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Autore: Emmastory    19/07/2016    4 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-I-mod
 
 
Capitolo VI

Reprimere e amare

L’avevo fatto. Mi ero tagliata i capelli, e facendolo avevo detto addio alla somiglianza che condividevo con mia madre, la donna che mi aveva donato la vita. I giorni passavano, e il silenzio rischiava di rendermi completamente sorda. Troppo spaventata dai miei stessi trascorsi, non osavo lasciare la stanza che Stefan e suo padre avevano lasciato che occupassi, ma nonostante tutto,  ero inspiegabilmente preoccupata. Ricordavo ancora il discorso pronunciato da Lady Fatima, così come le sensazione di terrore che mi aveva procurato. Mostrandosi adirata come mai prima, aveva intimato a due suoi servi, Ilmion e Shiro, di lasciare la Casa e trovare del cibo e altri viveri. Malgrado un’iniziale resistenza, entrambi avevano scelto di obbedire, e sin da quel momento, li avevo letteralmente persi di vista. “Dov’erano? Che orribile fine potevano aver fatto?” Queste le domande che mi ponevo, guardando nervosamente fuori da una piccola finestra e attendendo con fare speranzoso il loro ritorno. Non li conoscevo, ma pur avendo unicamente memorizzato i loro volti, e non avendo idea del perché, non facevo che preoccuparmi. Ad essere sincera, ero fermamente convinta che Lady Fatima si fidasse di loro e avesse a cuore il loro benessere fisico e mentale, ma dopo averla vista dar loro le spalle per poi dedicarsi completamente a quella che era la sua fidanzata, mi ritrovai costretta a ricredermi. A quanto sembrava, odiava gli uomini, e dati i suoi sentimenti per l’intero genere maschile, non voleva che liberarsene. Ad ogni modo, un altro mese sta lentamente scivolando via dalla mia vita, e in questo preciso istante, mi sento soffocare. So bene di dover uscire di qui, ma tentando di ritrovare la calma e distendere i nervi, ne ho parlato con Stefan. “Tu non puoi andartene da qui, quante volte dovrò ripetertelo?” mi ha detto, montando subito su tutte le furie. “Per quale ragione?” ho chiesto, confusa e stranita dalle sue parole. “Te l’ho già detto! I Ladri sono là fuori, e ti prenderanno!” ha poi risposto, dandomi modo di sentire la sua voce spezzarsi come l’ala di un povero uccellino ferito e provato dal freddo. Un singolo attimo abbandonò quindi la mia giovane esistenza, e nello spazio di un momento, lo vidi avvicinarsi. Da quel momento in poi, tutto accadde in fretta. Guardandomi fisso negli occhi, Stefan mi afferrò entrambi i polsi, e stringendomi a sé, mi regalò la sensazione migliore della mia vita. Il suo fu un bacio dolce, casto e al contempo pieno di passione, che risvegliò in me i sentimenti per lui provati sin dal primo giorno. Le nostre labbra rimasero incollate per lunghi minuti, e staccandomi da lui solo per respirare, continuai a guardarlo. Mantenendo la concentrazione, Stefan non osava distogliere lo sguardo dai miei occhi color dell’ambra, e sorridendo, scelse di parlarmi. “Non hai la minima idea di quanto ti ami, Rain Sinette.” Mi disse, regalandomi un sorriso. I suoi occhi, ancora sognanti, sembravano brillare di luce propria, e mentre il silenzio avvolgeva la stanza, decisi di fare la mia mossa. Scoprendomi completamente rapita dal suo sguardo, lo baciai a mia volta, e posando le mie labbra sulle sue, gli confessai il mio reciproco amore. Il nostro scambio di tenere effusioni ebbe quindi fine, e stringendomi delicatamente, il mio amato sorrise. Ci fu quindi una nuova pausa di silenzio, ed io, concentrata solo sul battito del mio cuore, lo lasciai andare. Uscendo quindi dalla mia stanza, Stefan mi salutò dolcemente, e sdraiandomi sul mio letto, ripensai intensamente a quanto era appena accaduto. Avevo appena sperimentato il mio primo bacio, e cosa più importante, lo avevo ricevuto da Stefan, mio unico grande amore. L’immagine del suo stupendo volto conciliò il mio sonno, e chiudendo lentamente gli occhi, imparai il significato di due termini. Reprimere e amare. Due verbi che erano appena stati scritti in grassetto nel dizionario del mio arduo vivere, e che non avrei dimenticato per nessuna ragione esistente a questo vasto mondo.
   
 
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