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Autore: Marty_199    22/07/2016    1 recensioni
"Ma tu chi sei che avanzando nel buio
della notte inciampi nei miei più segreti
pensieri?"
William Shakespeare, Romeo e Giulietta.
***
Alice Blain ha diciotto anni e frequenta il college, è una ragazza con molta fiducia nel suo futuro e nei propri sogni, con una passione innata per la letteratura. La sua famiglia l'ha sempre sostenuta e amata, proprio come Nathan, suo fratello, adottato all'età di sette anni.
Nathan ha ventuno anni, frequenta l'ultimo anno di college ed è pronto per l'università, sa di avere alle spalle un trauma da dimenticare, perché prima dell'arrivo dei Blain la sua non era un'infanzia facile. Ma sa anche che i Blain hanno portato con sé, ciò che per lui è la più grande forma di dolore e amore, sua sorella Alice.
Ma se un sentimento proibito si accendesse tra i due? L'amore non bada alla legge, alle regole o al momento, e i due si ritroveranno a tenere per loro questo sentimento, superando i confini causati da un solo, semplice cognome, e il dolore provocato da un evento che stravolgerà le loro vite... e potrebbe comportare delle conseguenze. Ma queste saranno in grado di separarli?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO 3.

Nathan

Nathan era sdraiato sul suo letto con la valigia buttata ai suoi piedi, alcuni dei suoi vestiti erano rimasti al college per quei quattro giorni, mentre altri, con la scusa della valigia mezza vuota se li era portati dietro da casa, ora era certo che sarebbero rimasti lì dentro per più o meno una settimana buona, la voglia di disfare e sistemare non lo aveva ancora preso, sicuramente si sarebbe mosse nel momento in cui gli sarebbe diventato strettamente necessario.
Amber si sarebbe certamente infuriata nel vederlo così svogliato, ma era uno dei lati positivi essere lì da solo.
Al suo contrario il suo compagno di stanza era stranamente fissato per l’ordine, il suo letto era sistemato e i suoi vestiti piegati nel armadio e nei cassetti, steso sul suo letto disfatto non aspettava altro che il rimprovero di Michael, che non tardò ad arrivare non appena mise piede in camera e si voltò verso di lui, scostandosi le ciocche rosse e ricce da davanti gli occhi e fissandolo storto.
«Non ho alcuna intenzione di stare in un porcile! Andiamo almeno la valigia che ti costa sistemarla?»
Nathan roteò gli occhi.
«Non ho alcuna intenzione di ascoltarti per oggi» ribatté Nathan, tentando di sorridere in modo amichevole. Era steso sul letto e osservava il suo cellulare, scorrendo verso il basso le notizie che stava leggendo, sospirò mettendo in stand by il cellulare e buttandolo con noncuranza sul letto al suo fianco rimandando la sua ricerca a dopo.
«Guarda che dividerò la stanza in due parti come le prime settimane.»
Nathan sorrise veramente divertito. Il primo anno si erano ritrovati nella stessa stanza e ci avevano messo qualche settimana a ingranare, non appena Michael aveva visto lo stato di disordine in cui tendeva a lasciare le cose aveva diviso idealmente la stanza in due parti per non essere associato a quel caos. Nathan invece non aveva fatto altro che pensare a quanto con quei capelli rossicci, quelle lentiggini e quegli occhi verdi, il ragazzo assomigliasse a un cherubino troppo cresciuto.
Nonostante le differenze erano poi riusciti a ingranare e a trovare una via di mezzo per entrambi, presto sarebbe stato il suo turno di onorarla mettendosi a sistemare ciò che era suo, ma era solo il primo giorno, aveva ancora un po' di tempo per del sano nulla fare sul letto.
«Stasera organizzano una festa, mi hanno chiesto se vogliamo andarci.»
Michael si spostò verso il suo armadio aprendolo per osservare i suoi vestiti, lui doveva aver già deciso. Nathan si tirò su seduto.
«Chi la fa?»
«Jack Marchal nella sua camera e lungo tutto il corridoio se ho capito bene, niente di speciale per festeggiare il ritorno in questo carcere, ci stai?» era una domanda alla quale non serviva una risposta. Si tirò in piedi per tirare fuori i vestiti dalla valigia posta ai suoi piedi.
«Fingerò di non vedere» Michael si voltò non appena Nathan cominciò a buttare i vari pantaloni sul letto, decise velocemente che cosa indossare, un jeans e una maglietta a maniche corte blu sarebbe andata più che bene.
Quando si incamminarono verso la stanza la vita all’interno del dormitorio maschile del college era ancora molto accesa, d’altronde erano appena tornati tutti anche se solo dopo pochi giorni, nell’aria aleggiava la voglia di rivedersi tra i vari amici che si erano creati nel mezzo di quei corridoi. Nathan superò tutti con al seguito Michael.
 

