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Autore: flowseung    21/07/2016    3 recensioni
Si era tinto i capelli di un altro colore. Aveva iniziato a farlo qualche mese fa ed era sembrato stranissimo all'inizio, ero abituata alla chioma castana. Adesso era arancione. Come gli era saltato in mente di diventare una carota? Da un certo punto di vista era sexy, quando si passava la mano nei capelli mentre si leccava le labbra rimanendo concentrato sul suo computer.
[...]
“Sembri una di quelle disperate che rivogliono indietro il loro ragazzo a tutti i costi” continuò.
“Non dire idiozie. Sono stata io a lasciarlo, perché vorrei vederlo tornare da me?”
“Magari ti manca il sesso, non saprei. Dovrei anche ricordarti che non sai fare le cose di nascosto e Jimin è un ragazzo sveglio. Si starà chiedendo quali siano i tuoi problemi.”
“Quello che ha problemi è lui se si tinge di arancione”
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

 

Rimasi a fissare lo schermo del cellulare. Jimin aveva chiuso la chiamata prima che io potessi dire qualcosa. Ero incazzata. Taehyung mi aveva fatto mille avvertimenti e raccomandazioni per poi rivelare lui il tutto? Era assurdo. Sentii le guance umide e mi accorsi di star piangendo. Mi facevo schifo da sola, volevo cancellare tutto di quella serata, Jimin non mi avrebbe mai perdonata. Il momento che tanto temevo era arrivato e io non potevo fare altro che stare seduta sul mio letto a piangere. Dovevo parlare con Jimin faccia a faccia. Mi asciugai le lacrime e presi il computer controllando voli disponibili per il giorno seguente. Non trovandone nessuno mi innervosii ancora di più e chiusi il pc con forza. Mi sdraiai sul letto e le immagini di quella sera iniziarono a vorticarmi in testa, i ricordi erano sbiaditi e confusi ma bastavano a farmi capire l'enorme errore che avevo commesso.

 

L'alcool scorreva a fiumi. Namjoon era collassato sul divano in salotto, Emily cercava di disegnargli qualcosa in faccia ma la sua mano tremante non l'aiutava. Yoongi parlava con una ragazza alta e mora che di tanto in tanto gli toccava i capelli. L'unico che mancava all'appello era Jimin a causa di una vacanza con i genitori a cui era stato obbligato ad andare. Il salotto e il giardino erano pieni di gente, chi ballava e chi era troppo ubriaco per fare qualcosa. Io ero a metà tra le due, ero ubriaca fradicia ma riuscivo comunque a ballare sul tavolino basso in salotto. Feci un passo indietro non accorgendomi di essere già sul bordo del tavolino e persi l'equilibrio ma qualcuno mi salvò da una rovinosa caduta. Ringraziai Taehyung sorridendo come un ebete.

Taehyung, tanti auguri!” gli urlai nelle orecchie biascicando.

Me li hai già fatti dieci volte” rispose sorridendo divertito.

Ah si? Scusa” scoppiai a ridere come una cretina e per poco non rischiai di ritrovarmi con la faccia a terra. Il mio amico mi salvò anche questa volta.

Voglio il mio regalo di compleanno” disse serio fissandomi negli occhi.

Lo hai già aperto! Te ne sei dimenticato? È quel videogioco che ti piace tanto!”

Sbuffò e mi afferrò la mano, mi guidò al piano superiore di casa sua e mi baciò appena fu sicuro che nessuno ci avrebbe visto. Sbarrai gli occhi e lo spinsi con forza per allontanarlo ma non riuscii a muoverlo di un centimetro. Mi trascinò dentro camera sua e continuò a baciarmi, ero troppo ubriaca e stanca per cercare di resistere.

Jimin non lo saprà mai” sussurrò Taehyung.

Fu l'ultima cosa che riuscii a ricordare prima del mattino seguente quando mi svegliai completamente nuda sotto le coperte. Mi alzai di scatto e sentii una fissa alla testa. Seduto ai piedi del letto c'era Taehyung con la testa tra le mani e mi dava le spalle.

Taehyung... cosa è successo?” gli chiesi con voce tremante.

Lui si girò verso di me. “Jimin non deve saperlo” disse e uscì dalla stanza.

Mi alzai per vestirmi e rincorrerlo ma un conato di vomito mi fermò prima e fui cotretta a correre in bagno.

 

Avevamo deciso di tenerlo segreto, eravamo troppo spaventati della reazione che avrebbe avuto Jimin. Nemmeno Emily lo sapeva. Avevo lasciato Jimin pensando che fosse la soluzione migliore. Io e lui non avremmo avuto più nulla a che fare e la sua amicizia con Taehyung non era in pericolo. Il mio piano stava funzionando alla grande fino a quando Jimin non si iscrisse alla mia stessa facoltà mandando a puttane il tutto. Dovevo restare fuori dalla sua vita ma lui era così testardo.
 

