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Autore: QWERTYUIOP00    22/07/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Gli stendardi erano mossi dal forte vento del nord.
Re Geimund avanzava fiero sul suo cavallo bianco, lo stesso colore del terreno su cui le due ambasciate si stavano incontrando.
L’impassibile volto di lupo in campo rosso del vessillo di Solitude osservava la scena ondeggiando sgraziatamente avanti e indietro.
La faccia di Andel Indarys, conte di Cheydinhall, era contratta in una smorfia che palesava quanto quella situazione fosse a lui fastidiosa, mentre il suo braccio destro reggeva il pesante mantello che lo copriva dal freddo e dalla neve.
Jaeger continuava a spostare lo sguardo tra il volto sereno e fiero di Geimund e quello cinereo e pervaso dalle rughe del Dunmer.
-Un ottimo modo per cominciare il nuovo anno- dichiarò con tono ironico, ma al tempo stesso amaro, Farwyl Indarys, anch’egli in sella ad un cavallo, in una rilucente armatura, appena dietro suo padre.
-Quest’anno sarà diverso- rispose Geimund –e il cambiamento comincerà proprio oggi-
-E questo chi me lo assicura?- gracchiò Andel Indarys squadrando il suo interlocutore con i suoi occhi scarlatti –Thules non è in grado di dare una svolta, di far finalmente filare le cose per il meglio-
-Esattamente- replicò il Re dei re di Skyrim –per questo sarò io a farlo-
Un sorriso malizioso comparve lentamente sul volto del conte di Cheydinhall.
-Certe persone, udite queste parole, le chiamerebbero “alto tradimento”…- disse.
“E adesso stai decidendo se tu saresti una di quelle persone, vero bastardo di un pellegrigia?- pensò Jaeger
-Niente affatto- dichiarò Geimund sventolando la lettera che il monarca gli aveva inviato –Thules mi ha promesso il trono in cambio di un aiuto contro Titus Mede-
Per qualche secondo, gli occhi cremisi di Andel Indarys fulminarono il comandante nord carichi d’odio, poi l’espressione si rilassò e ricomparve un sorriso.
“Ha capito il piano di Thules” si disse Jaeger.
Il vento si agitò ancor più di prima, colpendo in pieno le due delegazioni.
Quando si fu calmato, seguirono alcuni secondi di silenzio, poi Indarys tornò a parlare.
-Parleremo di chi siederà sul trono una volta che questa battaglia sarà finita- dichiarò –e Mede sarà sconfitto-
Re Geimund annuì, sorridendo a sua volta.
-Dato che siete voi a guidare l’esercito più numeroso- aggiunse il Dunmer –ritengo ragionevole concedervi il comando generale-
“Cerchi di ingraziarti il prossimo imperatore? Oh, povero, povero pellegrigia…” pensò Jaeger, sorridendo.
-Grazie, conte- rispose il Re dei re di Skyrim –ma vi concederò comunque un’ampia autonomia nel controllo dei vostri uomini-
-Sarà mio figlio Farwyl a guidarli- disse il Andel Indarys –io sono… troppo vecchio per le battaglie, temo. Ma vi assicuro che egli è un ottimo comandante; coraggioso di natura. Diciassette anni fa aveva guidato una spedizione all’interno di un Cancello dell’Oblivion ed è tornato sano e salvo, chiudendo il cancello. Con gli anni ha anche imparato la prudenza e adesso è l’uomo perfetto per questa battaglia-
“Ho sentito quella storia” si disse Jaeger riuscendo a mala pena a non ridere “interessate come si sia dimenticato di far notare che era stato l’Eroe di Kvatch a salvare Farwyl e il suo vice, unici superstiti della spedizione, e a chiudere il Cancello dell’Oblivion… molto interessante”
-Anche Titus Mede è un ottimo comandante, con un passato di signore della guerra alle spalle, ed è anche in superiorità numerica, perciò dobbiamo stare molto attenti- rispose Geimund –dobbiamo dividere il suo esercito. Ed è a questo che servirà la vostra guarnigione: ad attirare parte del suo esercito lontano dalla piana di Bruma, mentre noi assalteremo ciò che rimarrà dell’esercito nemico che starà assediando la città-
-Quindi noi saremo un diversivo?- domandò in tono non esattamente entusiasta Farwyl Indarys, per poi essere zittito dal padre.
