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Autore: nikidon92    23/07/2016    1 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia prima fanfiction! il protagonista è il mio adorato Lip, con l'ingresso di un nuovo personaggio. la storia comincia dal secondo anno di università di Lip. Ci sono un po' di variazioni rispetto alla serie originale e avvenimenti che in realtà non sono presenti nella serie. In più è presente un leggerissimo Cross over, giusto per rendere la storia un po' più interessante... Detto questo, vi auguro buona lettura!
p.s.: sono ben accetti consigli e opinioni positive e negative ^-^ ciau!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bea

Aprii gli occhi svegliata da una fioca luce proveniente dalla finestra semiaperta. Ripensai improvvisamente a dove mi trovavo e a cosa era successo la sera precedente. Avevo dei ricordi molto vaghi e la testa che martellava pesantemente ma una cosa la ricordavo: Lip. Mi voltai e lui era lì che dormiva. Era davvero bello con quei ricci scombinati e l'aria da angioletto, istintivamente gli feci una carezza, poi cercando di non fare rumore uscii dalla stanza. Il dormitorio era ancora silenzioso ma sapevo che nel giro di un'ora si sarebbe scatenato l'inferno in quei corridoi. Mi affrettai: andai in camera mia, dopo una doccia veloce mi vestii al volo, andai a prendere due caffè e tornai alla stanza di Lip. Appoggiai il caffè sul tavolo e gli lasciai un biglietto,  sicuramente ci saremmo visti più tardi. Passai il tempo che rimaneva all'inizio delle lezioni sul prato davanti la biblioteca, rivedendo i programmi e gli orari delle lezioni che avevo deciso di frequentare. Mi sembrava così strano stare così lontano da Sacramento, non ero abituata ad uscire con due magliette e un maglione addosso nello stesso momento, mi sentivo ingombrante, più di quanto non mi ritenessi normalmente. Pensare a quella casa vuota, le finestre chiuse, la tv spenta… la mia vita senza lui chissà che piega avrebbe preso. Ero a chilometri di distanza, convinta che proprio la distanza mi avrebbe aiutato a dimenticare, a ricominciare e invece me ne stavo impalata sotto un albero a piangere per tutto quello che era successo, per tutto quello in cui mi ero ritrovata pur non avendolo chiesto. D'altronde chi avrebbe chiesto quello che mi era capitato? Nel giro di un anno  mi ero ritrovata catapultata in un orribile film. Una voce interruppe i miei pensieri
-E questo cosa è?- alzai lo sguardo sulla figura in piedi davanti a me
-Un biglietto per ringraziarti, non volevo svegliarti- Lip si sedette di fianco a me continuando a guardarmi
-E pensi che basterà così poco?- lo guardai non sapendo se stesse scherzando oppure no -che ne dici di offrirmi il pranzo?-
-Scusa, ma tu che vuoi da me?- mi alzai e presi lo zaino
-Niente, solo pranzare con te. Pensavo volessi compagnia
-Non ho bisogno della tua compagnia, so cavarmela benissimo da sola
-Non lo metto in dubbio, ma…
-Lasciami stare, okay?- non ero abituata a così tante attenzioni da parte di ragazzi e di solito quando ero al centro della loro attenzione era perché si prendevano gioco di me. Incomincia a dirigermi verso l'aula della prima lezione
-Ma che ti prende? Sei sempre così strana? Volevo solo essere gentile- mi aveva raggiunta io continuavo a camminare il più velocemente possibile -Ti vuoi fermare? Smettila di scappare!-


Lip

Mi trovai di nuovo costretto a fermarla. Non volevo comportarmi così, ma non mi lasciava altra scelta.
-E da cosa starei scappando? Da te? Dilla la verità! Hai trovato quella a cui rifilare i tuoi stupidi giochetti, quella da prendere in giro durante l'anno insieme ai tuoi amichetti. E pensi che io ci caschi? Ne ho conosciuto tanti come te e non ho voglia di ripetere l'esperienza- la vidi andare via senza riuscire a dire una parola. Pensava che fossi davvero quel tipo di persona? Sì, okay, magari in alcuni momenti e con certe persone avrei potuto esserlo, ma non con lei. Lei più mi evitava più mi andava di conoscerla, di sapere la sua storia. Entrai nell'aula di fisica e trovai posto nelle ultime file. Una lezione più noiosa di quella non poteva esistere. Scappai alla fine della prima ora e mi accesi una sigaretta. Possibile che la mia mente non pensasse altro se non lei? Stavo diventando ridicolo! Passò davanti a me la ragazza che mi ero lasciato scappare la scorsa notte e avevo deciso che avrei recuperato il tempo perduto-Hey! Ti va di venire nella mia stanza?- la ragazza mi squadrò e poi mi seguì.  Amavo il college!

Mezz'ora dopo ero di nuovo in giro per i corridoi, ero riuscito a rilassarmi e avevo messo a fuoco cosa mi stesse succedendo negli ultimi giorni e avevo capito che era assurdoprendersela per una che nemmeno conoscevo, era meglio lasciar perdere. La giornata proseguì in una noia mortale tra studio, lavoro e sigarette. Telefonai a casa: Fiona era a lavoro, almeno così diceva Debbs, Liam dormiva e Carl guardava la tv… per fortuna tutto nella normalità.

