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Autore: Erina91    23/07/2016    5 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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She is my Girlfriend




Erano già al secondo hotel, ma non vi era traccia di Erina.
Soma stava iniziando a perdere le speranze e aveva paura di non arrivare in tempo prima che lei firmasse il contratto matrimoniale.
Non riusciva a prestare attenzione ai discorsi dei suoi amici, poiché aveva in testa solo il salvataggio di Erina.
Se l'avesse persa per sempre non se lo sarebbe mai perdonato, le aveva praticamente giurato che l'avrebbe salvata; peccato che per ora la sua missione non stava andando in porto e avevano solo un ultimo hotel da visitare. Se non fosse stata lì come avrebbe fatto?
Nemmeno le conoscenze di Alice potevano più aiutarli, se anche l'ultimo tentativo fosse fallito miseramente.
I suoi amici non riuscivano ad infondergli speranza perché anche per loro era l'ultimo disperato tentativo.
Takumi, che aveva sempre parole di incoraggiamento per lui, nell'ultima ora aveva deciso di optare per il silenzio e così anche Hisako e Alice.
Sperava che l'ultimo hotel fosse quello giusto e, come se non bastasse, erano rimasti bloccati nel traffico e il tempo si faceva sempre più minimo.
Avvertiva a malapena i chiassosi clacson delle macchine attorno a loro sfogare la frustrazione a causa del blocco e i motori sgommare ogni volta che le auto si muovevano di qualche metro. Come lui, anche le altre persone avevano fretta di raggiungere le loro destinazioni.
Così non andava bene, se l'intoppo non si fosse districato un po' non sarebbero arrivati in tempo e anche l'ultima speranza sarebbe svanita come il resto delle sue aspettative sul rapporto con Erina. Non poteva assolutamente permetterlo. Doveva salvarla al più presto.
-così non va bene..- cominiciò irritata Alice -..se la situazione non si sblocca non riusciremo a fermare in tempo le follie di mia cugina.-
-vedi di non alterare la tensione, Alice, siamo già abbastanza in ansia.- la riprese Hisako.
Soma non riusciva a spiccicare parola, la sua testa era impegnata_per quanto poteva_ad elaborare un'alternativa valida e fattibile, prima che la situazione degenerasse.
Uscire dall'auto e correre verso l'hotel visto che distava a 10km da dove erano loro?
Scosse la testa: era impossibile perché anche con tutte le prestazioni atletiche del mondo era difficile percorrere 10km di corsa e arrivare in tempo. Sarebbe svenuto prima.
Scendere dalla macchina e andare a prendere la metropolitana?
Scosse la testa ancora una volta: la stazione della metro da prendere era da tutt'altra parte e non sarebbe in ogni caso arrivato in tempo prima della firma.
Rifletté ancora. Chiedere all'autista di violare la legge stradale e fare sorpassi azzardati?
Rifiutò anche l'ennesima opzione: era troppo pericoloso, non era da solo nella macchina e non poteva mettere a rischio anche gli altri.
Era inutile. Più ci pensava, più non trovava alternative.
Si guardò attorno frenetico, preoccupato, impulsivo e finalmente trovò la sua risposta:
-scusi autista, accosti qui.- ordinò ghignando.
I suoi amici lo fissarono perplesso. -cos'hai in mente, amico?- chiese Takumi.
-noleggerò uno scouter. Guardate là, il noleggio si trova proprio davanti a noi.-
Indicò il negozio che affittava motorini e biciclette, sorridendo soddisfatto.
-è troppo pericoloso, Yukihira, non lo sai nemmeno guidare.- protestò Hisako, contrariata.
Takumi la fermò per un braccio. -Soma lo sa guidare.- la rassicurò sorridendo.
-come fai ad avere il patentino? Non è mica facile alla nostra età.- intervenne Alice.
-ce l'ho perché mio padre spesso non c'era alla tavola calda, per lavoro, e la maggior parte dei giorni dovevo procurarmi ingredienti per conto mio.
Usare sempre la metro o andare a piedi era diventato un fastidio, così ho preso il patentino.- raccontò allegro.
-d'accordo allora.- riprese Alice, -autista.. lo lasci qui. Noi lo raggiungiamo con calma.-
L'uomo annuì e accostò verso il marciapiede.
-sei sicuro di sapere la strada?- domandò per sicurezza, Hisako.
Soma annuì alzando il pollice. -sicurissimo. Conosco abbastanza la zona.-
-usando lo scouter ti sarà più facile evitare il traffico.- sorrise Takumi.
-allora coraggio!- Hisako gli diede una spintarella e uscì dalla macchina.
-ti aspetteremo fuori dal “Tokyo Millenium Hotel”.- decretò Alice.
-mi raccomando Soma, non lasciartela scappare.- gli strizzò l'occhiolino Takumi.
Ryou aveva la braccia incrociate e gli occhi chiusi, appena sentì chiudere l'anta della macchina aprì quello sinistro e prima che Soma se ne andasse gli lanciò con esso un'occhiata silenziosa ma significativa. Non si era pronunciato, ma sapeva che anche lui voleva che salvasse Erina perché per la sua Alice era molto importante.
Quello sguardo minatorio era stato un avvertimento. Adesso la salvezza di Erina era solamente nelle sue mani.
-grazie ragazzi!- esclamò riconoscente, -ci vediamo più tardi.-
Detto questo, corse nella direzione del noleggio per affittare una scouter.

In effetti, superando le auto in coda, Soma era riuscito a raggiungere in tempo l'hotel dove sperava di trovare Erina.
Era la sua ultima possibilità e l'unica cosa da fare era credere in un miracolo che avrebbe reso felici entrambi.
Sospirò stancamente, parcheggiato il motorino, si tolse il casco scuotendo le ciocche rosse per darsi una sistemata.
Il palazzo dell'hotel era enorme ed elegante, sfarzoso, nuovo di zecca, proprio conforme al ricercato stile Nakiri.
Era cerchiato da vetrate luminose e infatti da fuori si osservava discretamente i suoi interni.
Era ovviamente di lusso, tutto in nero metallizzato, sembrava più un edificio creato per lavori d'affari piuttosto che un hotel a 5 stelle.
Era moderno, dall'impronta occidentale, e ogni pavimento accompagnato da maestosi tappeti neri con il nome dell'hotel inciso sopra e conseguenti stelle.
L'entrata possedeva una porta girevole così trasparente da far invidia, per non parlare dell'hall che vantava di banconi lucidi ed estremamente scicchettosi creati in marmo scuro. E ora dove sarebbe andato per trovarla?
Sicuramente, se avesse chiesto alla hall, non avrebbero fornito un informazione così privata soprattutto se riguardava una famiglia rinomata come i Nakiri.
Aveva notato che in cima all'alto palazzo c'era una terrazza e suppose che il pranzo si sarebbe svolto là, così cercò di superare la sicurezza sperando di passare inosservato.
Quando stava per salire le scale, però, uno della sicurezza lo bloccò per una spalla:
-dove stai andando ragazzino? Non sembri un cliente dell'hotel.-
Soma ridacchiò nervoso e cercò di trovare una giustificazione per essere lì:
-in effetti non sono un cliente dell'hotel.- ammise sinceramente, intanto che rfiletteva su come riuscire ad arrivare in cima alla terrazza da Erina.
Nel frattempo il tempo a sua disposizione si accorciava e se non usciva da quella critica situazione non l'avrebbe salvata e tale pensiero lo agitava.
Ad un certo punto ebbe un'illuminazione:
-posso parlare con il responsabile dell'hotel? Soprattutto con il capo chef.-
L'uomo assottigliò gli occhi confuso e lasciò la sua spalla. -perché..?-
- a dire il vero sono qui per comunicare qualcosa al capo cuoco.-
-come mai un ragazzino della tua età conosce il nostro capo cuoco?-
-oh.. si sbaglia.- si grattò la nuca ridanciano -non conosco il vostro capo chef, sono qui per conto di mio padre. Quindi, potrei parlare con il responsabile dell'albergo?-
-d'accordo. Vieni pure.- lo superò.
L'uomo lo trascinò dentro allo studio del proprietario dell'albergo che, dopo aver sentito il nome Joichiro Saiba, lo portò dritto dal capo cuoco.