~
 

Seul mi accolse con la pioggia. Guardai fuori dal finestrino mentre l'aereo atterrava in aeroporto e sospirai. Non ero pronta ad affrontare le conseguenze del mio errore.

Presi il mio bagaglio dal rullo e mi avviai verso l'uscita. Salii sul primo taxi disponibile e cercai di ripararmi il più possibile dalla pioggia. Dissi al conducente l'indirizzo e lui partì subito accendendo la radio. Mi accascia sul sedile e guardai la strada, non prestai molta attenzione al paesaggio, ero troppo presa dai miei pensieri. Più pensavo ad una soluzione e più aumentava il mal di testa. Arrivati a destinazione ringraziai il signore e gli passai le banconote per la tratta. Sentii la macchina ripartire mentre mi girai a guardare il palazzo di fronte a me. Entrai e salii sull'ascensore schiacciando il numerino del piano. Quando le porte si riaprirono uscii trascinandomi dietro la valigia. Scostai i capelli bagnati che mi si erano attaccati alle guance e suonai il campanello. Attesi qualche minuto ma ancora nessuna risposta. Continuai a suonare ma nessuno veniva ad aprire.

“Jimin, so che ci sei, ho visto le luci accese” dissi supplicante “fammi entrare.”

Silenzio.

“Ti prego, parliamo.” iniziai a piangere avvicinandomi sempre di più alla porta “Ho sbagliato, lo so, ti chiedo perdono.”

Mi accasciai a terra singhiozzando. “Mi dispiace” continuai a ripetere a testa bassa.
 

~
 

Jimin
 

La sua immagine sparì dall'inquadratura. La sentivo chiaramente piangere fuori dalla porta. Rimasi a fissare lo schermo del citofono senza fiatare. Non ero pronto a rivederla, troppe emozioni stavano vorticando nella mia testa. Rabbia, delusione, disgusto. In cinque minuti ero riuscito a perdere la ragazza che amavo e il mio migliore amico che mi era stato accanto per anni. Mi venne da ridere per l'assurdità. Presi il cellulare e chiamai Emily.

“Passala a prendere” dissi soltanto.

“Jimin? Aspetta, chi devo passare a prendere?” chiese confusa.

“Jennifer. E' fuori dalla mia porta e sta piangendo.”

“Cosa? Aspe-” chiusi la chiamata prima che potesse finire la frase.

Sospirai e fissai un'ultima volta la porta prima di tornare in camera mia. Aprii il libro per studiare ma la concentrazione mi abbandonò dopo circa qualche secondo. Tornai in salotto e controllai di nuovo il citofono. Jennifer si era alzata ed era appoggiata alla sua valigia. Aveva smesso di piangere e si asciugò le lacrime che erano rimaste sul suo viso. Prese il cellulare e iniziò a scrivere qualcosa. Il mio cellulare vibrò subito dopo e lo sfilai dalla tasca continuando a fissare Jennifer.

 

Da Jennifer:

Non chiedo di essere perdonata. Voglio solo parlare con te.

 

Non le risposi e misi il cellulare al suo posto. Poco dopo arrivò Emily che la convinse ad andare via con lei. Sospirai per l'ennesima volta e mi buttai sul divano deciso a distrarmi con un po' di televisione. Fu inutile anche quello.
 

~
 

Il giorno Namjoon mi chiese di uscire, disse che mi vedeva giù di morale e voleva rallegrarmi con un'uscita tra ragazzi. Accettai solo dopo aver saputo che Taehyung aveva rifiutato l'invito a causa di altri impegni. Se lo avessi visto non avrei risposto delle mie azioni. Le mani mi prudevano al solo pensiero che lui avesse toccato Jennifer. Tirai un pugno al muro e subito dopo mi calmai, non potevo distruggere casa mia per colpa di Taehyung. Si era comportato in modo strano nell'ultimo periodo ma non gli avevo dato tanto peso, succedeva che a volte avesse dei periodi bui in cui era meglio lasciarlo solo. Mi ricordai che successe anche quando Jennifer mi aveva lasciato. Ero un cretino. Ecco il vero motivo. Non doveva studiare, mi aveva tradito. Mi sentii davvero ferito.

Passai l'intera giornata steso sul divano a fissare il soffitto con la televisione che continuava ad andare in sottofondo. Verso le otto decisi che era meglio iniziare a prepararmi, persi un buon quarto d'ora sotto la doccia poi andai finalmente a vestirmi. Avevo intenzione di ubriacarmi per dimenticare tutto, forse sarebbe stato meglio se non avessi saputo nulla. Scossi la testa, preferivo sapere di essere cornuto invece che esserlo a mia insaputa. Mi sistemai un'ultima volta i capelli e presi le chiavi della macchina. Il locale in cui andavamo era sempre il solito, ormai ci eravamo fatti amici i camerieri e il proprietario. Non era neanche tanto distante da casa mia e in cinque minuti arrivai trovando fortunatamente parcheggio. Namjoon e Yoongi erano già davanti all'ingresso a parlare e mi salutarono appena mi avvicinai.

