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Autore: elleonora    25/07/2016    2 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.6



Stay – Capitolo 6

 

 

21 Gennaio.
 
Ore 7:33
 
 
M’s POV.
 
E’ lei.
Ancora lei.
Sempre e solo lei.
Una camera buia illuminata solo dalla luce soffusa di candele bianche.
Una camera con un letto bianco enorme e seduta sul bordo c’è lei.
Proprio lei.
Dire che è bella è dire veramente molto poco.
E’ davvero bellissima, soprattutto così, lo è persino di più.
Indossa un completino intimo nero che quasi mi fa venire un mezzo infarto.
Ha un corpo meraviglioso.
E’ sexy.
E’ divina.
Attenta alla mia salute mentale, soprattutto quella fisica.
Il mio fisico non regge.
Ho la salivazione a zero.
Zero.
Nulla.
Nada.
Non pervenuta.
Respira Matteo, respira.
Il cuore è un martello pneumatico nella gabbia toracica.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
Lei è tutto quello che desidero.
Dio mio.
Quello che voglio ora è solo prenderla, baciarla fino allo sfinimento e fare quello che ogni uomo sano di mente farebbe.
Essere dentro di lei.
Subito.
Matteo, sei un mezzo pervertito.
Bhe sì, forse…
Però prima, le buone maniere Matteo. Sei un bravo ragazzo e prima di tutto bisognerebbe preparare il terreno.
Oh sì.
Alza il viso verso di me, mi guarda con le pupille chiaramente dilatate, segno che anche lei mi desidera.
E’ possibile?
Quegli occhi riescono a stordirmi in una maniera impressionante.
Mi toccano l’anima. Solo lei ci riesce.
«Ehi…» mi sussurra con una voce che è sensuale e dolce allo stesso tempo.
La guardo e come per magia i nostri occhi si incatenano, non lasciandosi più andare. Una cosa positiva c’è, se ha gli occhi fissi nei miei, non può vedere quell’eccessivo rigonfiamento sotto la patta dei jeans.
«Ciao splendore.» le dico il più dolce possibile.
Le prendo una mano, la faccio alzare, l’avvicino a me, l’abbraccio e…
 
Bip bip biiip.
Bip bip biip.
 
Come?
Cosa?
Quando?
Merda, merda e ancora merda.
Mi ritrovo nel mio letto, da solo.
Da solo e con una imbarazzante erezione che proviene dalla parte più superiore dei miei arti inferiori.
Quella ragazza riesce a sconvolgermi anche nei sogni.
Devo smettere di sognare queste cose.
Ciao subconscio, non è che la potresti smettere?
Soprattutto perché poi per tutta la giornata ho dei pensieri non molto “puri”, se vogliamo chiamarli così. 
Tanto ormai ho deciso. Ho deciso perché non si può andare avanti così. O meglio, non ho proprio intenzione di andare avanti così. Oggi durante il pranzo con Marco chiedo di lei. Voglio assolutamente provarci. Non ho nulla, davvero nulla, da perdere. Tutto da guadagnare. Quindi, oggi a pranzo le chiedo il numero, e avere quello e scriverle è un qualcosa di stra guadagnato.
Ok Matteo.
Una cosa per volta.
Che ore sono? Cosa ci faccio già sveglio? Perché il mio sogno splendido ed eccitante si è interrotto così bruscamente proprio sul più bello?
Allungo il braccio sinistro e cerco l’interruttore della luce sul comodino. Accendo la luce, apro gli occhi e leggo 7.36. Perché la sveglia è suonata? Cerco di fare mente locale. Ho il pranzo con Marco ma è decisamente presto per andare a mangiare, ho lezione ma è dalle undici. Quindi è presto. Troppo presto.
Quindi la sveglia è suonata solo per interrompere il mio sogno.
Benissimo.
Maledetto me che ho lasciato attiva la sveglia delle sette e mezza.
 