Il capo chef era un'uomo di mezza età, barbuto, in carne e dalle guance paffute.
Aveva l'aria abbastanza amichevole e affettuosa. Sembrava gentile.
-devo parlare di una questione privata con lei, sig.capo chef. Vuole un mio documento per accertarsi di chi sono?-
L'uomo sorrise. -certo che no. È ovvio che sei figlio di Saiba, sembri lui in miniatura.-
Soma ridacchiò soddisfatto e anche il capo dell'hotel se ne andò tranquillo, lasciandoli soli.

-allora Soma-kun, cosa porta Saiba a riferirmi un messaggio dal figlio?-
Soma lo portò da parte, in un angolo della cucina e si alzò sulle punte per bisbigliare qualcosa all'orecchio “cicciotto” dell'uomo:
-sono davvero il figlio di Joichiro Saiba, può credermi, ma non è lui che mi manda qui. Era una scusa. La prego mi aiuti.- si chinò rispettoso.
L'uomo sgranò gli occhi e si fece serio. -in questo caso sarà un problema aiutarti.-
-lo faccia come ringraziamento per i lavori svolti da mio padre qui. Le assicuro che, se succedesse qualcosa, il mio vecchio troverà in modo di aiutarla. Per favore.-
-mi sembri molto disperato, ragazzo. Deve trattarsi di una cosa seria.- constatò.
-d'accordo allora. Dimmi tutto. Saiba è una brava persona e mi sembra che anche del figlio mi posso fidare. Cercherò di fare quello che posso per aiutarti.-
-la ringrazio davvero.- sorrise sollevato. -la prego, mi faccia salire in cima alla terrazza dell'hotel.
È pieno di guardie e mi è impossibile farlo se vengo bloccato di continuo e non ho più molto tempo. Per favore.-
-ma..- iniziò l'uomo poco convinto -..in cima si sta svolgendo un colloquio importante e a meno non sia un motivo serio sarà dura interromperlo. Perché vuoi andare lassù?-
Soma abbassò la testa. -devo salvare una persona. È importante che lo faccia.-
L'uomo si portò una mano sul mento. -ok..- infine disse, -se la situazione è questa vedrò di farti arrivare in cima. Non voglio responsabiltà, però.- puntualizzò.
-non le avrà. Si fidi di mio padre e anche di Senzaemon Nakiri.-
Appena udì il nome del preside, l'uomo sgranò gli occhi sorpreso:
-c'entra anche il capo famiglia Nakiri?-
Soma annuì. A quel punto l'uomo si sentì più sicuro di agire. -seguimi.- asserì risoluto.
-grazie davvero.- sorrise ancora Soma.
Era felice. Era confortato. L'aveva finalmente trovata e presto sarebbe stato da lei.
Avrebbe fatto in tempo. Era ottimista.

 
 
****


Due ore prima..
Si sedettero sulle poltrone di quella terrazza, talmente comode da assopirla. Peccato che la situazione in cui si trovava non le permetteva di rilassarsi, tutt'altro.
Il ghigno maligno di suo padre solcava le labbra con vittoriosa e sadica felicità, seduto composto accanto al padre del suo promesso sposo. Vicino a lei Kyo Yamamori.
-è tanto che non ci vediamo mia adorata figlia.- commentò il viscido uomo. -devo dire che mi sei mancata.- aggiunse falsamente paterno e affettuoso.
Lei non rispose, troppo impegnata ad ascoltare i tremiti del suo corpo.
-buongiorno padre.- sussurrò trovando il coraggio di salutarlo solo qualche secondo dopo.
-mi dici solo questo? È anni che non ti vedo. Sei cresciuta. Raccontami qualcosa.-
Non era veramente interessato alla sua vita, cercava solo di fare bella figura davanti al suo contraente e questo Erina non riusciva a sopportarlo. Lo detestava.
-Nakiri-san..- si intromise il padre dell'altro ragazzo -è davvero così tanto che non vede sua figlia?-
-già. Ho avuto molto lavoro da fare. Adesso è mio padre che ha l'affidamento di Erina.-
Era bugiardo. Stava mentendo spudoratamente. Nessuno sapeva i motivi per cui erano dieci anni che non si vedevano e per mantenere una certa presenza, per avere il rispetto delle persone che frequentava, non poteva certo dire come stavano veramente le cose tra loro.
-capisco.- affermò l'altro uomo. Azami adottò un sorriso di circostanza, scarsamente magnanimo.
-bene. Perché non presentiamo i nostri figli adesso?-
-hai ragione. Siamo qui per questo.- il padre di Kyo portò lo sguardo verso il figlio, -forza Kyo, presentati.-
Il giovane ragazzo le passò la mano sorridendo.
Aveva capelli castani e sbarazzini, occhi verde smeraldo, un viso dai lineamenti fini e femminili, non tanto alto, ma un bel fisico. Pareva educato nei modi.
Era un bel ragazzo, indubbiamente, doveva considerare che alla fine era stata fortunata in quel senso. Tuttavia, non era Yukihira.
Nessuno poteva rimpiazzarlo. In particolare i suoi forti sentimenti per lui.
Distratta, disinteressata, strinse gentilmente la mano di Kyo:
-piacere mio, Erina Nakiri.-

Il pranzo cominciò senza altri discorsi di troppo e di questo ne fu sollevata.
-il contratto lo firmeremo con calma, a pranzo terminato.- esordì suo padre, mezz'ora dopo.
Non aveva affatto fame, a maggior ragione dopo aver sentito la sue parole compiaciute mentre tirò in “ballo” il discorso sul contratto che avrebbe firmato a breve.
Se metteva in bocca qualcosa avrebbe rigettato tutto da quanto aveva lo stomaco chiuso e sottosopra.
Cercò di mangiare il minimo indispensabile per evitare figuracce.

