insistette il Prefetto, “Preferisci lo riveli Zero per te?”
“N-Non è questo il punto!”
“Avanti Naegi-kun, sii uomo!” lo incitò Oowada con una pacca sulla spalla (che quasi gliela distrusse).

“I-Il fatto è che… non ho segreti.”

Tutta la classe lo guardò in silenzio, forse chiedendosi se dicesse il vero oppure no. Aoi gli sorrise: “Non essere timido, Naegi-kun! Come vedi siamo sopravvissuti tutti alle nostre rivelazioni! Coraggio!”

“Dico sul serio” piagnucolò lui “non ho alcun segreto! La cosa peggiore che ho fatto nella mia vita è stata rubare delle caramelle con mia sorella quando eravamo bambini. O la cartella di foto di Maizono-san nascosta nel pc” aggiunse a bassa voce, ma dal sorrisone di Oowada capì che lui invece aveva sentito. Sono finito pensò, immaginando già le battute che il Biker gli avrebbe fatto, ma prima che potesse aprire bocca proseguì: “Davvero, non ho segreti. Sono una persona normale, normalissima, banale! Così banale che ancora mi chiedo perché sono stato scelto per entrare alla Kibougamine…”

“Ma stai scherzando?”.

“No. Scusatemi se ho avuto una vita piatta come una tavola da surf!” sbottò, inusualmente alterato.

Gli altri lo guardarono come si potrebbe guardare un alieno verde con sei braccia che ti sbarca davanti casa.

Lui stesso si accorse di essersi lasciato andare un po’ troppo: “Perdonatemi, non dovevo alzare la voce. È che davvero, non ho nulla da confessare. Nulla di brutto come le cose che avete detto voi”.

“Io gli credo” disse Mukuro “non penso che Naegi avrebbe motivo di mentire. E nel caso ci penserà Zero a estirpargli la verità dalla gola. Quindi, se ci stai dicendo una bugia, probabilmente ne pagherai le conseguenze sulla tua pelle”.

E-Ehi, non serve essere così tetra.

Un cenno d’assenso da parte di Kirigiri, e poi via via di tutti gli altri, chiuse la questione.

“Dunque” riprese Ishimaru “adesso chi…”.

“Faccio io”.

Tutti si voltarono verso il proprietario della voce.

Byakuya Togami.

Ci fu un’ondata di stupore. Era fuori da ogni logica quanto stava accadendo di fronte ai loro sbigottiti occhi.

“To-Togami?”.

“Stiamo facendo il giro dei momenti vergognosi, giusto? Per quanto mi piaccia pensare di non esserne parte in causa, so bene che Zero non mi risparmierà. La tua idea, Ishimaru, non è malvagia e merita soddisfazione”.

“Sai Togami” lo interruppe Kirigiri “se non avessi visto e sentito quanto è successo dietro la porta 7, adesso ti starei provando la febbre”.

Eh? Cosa ci siamo persi là dentro?

Ora che Makoto ci faceva caso Touko non sembrava più evitarlo come la peste, com’era invece successo più di una volta prima che entrassero. Gli era di nuovo accanto e pareva… non riusciva a capire bene, ma non vedeva quasi più traccia del disprezzo e del rifiuto che gli aveva vomitato addosso in un paio d’occasioni precedenti.

Il Super Erede ignorò la Detective, pur concedendosi un ghigno… divertito? No davvero, cosa stava succedendo? Chi aveva invertito la gravità della Terra?

“Bene. Fra tutti voi solo una persona dovrebbe esserne a conoscenza. Dovete sapere che il titolo di cui mi fregio non è piovuto dal cielo per magia. Non sono il classico, viziato figlio di papà. O meglio, non lo ero da solo. Perché c’è questa usanza nella famiglia Togami, la corsa al ruolo di erede”.

“Corsa… al ruolo di erede?”.

