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Autore: _only_ hope_    22/07/2016    5 recensioni
[la storia è stata ampliata in data 11.09.2016]
In una piccola cittadina di mare, se si guarda bene, in un parco si trova un anfiteatro.
In cima all'anfiteatro, invece, c'è una piccola caffetteria, gestita da un ragazzo fin troppo paziente.
Aggiungiamoci i clienti abituali: tre vecchietti litigiosi e un po' troppo curiosi, una giovane esasperata, un tassista e una bambina.
Che cosa succede quando compare una ragazza misteriosa?
[la storia partecipa al contest "Il contest delle Regioni", indetto da tatsuei sul Forum di EFP]
[Storia partecipante al contest "La guerra del Raiting", indetto da missredlights sul forum di EFP]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angoletto di Hope-barra-Gio:

questa storia ha subito qualche aggiunta in data 11.09.2016, dopo la consegna dei risultati del contest a cui partecipava.

Per rientrare nel limite massimo di parole aveva subito dei tagli che l'avevano portata a perdere qualcosa anche nella qualità.

Ho riportato tutto all'origine.

Ricordate che un parere sulla storia non può che rendermi felice.

Cronache della caffetteria dell’anfiteatro




Simone spesso si sentiva come se la testa gli stesse per scoppiare, tanto era colma di pettegolezzi e di informazioni che suo malgrado assorbiva come una spugna. A volte gli sembrava di lavorare in un salone di parrucchiere o in un piccolo panificio di paese; era, però, un barista in un parco di una piccola città costiera.

"Ti ho battuto ancora, vecchio galeotto!" il grido festoso dell'anziano Gustavo Crimelli, ex carabiniere e allora senzatetto, risuonò per l'intera distesa erbosa, rimbalzando sui gradini in pietra dell'anfiteatro e arrivando fino all'orchestra che stava provando alcuni metri più in basso, sul palco. Quella sera si sarebbe tenuto un concerto, che il cielo stellato e il mare sullo sfondo avrebbero reso ancora più suggestivo.

"Taci, vecchio ubriacone!" da un tavolino poco lontano le proteste di Louise, la donna delle pulizie che lavorava nell'albergo poco distante, non si fecero attendere, come accadeva sempre. A volte Simone aveva l'impressione che Gustavo e Louise si recassero alla sua caffetteria solo perché speravano di trovare l'altro, al fine di distendere i nervi con una bella litigata.

"Un giorno o l'altro vi bandirò da questo posto!" commentò il barista su gentile invito dei suoi nervi.

"Lo dici da anni, eppure quei due sono ancora qua" borbottò la ragazza seduta al bancone, la quale stava sorseggiando il cappuccino che le avrebbe dato la carica per affrontare la giornata.

"Non mettertici anche tu, Ludo, ti prego" commentò Simone, stanco.

"Io non sto facendo proprio un bel niente" rise lei, per poi saltare giù dall'alto sgabello. "Devo tornare al lavoro: ci vediamo questa sera".

"Meglio che vada anch'io" commentò lo sfidante di Gustavo, recuperando il suo berretto da baseball giallo, che era appoggiato accanto alla scacchiera.

Mentre l'uomo si allontanava, Simone udì l'ex carabiniere sbuffare e pronunciare le stesse parole che pronunciava ogni mattina.

"Io ancora non ci credo che quell'ex galeotto sia un tassista".

L'usuale risposta di Louise giunse subito, forte e chiara. "Solo perché l'hai arrestato trent'anni fa per droga non significa che non si sia ravveduto".

"Tu non lo conosci come lo conosco io".

Simone rise tra sé mentre asciugava un bicchiere e immaginava Ludovica pronunciare ogni loro parola senza parlare e scimmiottare le loro espressioni facciali alla perfezione.

"Sì, sappiamo tutti quanto lo conosci: ce lo racconti sempre" la donna che sedeva al tavolino di Louise fece sentire la sua voce per la prima volta in quella giornata e Simone trovò strano che fosse intervenuta solo in quel momento e non prima.

A poco a poco, mentre il sole si alzava sempre di più nel cielo, anche Louise si avviò verso il suo lavoro, seguita a ruota da Gustavo, che non perse l'occasione per continuare il loro litigio.

Al contrario Camille, l'amica della donna delle pulizie, si avvicinò al bancone e si sedette con l'intenzione di chiacchierare con Simone, che si chiese perché la serie di pettegolezzi mattutina con Louise non le sembrasse mai sufficiente.

"Hai visto la ragazza laggiù?" gli chiese, indicando una giovane seduta a gambe incrociate sul gradone più alto dell'anfiteatro, a pochi metri da un tavolino del bar. Lunghi ricci castani le coprivano il volto, chino su un libro.

"Viene qui ogni giorno da alcune settimane".

