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Autore: QWERTYUIOP00    22/07/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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L’esploratore, giunto a cavallo, si fece largo tra le fila dell’esercito, dirigendosi verso la piccola collina innevata sul quale si era posizionato Titus Mede.
Il conte di Kvatch osservava silenzioso il terreno circostante, in direzione nord, verso la città da conquistare, verso il nemico da sconfiggere.
Rodrick si avvicinò al suo fianco e gli disse: -Maestà, l’esploratore è arrivato-
Titus Mede lo fissò per qualche secondo.
-Questa sarà la tua prima battaglia, vero ragazzo?- chiese.
Il Bretone annuì.
-E che battaglia!- esclamò l’Imperiale –La battaglia per il destino dell’Impero. Una di quelle che vengono raccontate nelle ballate. Chissà quanti bardi saranno venuti con l’esercito nord per osservare la battaglia, per cantarne i vincitori, o magari addirittura per combatterla. Trenta mila uomini che lottano fino alla morte sotto le mura di Bruma. Mi chiedo soltanto quanti morti vi saranno, quanti non ce la faranno…-
-Ce la farò- rispose in tono deciso Rodrick fissando il comandante negli occhi.
Quello sorrise.
-Non è la prima volta che combatto qua a Bruma. Questa non è la prima battaglia combattuta in queste montagne- aggiunse tornando a guardare in lontananza –Diciassette anni fa. Sembra ancora ieri. Io ho combattuto tra le fila dell’esercito di Cyrodiil contro le orda dei Daedra. Lì- disse indicando la città –Martin Septim guidò quel piccolo esercito contro i seguaci di Mehrunes Dagon che uscivano dai cancelli dell’Oblivion. Lì l’Eroe di Kvatch era entrato all’interno del Grande Cancello uscendone con una Grande Pietra Sigillo. E mentre io ero lì, mentre sentivo parlare Martin Septim, pensavo: “Questo è l’imperatore di cui ha bisogno Tamriel. Questo è il mio imperatore”.
-Ma le cose sono andate diversamente, l’Impero si è salvato, condannandosi però ad una lenta morte, mentre le province cominciavano a separarsi. Il Dominio Aldmeri, Il Regno di Argonia… poi l’Anno Rosso…
Ma io ancora mi ricordo di quel giorno, mi ricordo delle parole di Martin. Mi ricordo ancora dell’Eroe di Kvatch, anche se è scomparso. Questa…- continuò sfilando la sua katana dorata –era una sua arma. Io ancora li ricordo, e mai li dimenticherò. I tempi bui dell’Impero devono finire oggi. Per sempre-
-Quindi voi avete conosciuto Martin Septim e L’Eroe di Kvatch?- chiese Rodrick.
-Solo visti- rispose Titus Mede, scendendo da cavallo –Ad ogni modo, ecco l’esploratore-
-Maestà- cominciò quello, inginocchiandosi –L’esercito Nord è ancora fermo, nelle montagne, mentre il contingente di Cheydinhall ha aggirato la città, dirigendosi verso sud-
-Farsi circondare sarebbe un pessimo inizio per questa battaglia- commentò grave Re Waylas di Hammerfell –Se avessimo deciso di assediare la Città Imperiale, invece che farci intrappolare tra questi monti non saremmo in questa situazione!-
-Non ci faremo circondare- lo zittì il Conte di Kvatch –ci divideremo. Waylas, ho bisogno che voi e il vostro esercito cingiate d’assedio Bruma, mentre gli uomini di Cyrodiil si occuperanno di quelli di Cheydinhall. Avete capito?-
Il Redguard annuì, aggiungendo: -Sarà un grande onore, maestà- e andò a raccogliere le sue truppe.
-Andel Indarys che prende ordini da un Nord- sbuffò Mede –questa mi è nuova-
-Che cosa intendete dire… maestà?- chiese il Bretone.
-Lo vedremo molto presto- sorrise il Conte di Kvatch, per poi urlare: -Preparatevi a partire! Si va ad uccidere qualche nemico!-
 
 
 
Il contingente dell’esercito di Titus Mede formato dagli uomini di Anvil, Kvatch, Chorrol, Skingrad, Elsweyr e High Rock si muoveva con sorprendente agilità tra le montagne della zona nord di Cyrodiil, mentre davanti ad esso intere squadre di esploratori setacciavano la regione in cerca di tracce dell’esercito di Cheydinhall.
Immersi nella neve, i soldati continuavano ad avanzare, mentre dentro di loro cominciava a montarsi l’euforia per la battaglia imminente.
Rodrick, tra le file della guarnigione di Kvatch, continuava a sfoderare la spada menando in aria fendenti.