-Vi prego di non sottovalutare il vostro compito- aggiunse il comandante nord, serio in volto –sarete in netta inferiorità numerica e dovrete sopravvivere per tutta la durata della battaglia sotto le mura di Bruma. Poi noi arriveremo in vostro soccorso-
L’erede di Cheydinhall voltò il suo cavallo, senza dire nulla.
-Buona fortuna- disse Andel indarys –che dopo di oggi, nessuno debba più preoccuparsi di Titus Mede-
-Che i Nove vi accompagnino- si congedò Geimund, per poi voltare anch’egli il cavallo e andarsene, seguito dal resto della sua delegazione.
Jaeger si avvicinò al re.
-Almeno abbiamo superato l’incontro con i pellegrigia- disse.
Il Re dei re sorrise, rispondendo: -Credo onestamente che questa sarà stata la parte più difficile, alla fine-
Entrambi risero, avviandosi verso il resto dell’esercito di Skyrim, circondati dalla neve e inseguiti dai venti brutali del nord.
 
 
 
Davanti alla porta nord di Bruma si estendeva una piccola piana, circondata a est e ad ovest da una foresta di pini, sul lato nord il terreno si inclinava e cominciavano i monti Jerall.
Sulla piana, i reparti dell’esercito di Hammerfell si erano ammassati, premendo contro le mura, mentre le retrovie preparavano le macchine d’assedio per assaltare i cancelli cittadini.
Dall’alto delle mura, tutti i soldati della guarnigione di Bruma, che risaltavano per il campo giallo dello stendardo all’interno del quale svettava una nera aquila, inondavano le forze assedianti di frecce e massi.
L’avanguardia dell’esercito Nord avanzava in silenzio tra i tronchi delle conifere, i passi attutiti dalla neve.
I guerrieri del nord si preparavano mentalmente alla battaglia: vi era chi provava l’arma contro un nemico inesistente mentre avanzava silenziosamente, chi pregava con gli occhi chiusi, pur mantenendo deciso il passo, chi tirava fuori da una borsa l’ultima bottiglia di idromele per scolarla e poi lasciarla cadere con noncuranza.
Tredici mila nord si avvicinavano silenziosamente all’esercito recante le insegne di Hammerfell e di Titus Mede.
Re Geimund, nella sua splendente corazza li raggiunse, scendendo da cavallo.
Ben presto fu raggiunto da uno scudiero che, inginocchiandosi, gli porse la spada, ancora nel fodero.
-Il momento è giunto- tuonò all’improvviso il re.
Tutti i guerrieri si fermarono.
-Secoli fa, ormai- aggiunse il Re dei re –quasi cinquecento, ormai, Talos, il nono divino, attraversò queste montagne, calpestò questo terreno. Quasi cinquecento anni fa, Talos entrò a Cyrodiil con gli eserciti di Skyrim conquistando in seguito la Colovia. Da qui!- urlò indicando per terra –Da qui ebbe inizio l’ascesa di Talos. Da qui nacque Tiber Septim. Da qui comincia la fine della Seconda Era, l’era del caos. L’impero che il nono divino ha fondato, però, ormai sta morendo. Ma noi, oggi, possiamo impedire che un nuova era del caos inizi! Possiamo riparare ciò che la Crisi dell’Oblivion ha distrutto! Oggi noi cominciamo una nuova era per l’Impero!
-Lo riporteremo alla gloria, gli ridaremo la potenza che si merita. E quegli esseri dalle orecchie a punta non potranno far altro che piegarsi!-
Da tutto intorno giunsero urla di euforia.
I soldati non si distraevano più. Puntavano tutti gli occhi su Re Geimund, oppure guardavano innanzi a sé, verso quello che a momenti sarebbe diventato il campo di battaglia.
-Miei guerrieri! Miei fieri Nord!- ricominciò il comandante estraendo la spada dal fodero, sostenuto fino a quel momento dallo scudiero, e sollevandola in aria –Oggi combattiamo!-
L’intero esercito urlò.