Bea

Erano passate tre settimane dal mio arrivo a Chicago e ancora non avevo stretto amicizia con nessuno, a parte la mia compagna di stanza: una ragazza strana, molto estroversa; ascoltava musica praticamente tutto il giorno e in qualsiasi momento la incontrassi aveva sempre il sorriso stampato sulla faccia… A volte era irritante con tutta quella felicità, o magari la mia era solo invidia. Lip lo vedevo di rado, quando potevo evitarlo lo facevo, quando era inevitabile cambiare strada ci scambiavamo un semplice "ciao" per educazione. Il mio cellulare non smetteva di squillare e io puntualmente facevo finta di non sentire, tanto sapevo già che dall'altra parte del telefono c'era sempre la stessa persona.
Erano quasi le due di notte e io non ero riuscita a prendere sonno: il materasso scomodo e i vicini di stanza con la musica a tutto volume non aiutavano. Il cellulare aveva squillato tutto il pomeriggio e non avevo studiato nulla… Mi alzai e andai a fare un giro per prendere una boccata d'aria. Mi stirai sul prato, respirai profondamente cercando di svuotare la mente
-Sei viva?- quella dannatissima voce. Avevo cercato di evitarla per tutto il tempo, da quando ero partita da Sacramento -Sai che non puoi evitarmi-  non volevo discuterne adesso, non avevo voglia di affrontarlo
-Vaffanculo Jane- mi alzai in piedi. Volevo andarmene, ma lui me lo impedì piazzandosi davanti a me. Aveva sempre la stessa aria da sbruffone
-Devi affrontarmi
-Ma cosa dovrei dirti! In che modo dovrei affrontarti? Dovrei picchiarti? Urlarti contro? Come dovrei affrontare l'uomo che ha ucciso mio padre?- avevo alzato il tono della voce
-Tuo padre era un assassino, Bea. Ha ucciso tante di quelle persone che abbiamo perso il conto!
-Non ti dava il diritto di ucciderlo! Non hai niente di diverso da lui!
-Non paragonarmi a quel mostro!
-Sei peggio!
-Stai attenta a quello che dici
-Perché? Mi ucciderai?
-Se fossi stato tuo padre avrei potuto farlo… Era pazzo- non riuscivo più a trattenermi gli saltai addosso e incominciai a dargli pugni sul viso. Urlavo e piangevo e tiravo pugni e urlavo.
-Mio padre mi amava! Era un ottimo padre!- Cercava di proteggersi, di bloccarmi, invano; non mi riconoscevo, non avevo mai fatto qualcosa del genere ma più mi accorgevo di quanto fosse assurda quella situazione più non riuscivo a fermarmi. Lui aveva ucciso mio padre ed era l'unica cosa su cui non riuscivo a darmi pace. Qualcuno da dietro mi bloccò le braccia
-Hey, calmati Tyson!- riconobbi la voce, l'unica familiare in quel posto lontano da casa
-Lasciami! Lasciami andare!- finii seduta per terra, con le sue braccia che cercavano di trattenermi. Dopo alcuni minuti la rabbia passò, le urla se ne andarono e rimasero solo le lacrime. Patrick si alzò e andò via dicendo che sarebbe tornato quando mi fossi calmata. Restammo io e lui, seduti sul prato: io in lacrime e lui in imbarazzo.
-Scusami.. Io… io non so che mi è preso
-Beh… quel tizio ti ha fatto incazzare
-Ti prego, lasciami sola
-Sei sicura che è quello che vuoi?- mi girai per guardarlo, sembrava preoccupato… Forse avevo sbagliato a trattarlo male, a stargli lontano
-No…- senza pensarci mi appoggiai alla sua spalla e continuai a piangere. Essere così fragile davanti a qualcuno che non conoscevo mi infastidiva ma allo stesso tempo era liberatorio, era passato troppo tempo dall'ultima volta che mi ero lasciata andare in quel modo.
Non sapevo quanto tempo fosse passato, mi accorsi solo di essere esausta e mi addormentai senza volerlo.

Mi svegliai avvolta in una coperta e con l'odore di erba bagnata sotto il naso. Avevo la schiena a pezzi e gli occhi mi bruciavano
-Ben svegliata- un bicchiere di caffè fumante ciondolava davanti i miei occhi. Mi sedetti e lo presi
-Grazie
-Figurati…Non sapevo facessi pugilato- lo guardai malissimo -Scusa, pessima battuta
-Mi dispiace per ciò che hai visto ieri, non è un buon periodo per me- mi fissava con i suoi occhi azzurri e per la prima volta mi accorsi di quanto fosse bello, nonostante il carattere da stronzetto.
-Credo che tu abbia bisogno di una serata diversa, una pausa da questo posto
-Cosa hai in mente?
-Una festa in stile Gallagher! Stasera torni a casa con me- mi tese la mano, io la afferrai e mi alzai dal prato umido
-Intendi casa tua?
-Sì. Ti divertirai!- disse euforico, io ero incredula di fronte ad una proposta che non mi sarei mai immaginata
-Sei sicuro che sia una buona idea?
-Tranquilla! Fidati! Sarà una serata indimenticabile!- il suo sorriso mi convinse definitivamente
-Okay, se lo dici tu, va bene! 

   
 
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