Alice.

Alice si preparò indossando solo un paio di pantaloncini di jeans e una canottiera bianca sopra, forse un poco trasparente ma era fresca ed adatta al tipo di serata, in ogni caso ci avrebbero pensato i capelli a coprire ciò che andava celato ad occhi indiscreti. Non ne aveva così tanti per nulla, doveva renderli utili.
La sua compagna di stanza uscì dal bagno, i capelli biondi tenuti fermi da un mollettone in un’acconciatura semplice come da: “Ho caldo e odio i miei capelli”, ma le stava decisamente bene.
Si era leggermente truccata in volto e anche lei aveva indossato pantaloncini uniti a una maglietta arancione sgargiante come la sua personalità. Alice avrebbe voluto truccarsi ma se Lily si era ribellata al caldo segandosi i capelli lei non aveva l’ardire di sopportare il trucco che le avrebbe appesantito il volto insieme al caldo, così ci aveva rinunciato, mettendo in conto che avrebbe lasciato ben in mostra i suoi ormai inseparabili amici Freddy e Brook, uno bello fresco sulla fronte e uno sotto sulla guancia. Non che non avesse altri brufoletti o punti neri sul volto, ma quelli erano davvero i padroni del suo viso.
«Dove pensi di andare?» Alice si voltò verso l’amica con aria interrogativa, alzando un sopracciglio nero.
«Come? Andiamo a quella noiosa festa no?»
Alice avrebbe preferito restare nella sua camera a leggere, guardare un film o magari anche uscire con le sue amiche, non perché fosse una reclusa che odiava le feste ma lì al dormitorio del college o nelle case di chi abitava vicino ogni scusa era buona per festeggiare e per sfortuna o forse fortuna, dipendeva dai punti di vista, le scuse erano sempre più frequenti e fare qualcosa troppe volte lo rendeva ai suoi occhi noioso e ripetitivo dopo un po', anche perché ad ogni festa le cose da fare erano solitamente le stesse.
Le piaceva ballare, divertirsi e sì, anche bere, ma allo stesso tempo anche stare nella sua camera seduta sul letto a leggere non le dispiaceva per niente.
La sua voglia di alzarsi e prepararsi era stata tirata fuori dalla stessa Lily che non aveva fatto altro che sostenere che dovevano andare a quella festa e non per un motivo preciso, l’unico che Alice aveva captato e con la quale era stata convinta era la presenza del ragazzo che piaceva alla sua compagna di stanza ed Alice quasi certamente avrebbe dovuto fare da supporto morale, mentre con lo sguardo avrebbe cercato di adocchiare il suo ragazzo.
«Oh sì, ma non ci andiamo con quei peli che ti ritrovi.» Scosse la testa con fare di diniego mentre la osservava, «ho sorvolato sul trucco però dai!»
«Peli?» Alice abbassò lo sguardo sulle sue gambe, trovandole principalmente normali come sempre, forse aveva la pelle delle ginocchia un po' ruvide? Si era dimenticata di mettersi la crema per il corpo dopo la doccia.
Aguzzando la vista però dovette ammettere dentro di sé che qualche peletto si stava facendo largo con la ricrescita, niente che avesse voglia di levare via in quel momento, Lily era la solita esagerata.
«Oh ma dai! A stento si vedono.»
Lily scosse la testa, prendendola per il braccio e spingendola di prepotenza verso il bagno, tra i vari tentativi di Alice di scamparle. La sua amica su certe cose era davvero irremovibile, Alice l’avrebbe vista bene tra qualche anni all’interno del mondo dell’estetismo, avrebbe certamente fatto faville.
«Se devi andare a lezione! Ma noi dobbiamo andare ad una festa! »
«Ma io non devo fare conquiste quella sei tu.»
Davanti quella protesta la sua amica si fermò, soppesando l’opzione tra continuare a spingere o se andare alla festa a cui erano già in ritardo, arricciò le labbra facendo poi spallucce.
«Va bene, hai vinto. Andiamo.»
Alice si dipinse un piccolo sorriso di vittoria.