“Manca solo Jin, Jungkook e Hoseok non sono potuti venire” mi informò Namjoon e io annuii in risposta.

Parlammo per un paio di minuti finché una macchina non si parcheggiò vicino a noi e scese Jin salutandoci allegramente. La portiera del passeggero si aprì e uscii Taehyung.

“Ehi Tae! Avevi detto che avevi impegni!” esclamò Namjoon evidentemente felice di vederlo.

“Sono riuscito a spostarlo. Ciao a tutti!” sorrise lui allegramente poi si accorse di me e sbiancò.

La mia mano partì prima che io potessi ordinarle di muoversi. Il mio pugno si scontrò con la sua faccia e riuscii chiaramente a sentire qualcosa che si ruppe. Taehyung crollò con la schiena sul marciapiede e mi misi a cavalcioni su di lui continuando a tirargli pugni. Non cercò nemmeno di difendersi.

“Sei un pezzo di merda!” urlai in preda alla rabbia senza fermare le mie mani che continuavano a caricare per poi colpirlo.

“Jimin!” Yoongi corse a fermarmi ma nella foga gli tirai una gomitata sul viso e lui barcollò indietro.

Arrivarono due uomini addetti alla sicurezza del locale e mi trascinarono lontano dal corpo di Taehyung che rimase ancora a terra con il viso pieno di sangue e il naso chiaramente storto. Cercai di sfuggire alla presa dell'uomo anche se aveva il doppio dei miei muscoli e mi tenne fermo senza difficoltà.

“Sei un uomo morto, Kim Taehyung! Ricordatelo!” continua ad urlare.

Jin corse accanto a Taehyung e lo aiutò ad alzarsi continuando a chiedergli se stesse bene. Namjoon invece si mise davanti a me, la sua espressione era un misto di rabbia e confusione.

“Che cazzo ti è preso?!”

“Chiedilo a lui!” puntai il dito con il mio ormai ex-amico “Chiedigli che cazzo gli è preso quando è andato a letto con la mia ragazza!” sputai con disgusto.

Tutti i presenti si girarono verso Taehyung che tenne la testa bassa senza mostrare il suo viso. Namjoon si avvicinò a lui e gli alzò la testa per guardarlo negli occhi.

“È vero?” gli chiese.

Lui non rispose, lo guardò con uno sguardo da cane bastonato, Namjoon lasciò il suo volto dandogli le spalle e guardò Jin con la coda dell'occhio. “Portalo in ospedale, a Jimin ci penso io” gli disse poi tornò a guardare me “Esigo delle spiegazioni.”
 

~
 

Jennifer
 

“Cosa?!” urlò Emily tenendo il telefono vicino all'orecchio.

Si era piazzata a casa mia con Hoseok a supportarla, volevano risposte e non mi avrebbero lasciata stare fino quando non gliele avessi date. Alla fine del mio racconto la mascella di Hoseok era arrivata fino al pavimento.

“Stai scherzando, vero?” mi chiese incredulo e io scossi la testa.

Emily chiuse la chiamata e tornò a sedersi sul divano con noi. “Jimin ha picchiato Taehyung” disse.

Mi raddrizzai di scatto. “Cosa è successo?”

“Sono usciti tutti insieme, Taehyung non sarebbe dovuto andare ma si è presentato al locale e Jimin ha iniziato a prenderlo a pugni all'improvviso.”

“Taehyung come sta?” chiese Hoseok preoccupato.

“Jin lo ha portato all'ospedale ma ha solo il naso rotto quindi nulla di grave” lo rassicurò lei.

Le mie mani iniziarono a tremare e mi alzai decisa ad andare da Jimin.

“Dove vuoi andare?” chiese Emily.

“Da Jimin.”

“Non vuole nemmeno vederti, cosa hai intenzione di fare?”

“Non lo so, sfonderò la porta probabilmente.”

Hoseok mi prese la mano costringendomi a tornare seduta. “Adesso è meglio lasciarlo stare. Deve assimilare il tutto e sbollire la rabbia, fai passare un paio di giorni poi prova di nuovo” mi sorrise rassicurante e io lo fissai indecisa su cosa fare. “Vai a dormire, anche tu starai meglio domani, adesso sei scossa” mi strofinò una mano sul braccio per confortarmi. Ero una traditrice eppure loro continuavano a sorridermi.

Mi stesi a letto fissando il soffitto e desiderai che quella festa non ci fosse mai stata. 

   
 
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