Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: Stella cadente    22/07/2016    11 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4.
 
 
«Forza, Ercole. Adesso ripetiamo tutto da capo» disse Megara, facendo avanti e indietro davanti al loro tavolo in biblioteca.
«Uffa, Meg, basta. Credo di aver già capito tutto, non sono stupido» protestò il ragazzo dai capelli fulvi.
«Oh, davvero?» ribatté lei sarcasticamente, giocherellando con la sua piuma.
Ercole fece una faccia imbronciata.
«Sto scherzando, Erc. Merlino, ma non ti si può dire proprio niente» disse, ridendo.
Il ragazzo incrociò le sue braccia muscolose. «Non sto ridendo.»
«Io sì» disse Megara, per tutta risposta. «E dai, non fare l’imbronciato. Ripetiamo questa roba e andiamocene. Sono stanca anche io, cosa credi?»
«Ma l’abbiamo fatto finora! Non sono nemmeno andato a vedere il duello tra Eris e Merida ieri, per stare un po’ con te! Non pensavo che fosse per studiare, pensavo fosse per fare altro.»
«Tipo?» fece Meg, alzando scettica un sopracciglio.
Per la barba di Merlino, pensò Ercole. E adesso che cosa le avrebbe detto?
Volevo semplicemente passare un po' di tempo da solo con te. E magari avrei potuto baciart...
«Niente» si difese. «Esattamente quello che volevo dire. “Altro” può essere molte cose...»
Silenzio.
«Scusa» disse improvvisamente la ragazza, rilassando i lineamenti.
Ercole sospirò. «Per cosa?»
«Probabilmente mi sono fatta suggestionare da Mel ed Eris» rifletté la Serpeverde ad alta voce. Sembrava che non avesse nemmeno ascoltato la sua domanda.
«Perché? Che ti hanno detto?» insistette lui.
Megara fece spallucce. «Niente, è solo che pensano che io ti piaccia e che tu mi sia amico solo per quello, mentre di me come persona non ti interessi nulla. Suppongono che ti attragga solo l'aspetto... fisico» disse, sfacciata.
Ercole si morse la lingua; la prima cosa che aveva detto la sua amica era vera, non poteva negarlo. Megara gli piaceva. Ma non solo a livello fisico. Gli piaceva il suo modo di essere, il suo modo di fare, le cose che diceva. Non sarebbe mai stato suo amico solo per quello.
Anche se non mi dispiacerebbe, in effetti...
Il ragazzo scosse la testa in un gesto brusco. Ma cosa andava a pensare?
«Ah.»
Tutto qui, Ercole? Seriamente? “Ah”?
Ora ne aveva la conferma: le ragazze con cui stava Meg non erano affatto delle brave persone.
«Tutto qui? Ah?» fece infatti lei.
«Beh, che devo dirti? No, non lo penso. Non mi verrebbe mai in mente di avvicinarmi a te solo per quel motivo, e poi voglio dire siamo amici non è che penso che... cioè poi io non so se...»
Meg lo guardò, sempre con il solito sopracciglio alzato e uno di quei suoi sorrisetti che avevano un che di malizioso.
«Tutto bene?» chiese, allusiva.
«Io... s..sì» disse Ercole, suo malgrado.
Perché si sentiva così imbarazzato?
«Mh» continuò. «E quindi se ti dicessi che a me potresti interessare non te ne verrebbe nulla...» disse con tono suadente – il tono di chi sa già come stanno le cose.
Ercole ebbe bisogno di qualche momento per metabolizzare la cosa.
«Stai scherzando.»
«No, megafusto» fece lei, usando quel soprannome che – chissà perché – da sempre gli aveva affibbiato. «Ho una bella testa, la so usare. E credo che di te io possa fidarmi.»
«Uhm» Ercole si passò distrattamente una mano tra i capelli. «E da quanto sei arrivata a queste conclusioni?» chiese, interessato.
«Non lo so» disse semplicemente Meg. «Ma ultimamente volevo passare del tempo con te un po’ di più».
«Per studiare.»
Ad Ercole sfuggiva ancora quel punto.
«Anche» assentì l’amica. «Ma il fine…» gli si parò davanti, con un luccichio negli occhi «…era questo.»
E lo baciò, prima che lui potesse aggiungere altro.
 
