2.
Il
cancello che delimitava l’ingresso dell’istituto Lilian appariva solenne e
maestoso, come sempre; era aperto per metà ed oltre questo era possibile
ammirare il grande viale alberato.
Sei lo oltrepassò ed una volta dentro si guardò intorno: di studentesse,
nemmeno l’ombra.
“Probabilmente
saranno tutte nelle classi a seguire le lezioni… sono stata sfortunata”
Con fare rassegnato si diresse nuovamente verso il cancello, per uscire, ma il
suo sguardo cadde sulla statua marmorea di Maria Sama. Si fermò di fronte a
questa e la fissò, sorridendo.
“Cara Maria Sama, vi trovo proprio in forma. Anche io
non me la passo male, sa? Ah e le porto i saluti di Youko Mizuno. Si ricorderà
sicuramente di lei, immagino”
Non riuscì a trattenersi e rise. Quel soliloquio, seppure fosse avvenuto
soltanto nella sua mente, l’aveva divertita.
Si ricompose e tornò a fissare la statua. Dopo qualche secondo alzò la mano
destra e fece un cenno verso questa, a mò di saluto.
“Alla
prossima”
Una volta uscita dal cancello, la ragazza dai capelli biondi tornò ad
interrogarsi su cosa avrebbe potuto fare per trascorrere il tempo. Dopo
ripetuti sbuffi e sguardi interrogativi al cielo nello stile di chi attende una illuminazione improvvisa,
alla fine decise di fare un salto al market lì vicino per comprarsi una
rivista.
Fece qualche passo in direzione del marciapiede opposto e quando fu in procinto
di attraversare, sentì una voce chiamarla alle sue spalle.
“Sei! Sei Satou!”
Si voltò. Davanti al cancello della Lilian, si trovava ora una ragazza alta e
longilinea. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, ma allo stesso
tempo abbastanza definiti; Sei non potè vedere altro, perché l’intero corpo di
quest’ultima era nascosto da un pesante abito nero ed i capelli erano avvolti
in un velo. Si trattava di una suora.
La ragazza dai capelli biondi fece qualche passo verso colei che l’aveva
chiamata e strabuzzò gli occhi.
“Quei lineamenti… una suora…”
Poi si rese conto di chi fosse la persona che aveva davanti.
“Non ci posso credere… Tu… tu sei Shiori?”
La ragazza con l’abito nero annuì. Poi continuò a parlare.
“Mi fa davvero piacere rivederti… ed inoltre ti trovo
davvero bene. Sei venuta anche tu a salutare la statua di Maria Sama?”
Sei ebbe un brivido. Uno di quelli che ti attraversano dai piedi fino alla
punta dei capelli e che ti accelerano il battito cardiaco in modo così forte da
non riuscire a pronunciare neanche una parola. Cercò di calmarsi e di
controllare le sue emozioni, sebbene le sue mani non smettessero di tremare.
“Io… si, ho fatto un salto alla Lilian perché oggi ho
finito presto al lavoro…”
Si bloccò. Non ci riusciva… era più forte di lei.
Tutta quella agitazione interiore non lasciava neanche spazio ai pensieri.
“Ah, ho capito. Lavori qui vicino, dunque?”
Shiori non smetteva di fare domande e la ragazza dai capelli biondi non
riusciva a trovare la forza per rispondere, ma capì che non poteva
continuare in quel modo. Si fece
coraggio e si impose di rilassarsi.
“Si,
il mio ufficio dista pochi isolati da qui. ”
Finalmente
era riuscita a calmarsi; riuscì anche ad accennare ad un sorriso. Si sentì
forte, come se avesse avuto la meglio nella lotta contro le sue emozioni. La
sua mente tornò a formulare pensieri.
“Forse… forse potrei…”
Continuò a parlare.
“Dimmi…
ti va se ci sediamo in un bar a parlare? Potrei offrirti un caffè…”
“No, Sei…”
La ragazza con l’abito scuro la interruppe, poi continuò
“Non
ho molto tempo, purtroppo. Però se vuoi… ecco, c’è quella panchina lì. Se ti va
possiamo sederci e chiacchierare un po’”
Sei annuì ed entrambe si avviarono per raggiungere il posto a sedere.
“Maledizione, maledizione…”
La ragazza con i capelli biondi strinse forte i pugni e digrignò i denti.
“Sono una stupida… sono solo una stupida”
Si pentì di avere fatto quella proposta a Shiori. Si rese conto che,
inconsciamente, era stato come se avesse voluto trattenere la ragazza vestita
di nero, per evitare che fuggisse via da lei; come quando si fa un bel sogno e
ci si augura di non doversi svegliare mai.
“Ma
come mi è venuto in mente? Come ho potuto…”
Davanti a Shiori, Sei non poteva recitare la parte della persona forte ed
invulnerabile: con quella ragazza non c’era alcuna maschera che potesse
reggere. I suoi occhi, così profondi, riuscivano a scavarle nell’anima.
In quel momento,dopo tanti anni, Sei si era trovata senza alcuna barriera,
totalmente esposta alla sua interlocutrice.
Stava rischiando di soffrire. Di nuovo.