Pareva il ritorno dei draghi.
La piena potenza di Skyrim stava per esplodere.
Jaeger non poté non riconoscere una scintilla di fierezza e soddisfazione nello sguardo di Geimund, prima che questi abbassasse la spada nella direzione dell’esercito nemico, ormai certamente a conoscenza del loro arrivo.
I soldati corsero in avanti sfoderando le armi e lanciando le loro urla.
Jaeger imbracciò la sua ascia e si unì all’eccitazione generale; alla sua età, aveva partecipato a tante battaglie, ma mai ad una di quelle dimensioni.
E sospettava che pochi in quell’esercito lo avessero fatto, per non parlare di Geimund.
Dopo qualche secondo i primi dell’esercito cominciarono a superarono gli alberi, arrivando alla piana; l’esercito di Hammerfell aveva rinforzato il fianco interessato e le prime linee, formate da Redguard armati di picche, si erano messe in posizione.
Le loro facce, visibili per gli elmi senza visiera, erano feroci, i loro muscoli tesi; stavano per accogliere il nemico, usando tutta la forza che avevano in corpo.
Poi, da sud, arrivarono i mammut.
Le file si ruppero. E non ressero l’assalto.
Jaeger raggiunse il primo lancere in fuga e, con un balzo, gli affondò l’ascia in mezzo alla schiena; poi tirò a sé l’arma, e il corpo rimastovi attaccato, e usò questo come scudo.
Le urla, terrorizzate quelle dei Redguard ed esaltate quelle dei Nord, lo circondavano.
Inspirò assaporando quel momento, poi scattò in avanti.
Una lancia si conficcò nella corazza dello scudo umano; il cacciatore localizzò in poco tempo chi l’aveva lanciata e vi si avventò contro.
Il soldato nemico, rimasto senza lancia, sfoderò la scimitarra e si preparò all’assalto del nord, che gli lanciò addosso il cadavere con tanto di lancia ancora attaccata.
Il Redguard fu abbastanza svelto da schivare il corpo e, dopo aver parato subito dopo il fendente dell’avversario, gli tirò un calcio per fargli perdere l’equilibrio.
“Un osso duro, questo qui” pensò Jaeger, per poi fare una piroetta e colpire col gomito la testa del nemico.
Quello incassò male il colpo e, dopo essersi buttato a terra, rotolò ripetutamente per aver una distanza sufficiente dal Nord, che in quel momento incombeva su di lui.
Jaeger, per impedire che il Redguard si rialzasse, gli scagliò addosso l’ascia, che si conficcò nel costato dell’uomo a terra.
In fretta, il Nord raccolse l’arma e tirò un calcio al costato ferito, facendo imprecare l’avversario; poi gli tolse l’elmo, gli prese la testa per i capelli e, freddamente, gli tagliò la gola.
Una volta lasciato andare il cadavere dello sconfitto, Jaeger si guardò intorno.
L’ala dell’esercito Redguard attaccata era completamente sfaldata, i soldati correvano via, talvolta scivolando sul terreno ricoperto di neve, che si stava lentamente macchiando di sangue.
I mammut caricavano i reparti in fuga creando corridoi tra le fila nemiche, nei quali i guerrieri Nord si infilavano, contribuendo a disgregare i ranghi dei Redguard, il cui esercito si stava lentamente spostando verso le montagne, incitati dalla pioggia di dardi provenienti dalle mura cittadine, che si era intensificata dopo l’arrivo dei rinforzi.
“Oh, quella sarebbe una pessima via di fuga, specialmente per voi Redguard” pensò Jaeger ridacchiando “peccato che sia è l’unica che avete”
Re Geimund comparve davanti a lui, mulinando la sua spada per farsi spazio tra le file nemiche, circondato dalle sue guardie personali.
-Jaeger!- gli urlò –Prendi una compagnia e carica i bastardi sul lato della montagna. Non li lasceremo scappare così facilmente!-
Il nord si guardò intorno, la guarnigione di Markarth era ad un centinaio di passi da lui.
Agitando l’ascia davanti a sé per impedire che qualche nemico si mettesse nella sua traiettoria, Jaeger corse verso i soldati provenienti dal Reach.