"Vedo che stalkeri i miei clienti: mi fa piacere" commentò l'altro, deciso a non darle corda.

"Non ti sembra strana?" continuò la pensionata, ignorando le parole di lui. "Non si è mai vista prima".

"Si sarà trasferita da poco. Oppure è una turista".

"Non ha l'aria da turista: quelli sono chiassosi e si fermano poco. Lei sta zitta nello stesso angolino per ore e ore".

"Controlli anche che cosa ordina?" ribatté il barista, divertito, e non si stupì quando l'altra annuì con vigore.

"Un caffè espresso".

"Non ti sembrerà sospetto anche quello, spero!".

"Ovvio".



"Buongiorno!" l'esclamazione allegra raggiunse le orecchie di Simone a metà mattina: proveniva da una delle musiciste che avrebbero suonato quella sera. All'apparenza era una tipa piuttosto bizzarra: le unghie e i capelli corti erano di colore fucsia, in tinta con la canottiera che copriva in parte i corti jeans strappati. Inoltre, il giorno prima Camille gli aveva fatto notare con una nota pungente nella voce che arrivava a bordo di un cavallo nero.

"Buongiorno" le sorrise lui. "Posso esserti utile?".

"A dirti la verità sì: potrei avere due caffé macchiati, due bottiglie da mezzo litro di acqua frizzante, una Coca Cola, una Fanta e un succo di frutta all'albicocca?".

"Altro?" commentò Louise, sarcastica.

L'altra si illuminò. "Sì! Grazie per avermelo ricordato! Tre lattine di té freddo al limone".

Simone, che aveva recuperato le bibite mano a mano che la ragazza le elencava, posò sul bancone i tre contenitori di metallo.

"Wow, che velocità! Non è che avresti anche qualcosa per portare giù tutta questa roba?".

Il barista notò la pensionata roteare gli occhi, ma la ignorò.

"Ti aiuto io a portarli giù".

Gli occhi color miele della ragazza si illuminarono e le sue labbra pronunciarono a ripetizione parole di gratitudine mentre i loro quattro piedi scendevano i gradoni dell'anfiteatro.

"Sono un disastro questi scalini. Senza contare quanto sono scomodi!"

"Sei mai venuta ad ascoltare qualcosa qui?"

"Tosca" rispose lei, riferendosi all'opera andata in scena due anni prima. "Molto gradevole. Il ricordo più vivido, però, è il dolore al sedere che ho avuto per i successivi due giorni".

"Ti consiglio di portarti due cuscini: fanno miracoli!".

"Credo che seguirò il tuo consiglio, anche perché mi sto facendo tentare dai manifesti di Don Giovanni che sono esposti in bacheca".

"Fai bene a farti tentare: li ho sentiti provare qualche giorno fa e sono tutti davvero bravi".

La ragazza gli fece un sorriso smagliante, poi cominciò a gridare ai colleghi di raggiungerla per darle una mano; solo due di loro, dopo aver sbuffato sonoramente, la raggiunsero di corsa.



"Zio Simo, zio Simo!" una vocina squillante risuonò nel parco non appena due piedini nudi ne varcarono la soglia, ma le trecce more della bambina e i suoi furbi occhietti color castagna comparvero solo qualche minuto dopo, quando il barista li notò spuntare dal tavolo di legno del bancone.

"Buonasera, Signorina".

L'altra rise; era il ritratto del suo nome: Gaia. La bambina era stata adottata alcuni anni prima da Guglielmo, lo sfidante a scacchi di Gustavo. L'uomo in un giorno di neve la aveva trovata seduta sui sedili posteriori del suo taxi. Aveva due anni ed era stata abbandonata. Nonostante il suo passato non aveva mai perso né il sorriso, né la parlantina.

Camille, però, mal sopportava la sua esuberanza:

"Non si addice ad una Signorina della tua età ridere in modo così sguaiato" borbottò immediatamente.

"Camille, stai un po' zitta!" si lamentò Ludovica, abbandonandosi su uno degli sgabelli davanti al bancone.

Simone le sorrise e si voltò per armeggiare con la macchinetta del caffè: un attimo dopo l'altra stava osservando un caffè macchiato con l'immagine di una rosa incisa nella schiuma.

"Grazie, ne avevo proprio bisogno!" disse sorridendo stanca, poi notò l'espressione furente della pensionata alla sua destra. "Suvvia, Camille, ogni tanto bisogna riposare le orecchie".

"Io ho bisogno di parlare: sono pensionata e mio marito è mezzo sordo". A quelle parole Ludovica sbuffò, ma dopo un'occhiata esplicita di Simone si morse la lingua, onde evitare altre risposte cattive.

"Ludo voleva soltanto dire che è stanca e non sa quello che dice". Il barista colse l'occasione al volo per intervenire e, a pace ritrovata, sperò vivamente che non arrivasse Gustavo a rovinarla.