“Esatto. Corsa al ruolo di erede. Mio padre ha avuto oltre a me altri quattordici figli, tutti da donne diverse. Sin da quando esiste, la Zaibatsu si è retta sul concetto di sopravvivenza del più forte. E quando, come nel mio caso, il patriarca ha più potenziali successori si imbastisce questa gara. I candidati devono superarsi a vicenda, in maniere che non è opportuno perdere tempo a spiegarvi, e stabilire il proprio predominio su fratellastri e sorellastre”.

Ci volle un attimo perché il gruppo assimilasse la notizia.

“Il tuo segreto… è questo?” chiese Mondo, facendosi involontario portavoce del dubbio comune.

“In parte. Ciò, di per sé, non è causa di nessun patema. È solo la way of life dei Togami. La parte scabrosa viene adesso. Per quanto lo possiate trovare assurdo, e posso capirne il motivo, non è stato tutto rose e fiori per me”.

“Non avrai mica… ucciso qualcuno dei tuoi fratelli?” azzardò Asahina, piuttosto spaventata all’idea.

“No, non fisicamente. Da un certo punto di vista si può però dire che abbia causato il loro annullamento. Nel senso che chi perdeva smetteva di avere un nome, un motivo di esistere, tutto. Si diventava delle nullità complete”.

“È… è terribile!”.

“Non poi così tanto. Ma non è questo”.

“Cosa? C’è dell’altro?”.

“Sì. Voi probabilmente vi immaginerete me che do fuoco con estremo godimento a tutti loro, ridendo sguaiatamente. Non è andata così. Io… ho sofferto, in special modo con Shinobu”.

Aspetta aspetta aspetta aspetta aspetta. Byakuya Togami… ha… sofferto?

No ok, erano in una candid camera. Non c’era altra spiegazione plausibile.

Alcuni, nella fattispecie Mondo e Mukuro, fecero anche il gesto di pulirsi l’orecchio con le dita perché parevano convinti di aver sentito male.

“Potete anche smetterla di fare i buffoni, avete capito benissimo. Shinobu… Shinobu non si meritava l’oblio. Era una ragazza… una bella persona. Mi è costato prevaricarla e ricordo come fosse ieri il suo sorriso triste mentre abbandonava villa Togami, ormai equiparata a un cane randagio, e mi augurava di non perdere mai il mio di sorriso. Non mi portava rancore nonostante l’avessi appena condannata al vuoto definitivo. Quella sera… è stata la volta in cui sono andato più vicino a piangere in vita mia. Capirete perché non vado in giro a raccontarlo ai quattro venti”.

E l’impossibile accadde: gli occhi di Togami erano lucidi.

“Sai, direi che oggi stai cercando di eguagliare quella sera” chiosò Kirigiri, ma in tono comprensivo. Non lo stava prendendo in giro, almeno a giudizio di Makoto, stava… cercando di consolarlo?

Porca miseria, perché il vederla affettuosa con un altro mi fa star male?

E sul serio, voglio il nome del baccello alieno che lo sta possedendo. Devo sapere chi ringraziare.

La maggioranza decise di non metterci il becco, forse troppo sconvolta dallo spettacolo.

“È il mio turno” disse poi Ikusaba.

“Se te la senti…”.

“Me la sento Ishimaru, me la sento. E poi, come ho fatto presente a Naegi, se non lo dico ora ci penserà Zero per me. Via il dente via il dolore, no?”.

“È il motivo per cui abbiamo deciso di agire così”.

“Approvo. Ebbene, sono costernata nel dover ammettere che abbiamo un bis: anch’io ho perso un fratello… una sorella, anzi. È successo quando eravamo piccole”.

Se la cosa non fosse stata tragica Makoto si sarebbe aspettato una polemica da parte di Oowada che la accusava di plagiarlo. E invece, contro le sue previsioni, il Motociclista rimase zitto.

“Solo che, a differenza del nostro amico con la pettinatura discreta, l’unica cosa che mi rimprovero è il non essere riuscita a salvarle la vita”.