Ed eccola lì, appunto, pronta per andare in contro al suo programmato futuro e pochi minuti prima di firmare il contratto.
La nausea e il mal di testa a rendere le trattative più complesse.
Di fronte a suo padre, che nemmeno dopo dieci anni era cambiato come persona e fisicamente: pallido, sibillino e criptico; capelli così tanto gellati_per farli stare giù_ da sembrare unti e scuri come la pece, così come i suoi occhi gelidi e meschini da metterle i brividi. Neri come pozzi senza fine, incomprensibili, perfidi, agghiaccianti.
Il naso acquilino e acuto come pochi. Odiava suo padre. Era tremendo ed era rimasto tale anche dopo gli anni passati.
Sempre vestito in nero, capi di marca, elegante e subdolo. Pragmatico e assolutamente spaventoso.
“L'uomo in nero”, come lo definiva la sua esperta di makeap che anche quel giorno si era occupata della sua acconciatura e del trucco, dell'abbigliamento per quel pranzo che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Aveva paura di quell'uomo. Sapeva di essere sbiancata dopo essersi trovata suo padre sotto gli occhi.
Le iridi lucide, i muscoli irrigiditi a causa della tensione, la fronte aggrottata e la testa che pulsava fastidiosamente.
La voglia di fuggire via, sempre più vicina a mettere la sua firma su quel contratto, di scappare lontano da quella infinita tortura.
L'insistente desiderio di essere stretta dalle braccia protettive di Yukihira. Di posare i polpastrelli sul suo volto, carezzarlo con dolcezza, di farlo sui suoi capelli.
Di baciarlo senza interruzioni e libera di poterlo fare. Di sentire il suo calore capace di tranquillizzarla.
Perché era lì e non da lui? Perché era così ostinata?
Sapeva cosa stava perdendo, eppure.. non riusciva a ribellarsi alla sua famiglia.
Quanto amava Yukihira? Davvero ne valeva la pena sacrificare tutto?
Era ovvio che non aveva mai amato nessuno come lui. Come poteva sperare, un giorno, di innamorarsi di Kyo Yamamori se ripensava a come aveva distrutto quello che c'era stato tra lei e Yukihira senza provare nemmeno a combattere per proteggere il loro indiscutibile legame. Ecco cosa voleva: voleva essere salvata da Yukihira.
Ogni suo scontro mentale, ogni momento nel quale aveva ragionato su cosa sarebbe stato meglio fare per la sua famiglia e soprattutto per suo nonno, per lei stessa, era sempre stato sovrastato dai sentimenti di Yukihira per lei, ora reciproci. Li metteva comunque al primo posto e anche se si imponeva di non farlo, questo perché dentro di lei voleva stare con Yukihira. Voleva rinunciare alla sua famglia per lui. Voleva uscire dal “guscio di tartaruga” con cui si era protetta per anni, consapevole che il suo futuro non poteva essere scelto da lei: la sua famiglia in qualsiasi caso le avrebbe impedito di essere felice per colpa dei suoi doveri in “gioco” da generazioni.
Nessuno della famgilia Nakiri si era scelto il futuro per conto proprio, nemmeno sua madre, era sempre stato scritto fin dall'inizio e andare contro le priorità gerarchiche era una vera violazione. Una guerriglia che avrebbe acceso rivalità e odio.
Era davvero così? 
Veramente se sceglieva di vivere con Yukihira sarebbe finita in maniera disastrosa?
Fin dall'inizio aveva creduto a tali parole, ma ultimamente_in particolare dopo aver ascoltato quello che sua cugina, Hisako e in special modo Yukihira_credeva che fossero solo delle rigide imposizioni che ormai, di questi tempi, non avevano più senso. Non lo pensava solo perché le persone vicino a lei glielo avevano fatto notare, era lei che si sentiva cambiata o meglio ancora.. che voleva cambiare, che credeva di meritarsi di essere in felice con la persona che amava.
Solo adesso, proprio mentre era di fronte a suo padre e al suo futuro marito, costretta a firmare un contratto che l'avrebbe segnata per sempre mettendole limiti non indifferenti, stava realizzando quello che aveva cercato di negare per adempiere ai suoi compiti e soprattutto ora che aveva già detto “addio” a Yukihira scegliendo il cammino più facile e meno rischioso in fatto di conseguenze, e che avesse calmato le acque tra i piani alti.
Dunque, aveva veramente fatto la scelta sbagliata? Sapeva la risposta ed era affermativa.
Cercò di trattenere le lacrime, poiché non poteva scoppiare a piangere davanti a suo padre che sicuramente l'avrebbe schernita di fronte al Sig.Yamamori e a Kyo stesso.
Non poteva semplicemente umiliarsi in questo modo mostrandosi una debole.
Alla fine non poteva davvero scappare e non perché non voleva, ma perché Azami gli avrebbe impedito la fuga in qualsiasi violenta maniera. Era la fine.
Il volto sorridente di Yukihira stava iniziando a sfumarsi dentro la sua testa.
Lui si faceva sempre più lontano lasciandole un spazio mentale bianco e silenzioso, vuoto, così come la sua schiena sorretta dalle larghe spalle l'abbandonava pian piano.
Nonostante lui le aveva detto che l'avrebbe protetta e salvata ad ogni costo, in quel momento riusciva a ragionare solamente da pessimista.
In fondo l'aveva respinto per settimane per il solito motivo, come poteva pretendere che dopotutto lui non si arrendesse?
Comprendeva se aveva deciso di rinunciare, qualsiasi essere umano si sarebbe stancato di lei e della sua indecisione cronica.
Però lui era Yukihira, giusto? E lui non era un umano qualunque: aveva una determinazione, una perseveranza e un coraggio che lei aveva invidiato fin dall'inizio.
L'avrebbe salvata? L'avrebbe portata via da suo padre?
Sì, voleva essere salvata da lui. Doveva fidarsi dei sentimenti di Yukihira per lei e specialmente doveva credere in ciò che provava lei indipendentemente dalla sua famiglia e da suo padre. Doveva solo resistere qualche altro minuto, pazientare, doveva credere nelle scelte e nelle parole di Yukihira. No.. voleva farlo.
Non era questione di dovere, era per la prima volta una sua scelta. Una scelta sincera e dettata dal cuore. La decisione più sensata.
Se si fosse affidata un'ultima volta a lui non sarebbe successo nulla, giusto?
Doveva semplicemente.. farlo.
Azami interruppe i suoi pensieri rincuorati dalla presenza spirituale di Yukihira, dopo di che tirò fuori il foglio del contratto che i due ragazzi dovevano firmare.
Dov'era finito Yukihira? Perché ci metteva così tanto?
Il padre di Kyo passò loro una penna e il primo ad afferrarla fu il suo futuro marito.
Dove sei Yukihira?
Ogni secondo che vedeva scorrere la mano decisa di Kyo e notava visibilmente l'espressione appagata di Azami, il pensiero di Soma raggiungeva la sua mente.
Presto. Sbrigati. Yukihira verrai, vero?
Si ripeteva. Il ragazzo passò il foglio già firmato ad Erina e le sorrise.
A che punto sei? Perché non arrivi?
Allora era davvero stata una scema a credere in lui.
La sua mano curata e tremante avvicinò il foglio con le dita smaltate e cercò di portarlo sotto di lei il più lentamente possibile, in maniera da prendere tempo.
-tutto apposto, Erina? Ti vedo distratta.- appunto affermò suo padre, incrementando l'ansia a dismisura.
Lei scosse la testa silenziosa.
Dimmi che ci sei quasi, Yukihira.
Pensò ancora. Kyo le passò anche la penna con cui aveva firmato.
A Erina quei secondi in cui si svolsero tutti quei passaggi sembrarono eternamente lunghi, finché non fu costretta a prendere in mano la penna o altrimenti suo padre avrebbe sospettato. Strinse con forza la biro, più che poteva, avvicinando la punta al foglio, con adagio, bloccandosi ogni tanto prima di posarla del tutto sul foglio.
Sopra di lei, in piedi, l'uomo che aspettava che il contratto fosse stipulato. Il testimone.
-tutto bene, signorina?- chiese proprio quest'ultimo.
Ti prego arriva. Ti prego salvami.
-sì, tutto bene.- cercò di rispondere sbrigativa.
Per favore, Yukihira, dimmi che ti trovi dietro di me.
Stava sudando freddo. Le mancava il respiro e presto sarebbe svenuta a causa dell'abbassamento di pressione.
Ormai la punta aveva raggiunto il foglio e la firma stava per essere messa.
Proprio prima che potesse procedere con la scritta, una mano grande che lei riconobbe subito per quanto volte l'aveva toccata, la fermò per il polso e la penna le cadde.
Era veramente arrivato con il suo solito tempismo.
Il cuore iniziò a batterle a mille. L'ansia che aveva raggiunto la bocca dello stomaco e stava per esplodere in un pianto distruttivo, sembrò scendere con delicatezza come una carezza leggera e così bramata che l'angoscia che l'aveva avvolta nelle ultime due ore sparì di colpo.
Azami, il padre di Kyo, Kyo stesso.. tutti erano rimasti a bocca aperta alla comparsa di Yukihira.
Anche il resto dei commensali erano stati distratti dalla confusione al loro tavolo.
Lei ancora non riusciva a crederci, ma il tepore della mano di Yukihira non poteva essere la sua immaginazione.
-che stai facendo Nakiri? Non dovresti tradirmi, sai?-
Le parole che disse confermarono solo che lui era reale. Era venuto davvero.
Non lo guardò in viso perché troppo imbarazzata, ma sapeva che sorrideva. Lo poteva avvertire dal tono sinfonico, premuroso e dolce che aveva usato mentre le parlava e oltrettutto ignorava con astuta indifferenza il resto delle persone attorno a quel tavolo.