"Sai, Simone, papà mi ha portata a sentire il concerto!" esclamò Gaia, entusiasta, indicando Guglielmo che li stava raggiungendo, e Camille non perse l'occasione per intimarle di rimanere in silenzio durante l'esecuzione musicale.

"Rispetto" concluse: era la sua parola d'ordine durante gli spettacoli; le rivolgeva ad ogni persona che incontrava, soprattutto a chi gettava rifiuti per terra, si sedeva in modo scomposto o la disturbava.

Gaia sa che cos'è il rispetto” borbottò Ludovica, per poi riportare la tazza di caffè alle labbra. “Suo padre gliel'ha insegnato”.

Un ex galeotto? Ma fammi ridere!” esclamò Gustavo, comparendo in quel momento con un sacchetto di plastica in mano. I suoi capelli erano appiattiti sulla testa, unti e sporchi, e nella lunga barba arricciata si intravedevano i resti della cenere di una sigaretta.

Non cominciare...” ribatté Simone precedendo Ludovica, mentre si voltava a cercare gli ingredienti per preparare un toast e contemporaneamente serviva un caffè lungo ad un cliente.

Sennò che fai? Oggi la cena la posso pagare!” esclamò l'altro, sventolando felice una banconota da cinque euro che aveva trovato sul marciapiede.

Sai che è gratis”.

No, insisto, pago!”.

Se Simone ti fa credito tieniti quei soldi: ti serviranno” borbottò Guglielmo, che ben conosceva la vita da senzatetto: prima di essere arrestato e di imparare un mestiere era stato uno sregolato ragazzo di strada.

Non accetto i consigli di un galeotto” ribatté piccato Gustavo, ma ben presto il tassista lo notò con la coda dell'occhio infilare i soldi in tasca.

Camille, tu che sei stata qui tutto il giorno, sai dirmi com'è l'orchestra?” chiese a quel punto il senzatetto cambiando argomento mentre afferrava il suo panino. Nella sua voce si notava l'usuale nota sarcastica, che sottolineava con disprezzo il fatto che la donna avesse del tempo da perdere.

Chiedilo a lei” ribatté l'interessata indicando la giovane riccia seduta a gambe incrociate sul gradino più alto dell'anfiteatro: non leggeva più, ma osservava con interesse i tecnici preparare il palco.

E perché mai?” borbottò Gustavo.

Perché lei, a differenza di me, è rimasta qui tutto il giorno. Simone te lo può confermare” commentò la pensionata, ma il barista era impegnato a donare sorrisi e i suoi migliori cocktail analcolici ad una famiglia di turisti. Il senzatetto, però, sembrò non curarsene, improvvisamente attratto da un altro particolare.

Da tutto il giorno, dici?”.

Tutto. E anche ieri. E tutti i giorni prima da quasi due settimane”.

E che fa tutto il giorno?” chiese Gustavo sorpreso mentre faceva sparire l'ultimo pezzo di toast.

Legge e guarda il mare”.

E se fosse una turista?” commentò Ludovica, riportando tutti con i piedi per terra.

Tu conosci i turisti meglio di tutti noi messi assieme: ti sembra una turista?” osservò retorica la pensionata, portando l'altra a sbuffare e a saltare giù dallo sgabello. Poco dopo i lunghi boccoli biondi della giovane sparirono tra i gradoni dell'anfiteatro assieme alle trecce di Gaia.

Io dico che è qui per spiare Simone” borbottò intanto Gustavo.

Per un'ispezione?” chiese Guglielmo, ingenuo.

Ma no, sciocco: è troppo giovane! Si è innamorata di lui!” esclamò Camille, entusiasta della sua idea. “Potremmo aiutarli organizzando un appuntamento”.

Ma è single Simone?” osservò il tassista dubbioso.

Verifichiamo” commentò il senzatetto. “Ehi, Simone!” gridò.

Il giovane, preso alla sprovvista, rovesciò una tazzina di caffè e si ustionò una mano. Imprecò mentalmente, ricordando a se stesso che Gustavo era pur sempre un cliente e che non poteva trattarlo in modo maleducato, ma per un attimo fu tentato di scappare quando incrociò sei avidi occhi scuri.

Sei single?” esclamò l'ex carabiniere, tranquillo, portando il barista a sbuffare e a frenare le sue mani dall'agire ubbidendo al suo inconscio: e quello sarebbe stato un buon motivo per chiamarlo? Non vedeva che era impegnato? Si limitò a scoccare un'occhiataccia a tutti e tre.

Sì” borbottò infine, secco. Gli sembrò di udire Camille emettere un gridolino esultante.