 
 
«Wow, Meg!» esclamò Eris poco dopo. «E lui ci è stato?»
«A quanto pare sì» rispose lei. «Contenta adesso?»
«Sì. Insomma …» fece, maliziosa «… ora sappiamo che gli piaci.»
Silenzio.
«Perciò ho vinto la scommessa!» cinguettò. «Ora dammi il galeone che mi spetta.» sorrise.
Megara sbuffò.
«Tieni» disse, mettendo controvoglia la moneta nella mano dell’amica. «Comunque, adesso che sai che gli piaccio, cosa hai intenzione di fare?»
«Oh» rispose Eris. «Niente. Era tanto per.»
Meg si sentì mancare.
«Cosa c’è, Meg?» chiese l’amica. «Ti senti bene? Sei molto pallida.»
La Serpeverde scosse la testa.
«Sì, sto bene. Tranquilla. In fin dei conti, sapevamo che quel megafusto ci sarebbe cascato. Insomma …» aggiunse «… tanto  lo fa con tutte.»
«Infatti» rincarò l’amica.
Megara in realtà non aveva capito che Eris avrebbe scommesso sul serio. Credeva che fosse una specie di gioco, o qualcosa del genere. E qualcosa, nel sapere che in realtà non era così, la faceva stare male.
Senza saperlo, aveva preso in giro Ercole.
E ora che se ne era resa conto ormai il danno era fatto.
«Non mi dirai che ti piace davvero e che hai i rimorsi perché lo hai preso in giro?» chiese Eris, maliziosa.
Per tutti i folletti, ma legge nel pensiero?
Meg si riscosse.
«Chi? Lui? A me? Neanche per sogno» fece, mantenendo il suo solito tono scontroso. «Siamo amici e basta, come potrei …? Stiamo parlando diErcole. Non sarebbe nemmeno il mio tipo. E poi a me non importa il fatto di avere il fidanzato o meno. Sto benissimo da sola» replicò, asciutta.
Ma Eris, come al solito, sembrava aver già capito tutto.
«Scommettiamo che...» disse, con il suo solito sorrisetto astuto «… entro la fine del trimestre ammetterai che sei innamorata di lui?»
«Andata» fece lei, in tono deciso. «Tanto sai già che non succederà.»
«Vedremo» disse l’amica. «Intanto proporrei di non scommettere un galeone, bensì due. Ci stai?»
Meg deglutì impercettibilmente. Non era più tanto sicura, adesso.
Ma non intendeva demordere. Era una Serpeverde, e i Serpeverde non si arrendono mai. Andava contro ogni sano principio lasciar perdere così.
«Certo. Ci sto» disse, sicura.   
 