La festa era come tutte le altre, anche se meno rumorosa di quanto Alice si sarebbe aspettata ma apparentemente più piena di ragazzi di quanti avrebbe dovuto, niente di esagerato come avrebbe potuto essere al di fuori di quelle mura.
Alice si era fatta largo tra la folla posizionata nel mezzo del corridoio, con in mano un bicchiere contenente poca birra importata molto probabilmente illegalmente dentro il dormitorio, non ce ne era tanta in realtà, solo i primi arrivati ne avevano davvero goduto per la maggiore il chiacchiericcio ora la faceva da padrone.
Aveva ormai perso di vista la sua amica ma l’ultima volta che l’aveva adocchiata il co-capitano della squadra di football le aveva portato un bicchiere di birra salvato all’ultimo e aveva iniziato a parlare con lei, Alice aveva supposto che stesse più che bene in quel momento, anche se era consapevole che al ritorno in stanza avrebbe dovuto subirsi il rimprovero da parte di Lily che le avrebbe rinfacciato di averla abbandonata così, come se non sapesse benissimo cavarsela da sola.
Alice riuscì con infinita fatica a raggiungere una delle finestre del corridoio, l’orario nel quale ipoteticamente tutti i ragazzi del college sarebbero dovuti andare a dormire non era ancora arrivato, dunque una festa rumorosa nel giusto era appena accettabile e per il giardino interno al college erano presenti ancora ragazzi che girovagavano facendo finta di ignorare la piccola festa.
Bruce non era presente né lì’ né fuori, non era da lui saltare una rimpatriata organizzata da un ragazzo che conosceva ma il ritorno doveva aver stancato un po' tutti, presti tutto avrebbe ripreso il via.
Facendo spallucce Alice bevve, sentendo il sapore della birra bagnarle le labbra per poi riempirle il palato, era insolitamente buona. Non per niente le feste di Jack Marchal erano famose, non tanto per il divertimento, quanto per il buono delle bibite, come se fossero sempre di prima qualità.
Alice aveva provato ad invitare Harry, il quale però aveva rifiutato sostenendo che non voleva sentirsi dire in continuazione “Harry Potter si ubriaca!”. Un leggero vento soffiò rinfrescandole il volto, poi riportando gli occhi tra la piccola folla di ragazzi Alice scorse una figura a lei ben nota; Nathan.
Indossava dei semplici jeans strappati, forse solo Alice sapeva che quei jeans un tempo erano integri e che solo in seguito a una disastrosa caduta si erano strappati in modo quasi artistico, tanto che aveva deciso di tenerli nonostante tutto e non aveva fatto male, effettivamente gli stavano bene.
La maglietta blu che indossava sopra gli era un poco stretta alla spalle ormai troppo larghe e rese più prestanti dai muscoli che faticosamente aveva messo su con orgoglio. Alice ricordava ancora quando si stendeva su di lui per sdraiarsi, non aveva poco più di dieci anni ma il petto di Nathan era morbido e comodo, ora era più duro, segno che il programma in palestra e la boxe davano i loro frutti.
Tutto il suo corpo trasudava un’armonia che la sorprese, Alice si sorprese a pensare che visto nel mezzo della folla, una volta adocchiato come uno dei tanti ragazzi lì presenti, Nathan era davvero affascinante, in grado di catturare l’attenzione.
Le succedeva delle volte, vedeva Nathan come qualcuno di esterno, si ritrovava a pensare con facilità a lui come un semplice ragazzo come tanti altri che poteva osservare da lontano e commentare. Non aveva mai saputo spiegarsi quella sensazione, forse perché il suo cervello teneva sempre in conto involontariamente che erano fratelli adottivi, e delle volte si chiedeva come lo avrebbe visto se non fosse mai entrato nella sua vita in quella maniera, cosa avrebbero visto a primo impatto i suoi occhi? Lo avrebbe mai notato?