A mezzanotte, quando le note che fino a qualche minuto prima avevano riempito il parco si erano ormai spente lasciando tutti con un enorme sorriso sul volto, Simone era ancora all’opera: gli ultimi spettatori, che sembrava non avessero alcuna intenzione di tornare a casa, indugiavano sui gradoni a chiacchierare oppure si avvicinavano alla casetta del bar per ordinare qualcosa.

Una signora già su di giri ordinò una birra e lui avrebbe desiderato essere in grado di dire di no ad un cliente, cosa che non gli riusciva mai.

Non preferirebbe per caso un buon succo di frutta? È una serata piuttosto calda ed è una bevanda molto dissetante” tentò, ma l’altra rise in modo esagerato e scosse la testa, rischiando di cadere dallo sgabello su cui era seduta. Un uomo giunse prontamente, la prese per un braccio e la trascinò via, cercando di limitare i danni causati dall’ondeggiare paurosamente di lei.

Perché la gente non si dà mai un limite?” si chiese a voce alta Ludovica, che aveva assistito alla scena con le braccia incrociate sul bancone, la testa appoggiata su di esse e i lunghi e spumeggianti boccoli biondi sparsi sul legno lucidato.

È quello che mi chiedo sempre anch’io” le rispose lui sorridendo. “Ma mi chiedo anche perché tu non te ne torni a casa”.

E io mi chiedo perché tu non abbassi la serranda, invece di aspettare che il parco sia più deserto del Sahara” borbottò l’altra in risposta. “Anche perché domani dobbiamo alzarci presto”.

Ti ho detto di andare” ribatté lui paziente. “Io aspetto almeno che i musicisti escano: saranno affamati e assetati”.

E andranno tutti in pizzeria, snobbandoti” borbottò Ludovica. “Succede sempre così” concluse, affondando nuovamente la testa tra le braccia. Non ribatté neppure alla prima affermazione del barista: sapevano entrambi che lei odiava rientrare a casa da sola quando era buio.

In quel momento una macchia di capelli color fucsia arrivò correndo e la sua proprietaria chiese raggiante qualcosa da bere: non specificò cosa, disse che voleva essere stupita.

Simone rise, mentre Ludovica la fulminò con lo sguardo dopo averla squadrata da capo a piedi. Un attimo dopo un cappuccino con la schiuma dello stesso colore dei capelli della giovane fece la sua comparsa sul bancone e la giovane musicista lo guardò estasiata.

Sei il mio mito!” esclamò rivolta al barista; per un attimo Ludovica pensò che lo avrebbe strangolato abbracciandolo, ma non accadde: ognuno rimase al suo posto. Quasi confortata la bionda ricominciò a dormicchiare, finché il profumo del caffè non risvegliò le sue narici; un occhio si aprì cautamente e notò una tazzina bianca appoggiata accanto al suo viso. Sorrise e alzò la testa, per poi afferrare la bevanda con entrambe le mani: a causa della foga il piccolo “grazie” scavato nella schiuma del caffé shakerato quasi scomparve. La giovane, però, lo notò ugualmente e si ritrovò ad osservare il suo migliore amico, che stava decorando un caffè misto a cioccolata: le spalle erano tese, gli occhi fissi sulla tazzina, le mani ferme.

Successivamente dovette reprimere una risata, perché osservare un barista preparare dei caffé ordinati a mezzanotte era davvero un fatto strano: nonostante tutto, però, si trovavano in una località di mare e la gente non aveva fretta di andare a dormire; la notte era ancora giovane!

La notte era ancora giovane, ma non per lei: Ludovica aveva trascorso l’intera giornata ad accompagnare per le strade e i musei un gruppo di turisti davvero fastidiosi ed era esausta. Simone quasi rimpianse il fatto che dovesse svegliarla: stava dormendo davvero beatamente, il suo sorriso luminoso si intravedeva sotto ai suoi ricci. Cercò di dilatare quanto più possibile i tempi di chiusura, ma all’una fu costretto a batterle una mano sulla spalla nel tentativo di farle aprire gli occhi per riaccompagnarla a casa.

Che succede? È già mattina?”.

No, bella addormentata: è l’una di notte”.

A quelle parole lei si tirò dritta a sedere e si stiracchiò sbadigliando.

È tardissimo!” esclamò incamminandosi verso l’uscita del parco.

Lo so” ribatté lui, correndo per raggiungerla; quando lei si fermò di scatto e si voltò lui le finì addosso e per poco non caddero entrambi.

Facciamo il lungomare?” gli chiese lei ridendo con la lingua tra i denti, mentre gli tendeva una mano per aiutarlo a rialzarsi. “Scusami” commentò quando lui fu di nuovo in piedi.

Sto invecchiando, Ludo, non puoi farmi sempre cadere così!”.

Non lo farò più, promesso!”.