 
 
****


Azami, superato il momento di spiazzamento generale, si alzò di scatto dalla poltrona e batté con violenza la mano sul tavolo facendolo traballare:
-e tu chi saresti?- recitò spinoso, cercando di mantenere la calma. -chi ti ha dato il permesso di interrompere questo incontro così importante? Le guardie dove sono?-
Soma portò finalmente lo sguardo sul padre di Erina. -..e così tu saresti Azami Nakiri.-
Né Kyo né suo padre ci stavano capendo più nulla e passavano da lui al sig.Nakiri in uno spaesamento che faceva quasi ridere da quanto era spassoso.
-Erina.. chi è questo ragazzo?- chiese seccato alla figlia, altamente deluso da lei.
Lei non rispose distogliendo lo sguardo.
-lei è la mia ragazza, ovviamente.- rispose lui, sorridendo strafottente.
Azami sgranò gli occhi. Il Sig.Yamamori e Kyo strabuzzarono le iridi confusi.
Erina avvampò vergognosa e nascose il volto guardando il foglio ancora senza firma.
-cosa significa questo, Azami? Avevamo un patto.- provò a dire il sig.Yamamori.
-non preoccuparti Yamamori. Rispetterò sicuramente il nostro patto appena avrò finito con questo ragazzino invadente.- lo fissò rabbioso.
-senta..- si grattò la nuca, Soma, in un'espressione impertinente -..non è piacevole quando vieni a sapere che la tua ragazza andrà ad un incontro arranggiato, non crede?-
Azami era allibito e Erina non riuscì a trattenere un sorrisino delizioso.
-chi sei tu, moccioso, per pensare di rivolgerti in maniera tanto impertinente ad un Nakiri?-
-mi chiamo Soma Yukihira o se preferisce.. Saiba Soma.- gli offrì la mano, che chiaramente fu evitata come la peste.
Al cognome Saiba, Azami sussultò scioccato.
-sei il figlio di Joichiro Saiba.- constatò aspro, poco dopo.
-conosce mio padre?-
-lo conosco: andavamo entrambi all'accademia Tootsuki. Io l'ho sempre visto come un rivale e lo ammiravo, nello stesso tempo lo odiavo perché gli riusciva tutto facile ed era sempre un passo avanti a me e anche ora quello che provo per lui non è cambiato. Non avrai mia figlia, dunque.-
Erina abbassò la testa amareggiata.
-evidentemente, sig.Nakiri, non sono stato abbastanza chiaro con lei: non voglio che Erina incontri altri ragazzi e soprattutto che sia vincolata ad un uomo che non ama.-
L'espressione disinvolta, determinata e un “tantino” arrogante di Yukihira mise in difficoltà il portamento gelido di Azami e lo fece sentire inadeguato di fronte alle altre persone. Di conseguenza anche il sig.Yamamori si alzò dalla poltrona e lanciò un'occhiata infastidita al figlio:
-Kyo.. penso che qui abbiamo finito. Andiamocene.-
-aspetta Yamamori!- cercò di fermarlo Azami, disperato.
L'uomo lo fissò irritato:
-non sei affidabile, Azami. Io e mio figlio abbiamo chiuso per sempre i rapporti con i Nakiri.-
L'uomo tentò ancora di fermarlo, ma Yamamori non sembrava convincersi delle "buone" intenzioni del padre di Erina.
In poco tempo rimasero solo lui, Erina e suo padre a quel tavolo.