 
*
 
 
«Ci sei andato poi al duello?»
«No. Diciamo che mi interessava fino a un certo punto, ecco. Che equivale a dire che non mi interessava per niente.»
Aurora rise, lasciando quel suono dolce e limpido a volteggiare nell’aria.
«Quentin mi ha detto che adesso Merida è in infermeria... non mi dirai che è vero.»
Philip sollevò le sopracciglia in un gesto di assenso.
«Mi piacerebbe tanto dirti di no, ma... è vero. Eris l’ha ridotta abbastanza male.»
Aurora non ci poteva credere.
«Povera Merida... che le è successo?»
Silenzio.
«Scusami, non voglio farmi i fatti tuoi, ma mi interessa, davvero.»
«Tranquilla» la rassicurò Philip. «Non è niente di che, comunque. A parte che …» fece spallucce «… devono ricrescerle le ossa del braccio destro e per un po’ non potrà più giocare a Quiddicth. Ci serve un altro Cercatore, adesso. E con una certa urgenza, aggiungerei.»
Aurora si portò una mano alla bocca.
«Ma è terribile. E come ha fatto?»
«Un Brachium Emendo pronunciato di proposito» riassunse Philip.
«Non ci credo.»
«Merida è a pezzi.»
«Vorrei vedere se non lo fosse. Ma ora sta meglio?»
Philip sorrise. Aurora si preoccupava sempre per tutti. Il suo altruismo era una cosa incredibile; era certo che, se fosse servito a far star bene Merida, si sarebbe anche amputata un braccio.
«Sì. Tranquilla» la rassicurò.
«Questo posto è fantastico, comunque» disse poi. Le rive del Lago Nero erano bellissime, e gli ultimi bagliori del tramonto illuminavano il loro viso.
Era perfetto.
«Sì... davvero magnifico» assentì Aurora. «Lo sai che ci porto sempre la mia Puffola Pigmea, qui? È troppo tenera, vedessi come gioca» disse, con un sorriso.
Un altro sorriso si disegnò sul volto di Philip. Aurora era contagiosa; con lei il mondo sembrava sempre più bello, era così solare, dolce... era come se illuminasse tutto ciò che la circondava.
E poi amava gli animali – e a Philip questa sembrava una cosa tenerissima.
«Sei davvero bella quando sorridi.»
Aurora arrossì.
«Grazie.»
Philip la guardò.
«Posso fare una cosa?»
Aurora lo fissò, sgranando i suoi occhi azzurri come il cielo d’estate.
«Cosa?»
Philip si avvicinò, senza distogliere lo sguardo da quelle pietre preziose a cui, ormai, era rimasto inchiodato.
E, piano, le posò un piccolo bacio sulla bocca.
Aurora arrossì. «Dovremmo andare adesso...» disse, alzandosi bruscamente.
Poi iniziò a correre via.
«Aurora!» Philip le corse dietro e la fermò, prendendola per un braccio.
«Ho fatto qualcosa di male?» chiese.
Lei lo guardò per un pochino, poi balbettò:
«No. È solo che... io non ti conosco.»
Merlino, è dolcissima.
Quanto vorrei baciarla di nuovo... 
Ma non era il momento di lasciarsi sopraffare da quei pensieri decisamente poco appropriati.
«Certo che mi conosci. Perlomeno, io ti conosco.»
Il visetto roseo della ragazza assunse un’espressione interrogativa.
«Perché?»
«Perché ci siamo già incontrati.»
«Quando? E dove?»
Philip la guardò.
Dirlo o non dirlo?
Oh, pazienza. Ormai ci sono.
«Nei miei sogni.»
Aurora sembrò smarrita, poi nei suoi occhi si accese uno strano bagliore, che Philip trovò bellissimo.
«Devo andare» disse; ma sembrava colpita, in qualche modo, da ciò che aveva appena sentito.
«D’accordo» fece Philip. «Ci vediamo.»
«Sì» disse lei, sottovoce. «Ci vediamo.»
E la lasciò andare.
La guardò fino all’ultimo, mentre i suoi capelli color dell’oro venivano accarezzati dal sole, poi riportò lo sguardo sul Lago.
Ci vediamo.
Lo spero, Aurora.
Lo spero proprio.
 
 
*
 
«Dunque, come punizione avrete il seguente incarico: dovrete pulire tutti i calderoni nell’aula di Pozioni.»
Claude ed Esmeralda aggrottarono le sopracciglia: era troppo facile.
«Senza magia» aggiunse poi la professoressa Cecaelia, impassibile.
«Cosa?» sbottò il ragazzo.
Esmeralda lo guardò male.
Claude si schiarì la voce e riprese subito la sua aria composta e professionale.
«Mi consenta, professoressa: non ritengo che sia una punizione appropriata. E poi io e la mezzos … io ed Esmeralda» si corresse subito, pronunciando il nome “Esmeralda” come se fosse un boccone amaro che non riusciva a mandar giù «abbiamo risolto tutti i nostri conflitti. Era solo una questione tra ragazzi, un banale litigio tra... amici» si forzò a dire.
La Grifondoro fece un’espressione disgustata.
Io e lui amici? Ma neanche se avessi un Ungaro Spinato alle calcagna e fosse l’unica possibilità di salvezza.
Si forzò comunque a non replicare.
«Oh, non ho dubbi signor Frollo» disse la professoressa, con uno strano sorrisetto in viso. «Tuttavia è necessario comunque prendere provvedimenti. Voglio tutti i calderoni pronti entro stasera» aggiunse poi, rivolgendosi anche ad Esmeralda. «Cominciate pure. L’aula, come sapete, è proprio qui accanto.»
E li congedò.
 