Ti crederò solo quando l’anfiteatro crollerà”.

Ma quel vecchio rudere è più solido della gamba robotica di mio nonno!”.

Ne sono consapevole!” commentò lui correndo via prima che lei afferrasse la battuta e gli corresse dietro minacciandolo di morte.

Corsero aggirando con maggiore o minore successo prima le automobili e poi gli ombrelloni chiusi, finché i loro alluci non toccano l'acqua. A quel punto i due si tolsero le scarpe e cominciarono a camminare fianco a fianco: si udiva solo il rumore dell'acqua, misto alla musica che di tanto in tanto arrivava da un pub nelle vicinanze. Simone e Ludovoca prendevano spesso la via salata per tornare verso la casa che condividevano da ormai cinque anni; con loro viveva anche un'altra ragazza, che però non amava né i concerti né il bar dell'anfiteatro e che quindi non rientrava mai con loro. Molti anni prima, quando lui lavorava al bar in centro e Ludovica frequentava l'università, trascorrevano spesso le serate assieme, chiusi in casa a bere tè e a giocare a carte: questa vecchia abitudine a volte mancava a tutti e tre. La quarta inquilina era arrivata quell'anno: studiava all'università e gli altri tre la incrociavano molto raramente.

Dici che Sandra è già andata a dormire?” chiese Simone dopo aver camminato in silenzio per qualche decina di metri.

Credo che abbia il turno di notte oggi”.

Dopo guardiamo sul frigo” commentò lui in risposta, alludendo al biglietto che indicava gli orari di lavoro di tutti e tre. “Così quantomeno sappiamo quanto rumore possiamo fare quando usciamo domani mattina”.

Ludovica rise brevemente, ricordando le occasioni in cui per non fare rumore si erano mossi in punta di piedi e avevano fatto cadere oggetti fragili oppure erano caduti rovinosamente a terra.

Che c'è?” le chiese prontamente Simone, che non riuscì a trattenere un sorriso comparso di riflesso.

Lei scosse la testa e alzò gli occhi verso il cielo.

Pensavo che ne abbiamo davvero passate tante assieme”.

Già” ribatté lui, calciando l'acqua salata e bagnando tutti e due con gli schizzi.

Non so come farei se dovessi cambiare appartamento: siete la mia famiglia, tu e Ale”.

Succederà, Ludo. Prima o poi qualcuno andrà via perché troverà lavoro altrove o si sposerà. Tu per prima, magari”.

Lei rise. “Io? L'unica che non ha mai avuto un ragazzo in vita sua? Almeno tu e Ale avete portato qualcuno a casa nel corso degli anni”.

Simone alzò le spalle. “Non vuol dir niente: prima o poi qualcuno capirà che ragazza fantastica sei”.

Sei troppo buono” commentò, ma i suoi occhi ridevano luminosi.

Sono solo sincero”.

Si guardarono negli occhi per qualche metro e si sorrisero, finché gli occhi di Ludovica si posarono su un punto indefinito alle spalle di lui, sul mare e si spalancarono, subito seguiti dalle labbra.

Simo, una stella cadente!” esclamò la giovane cominciando a saltellare. “Esprimi un desiderio!”.

L’hai vista tu, non io” commentò lui divertito.

Giusto giusto”. Ludovica si fermò di colpo e scrutò il cielo senza vederlo per qualche secondo, finché non riprese il cammino. A Simone sarebbe piaciuto conoscere il suo desiderio. Lei, però, aveva già voltato pagina.

Sai, una sera potremmo spegnere tutte le luci dell'anfiteatro e organizzare una serata di osservazione delle stelle. Potrebbe diventare un po’ come sulla spiaggia, dove se ne vedono davvero molte. E calcola che qui si trova qualche luce accesa di tanto in tanto”.

Potremmo” acconsentì lui e lei si aprì in un enorme sorriso.

Dici davvero?”.

Sì, domani ne parlo con il gestore del parco: ne sarà entusiasta”.

Grazie, Simo”. Adorava Simone: appoggiava sempre ogni sua idea, indipendentemente dal suo grado di assurdità e di pazzia. Poneva soltanto qualche condizione:

Però ti occupi tu di tutto” aggiunse infatti.

Ovvio. Conosco un sacco di costellazioni, non so se ti ricordi”.

Come dimenticare le serate in terrazza?” ribatté lui, retorico, alludendo alle notti d'estate in cui lui, Alessandra e Ludovica osservavano le stelle sdraiati sulla terrazza del condominio.

Dormivi sempre” borbottò lei, ma senza rancore. “Magari è la volta buona che Ale viene all’anfiteatro”.

Sogna, Ludo”.

Sognare non fa mai male, Simo”.



Che razza di insolenza proterva ha quest’uomo che osa dormire tranquillo mentre la donna che ha offeso non si è ancora vendicata?”.