-me la pagherai moccioso!- esplose iracondo, -non avrai Erina. Lei sposerà il figlio di Yamamori, come stabilito, tu non potrai impedirlo.
Te e tuo padre siete proprio identici, entrambi una spina nel fianco. Non potrai vincere contro il potere Nakiri.-
Soma ghignò genuino. -non mi pare che il sig.Yamamori sia più d'accordo a trattare con lei, quindi lasci stare.-
-riuscirò a riconquistare la fiducia di Yamamori appena mi sarò liberato di te.- lo minacciò.
-non posso permetterglielo. Mi dispiace.- replicò lui tranquillo, -ho intenzione di sposare sua figlia in futuro.- annunciò con aria spaventosamente sincera.
Erina non credeva alle sue orecchie. Non riusciva a credere che Soma aveva detto che era intenzionato a sposarla in futuro e arrossì vistosamente, fin sopra la testa.
L'uomo scoppiò a ridere in una risata sarcastica e malvagia. -e come pensi di fare? Credi che te lo lascerò fare, Yukihira-kun?-
-non è questo quello che vuole la famiglia Nakiri? Un matrimonio sicuro?-
-non hai proprio capito nulla delle tradizioni Nakiri, allora.- constatò Azami sprezzante. -non è un matrimonio sicuro che vogliamo, è un unione d'affari che possa permettere alle nostre origini nobili di portare avanti la dinastia. Tu, come inutile campagnolo quale sei, non potrai mai portare ricchezza ai Nakiri.-
Lui abbassò la testa seccato da quelle parole:
-..e i sentimenti non contano?- sbottò incisivo. -è questo che non posso accettare.- proseguì:
-non è giusto che non si possa avere la padronanza della nostre vite e il diritto di scegliere cosa farne e quali obiettivi raggiungere, oppure stare con chi desideriamo. 
È questa mentalità conservatrice e piatta che non sopporto, soprattutto se anche la persona che amo è sotto quest'influenza sbagliata e ne subisce le ripercussioni.-
-Erina è sempre stata devota agli ideali della sua famiglia.-
-questo perché non le avete mai dato la possibilità di emanciparsi.- ribatté lui infastidito. -ha sempre fatto tutto quello che la sua famiglia voleva per cercare di essere accettata da essa, ma adesso non sarà più così e sicuramente troverò il modo di stare con lei e farvi capire quanto è sbagliato il vostro modo di pensare.-
-va bene, marmocchio irritante, visto quanto sei ottuso e così ostinato ci sfideremo in uno shokugeki!- dichiarò l'uomo, fissandolo ostile:
-se vinco io lascerai stare Erina per sempre, chiudendo completamente i contatti con lei. Se sarei tu a farlo, invece, allora lei potrà fare quello che vuole.-
Soma si aprì in un espressione emozionata e infuocata, decisa:
-stavo per proporle esattamente la stessa cosa.- confessò sogghignando.
Sentì a malapena Erina bloccarlo nell'intento di impedirgli di fare una pazzia, ma lui le sorrise rassicurante e lei non poté che avere fiducia in lui.
Se non accettava, tra l'altro, non ci sarebbe stato niente da fare per la loro relazione. -accetto lo shokugeki sig.Nakiri.-
Avrebbe vinto a tutti i costi. Pur di salvarla da quell'atroce destino avrebbe sacrificato tutto. Lui amava tantissimo Nakiri.
Neanche un shokugeki poteva imperdirgli di raggiungere il suo obiettivo, anzi.. proprio perché era così convinto e travolto dai sentmenti per lei non c'era verso che perdesse contro un uomo che l'amore non sapeva nemmeno cos'era.
Qualsiasi piatto avessero deciso di fare avrebbe sconvolto e meravigliato qualsiasi assaggiatore perché per nulla al mondo avrebbe rinunciato a lei.
Lo shokugeki era la loro unica possibilità, ma di fatto era anche una speranza: se avesse vinto non avrebbe solo salvato la loro relazione, anche Erina stessa.
-affare fatto, dunque.- ribadì l'uomo, soddisfatto.
-a quando lo shokugeki?- domandò Soma.
-prima si fa meglio è.- affermò il sig.Nakiri, -domani stesso direi.-
Erina sobbalzò: troppo presto. Era davvero troppo presto. Era terrorizzata.
Soma la vide in difficoltà e le mise una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
-d'accordo. Vada per domani.- acconsentì dopo.

Ci fu un attimo di pausa in cui le guardie del corpo di Erina si portarono attorno alla ragazza vedendo che Azami si stava avvicinando più del dovuto a lei.
-cala le guardie Erina.- ordinò l'uomo piatto, -per oggi vado.-
Lanciò un'ultima occhiata falsamente affettuosa alla figlia e una penetrante a lui.
-ci vediamo domani, Yukihira-kun, a 12.00 in punto nel salone della Tootsuki.-
-non perderò sig.Nakiri.- precisò eccitato, Soma.

Detto questo, rimasero soli lui e Nakiri.
Lei non aveva detto una parola, quando si alzò dalla sedia è ordinò alle guardie:
-lasciatemi sola con Yukihira, mio padre non tornerà fino a domani.-
Gli uomini annuirono e si allontanarono.
Lui e Erina scesero le scale che portavano alla terrazza, in silenzio, quando ad un tratto lei lo fermò per la manica della maglietta trascinandolo in uno sgabuzzino a caso rimasto aperto per sbaglio. La porta si chiuse e rimasero al buio.
Era abbastanza grande per essere un ripostiglio delle attrezzature per pulire la Hall e le scale in marmo.
Soma era stupito e non si aspettava un gesto simile.
-perché mi hai portato qui dentro? Vuoi fare una scappatella?- fece scherzoso.
-sta zitto, maniaco!- ribatté lei imbarazzata.
-solo.. mi vergognavo a fare questo in mezzo a tutti.- ammise timida, avvolgendo le braccia attorno al corpo di Yukihira per abbracciarlo stretto.
-sei venuto davvero, alla fine.- borbottò dopo.
-certo che l'ho fatto.- rispose lui con ovvietà, stringendola a sua volta portando il naso fra le sue ciocche bionde per inspirare il suo profumo.
-alla fine ti sei fidata davvero di me.- aggiunse con il volto tra i suoi capelli.
-non potevo fare altrimenti.- confessò lei, insicura.
-invece mi hai fatto capire che avevo ragione a pensare che non era quello che volevi.-
-l'avevi già capito, in ogni caso.- farfugliò impacciata.
Lui ridacchiò divertito e dopo averla tenuta stretta ancora qualche minuto disse:
-fuori c'è qualcuno che ti aspetta.- sorrise. -andiamo?-
Lei annuì e di soppiatto uscirono dallo sgabuzzino.
Fortunamente nessuno si accorse di niente e riuscirono ad arrivare dagli altri senza eventuali interruzioni.

