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Autore: Mavimat    23/07/2016    0 recensioni
Chi ha detto che il calcio é solo per uomini? Ginevra e Celeste non sono d'accordo e decidono di mettersi in campo. In tutti i sensi. Ginevra ha quindici anni. Celeste otto. Entrambe portano delle cicatrici che gli altri non possono vedere. Passano un'estate a parlare, tra calci a pallone e passeggiate prima di tornare a casa alla sera. Poi arriva Settembre. E tutto cambia.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivata a casa, Ginevra entrò in cucina dove sua madre le stava preparando la cena. Le diede un bacio e prese una delle carote che Angela, sua madre, stava tagliando per metterle nell’insalata.
“Ciao mamma”
“Ciao tesoro, dove sei stata fino adesso?”
“A casa di Camilla, a leggere”
“E perché sei così sudata?”
“Perchè quando abbiamo finito di leggere ci siamo messe a giocare un po’ ”
“Ah, ho capito”
“Vado a farmi una doccia”
“Sbrigati che tra cinque minuti mangiamo”
“Va bene”, e Ginevra corse su per le scale.
“Ma dove stai andando? Lo sai che la doccia su non funziona!”
“Devo prendere una cosa in camera!”
Così Ginevra andò in camera e tirò fuori dalla sua borsa le scarpe da calcio, nascondendole con cura in una scatola sotto il suo letto. Se sua madre avesse scoperto che andava a giocare a calcio tutti i giorni, sicuramente non l’avrebbe più fatta uscire di casa. “È un gioco da maschi! E poi rischi di farti male!”, le aveva detto l’ultima volta che le aveva chiesto se poteva giocarci. “Non è vero che è sono per i maschi! Ci sono anche le squadre femminili!”, le aveva risposto, ma lei non voleva sentire ragioni e le vietava di giocare, soprattutto dopo quello che era successo cinque anni prima.
Nascoste per bene le scarpe, volò in doccia e dopo cinque minuti era già seduta a tavola a cenare.
“Ginevra ti devo parlare”
“Dimmi mamma”
“Sai che non è un periodo molto bello questo, non navighiamo nell’oro”
“Sì, lo so”
“Per fortuna riusciamo a tirare avanti con le tue borse di studio per la scuola, ma con il resto, sai che facciamo fatica, con uno stipendio solo”
“Sì”
“Quindi ho pensato che potrebbe arrivare un momento in cui dovremmo sacrificare qualcosa”
“Qualcosa…cosa?”
“Questa casa”
“Scusa?”, Ginevra aveva sbarrato gli occhi”
“Dovremo venderla”
“E dove andremo a stare?”
“Pensavo in affitto, in qualche casa più piccola di questa. Ma è ancora tutto incerto, volevo solo dirtelo per tenerti aggiornata”
Ginevra non riusciva a parlare.
“Mangia adesso, stai tranquilla, in qualche modo ce la faremo”
“Sì”, e riprese a mangiare.
Dopo cena, Angela lavò i piatti e poi lei e Ginevra si misero a guardare un po’ di televisione. Poi, verso le ventitrè, Ginevra decise di andare a letto e salutò sua madre.
Quella notte, Ginevra fece fatica a dormire. Non vedeva l’ora che arrivasse il pomeriggio del giorno dopo, per tornare sull’erba, con le sue scarpe da calcio e correre dietro al pallone. Correre fino a non avere più le gambe per farlo.
  
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