Gli astanti si fecero silenziosi, probabilmente per consentirle di andare avanti. Ma lei non pareva intenzionata a farlo.

“Tutto… tutto qui?”.

“Tutto qui, Ishimaru. Non ho altro da aggiungere”.

“Ma…”.

“Ma cosa? Il mio segreto più oscuro era questo. Devo obbligatoriamente scoppiare a piangere e inscenare una tragedia in grande stile?”.

“Beh, no. Però…”.

“Mi concederò il mio momento di sfogo in privato, se non vi è di disturbo”.

“Richiesta legittima. Va bene, ora dovrebbe stare a Fukawa-san. Sei dei nostri?”.

 

*

 

“Sei dei nostri?”

Touko tremò appena, ma non cedette. Sapeva che sarebbe toccato anche a lei prima o poi, anche se la cosa non la entusiasmava per nulla. Ma meglio che lo faccia io piuttosto che Zero ricordò a se stessa, soprattutto per poter decidere cosa e come dirlo.

Inspirò.

“E-Ecco… la mia infanzia è stata t-terribile” balbettò. “Ho due madri, perché m-mio padre le aveva ingravidate entrambe, ma alla mia nascita morì un altro neonato nel reparto maternità e” inspirò ancora “ed entrambe le mie madri decisero di non fare l’esame del DNA per capire di chi fosse il bambino. Poi scoprirono di avere entrambe una relazione con mio padre… e da allora viviamo tutti assieme.”

Gli altri la guardarono allibiti. Touko non fece una piega, la loro reazione era più che normale rispetto a quella che sembrava la trama di un pessimo romanzetto rosa.

“F-Fukawa-san, è…”

“È una cosa così assurda!”

Annuì, poi proseguì: “Una d-delle mie madri era… era molto severa” disse, impiegando qualche istante nella scelta della parola giusta “e una volta mi ha rinchiusa per tre giorni nell’armadio, senza cibo né acqua.”

Il resto della classe era sconvolto.

“Ma questo è orribile! Quale madre farebbe una cosa del genere?” ringhiò Asahina, supportata da Oogami: “Quella che tu chiami severità io la definirei crudeltà, Fukawa. Persino follia.”

Naegi le rivolse uno sguardo che quasi la fece scoppiare in lacrime: “Allora è per questo che hai paura del buio?”

Lei si limitò ad annuire, con un mezzo sorriso piuttosto amaro; lanciò una breve occhiata a Togami e notò con piacere che il ragazzo aveva distolto lo sguardo, forse sentendosi a disagio per la prima volta in vita sua. Touko lo considerò un piccolo punto a suo favore.

“D-Devo continuare?” chiese, e Ishimaru la guardò esterrefatto: “C-C'è dell’altro?”
“Beh… quand’ero piccola c’era un bambino che mi piaceva. Lo consideravo un a-amico. Un giorno scoprii c-che stava per cambiare città, c-così gli scrissi una… lettera d’amore” arrossì, e subito Aoi sorrise: “Ooooh, che cosa carina!”

“N-Non molto… non dopo che la trovai appesa alla bacheca della scuola.”

“...oh.”

“Allora era tua?” chiese Makoto. “Ricordavo una cosa del genere risalente alle elementari… che cosa crudele!”
“Mi c-capita sempre. Durante gli anni delle medie un ragazzo m-mi chiese di uscire con lui. I-io ero” indugiò un attimo “ero… al settimo cielo. C-ci misi tre giorni per preparare quell’appuntamento, ma lui non si presentò.”

“Coooosa? Ma che cafone!” inveì ancora Asahina, seguita a ruota da buona parte della classe.

“Un vero uomo non si comporta così!” ringhiò Oowada, e Ishimaru annuì.

Touko fece spallucce: “Poi fu lui stesso a d-dirmi che se mi aveva chiesto di uscire era stato solo perché aveva p-perso una scommessa, e che non avrebbe mai potuto piacergli una… una come me.”