Lei fu accolta a braccia aperte dal resto dei suoi amici e non riusciva a credere che fossero stati tutti preoccupati per lei perché non era abituata a quelle amichevoli attenzioni. Le guance si fecero teneramente rosate per l'emozione che provò nel vederli felici per lei. Quell'atmosfera calda e affettuosa le piaceva, doveva ammetterlo.
Anche Soma sembrava contento di vederla così inserita e finalmente non più distaccata e solitaria, o almeno.. non come lo era mesi fa.
Quell'atteggiamento altezzoso in qualche modo ce l'aveva sempre, ma Soma l'aveva trovato piacevole e grazioso fin dall'inizio.
I ragazzi chiesero loro com'era andata a finire e Soma, visto che Erina ancora non era in grado, inizò a raccontare i punti essenziali sotto gli occhi della ragazza.
-..comunque, dovrò fare uno shokugeki con il sig.Nakiri domani a 12.00.- terminò pacato.
Gli altri rimasero sbigottiti da quelle parole e per attimo non seppero cosa rispondere.
-non ce la farai Yukihira.- affermò per prima, Hisako.
Erina le lanciò un'occhiata di rimprovero, ma non parlò.
-stai tranquilla, Arato, Yukihira-kun ce la farà.- si unì Alice ottimista.
Anche Takumi portò una mano, gentile, dietro la schiena della sua ragazza e le sorrise:
-i sentimenti sinceri di Soma vinceranno contro il sig.Nakiri.-
-esatto.- alzò il pollice Yukihira, -non perderò di certo. Sono a un passo dalla vittoria.-
Sorrise dolcemente ad Erina e afferrò le sue dita, che lentamente lei strinse portando gli occhi a terra imbarazzata.
Ryou nascose un ghigno compiaciuto.
-siete proprio degli inesperti piccioncini.- commentò maliziosa Alice.
-cosa te lo fa credere, cuginetta?- cinguettò Erina, offesa. Soma ridacchiò divertito.
-perché arrossisci come una candida verginella.- ridacchiò provocatoria l'altra, stuzzicandola.
-Alice!- protestò oltraggiata Hisako. -sei senza pudore!-
-guarda che non è vero!- replicò Erina acida, -arrossirei in ogni caso. È una reazione naturale.- portò gli occhi altrove.
Alice ridacchiò ancora. -deduco che hai già sfruttato il mio completino sexy, quindi?-
A quel punto anche Soma si portò una mano dietro la nuca e arrossì pure lui.
Takumi si accorse di quella reazione e si meravigliò:
-è successo sul serio..?-
-direi che è meglio andare.- sviò il discorso Soma, divertito dalla conversazione imbarazzante in cui erano entrati.
Takumi lo rincorse e lo fermò per la spalla costringendolo a voltarsi:
-maledetto traditore! Non mi avevi detto niente!-
Soma scoppiò a ridere per la sua eccessiva reazione:
-non ne ho avuto il tempo e poi perché dovrei farlo?-
-voglio sapere. Non ho esperienza.- spiegò Aldini, vergognoso. -sai.. con Hisako..-
Intanto il gruppo di ragazze si era allontanato, sconvolte dalla discussione.
-..magari un'altra volta, Takumi.- gli fece una pacca sulla spalla, interrompendo quello che stava per dirgli. -promesso.- ripeté.
-ho capito, sei tutto per Nakiri stasera.-
Soma non rispose e sorrise solare: avrebbe vinto quello shokugeki, ma stasera voleva davvero stare con Nakiri.
Era arrivato alla moto. -mi ero completamente dimenticato di aver noleggiato uno scouter.- ridacchiò fra sé e sé.
-noi torniamo in limousine.- annunciò Alice, -tu con chi vuoi andare, cuginetta?-
Erina esitò un po' prima di rispondere e lui decise per lei:
-accompagno Erina con lo scouter. Sei d'accordo?- la guardò sorridendo.

Quando furono rimasti soli, lei parlò:
-come fai ad essere così naturale e tranquillo con loro? A te non sembra cambiato niente.-
-beh, perché per me è naturale avere questo atteggiamento disinvolto con la mia ragazza.- rispose lui allegro, -in fondo abbiamo abbastanza confidenza.-
-sei davvero assurdo, Yukihira.-
-che fai, dunque, sali?- le strizzò l'occhiolino, ignorando le sue perplessità.
-sei sicuro di saper guidare uno scouter?- chiese lei insicura.
-sicuro. L'ho guidato molto dopo aver preso il patentino.-
Lei sospirò e salì dietro di lui. -è la prima volta che salgo sopra uno scouter.-
Lui ridacchiò. -pensavo che, con tutto quello che la tua famiglia possiede, per te non fosse una novità.-
-guarda che non è che abbia poi tante esperienze al di fuori delle ville di mio nonno.
Sono sempre stata protetta e seguita dalle guardie, scortata dagli autisti etc etc..-


 
 
****


-va bene. Ti credo.-
Cercò le sue mani e le suggerì prendendole e portandole attorno ai suoi fianchi:
-dovresti arreggerti alla mia schiena, Erina.- la invitò gentile.
-non sono una bambina. L'avevo capito.-
La stava chiamando per nome e pian piano si stava abituando anche a quella confidenza.
Lui sorrise e lei avvolse le braccia attorno ai suoi fianchi, come lui le aveva spiegato, stringendolo.
Essere di nuovo a stretto contatto fu piacevole per ambedue e Erina non poteva immaginare che andare in motorino fosse tanto apprezzabile.
Probabilmente era perché stava abbracciando Soma e rilassata appoggiò la fronte dietro la sua schiena lasciando che il vento creato dallo sfrecciare dello scouter le scuotesse i capelli che sembravano circondare il corpo del ragazzo da quanto erano lunghi, anche se in parte coperti dal casco. Le era davvero mancato.

Dopo aver riportato lo scouter dove Soma l'aveva noleggiato, davanti c'era una delle macchine di suo nonno ad aspettarli, sicuramente mandata da Alice per prenderli.
Nel breve tragitto furono accompagnati davanti alla Tootsuki e lei ringraziò l'autista.
Davanti all'immenso cancello sapeva che si sarebbero divisi per andare ognuno nelle proprie camere: lei nel dormitorio di lusso e lui al dormitorio stella.
Se doveva essere sincera con se stessa, non aveva molta voglia di dormire lontano da lui.
Magari sarebbe passata per depravata, ma gli era mancato troppo per rinunciarci nuovamente.
Forse doveva cominciare ad essere più sciolta anche lei; in fondo, proprio come lui le aveva fatto notare, erano già andati a letto insieme e avevano una discreta confidenza in quel senso. Sicuramente Yukihira era il ragazzo con cui aveva più confidenza e questo non poteva negarlo.
Non aveva idea di come comportarsi da fidanzata, ma forse era più facile di quello che pensava e doveva seguire l'istinto come lui già faceva nei suoi confronti.
Perché farsi problemi?

-Yukihira..- quindi iniziò timida, gli occhi rivolti alle scarpe che indossava.
-dimmi Nakiri.- la incoraggiò lui, guardandola teneramente.
-beh, ecco..- si vergognava, ma doveva farcela perché era quello che voleva. -..posso dormire con te al dormitorio stella, stanotte?- concluse in un flebile sussurro.
Lui le fece una carezza lungo il braccio minuto, delicata, fino a raggiungere le dita delle sue mani e sfiorarle con leggerezza.
-certo che puoi.-
A lei si illuminò il viso per la risposta positiva.
-ovviamente se non ti disturba che non saremo soli nel dormitorio.- soggiunse lui ilare.
-non importa.- finalmente alzò gli occhi verso Yukihira e abbozzò un sorriso.
-comunque in camera saremo soli.- puntualizzò quest'ultimo, ridacchiando.
Lei diventò paonazza. -non importa comunque. Non sarebbe la prima volta.-
-sono contento che stai provando a lasciarti andare, Nakiri.- sorrise lui arrossendo un po'.
Lei tacque e senza lasciare le dita di Soma lo seguì nella direzione del dormitorio Stella.