“Ci siamo” pensò respirando profondamente “Sta per cominciare”
-Sta tranquillo, Rodrick- lo rassicurò Alexia, di fianco a lui –andrà tutto bene-
Il Bretone annuì sicuro.
-Lo so- rispose –andrà tutto bene- ripeté, come per convincersi.
-Alt!- l’ordine riecheggiò per la valle, ripetuto dai vari ufficiali e comandanti.
Davanti a loro, lungo il crinale di una piccola collinetta, si era formata una fila di cavalieri.
Davanti a loro, spiccava un Dunmer in armatura d’acciaio, che subito indossò l’elmo e sfoderò la spada lunga.
-Formate i ranghi!- sbraitò Mede che, seguito dal reggimento di cavalleria, si pose sul lato sinistro dell’esercito, lasciando il comando dell’avanguardia e dei picchieri a Lazare Milvan, conte di forte Sutch.
-È giunto il momento- si disse Rodrick, tra le file dell’ala destra dello schieramento.
-Buona fortuna- gli sussurrò Alexia.
Il braccio dell’elfo oscuro a comando dell’esercito nemico si protese in avanti e la fila di cavalieri cominciò la carica.
-Arcieri!- gridò Corvus Umbranox.
-Maghi guerrieri!- urlò il re di Daggerfall, a capo dell’esercito di High Rock.
-Fuoco!- ruggì Mede.
La carica di cavalleria, duramente colpita da frecce e dardi infuocati, perse il suo slancio; sempre più soldati cadevano, strisciando per svariati metri, il corpo distrutto, mentre i cavalli proseguivano ignari il loro percorso, andando incontro a morte certa.
Il segnale fu dato; le ali laterali dell’esercito si mossero in avanti, circondando le esigue forze di cavalleria nemiche e quelle di fanteria, rimaste ancora intatte.
La cavalleria guidata da Mede massacrò l’intera ala destra dell’esercito di Cheydinhall.
L’ala della guarnigione di Kvatch caricò senza paura l’esercito nemico.
Dopo aver alzato il bracciò destro, Rodrick scaricò con tutta la sua potenza il colpo sulla testa di un nemico che, grazie all’elmo, rimase soltanto stordito, per poi essere trafitto dal Bretone stesso.
Il ragazzo era euforico.
Guardò negli occhi l’uomo che aveva appena ucciso, provando per un attimo un senso di orribile disgusto.
Come se quello che avesse fatto lo avesse condannato a marcire nel Soul Cairn, come se avesse appena sfidato apertamente i Nove.
Subito dopo, però, quella sensazione fu rimpiazzata da pura frenesia, voglia di farlo ancora, la sensazione che quello non era altro che l’inizio.
“Dunque è questo che provarono quelli che uccisero Llanas, o K’Rahttad? O Servatus?” fu la prima domanda che gli venne in mente.
Per un attimo pensò di poterli capire.
Ma non vi era tempo per pensare, vi era una battaglia in corso.
Subito sfilò la spada dal petto del nemico sconfitto per avventarsi sulla prossima preda.
I soldati di Cheydinhall quasi non rispondevano agli attacchi, erano circondati, le loro fila erano spezzate e la cavalleria nemica faceva strage.
Rodrick mulinò la spada intorno a sé, falciando due soldati nemici, che caddero in ginocchio, e poi a terra, imprecando e supplicando pietà.
Ma dopo mezz’ora di scontri tutto finì improvvisamente, così come era cominciato.
Una freccia saettò tra le fila di cavalieri di Cheydinhall, conficcandosi nel collo di Farwyl Indarys, che guidava l’esercito di Cheydinhall.
Tutti i soldati del suo schieramento si fermarono in una decina di secondi, guardando il loro generale ferito.
Sul campo di battaglia scese il silenzio.
“Che cosa succede, adesso?” si chiese Rodrick, fermandosi anche lui con la spada sospesa in aria.
Dalla collinetta dalla quale era partita la carica suicida comparve una piccola compagnia che sventolava vessilli bianchi, mentre avanzava verso il campo di battaglia.
Alla testa del gruppo, a cavallo, avanzava un Dunmer, che Rodrick identificò come Andel Indarys, che andava incontro al reggimento di cavalleria guidato da Titus Mede, il quale si dirigeva anch’egli verso il conte nemico.
Alla base della collinetta i due gruppi si incontrarono, sotto lo sguardo attento dei due eserciti, in quel momento completamente immobili.
-Che giorno infame per incontrarci, Mede- cominciò amaro Indarys.
-Dovete appellarvi a me come “imperatore”, Indarys- ribatté l’altro, freddo.