-Ehi!- urlò –Ehi! Seguitemi. Geimund ha ordinato di tagliar la via di fuga ai Redguard. Seguitemi!-
Rassicurato dalla presenza degli uomini di Markarth, il Nord corse verso l’inizio del declivio.
Re Wayals aveva fatto richiamare i reparti corazzati, i quali si erano raggruppati per formare una linea difensiva per bloccare gli assalti, specialmente quelli dei mammut, che, nonostante le frecce conficcate nel manto peloso, continuavano ad attaccare e a mietere vittime.
Dalle retrovie dell’esercito Redguard si potevano sentire le urla degli ufficiali, che, cercando di sovrastare quelle dei feriti, ordinavano ai soldati di Hammerfell di riordinare i ranghi e mantenere le posizioni.
“Non ci pensano  nemmeno alla ritirata” osservò Jaeger, stupefatto “credono veramente che Titus Mede arriverà in tempo per salvarli”
-Bene!- urlò ai guerrieri del Reach una volta raggiunti i piedi della montagna –formate i ranghi, uccidete tutti coloro che cercano di fuggire e, man mano, avanzate. Presto li intrappoleremo sotto le mura della città! Forza! Per Skyrim! Per l’Impero!-
-Per Skyrim!- risposero in coro facendo cozzare le loro armi con gli scudi lignei raffiguranti la testa d’ariete gialla in campo verde –Per l’Impero!-
I poveri Redguard fuggitivi, una volta visto il comitato d’accoglienza organizzato dai loro nemici, voltavano le spalle per tornare al loro esercito, perciò l’avanzare lungo il declivio non fu un problema per la compagnia.
L’esercito di Hammerfell si compattava sempre di più, stringendosi contro le mura della città assediata, sulle cui sommità le guardie avevano cominciato a lanciare macigni presi dalle abitazioni.
L’impatto della compagnia di Markarth contro le prime linee dell’esercito nemico fu brutale.
Tutti intorno, in un unico momento, Jaeger sentì la rottura delle ossa, l’amputazione delle braccia, il trafiggere di addomi, le decapitazioni…
Il comandante del reparto Redguard, con indosso un’armatura pesante a placche che lo ricopriva completamente e armato di una scimitarra a due mani, prese come bersaglio Jaeger, che, con sorprendente agilità, schivò il pesante fendente del nemico, non riuscendo però ad evitare che questi lo caricasse col proprio corpo, facendogli perdere l’equilibrio.
A terra, il Nord tossì violentemente artigliando il terreno e, non trovando la propria arma, si rialzò in fretta e scattò in avanti per allontanarsi dall’avversario.
Quello, per impedirgli di fuggire, alzata la scimitarra, la abbassò caricando il colpo il più possibile.
La punta affilata si conficcò brevemente nella spalla sinistra di Jaeger, che urlò per il dolore, ma, imprecando, riuscì ad allontanarsi dal Redguard, che stava tirando a sé la propria arma, piantata nel terreno per la violenza del colpo precedente.
Un soldato di Hammerfell di spalle.
Il Nord colse al volo l’occasione e gli si lanciò addosso prendendolo per il collo.
L’arma del Redguard sfuggì dalla mano del proprietario, il quale cadde a terra tramortito, cercando con le mani di togliersi il nemico di dosso.
Jaeger gli sputò negli occhi e, velocemente, raccolse l’arma caduta.
La scimitarra si conficcò nel petto del proprietario, che morì sul colpo.
Il Nord si alzò e raccolse l’arma, vittorioso.
Guardandosi intorno, vide com’era la situazione.
Le file dei Redguard erano spezzate, i mammut mietevano vittime all’interno delle file più interne, i soldati cercavano di fuggire, terrorizzati, venendo però trucidati dalla compagnia di Markarth.
“La battaglia è vinta” si disse trionfante Jaeger, ma, come per smentirlo, un corno suonò.
Il suono si espanse in tutta la piana; il Nord riuscì a capire in fretta che veniva dal declivio dietro di loro.
-I Nove ci proteggano- sussurrò.
 
 
 
   
 
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