Non appena si accorse dei suoi pensieri Alice aggrottò le sopracciglia, scacciando via quella sensazione che gli era scesa lungo il corpo, in realtà non le piaceva molto. Non appena tornò presente si accorse subito di un paio di occhi castani che la fissavano.
Nathan congedò per un momento i ragazzi coi quali stava dialogando e ridendo per avvicinarsi a lei. Alice sorrise quando se lo ritrovò davanti.
«Anche tu qui?»
«Sì ma non mi sto particolarmente divertendo...» Alice storse il naso e alzò il bicchiere come per farglielo notare, le piaceva bere ma di rado lo faceva. Più che altro molte volte mancava le occasioni per farlo.
Gli occhi di Nathan si soffermarono sul bicchiere, Alice in quel momento notò il disordine dei suoi capelli neri e la leggera ombra di una barba che cominciava riscoprirgli la mascella, doveva essersi raso da poco ma con poca cura.
«E Bruce sorellina? Dove lo hai lasciato?»
Alice finse di ignorare il tono un poco secco col quale aveva posto quelle domande, doveva essere stata solo una sua impressione. Non era un segreto che Bruce non lo facesse impazzire ma non si era mai messo troppo in mezzo, la cosa che la sorprendeva da lì a qualche mese era il continuo utilizzo del nominativo sorella, non che la infastidisse ma lo trovava strano.
Da due anni chiamava i suoi genitori per nome, mentre con lei non aveva smesso, anzi se possibile non faceva che ostentare quella parola ogni volta che parlava con lei. Alice semplicemente non riusciva ben a capirlo e la cosa la infastidiva.
Non che si sentisse di chiederglielo, erano argomenti difficili.
«E’ in camera che mi aspetta sotto le coperte.»
Nathan rimase impassibile quasi come una statua di marmo, sbatté le palpebre più volte come per recepire bene il senso del messaggio ed Alice accennò all’increspatura di un sorriso divertito davanti la sua espressione.
«Scherzavo.»
Nathan annuì con distrazione ed Alice aggrottò le sopracciglia, la sua non era il miglior senso umoristico del mondo ma era sempre riuscita a strappargli un sorriso. In quel momento invece era solo più cupo, oscuro e chiuso in se stesso, almeno davanti a lei. Fino a poco fa stava ridendo.
«Nat tutto bene?»
Lui parve riscuotersi, strinse appena la mano che teneva il bicchiere fissandola negli occhi.
«Non mi chiamare Nat, è infantile non trovi?» la sua era stata una domanda che non si aspettava davvero una risposta, aveva assunto un tono graffiante e la sua espressione non dava a vedere la semplicità e la gioia che quella abbreviazione del suo nome da parte di Alice gli aveva sempre dato.
La sua espressione era aspra, i muscoli della mascella erano contratti come se improvvisamente avesse deciso di odiare quel nomignolo.
«Non ti ha mai dato fastidio però» controbatté Alice con voce seria ma sporca di incredulità, perché mai Nathan si stava comportando in quel modo?
Lui distolse lo sguardo da lei posandolo invece sulla folla, per poi concentrarsi su di una ragazza in particolare; Jessica. Alice sbuffò nel notare con quanta intensità la fissasse.
«Ti ho imposto di non infilarti più nel mio letto di notte e lo hai rifatto, per quello posso anche sorvolare, per adesso. Ma cerca di non chiamarmi Nat Alice, mai più, mi infastidisce.»
Detto ciò, con una buona dose di amarezza a contaminargli la voce, si allontanò di tutta fretta verso Jessica che non appena lo vide arrivare non ebbe che occhi per lui.
Alice li seguì per un po’ con lo sguardo, poi spostò gli occhi grigi e offuscati di incomprensione verso il giardino, non riuscendo ancora ad elaborare le parole di Nathan.

   
 
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