Capitolo XII
Ombre, luci e ricordi
Un mese stava per raggiungere il suo tanto sospirato culmine, e la felicità mi pervadeva. Con il passare del tempo, i miei capelli avevano iniziato il loro seppur lento processo di ricrescita, e di giorno in giorno, mi sento sempre più felice e diversa. Finalmente, sono lunghi abbastanza da essere spazzolati, e guardandomi allo specchio, non riesco ad evitare di sorridere. Anche se lentamente, sono certa di stare progressivamente recuperando la mia originaria bellezza. Nervosa e impaziente, attendo di riacquistare la somiglianza con mia madre Katia, donna dalla bellezza incredibile. Calmo e tranquillo, Stefan continua a parlarmi, non rinunciando a riservarmi ogni più piccola attenzione. Sorridendo, mi carezza il viso, ripetendomi, a volte fino alla nausea, di amarmi e di essersi innamorato di me dopo aver conosciuto la ragazza che sono, dolce e bella, ma fragile e forte al tempo stesso. Ad essere sincera, credo fermamente di non meritarmi il suo amore e le sue attenzioni, ma secondo il suo pensiero, le mie non sono che sciocchezze. “Quante volte dovrò dirti che ti amo?” chiede, accarezzando il viso e facendo scivolare le sue dita fra i miei capelli lisci come seta. “Finchè non sarò stanca di sentirlo.” Rispondo, schiudendo le labbra al solo scopo di rivelare un lieve sorriso. Alle mie parole, Stefan non risponde, e limitandosi a baciarmi, mantiene il silenzio. Il tempo scorre lento, e le sue mani si muovono con dolcezza, scivolando su ogni centimetro del mio piccolo corpo. Non sono infatti alta quanto una quercia, ma la cosa sembra non importargli. Mi ama profondamente, ed io so di amarlo a mia volta. Un incalcolabile numero di brividi percorre la mia schiena, agendo poi in maniera simile sul resto del mio incarnato color del latte, e ritraendomi, prego che si fermi. “Va tutto bene?” chiede, con una sottile ma percettibile vena di preoccupazione nella voce. “Ho paura.” Confesso, sentendo il mio corpo venire scosso da tremiti sempre più evidenti. “Rain, ti prego, la Leader è sistemata. Ti lascerà in pace, non sei contenta?” risponde, per poi tacere nell’attesa di una mia risposta. “Non è per quello.” Mi limito a dire, staccando quindi il mio sguardo dal suo viso e abbandonandomi ad un cupo sospiro. Quasi ignorando la sua presenza, mi siedo sul letto incrociando i piedi, e lui, colto da un’improvvisa sensazione di tristezza, non tarda a raggiungermi. “Sin da quando sono arrivata, tu e il dottor Patrick non avete fatto altro che parlarmi di ladri, assassini e gente violenta, e sono spaventata, ma ora non si tratta più solo di noi due!” queste furono le mie parole, che insieme formavano una rivelazione in grado di scioccare il mio amato Stefan, che rimanendo muto e immobile, non ebbe il coraggio di parlare. Guardandomi, assunse infatti un’aria alquanto interrogativa, e di fronte al suo mutismo, persi definitivamente la calma, urlando con quanto fiato avessi in gola nella speranza di scacciare ogni pensiero negativo. “Non si tratta più di noi due, ma di me, dei miei genitori e di… di mia sorella.” Dissi, sentendo la mia voce spezzarsi e le lacrime rompere gli argini presenti nei miei occhi. In quel momento, ero tristissima. Sapevo bene di avere una sorella, ed ero mortalmente certa che le persone che avevano scelto di offrirmi il dono della vita non fossero scomparse, continuando ad esistere e fuggendo, proprio come me e i miei amici, da un destino altrimenti funesto. Facevo del mio meglio per non mostrarlo, e Stefan non ne era minimamente a conoscenza, ma le parole che pronunciai in quel momento, furono la veritiera esplosione di quanto continuassi a nascondere. Nella mia mente e nel mio cuore, si celavano infatti oscure ombre, accecanti luci e nitidi ricordi.