Le parole pronunciate dalla marchesa de Merteuil riecheggiarono nell’intero parco, deliziando alcuni turisti che visitavano le rovine o che salivano sulla collina che sovrastava tutta la città per ammirare il mare limpido. Alcuni si avvicinarono curiosi ai gradoni dell’anfiteatro, chiedendosi che cosa stesse accadendo, e si fermarono ad osservare la scena rappresentata. Alcuni grazie a questo scoprirono una casetta color cioccolata: la caffetteria di Simone si trovava in cima alla gradinata, a destra, nascosta da qualche albero.

Mi potrebbe preparare due macchiati?” chiese un uomo dopo aver affrontato la dura scalata.

Certamente” rispose il barista sorridendo, grato per quella distrazione; quella mattina, infatti, si stava stranamente annoiando: Camille si era appropriata di un tavolino e stava confabulando assieme a Louise e a Gustavo da tutta la mattina.

Potrei sapere che cosa stanno inscenando?” continuò il cliente non appena gli furono poste due tazzine tra le mani.

Si tratta dell’adattamento teatrale di Le relazioni pericolose. Si tratta di un romanzo epistolare della fine del Settecento, ma non mi chieda l’autore perché ha un nome impossibile”.

Quando lo mettono in scena?”.

Tra due settimane esatte, alcuni giorni dopo Don Giovanni. Se viene la mattina riesce ad assistere anche alle prove di quest’opera”.

Interessante” ribatté l’altro, ma l’espressione del suo viso lasciava trasparire tutt’altra opinione.

Che razza di insolenza proterva ha quest’uomo che osa dormire tranquillo mentre la donna che ha offeso non si è ancora vendicata?”. Questa battuta risuonò nuovamente nell’aria, pronunciata con più enfasi, e per la prima volta nella giornata Camille fece sentire la sua voce.

Sante parole!” esclamò.

Un uomo dorme proprio per non sentire le lamentele delle donne!” commentò Gustavo, e subito le due donne che sedevano al suo tavolo lo fulminarono con lo sguardo.

Mai rimandare la vendetta di una donna: sembra che le acque si siano calmate, ma la volta dopo farà soffrire le pene dell’Inferno” osservò Simone, conquistandosi un’occhiata di approvazione da parte di Louise.

Mica stupido, il ragazzo” constatò invece Camille.

Imparo molto trascorrendo tutto il giorno assieme a voi. Senza contare che vivo con tre donne, tra cui Ludovica!”.

Tre? Lei è pazzo!” la voce di un giovane lo raggiunse e lui gli rivolse un grande sorriso.

Caffè?” gli chiese, ignorando la sua provocazione.

Sì, grazie: le lezioni di recupero mi stanno distruggendo”.

Niente di meglio di un buon caffè per riprendersi” commentò Simone quando posizionò la tazzina bianca sul bancone.

Concordo: non mi sono arrampicato fin quassù per niente, sa? La mia ragazza ha detto che Lei fa miracoli” commentò, per poi portare il bordo bianco alle labbra. “Che strano caffè! Però è buono!” esclamò.

Che cosa ci hai messo dentro questa volta, di grazia? Non lo avvelenerai mica?”.

No, Ludo, non ti preoccupare” ribatté Simone con tono fintamente esasperato.

E se fosse allergico a qualcosa?”.

Questo te lo riconosco” commentò l'altro, mentre il ragazzo interveniva.

Nessuna allergia!” esclamò allegro. “Ma mi interesserebbe sapere che cosa c’è dentro”.

Caffè, cacao e un pizzico di cannella”.

Figo! Tornerò di sicuro!” esclamò, lasciando un euro sul bancone; un attimo dopo era già scomparso.

Come fai ad azzeccare sempre i gusti dei clienti?” esclamò Ludovica, che non si stancava mai di porre quella domanda, ben sapendo quale sarebbe stata la risposta.

Li ascolto e li osservo” rispose lui. “Ma questo già lo sai. Quanto dura la tua ora d’aria?”.

Più o meno dieci minuti” rispose Ludovica alla schiena di lui.

Allora mangia” commentò Simone poco dopo, appoggiando sul bancone un cappuccino con l’immagine di un viso felice e un toast, prima di scomparire per servire alcuni turisti seduti ad un tavolo poco lontano.

Fu in quel momento che Ludovica notò Camille, Louise e Gustavo seduti lontani dal bancone, nascosti dai rami di un albero.

Questo è il tavolo delle coppiette felici, non lo sapevate?” esclamò allegra quando giunse dietro di loro. Tutti e tre sussultarono e la giovane notò con la coda dell’occhio alcuni fogli sparire sotto il tavolo.

Ludovica, ci hai fatto prendere un colpo!” esclamò Louise con una mano sul cuore.