Nessuno commentò, ma si limitarono a guardarla come se fossero tutti sul punto di commuoversi; persino Togami aveva un’espressione che, se Touko non fosse stata presente nella stanza 7, avrebbe attribuito solo a una gastrite. Sembrava che il rimorso se lo stesse divorando lentamente dall’interno.

“E q-questo è tutto” concluse, sospirando pesantemente. Dovrebbe bastare si disse, e per qualche istante sembrò che le cose dovessero andare così.

“Che bel discorso toccante, Fukawa. Davvero, sei la degna erede giapponese di Oliver Twist.”

La voce di Zero arrivò forte dagli altoparlanti e ne fece il suo bersaglio, prendendola in giro come quasi tutti avevano fatto in tanti anni. Tenne duro, augurandosi che si limitasse solo a quello.

“Ma non ti sembra di aver tralasciato qualcosa, cara?”

Il battito le accelerò di colpo.

Ti prego, ti prego, no…

“Un piccolo, insignificante dettaglio di nome Genocider Syo?”

Per un attimo sperò di aver sentito male, che la paranoia le stesse tirando un brutto scherzo, ma Zero invece proseguì: “Non vuoi dire ai tuoi amici di come nel tempo libero vai in giro a uccidere bei ragazzi, come il bambino che ti piaceva ma ti ha sbugiardata rendendo pubblica la tua letterina d’amore?”

“C-Che cosa diamine stai farneticando?” ringhiò Oowada, e Makoto subito dietro: “Tutto questo non è vero! Diglielo, Fukawa-san! Digli che si sbaglia!”

L’unica cosa che Touko riuscì a fare fu urlare e scappare via verso le scale.

 

*

 

Kyouko Kirigiri, così come tutti i suoi compagni di classe, aveva appena ricevuto un pugno in faccia.

Secondo Zero, Touko Fukawa -la timidissima, balbettante Touko Fukawa- era il famigerato serial killer Genocider Syo.

Era pur vero che, in qualità di loro carceriere e certificato pazzo psicopatico, non era assodato credere che stesse dicendo la verità. Ma la reazione della ragazza lasciava poco adito a dubbi.

Se fosse stata una bugia avrebbe probabilmente colto al volo l’assist di Naegi, il quale l’aveva spinta a negare. E invece era fuggita a gambe levate.

Eppure qualcosa non le tornava. Conosceva Genocider e la sua carriera da macellaio, non nei minimi dettagli ma a sufficienza da considerare l’eventualità come poco credibile.

Ma di nuovo, se era innocente perché scappare in quel modo? Faceva molto topo caduto in gabbia.

Mentre lei era impegnata in questi ragionamenti, il resto dei presenti si dava alle più variopinte manifestazioni di panico: chi si mordeva le dita (Asahina); chi sbatteva fortissimo i piedi sul pavimento urlando che era tutta una grossa stronzata (Oowada); chi tentava di restare calmo ma si notava che se la stava facendo discretamente addosso (Ikusaba).

Insomma, un bel casino.

Persino Oogami tradì qualche segno di irrequietezza. Solo Naegi, pur evidentemente toccato dall’annuncio, sembrava mantenere un certo contegno. Oh, e Togami… il che in realtà, dopo gli sviluppi della porta 7, non era poi così scontato.

“Gente” cercò di imporsi “mantenete la calma, per favore! Lasciarsi andare all’isteria non ci serve a nulla!”.

“Kirigiri-san” saltò su Naegi “cerca di riportare l’ordine. Io mi occupo di Fukawa-san”. Poi corse via senza neanche darle il tempo di contestare.

Comoda la vita, eh? A me un branco di adolescenti fuori di testa, a te solo una presunta assassina. Pffff.

“Ok, tempo di mettere a cuccia gli agnellini”.

L’opera di convincimento fu lunga e perigliosa. Aveva avuto compiti più semplici, tipo inseguire un sospetto in mezzo al traffico dell’ora di punta.