 
 
Il breve tragitto verso l’aula di Pozioni era stato silenzioso. E come poteva essere altrimenti? Non intendeva rivolgere parola a quella lì.
Claude trattenne a stento un sospiro di rabbia. Ma perché doveva succedere proprio a lui?
Per di più aveva anche dovuto saltare gli allenamenti di Quidditch, ed avrebbero avuto una partita da lì a poco proprio contro Grifondoro. Lui era Cercatore: aveva una certa importanza nella squadra, e non intendeva deludere i suoi compagni. In alcun modo.
Ma fosse solo questo il problema...
Aveva finito con il pensare a lei tutto il giorno, senza che ne capisse minimamente il perché. Negli ultimi giorni – anche se gli costava ammetterlo anche a se stesso – Esmeralda era il suo chiodo fisso, non riusciva proprio a togliersela dalla testa.
Perché a me? Perché? Cos’ho fatto di male?
La ragazza intanto si era messa di buona lena a pulire i calderoni, sbuffando per lo sforzo.
Claude prese un calderone su cui erano visibili dei residui di Veritaserum, e cominciò a ripulirlo. La monotonia di quei movimenti ripetitivi sorprendentemente lo rilassarono.
Da quando ho cominciato con questa storia?si chiese.
Da quando è cominciato tutto questo?
Forse da quello stesso pomeriggio.
O forse da ben prima di questo pomeriggio.
Scosse la testa: quei pensieri lo confondevano e basta. Si sarebbe ingarbugliato da solo, se avesse continuato così. E la prospettiva – confondersi con lei, con una mezzosangue – non lo allettava molto. Anzi.
«Perché hai lanciato quell’incantesimo a Quentin? Cosa ti ha fatto di male?» sbottò d'un tratto la Grifondoro. «Lui è la persona più buona che esista! E non gli verrebbe mai in mente di...»
Così vuoi provocarmi però. 
«Se sei qui per fare polemica, la porta è lì» disse con un sorrisetto tagliente.
Esmeralda alzò un sopracciglio.
«Vorrei farti notare che non posso. Lo farei molto volentieri, ma la Cecaelia ha messo in punizione anche me» ribatté prontamente. «Oltretutto per una cosa di cui tu saresti colpevole.»
Per la barba di Merlino. La mezzosangue ha ragione.
«Senti, mezzosangue, meno parliamo e meglio è» disse categoricamente.
«E non chiamarmi così» fece lei. «Ho un nome, se tu non lo avessi ancora capito» fece, dura.
«Per me sei solo una mezzosangue» insistette il Serpeverde. «Il caso è chiuso. E ora fa’ silenzio. Mi deconcentri.»
Per un attimo non si sentì volare una mosca, poi Esmeralda riprese ad occuparsi del suo calderone borbottando parole che Claude non riuscì a capire.
Il ragazzo si voltò per un attimo e senza rendersene conto si bloccò a guardarla, tutta presa a sfogare la sua rabbia sul lavoro che stava facendo.
Gli venne spontaneo soffermarsi sui suoi lunghi capelli scuri e indomabili, tutti arricciati in delle onde lucide e perfette.
E la sua pelle, la sua pelle olivastra...
Doveva essere profumatissima.
Si rigirò subito, sentendo una vampata di calore che come fuoco gli incendiava le vene.
Non devo mai più trovarmi in una stanza da solo con lei.
Mai più.

 

 
Immagine correlata
 
 

 
Quarto capitolo di “Hogwarts” ;)
Vediamo Megara con Ercole, Aurora con Philip ed Esmeralda con Claude. Megara ha fatto una scommessa con l’amica Eris che vale ben due galeoni (riuscirà a vincerla?), Philip comincia a scoprire i suoi sentimenti per Aurora (che dolci che sono *-*) ed Esmeralda si trova in punizione con Claude Frollo, il ragazzo di Serpeverde che odia con tutta se stessa.
Quando questa storia è nata ho pensato che Frollo potesse essere un insegnante, ma l’ho preferito come ragazzo. Penso che se lo avessi messo nei panni di un professore sarebbe apparso scontato… perciò eccolo qui, come un comune studente sedicenne alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, cinico, arrogante e con un forte odio per i mezzosangue (dovevo pur riflettere, in un qualche modo, l’originale ribrezzo che mostra verso gli zingari nel film originale). Un po’ insolita come idea, ma mi andava di provare, ed è uscito questo :)
Dunque, che ve ne sembra? So che essendoci tanti personaggi è una storia un po’ “pesante”, ma spero comunque che sia di vostro gradimento.
Alla prossima,
Stella cadente


 



"Eris, come al solito, sembrava aver già capito tutto.
«Scommettiamo che...» disse, con il suo solito sorrisetto astuto «… entro la fine del trimestre ammetterai che sei innamorata di lui?»"
 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: Stella cadente