-Ah, già- rispose il Dunmer, enfatizzando la frase battendosi il guanto di velluto contro la fronte rugosa –dimenticavo della crescente tendenza dei comandanti a dichiararsi “imperatore”, ultimamente, perdonatemi. Ah, mi chiedo quanto sia disperato Thules, dal dover richiedere l’aiuto di un barbarico Nord promettendogli il trono, le mie congratulazioni, in proposito. Per quanto possa essere disposto, però a stringere i denti e a servire temporaneamente un Nord in attesa che il monarca lo sconfigga una volta completato il suo ruolo, non sono altrettanto disposto a lasciar morire il mio unico figlio erede, nato dalla mia amata Llathasa, per lo scopo-
-Capisco…- assentì il Conte di Kvatch, annuendo e accennando ad un sorriso.
-Perciò…- continuò Indarys –quali sarebbero le condizioni per la resa?-
-La vostra fedeltà e i vostri uomini- rispose seccamente Titus Mede, che già assaporava la vittoria –anche nel prossimo scontro con Thules-
Il Dunmer annuì e, sceso da cavallo, si inginocchiò, prestando giuramento al conte di Kvatch.
-Vostro figlio sarà curato dai miei migliori esperti di Recupero-assicurò Mede, per poi rivolgersi a tutto il suo esercito, urlando: -Ma adesso abbiamo una battaglia da vincere, sotto le mura si Bruma!-
Tutti gli uomini di Cyrodiil, Elsweyr e High Rock presenti nella piana urlarono insieme, acclamando il conte di Kvatch e incitando alla battaglia.
Persino Rodrick si ritrovò ad urlare, con la spada in aria.
 
 
 
Un braccio, dal centro dell’avanguardia dell’esercito si sollevò e, a poco a poco, tutto l’enorme schieramento si fermò lungo il crinale della montagna.
Ai loro piedi, la piana davanti ai cancelli nord di Bruma pullulava di gente; l’enormità del massacro si riusciva a vedere fin da quell’altezza.
Da quel che potevano vedere, l’esercito di Hammerfell era allo sbando, circondato da quello di Skyrim su tre lati, mentre dietro di sé aveva le mura della città, dalle cui sommità i soldati della guarnigione di Bruma lanciavano massi e frecce, mietendo vittime.
Ma ciò che pareva essere il maggior problema, per i Redguard, era la presenza di due mammut che massacravano i soldati di Hammerfell, rompendone le fila.
Rodrick, in prima fila, nell’ala sinistra, inspirò profondamente l’aria gelida, mentre Titus Mede, fatto qualche metro in avanti verso l’inizio del declivio, sopra il suo cavallo, cominciò a percorrere da un estremo all’altro le prime file del suo esercito.
Quando il suo forte braccio sfoderò la katana Akavir dorata che portava sempre, la sua voce potente e autorevole riecheggiò sul crinale.
-I Monti Jerall. Bruma- disse indicando con la katana il suolo innevato, sul quale il suono del trotto del suo cavallo risultava attutito –Molte volte nella storia, il nord di Cyrodiil ha ospitato battaglie colossali. Più volte, da questa regione, gli eserciti nemici tentarono di invadere la nostra preziosa provincia, e tante volte… hanno fallito. E questo giorno non sarà un’eccezione!
-Tra questi monti, la provincia si riunì sotto Reman Cyrodiil e sconfisse gli invasori Akavir, fermandone l’avanzata e fondando il Secondo Impero. Poco più a sud, tra le foreste, Tiber Septim sconfisse gli eserciti di High Rock e Skyrim a Sancre Tor, trovando l’Amuleto dei Re e ponendo le basi per la nascita del Terzo Impero. Qui, diciassette anni fa, a Bruma, Martin Septim e l’Eroe di Kvatch, guidando un esercito che comprendeva uomini di tutta Cyrodiil, sconfissero l’orda di Daedra provenienti dall’Oblivion e salvando la città, e l’intera Tamriel.
-Ed oggi, noi, siamo qui. Chiamati ancora una volta a proteggere la nostra provincia e a imporre una svolta alla storia dell’Impero; oggi noi fermeremo la sua decadenza! Lo salveremo dalle grinfie degli eserciti del nord, e poi marceremo sulla Città Imperiale! L’ultimo baluardo del debole Thules! Oggi, noi, firmiamo la sua condanna e prendiamo in mano le redini dell’Impero, per riportarlo alla gloria! Oggi, noi, vinceremo! Non per la gloria, non per la vendetta. Non per Thules, non per Geimund, non per me. Per l’Impero!-
Detto ciò, senza aspettare una risposta dei suoi soldati al discorso, partì al galoppo, la katana alla mano, lungo il declivio.
Prima lo seguì un urlo.
Poi un esercito.