Ebbe subito il permesso per restare, sia dalla proprietaria che dagli amici di Soma_sebbene quest'ultimi la fissavano curiosi e dubbiosi_.
L'unico che ebbe il coraggio di farsi avanti, visto che già ci parlava un po' perché faceva parte degli Elite 10 come lei, fu Isshiki che le sorrise accogliente:
-è un piacere averti qui, Nakiri. Bentornato Soma.- a quest'ultimo strizzò l'occhiolino.
Todokoro Megumi, invece, si nascose dietro una colonna del dormitorio e arrossì un pochino quando Soma la salutò affettuosamente.
Non negò che quella reazione la disturbò abbastanza. Non poteva essere gelosa, in ogni caso, non era fine e aveva anche una sua dignità e un orgoglio_benché ultimamente quest'ultima caratteristica vacilasse_. Tuttavia, quella tortura finì appena Soma la trascinò nella sua stanza con l'intenzione di mostrargliela.
-accomodati pure.- le offrì felice. -stai tranquilla, sono persone apposto. Se le conoscessi meglio ti troveresti bene.- la rassicurò.

Erina pensò a tutto quello che era successo e a quanto Soma aveva fatto per lei, si sentì in colpa per non averlo nemmeno ringraziato.
Anche se dei semplici ringraziamenti non sarebbero mai bastati, anzi, per ripagare tutto quello che lui aveva fatto per lei ci avrebbe messo anni e la battaglia non era ancora finita. Doveva dirglielo e soprattutto doveva iniziare a chiamarlo per nome anche lei, così tentò:
-Soma..- lo chiamò flebile e impacciata, lui sembrò stupito di sentirsi chiamare per nome e decise di giocarci un po':
-mi hai chiamato per nome davvero? non me lo sono immaginato?-
Il suo tono di voce era felice. Sembrava davvero contento di essere stato chiamato per nome, ma quello stupore era irritante:
-smettila, idiota! Certo che è vero!- sbottò imbarazzata, infatti.
-stavo solo scherzando, Nakiri. Mi fa piacere, sai?- sorrise sbarazzino, avvicinandosi a lei per chinarsi e lasciarle un bacio leggero sulle labbra.
-sei uno stupido, lo sai?- gli tirò un pugno per spingerlo via. -non dovevi rischiare così tanto. Nonostante tutti i miei avvertimenti, hai comunque voluto fare di testa tua.-
Lui sospirò arreso. -mi aspettavo questo rimprovero da parte tua e in realtà stavo iniziando a preoccuparmi perché non lo facevi, ma non potevo rinunciare a te.-
Lei arrossì ancora e continuò tristemente:
-è stata una follia accettare lo shokugeki con mio padre per proteggermi. Non sarà facile, sai? Se perdi sarà finita per sempre tra noi.-
Lui le fece un tenero buffetto sulla guancia per farsi guardare negli occhi e in seguito le prese il viso tra le mani:
-non perderò contro di lui.- dichiarò fiducioso.
-non puoi averne la certezza.- replicò lei, ancora. -ma ti ringrazio davvero.-
-ce l'ho perché credo nei sentimenti che provo per te, Erina.- ribadì lui sicuro, -e bastano questi a definire il risultato dello Shokugeki.
Qualsiasi piatto mi sarà chiesto di preparare mi porterà alla vittoria perché ci metterò tutta la passione del mondo per farlo.-
-tu sei incredibile, Yukihira.- lo fissò languida, affondando le mani nei suoi ciuffi rossi. -..e odio con tutto il cuore questa tua sprezzante sicurezza.-
-questo è complimento fatto al contrario, giusto?- ridacchiò lui, sicuro della risposta.
Lei pure fece un risolino grazioso. -può essere.-
Spontaneamente lui l'abbracciò più forte che poteva.
-credi in me ancora una volta, Nakiri.- bisbigliò vicino al suo orecchio, per passare a lasciarle un morsettino sull'obulo che le strappò un gemito.
Lei salì con le sue labbra verso la sua guancia e le posò delicatemente su di essa.
Si staccò leggermente, poco dopo, gli rivolse un sorriso il cui messaggio di tacita risposta alle sue parole era “lo farò”.
Si portò in piedi, arrivando più o meno all'altezza di Soma alzandosi sulle punte, affondò nuovamente le mani tra i suoi ciuffi scarlatti fissandolo dritto negli occhi ambra in uno scambio di sguardi assai intenso e passionale da ambedue le parti.
Lui avvolse le mani attorno alla vita snella di Erina, in modo da sorreggerla, e la portò contro il petto per unirsi infine in un bacio travolgente attraverso un gioco di lingue intuitivo e complice. Erina si fece titubante, realizzando che presto sarebbero nuovamente finiti a letto insieme perché il desiderio li stava logorando dopo dei semplici baci e a seguito dei diversi giorni di astinenza era tornato ad essere imbarazzante il pensiero.
Portò gli occhi di lato, indecisa, e Soma scese sul suo collo veggiandolo in tutti i modi possibili ricevendo messaggi di apprezzamento da parte sua.
-non siamo soli, Yukihira.- provò lei tesa e imbarazzata, mentre lui continuava a baciarla dappertutto.
-non ci sentiranno. Le camere non sono tanto vicine.-
Allora fu lei a prendere l'inziativa e spinse Soma sul suo letto salendo sopra di lui. -va bene, allora.- accettò vergognosa.
Lui la strinse per la schiena e iniziò a baciare, leccare, assaggiare clavicola, petto, collo da sotto di lei.. tutto.
Le accarezzò i capelli con dolcezza spostandoli all'occorrenza per scoprire gli strati di pelle coperti dalla loro consistente massa e con ogni gesto le faceva capire quanto le era mancata perché erano movimenti lenti, delicati, come se volesse solo gustarsi il momento più che poteva.
C'era davvero tanta passione nel tocco di Yukihira, ma non era un desiderio talmente voglioso da essere irresistibile, o almeno, lo era ma in maniera diversa: sembrava voler prolungare la lussuria dell'atto per sentire ogni passaggio al massimo, senza fretta; la faceva sentire davvero amata, ambita, eppure allo stesso tempo percepiva attraverso il suo tatto quanto aveva desiderato tornare a quel contatto. A volerla sentire fisicamente presente vicino a lui, in tutti i sensi possibili.
Amava letteralmente come si stava svolgendo quell'amplesso e di conseguenza anche lei si fece trascinare da quelle allettanti carezze, seguendo con audacia il ritmo stabilito dai suoi movimenti aggraziati, dalla cura con cui gestiva il suo corpo. Solo dopo una buona ora di scambi carnali di ogni tipo, lei si ritrovò in reggiseno e lui in boxer.
Le manifestazioni naturali ad accompagnarlo.