Io invece mi stavo chiedendo che cosa state combinando: è strano che voi due stiate chiacchierando amabilmente con Gustavo” osservò indicando prima le une e poi l’altro.

Affermazione veritiera, ma è per una nobile causa” ribatté tranquillo il senzatetto.

E quale sarebbe questa nobile causa, di grazia?”.

Top-secret” le rispose Louise, facendo segno di chiudersi le labbra con una cerniera.

E potrei saperne il motivo?”.

Sei troppo chiacchierona”.

Io? Ma sentite da che pulpito viene la predica!”.

Camille sottolineò la sua noncuranza con un gesto della mano e con la stessa mano fece poi gentilmente segno a Ludovica di levare le tende. La giovane aveva un diavolo per capello quando ritornò sul suo sgabello: odiava quando la gente le nascondeva qualcosa!

Che succede?” le chiese subito Simone.

Stanno confabulando alle nostre spalle!” rispose lei esasperata. “Mi hanno cacciata!” concluse indignata.

Lasciali perdere: non ne vale la pena”.

È una questione di principio!” borbottò Ludovica mentre addentava l’ultimo pezzo del suo toast.

Ne devo dedurre che ti aspetto qui per cena?”. Lei, però, non lo udì neppure: era già andata via.

Simone sospirò: l’ultima cosa che voleva era che scoppiasse una guerra nello spazio della sua caffetteria.



Ed in Spagna son già milletré! Milletré!”.

Don Giovanni stava elencando le sue amanti sul palco dell'anfiteatro alle sette del mattino successivo e, accompagnati dalle sue note, Louise, Camille e Gustavo stavano ancora confabulando al tavolino delle coppie. Ludovica la sera prima non era riuscita a carpir loro alcuna informazione, in quanto era arrivata quando i tre erano già scomparsi. In quel momento li stava osservando con occhi di fuoco.

Lasciali perdere, Ludo” la ammoniva Simone ogni volta che arrivava nelle vicinanze del suo sgabello. Facile a dirsi: quella mattina, seppur fosse molto presto, il giovane era già molto indaffarato e lei non aveva nessuno con cui intrattenersi, dato che i suoi usuali interlocutori la ignoravano. Ludovica si guardò intorno alla ricerca di qualcuno con cui conversare: notò soltanto la musicista che aveva suonato due sere prima, quella con gli orrendi capelli fucsia, che quella mattina era arrivata a bordo di un cavallo; era davvero strana. Alcuni minuti prima, però, Ludovica si era divertita a vederla saltellare felice quando Simone le aveva servito un cappuccino con la schiuma color fucsia.

Decise di ignorarla e passò ai clienti successivi: li scartò tutti finché i suoi occhi non si posarono sulla ragazza riccia che sedeva a gambe incrociate sul gradino più in alto dell'anfiteatro e stava leggendo un libro. Un po' per curiosità e un po' per ripicca nei confronti di Camille, Ludovica si incamminò in quella direzione e si sedette accanto a lei. Quella alzò gli occhi dal suo pesante volume e la osservò incuriosita: nessuno si avvicinava mai a lei, ad eccezione del barista.

Li vedi quelli lì?” si sentì chiedere e seguendo il dito indice della giovane che le aveva posto la domanda notò tre anziani, gli stessi che di solito chiacchieravano assieme alla bionda e a Simone. Annuì, così l'altra proseguì il suo monologo. “Sono dei pazzi che stanno architettando qualcosa, ma non mi vogliono dire nulla”.

Vuoi che ti aiuti a scoprire che cosa fanno?” le chiese con una nota divertita nella voce.

No, non voglio metterti nei guai” sbuffò l'altra, dondolando i piedi contro la pietra fredda. “Si sta bene qua sotto” osservò poi. “Ecco perché stai sempre così lontana dalla casetta”.

Vedo che sei una buona osservatrice” rise la lettrice non più solitaria. “Sono Marta” continuò allungando una mano, che l'altra strinse.

Ludovica” ribatté. “Hai suscitato molta curiosità nei vecchietti, sai?”.

Ne sono consapevole: vi sento distintamente”.

La guida turistica rise. “Oh bella! Potresti venire a dirglielo!”.

Non riuscirei mai ad avvicinarmi ad una persona a caso e ad attaccare bottone come hai fatto tu adesso. Anche se mi piacerebbe”.

Non è poi così difficile”.

Non lo è se si ha un bel carattere come il tuo”.

Ludovica arrossì lievemente: non era abituata a ricevere dei complimenti, soprattutto non da sconosciuti. “Tu riesci a fare complimenti a caldo, invece: io non ci riesco”.

Marta sorrise. “Se le persone fossero capaci di farsi i complimenti che pensano ci sarebbero più amore e meno violenza”.