Tutti gli uomini corsero in avanti, brandendo le armi e urlando, scendendo lungo il fianco della montagna.
Le urla e il suono penetrante dei corni li circondavano, e tutti proseguivano sopra la neve, le gambe che scattavano senza fermarsi o rallentare.
L’euforia dentro di Rodrick non era mai stata così potente, così come la sua voce, che si propagava sopra le altre in quell’enorme grido di guerra, mentre i reparti di cavalleria lo superavano, lanciando l’enorme assalto.
Le prime file dell’esercito Nord cominciarono a girarsi e, nonostante la distanza, il Bretone poteva riconoscere le facce sconvolte, terrorizzate, che  malapena riuscivano a tenere salde le armi, nonostante la loro naturale predisposizione alla guerra e al combattimento.
Loro erano sempre più vicini, la velocità aumentava, l’energia pure.
Era tutto immenso.
Mancava così poco, i picchieri Nord, radunatisi in fretta e furia sul lato nord della piana, cominciavano ad arretrare, mentre i pochi arcieri scoccavano le frecce che erano rimaste, e sempre meno erano i dardi che colpivano un nemico.
La cavalleria di Mede arrivò al contatto; in un brevissimo momento, parve che la terra stessa stesse per spaccarsi, mentre i ranghi dei picchieri si sfaldavano e, dopo aver tentato di riorganizzarsi dopo il passaggio dei cavalli, venivano travolti dalla fanteria nemica, che li schiacciava.
Tre soldati vennero uccisi soltanto da Rodrick in quell’assalto.
Ma l’esercito di Mede non si fermò a quello e continuò ad avanzare rompendo i rigidi ranghi dell’esercito di Skyrim, puntando a ricongiungersi a quello di Hammerfell.
Colto di sorpresa, uno dei due mammut venne travolto da un assalto della cavalleria di Lazare Milvane, la quale, dopo avergli trafitto più volte le zampe pelose, riuscirono a colpire con una freccia un occhio.
L’animale, dopo un breve attimo di follia, durante il quale fece strage sia di uomini Geimund che di Mede, stramazzò al suolo, su un fianco, spirando in mezzo al caos più totale.
Rodrick si fece strada a suon di fendenti, mozzando arti e decapitando soldati che, a guardare le loro facce, parevano già morti.
Dopo vari minuti di sgomento iniziale, alcuni reparti dell’esercito nord cominciarono a riorganizzarsi e a dare una risposta ai violenti assalti dell’esercito di Titus Mede.
Da lontano, si riusciva a intravedere il Re dei Re di Skyrim cavalcare tra i ranghi del suo esercito ruggendo ordini, mentre i suoi guerrieri gridavano insulti ai soldati di Cheydinhall e al loro conte.
Un segnale di Re Geimund e il mammut superstite venne richiamato per lanciare un assalto frontale, mentre attorno ad esso si raggruppavano i soldati di Skyrim.
Quando la carica partì, dopo il tremendo impatto iniziale, l’avanzata dell’esercito di Cyrodiil, Elsweyr e High Rock si fermò, e addirittura la parte centrale dell’esercito si ritrovò ad indietreggiare, travolta dal gigantesco animale.
Le urla si sparsero per tutto il campo di battaglia, venne richiamata la cavalleria, interrompendo il suo avanzamento, e tutti i soldati si concentrarono sul mammut, circondandolo.
I nemici parvero riprendersi d’animo e, richiamati da un anziano ufficiale che brandiva un’ascia, organizzarono un contrattacco contro l’ala sinistra, cogliendo di sorpresa gli uomini di Kvatch.
Rodrick, raccogliendo uno scudo, si riparò dai violenti attacchi dei nemici, che si avventavano contro di lui con rinnovata aggressività.
Poi tutto cambiò un’altra volta.
Un’enorme esplosione di fuoco proveniente dal centro dell’esercito fece tremare la terra; quando Rodrick, dopo aver schivato un fendente e aver finito il nemico con un affondo, si voltò, vide il mammut, circondato da maghi guerrieri bretoni, orribilmente sfigurato e con la pelliccia bruciata, cadere su un fianco dopo un lungo lamento, schiacciando una decina di soldati di entrambi gli schieramenti.
Il contrattacco nord perse slancio e si fermò.
I guerrieri di Skyrim erano scoraggiati ancor più di prima, ormai non vedevano più alcuna speranza di vittoria, compressi tra due eserciti e in inferiorità numerica.
-Per Mede! Per l’Impero!- ruggì Savlian Matius, guidando un contrattacco dall’ala sinistra.
Rodrick lo seguì in quell’assalto, massacrando nemici e mulinando l’arma.
Mai si era sentito più vivo.
   
 
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