 
****


Esatto.. era così che voleva godersi quel momento.
Erina gli era mancata talmente tanto in quanto aspetto fisico e non solo che aveva deciso di gestire il loro attimo d'amore con tutta calma, ascoltando ogni possibile manifestazione emozionale che toccarla con sensualità e lentezza gli trasmetteva.
Voleva imprimere ogni parte del suo corpo, assaggiare tutto di lei, godersi al massimo il loro nuovo incontro sessuale.
Aveva fretta di unirsi a lei, ma al contempo sentiva che prolungare i preliminari avrebbe reso quell'attimo ancora più bello ed eccitante ed infatti così sembrava essere e anche lei pareva apprezzare la profondità e la minuziosità variegata dei suoi gesti: carezzava i suoi capelli, inspirava il suo profumo affondando il viso tra le sue ciocche, le lasciava baci bollenti su ogni strato di pelle. Saliva lungo la sua schiena liscia e calda con ardore, andava verso le sue natiche. Dietro e davanti, sopra e sotto. Sul viso, sulle labbra, sul collo e soprattutto sui seni. Ogni più piccola cosa di lei sarebbe appartenuta a lui, poiché l'avevano lambita in un possessivo scambio di emozioni.
Stringeva la sua mano con la sua dopo aver ribaltato nuovamente le posizioni, ritrovandosi sopra di lei, la toccava nei punti più sensibili e anche le sue labbra, ogni parte della sua bocca, facevano lo stesso prezioso gioco delle sue mani. Avvertiva le sue manifestazioni ormali farsi insistenti e tutto quel loro sfiorarsi produrre un fuoco ardente all'interno dei loro corpi raddoppiando, appunto, solo il loro desiderio. Sentire anche gli apprezzamenti di Erina era piacevole, soddisfacente, perché aveva la certezza che le sensazioni fossero reciproche e lei era come sempre bellissima. Quando mai non lo era? fare l'amore con era paradisiaco.
Ciò che provava per Erina gli regalava sicurezza e lo rassicurava sempre di più che lo shokugeki di domani sarebbe finito in positivo e loro sarebbero stati felici.
Le sorrideva ogni tanto e tra un tocco e l'altro si ritrovarono nudi e finalmente i loro corpi erano di nuovo stretti in tutto e per tutto.
Le gambe di Erina avvinghiate dietro la sua schiena, il seno di lei e il suo petto si toccavano umidi, ogni parte di loro era a contatto. 
Il letto e le sue lenzuola completamente disfatte a causa del costante spostamento corporale.
Non c'erano parole per descrivere la bellezza di quel momento, di cui solo loro due erano partecipi e così doveva essere.
Passarano un'altra volta la notte insieme, stretti in un abbraccio mozzafiato e in una posizione di gradevole turbamento, che non si risparmiò di portarli all'estasi più pura.
Ovviamente non uscirono per cena, ma nessuno dei due se ne preoccupò davvero.
Soma non riusciva a spiegarsi il fortissimo sentimento provato per lei, o meglio.. sapeva cos'era ma per lui era davvero difficile descriverne le sensazioni.
Sicuramente lo portava a commettere follie, ma in fondo era una bellissima percezione.
Il coinvolgimento era reciproco e disarmante, ma lo faceva sentire bene e completo.

Quando lei si girò nella sua direzione a rapporto concluso, lui la trovò incantevole e le lasciò un bacio sulla fronte per poi poggiare la schiena sul materasso e guardare il soffitto, posando una mano tra i capelli leggermente bagnati. Lei si acquattò vicino a lui, sfiorando la sua spalla con i ciuffi e facendogli il solletico con essi.
-cos'era quello che è successo? Era diverso dal solito.- mugugnò imbarazzata, eppure incuriosita da come avevano fatto l'amore quella sera.
Lui sorrise. -chi lo sa.. non è stato male, vero?-
-l'hai fatto apposta Yukihira. Sei tu che hai guidato tutto.- replicò lei arrossendo.
Lui ridacchiò. -non sembra ci abbia disgustato, tutt'altro.-
-non ho detto questo..- bofonchiò vergognosa, tirando il lenzuolo sopra al suo seno.
-mi sei mancata, Nakiri, volevo solo far durare di più il momento. Volevo renderlo un nuovo inizio per noi, perché domani non perderò contro tuo padre.-
-sei incredibilmente insistente.- posò la testa sulla sua clavicola, affettuosa.
-già, so di esserlo. Che vuoi farci?- ghignò.
Poi rientrò nel discorso di prima:
-Comunque è stato bello.- ripeté guardandola. -sono compiaciuto dalle mie prestazioni.-
Lei gli tirò una gomitata. -smettila di fare il presuntuoso Yukihira! Sei insopportabile!-
Lui scoppiò a ridere ancora. -beh, in ogni caso, se tu non avessi seguito i miei movimenti probabilmente non ne sarebbe uscito qualcosa di così piacevole.-
Lei arrossì ancora per i complimenti. -la prossima volta decido io come fare.-
-sei tornata a predominare eh?- la punzecchiò lui, divertito.
-è ovvio, credi che sia così malleabile?-
-chiaramente non lo sei. Ma vai benissimo così, altrimenti sarebbe noioso.-
Lei si imbarazzò ancora e si portò sopra di lui da sotto il lenzuolo, salendo a cavalcioni sulle sue gambe virili, per poi chinare il corpo e unirsi in un bacio profondo e chimico, eccitante. Lui rispose subito con lo stesso trasporto. Fu lei ad interrompere il momento per schiaffeggiarlo un pochino:
-dormi Yukihira, domani hai uno shokugeki impegnativo e devi essere impeccabile.-
Lui sorrise ancora. -d'accordo Nakiri.-
La ributtò accanto a lui per lasciarle un altro bacio a fior di labbra. -vincerò di sicuro.-
Si staccò lei, guardandola con tenerezza. -notte.-
-notte Yukihira.-
Detto questo, si addormentarono quasi subito.




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Angolo autrice: ecco a voi il nuovo cap e penultimo. Ci ho messo un po' a scriverlo, ma volevo fosse perfetto perché ci tenevo moltissimo.
Ovviamente è tutto Sorina e anche il prossimo sarà così. La coppia principale in fondo sono loro ;D.
Come vi è parso? le scene Sorina sono state abbastanza esaustive? :P ovviamente, non è finita qui: Soma dovrà fare uno Shokugeki contro Azami. Sorpresi?
Come andrà a finire? ce la farà? spero di non essere andata OOC con i PG. Comunque, come avrete visto, il rapporto tra Soma ed Erina è diventato molto profondo e pieno di fiducia (un po' come vediamo nel manga ultimamente. Non sapete quanto sono felice dei nuovi sviluppi tra loro anche nel manga! alla fine sono davvero belli insieme <3).
Non vi aspettavate che facessi passare nuovamente la notte insieme ad Erina e Soma, chiaramente è meno dettagliato, ma dopo la loro riunione ci voleva.
Spero abbiate apprezzato e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! *-* vi risponderò ad esse appena posso, penso presto comunque.
Intanto ringrazio tutti quelli che me ne hanno lasciate una e continuano a seguirmi! grazie infinite. E ringrazio anche chi legge e chi ha messo la fanfic a seguite/preferite/ricordate.
Questo capitolo lo dedico a Suzy-chan <3, che mi ha lasciato un sacco di belle recensioni ultimamente! ti rispondo presto, tesoro, promesso! *___*

Grazie ancora di tutto e del vostro sostegno! *-* alla prossima! Un bacione grande, Erina91.
  
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