Sei saggia”.

Visto? Non è poi così difficile!” esclamò l'altra entusiasta.



Il mattino dopo sulle note di una nuova aria di Don Giovanni Camille si avvicinò a Ludovica, che sedeva al suo solito sgabello a sorseggiare l'usuale cappuccino del buongiorno.

Buongiorno!” salutò la pensionata, allegra.

Buongiorno” ribatté l'altra, atona: era ancora arrabbiata per essere stata esclusa.

Come stai, cara?”.

Vieni al dunque, Camille”.

Ti ho vista parlare con la ragazza del libro”.

Immaginavo”.

Potresti presentarmela?”.

Così la sottoporrai ad un terzo grado? Assolutamente no” commentò Ludovica, risoluta.

Bene!” sbuffò l'altra, per poi allontanarsi con aria scocciata.

Ci riprovò Guglielmo quella sera, accompagnato dalla figlia.

Ciao, Ludovica!”.

La giovane fissò prima l'uno e poi l'altra con fare sospettoso.

No” sentenziò infine.

No cosa?” replicò Gaia ridendo.

Sapete a che cosa mi riferisco” sospirò la giovane indicando Marta.

Mi hanno solo chiesto che tu la porti qui al bancone. Per piacere” sussurrò il tassista a mani giunte: probabilmente era stato ricattato.

Ludovica sbuffò e fece cenno a Gaia di seguirla. “Andiamo”.

Un attimo dopo la bambina aveva già fatto amicizia con Marta e l'aveva convinta a seguire lei e la guida turistica con la scusa di presentarle il suo papà. Ludovica alzò gli occhi al cielo: quella piccoletta trascorreva troppo tempo con Louise e Camille.

Le due donne, Guglielmo e Gustavo le aspettavano al varco, ma si presentarono in modo educato, senza essere invadenti: la guida turistica cominciava a convincersi del fatto che in fondo volevano solo conoscere la lettrice solitaria, non avevano architettato alcun piano malefico.

Oh, guarda chi si degna di fare un saluto! Posso esservi utile?”.

Ci prepareresti quei tuoi caffè strani? Quelli che piacciono tanto alla gente?” esclamò Louise, entusiasta. Ludovica la guardò male, insospettendosi: da buona tradizionalista qual era la donna non ordinava mai un caffè fuori dal comune.

Cinque tazzine si posarono sul legno assieme ad un bicchiere colmo di tè freddo al mirtillo, il preferito di Gaia.

Camille ignorò prontamente la sua bevanda, spingendola da un lato con faccia quasi schifata e richiamò l'attenzione del barista.

Simone, che cosa hai messo nel caffè della Signorina?”.

Zucchero a velo, zenzero e un pizzico di sale” rispose lui prontamente: sembrava che preparasse quel caffè da anni.

Hai scelto bene: la Signorina sta apprezzando”.

Azzeccato al primo colpo” confermò Marta, ignara del fatto che Camille non stesse ponendo quelle domande in modo casuale. Simone sorrise, ricordando il primo caffè che le aveva preparato. Il primo che aveva preparato.

Magari è la tua anima gemella” buttò lì Gustavo, stanco di quell'inutile botta e risposta; le reazioni furono piuttosto comiche: Gaia scoppiò a ridere mentre Louise e Camille lo guardarono indignate. Marta, intanto, aveva sputato la metà della sua bevanda sulla maglietta rossa di Simone, il quale era arrossito di colpo e stava fissando Ludovica, che fece una faccia da Te l'avevo detto nonostante volesse solo scoppiare a piangere.



Potevi dircelo subito che era tua cugina!” la mattina dopo le note di Don Giovanni non erano udite da Camille, che la sera prima era uscita a passo di marcia dal parco dell'anfiteatro senza neppure salutare e che in quel momento stava puntando un dito contro il petto di Simone, quasi sperasse che si tramutasse in una pistola e lo colpisse mortalmente.

Il barista sorrise e posò accanto a lei il caffè della concordia, che recava parole di scuse sulla schiuma.

Non mi hai mai interpellato”.

La vecchia ha ragione!” ribatté il senzatetto, impegnato in una partita a scacchi poco lontano.

Non chiamarla vecchia, sudicio vagabondo!” lo rimbeccò Louise.

Io la chiamo come mi pare!”.

Simone sorrise e notò Ludovica seduta sul primo gradone dell'anfiteatro a chiacchierare animatamente con Marta con le mani a mezz'aria e gli occhi luminosi: lei, a differenza degli altri quattro, aveva preso piuttosto bene la notizia.

I loro occhi si incrociarono quando lei alzò la testa per osservare con rimprovero i tre anziani litigiosi; si compresero al volo: tutto era tornato alla normalità, ma non sapevano se esserne felici oppure no.

  
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