“Anf anf anf… mi dovevate proprio far sudare quattordici camicie?”.

“S-Scusa, Kirigiri-san… è che eravamo… spaventati…”.

“Capisco il motivo, Asahina, ma le vostre reazioni sono state esagerate”.

“Esagerate? Secondo te è esagerato farsi prendere dalla paura quando scopri che una delle persone che frequenti giornalmente… è una cazzo di serial killer?”.

“Oowada, per favore. Non siamo neanche del tutto certi che sia vero. L’informazione viene da Zero, che per come si è comportato finora non si merita tutta questa fiducia”.

“Per me non mente” disse Togami.

“Perché?”.

“Sensazione a pelle. E oltre a questo me lo fa pensare la sua fuga”.

“Su questo mi tocca darti ragione, non gioca di certo a suo favore. Ma considera anche il suo stato psicologico”.

“Era… penso di poter dire che fosse spaventata. Reazione comprensibile e giustificata”.

“Devo ancora rendermi conto appieno del fatto che tu sia davvero Byakuya Togami e non un impostore, magari grasso e vestito di bianco”.

“Feh. Comunque, che sia vero o no, vi pregherei di non saltare tutti addosso a lei quando tornerà assieme a Naegi”.

“In che senso, Scion di ‘Staceppa?”.

“Ho come la sensazione che, una volta che ce l’avrete davanti, i più focosi cercheranno di metterle le mani addosso. Per legarla o per pura precauzione. Vi devo chiedere di non farlo”.

“E perché non dovremmo? Al primo passo falso quella è capace di cavarci il pancreas!”.

“Quanto ha detto Kirigiri sull’autorevolezza di Zero è indubbiamente valido. Ma se anche venisse confermata la sua identità come Genocider Syo… quella ragazza si merita un po’ di pace. D’altronde l’avete vista, no? Non può realmente essere un’assassina seriale, non ne è capace. Inoltre so per certo che ha paura del sangue e sviene quando lo vede. Esperienza diretta”.

Qualcuno qui ha da scontare parecchi sensi di colpa. Così impari a comportarti come una principessina mestruata.

La rivelazione contribuì a placare un po’ gli animi. Quale ridicolo omicida ha paura del sangue?

“Mi spiace dover fare l’avvocato del diavolo” si intromise Sakura “ma vorrei essere sicura oltre ogni ragionevole dubbio che non ci possa far del male”.

“Non a te direttamente, Ogre”.

“Non sei gentile, Oowada. E comunque Genocider ha come obiettivi solo i bei ragazzi, quindi tu sei tranquillo”.

“Tu come lo sai? E poi… ouch, che cattiveria che mi hai detto”.

“Il dojo sarà antico, ma i giornali ci arrivano comunque e io ho imparato a leggere. Per quanto riguarda la cattiveria: ti ho solo restituito il piacere”.

“Più seriamente. Cosa intendi, Oogami?” chiese Togami, cercando di riportare la conversazione su binari più consoni.

“Pensavo… non so, ad assicurarci che non abbia su di sé delle armi. Una perquisizione da cima a fondo. E poi… magari, quando ci separiamo per l’esplorazione, prestare maggiore attenzione all’eventuale presenza di lame, vetri, qualunque cosa possa essere usata in maniera violenta. Che dite?”.

“È una precauzione saggia secondo me” concordò Ishimaru, venendo presto imitato dagli altri.

“Avrei preferito evitare ma… ha senso. Non ho nulla da ridire” commentò ancora Togami.

“Sì, ha senso anche per me. Approvo” chiuse Kyouko. Non era proprio entusiasta di fronte alla prospettiva, ma correvano seriamente il rischio che quanto era stato detto su Fukawa e Genocider fosse vero. A quel punto sarebbe stato proprio da sventati senza il minimo spirito di autoconservazione non prendere almeno qualche misura cautelativa.

“Va bene. Ora dobbiamo solo aspettare il ritorno di Naegi”.

   
 
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