Bene, ora dato che sono attivo, un po’ in tutti i sensi, devo trovare qualcosa di utile da fare. Mi sento fin troppo iperattivo. Soprattutto qualcosa di me è iperattivo, diamocelo chiaramente. Avrei bisogno… Sì. Avrei decisamente bisogno di fare qualcosa per qualcuno qua sotto. Ci sarebbe un’ottima cosa che si potrebbe fare, ma sono solo. In due sarebbe molto, molto meglio, molto più divertente. Con Virginia, poi, sarebbe decisamente il massimo.
Matteo, sei diventato un pervertito totale, non puoi pensare a lei praticamente sempre, soprattutto quando mi viene a “trovare” nei sogni. In quel tipo di sogni, soprattutto.
Dio mio. Che sogno.
Dio mio, lei.
Lei in intimo nero, illuminata dalla luce delle candele.
Vediamo di calmarci un po’ entrambi, io e lui.
Proviamoci, forza.
Devo respirare profondamente.
Devo concentrarmi su altro.
 
Tic tic, tic tic.
Tic tic, tic tic.
 
Il rumore è quello delle gocce che toccano il terreno e la strada fuori e riescono a calmarmi in qualche modo.
Che strano effetto che mi fai Virginia. E ti ho vista solo tre volte.
Tre volte in totale e ti ho parlato solo una di queste volte.
Mi piacerebbe uscire con te, almeno una volta.
Portarti in un semplice posto come può essere un parco o una caffetteria e rimanere a parlare con te delle ore.
Parlarti, conoscerti, scoprirti.
Anche se quelle ore, ad essere totalmente onesto con me stesso, le passerei ad abbracciarti, a baciarti, a fare… A fare tutto quello che potrei fare con te. E ovviamente che tu mi lasceresti fare se vorrai.
Ma come siamo romantici Matteo… Che ti succede? Dov’è finita la tua stronzaggine?
Ti stai facendo delle enormi ed inutili illusioni sull’amica di Marco. Lei potrebbe benissimo avere un fidanzato, anzi, quasi sicuramente ne ha uno oppure semplicemente potrebbe non essere interessata.
E quindi?
Quindi la voglio. La voglio conquistare. Punto e basta.
Anche se ha un fidanzato, anche se ha un amante, anche se non mi vuole.
Ma chissenefrega.
Farò di tutto, cercherò di fare il possibile per conquistarla ed averla per me.
Non ho mai dovuto fare questi pensieri astrusi per avere una ragazza, generalmente non mi interessavo più di tanto a loro. Lo so, sotto questo punto di vista sono parecchio stronzo. Ma mi andava bene così. Non mi sono mai donato a qualcuna, sono sempre rimasto sul piano superficiale dell’ipotetica “relazione” che avevo con la ragazza di turno e basta, non volevo che mi ferisse, non volevo mettermi in gioco, avevi paura a metterti in gioco Matteo. Forse, probabile, anzi sicuramente. Bastava semplicemente che la ragazza fosse carina, disponibile e che non mi stressasse l’anima. Forse ho fatto una leggera eccezione per Monica sul fatto dello stress, ma ormai è acqua passata.
Non mi è mai capitato di volere e soprattutto sognare per parecchie notti una completa estranea. Non proprio completa, dai, ammettilo.
Mi piacerebbe passare del tempo con lei, stare con lei.
Matteo, ti sei proprio rammollito eh.
Per una ragazza sconosciuta ti stai tappetizzando. No non è vero. E’ solo la prima volta che mi impegno a fare qualcosa, e credo che se mi sto comportando in questo modo è perché ne vale la pena. Decisamente ne vale la pena.
 
Ritorno alla realtà, butto un occhio alla sveglia sul comodino e segna le 7 e 43. Mi piacerebbe rimanere ancora un po’ a letto ma ho decisamente fame. Desidero mettere qualcosa sotto i denti e bere un buon caffè, il modo migliore per iniziare una giornata.
 
Dopo aver bevuto un tazzone pieno di caffeina e latte, aver mangiato un paio di biscotti, essermi fatto una doccia e vestito, decido di andare nella biblioteca dell’università a studiare e a rilassarmi un po’. L’esame di “storia della cultura inglese” è alle porte e devo soltanto riguardare alcuni appunti. Quale posto migliore se non la biblioteca? Poi sono anche avvantaggiato per andare subito dopo a lezione di letteratura anglo-canadese alle undici, così sono direttamente lì anche poi per il pranzo.
 
Prima di uscire, do un’occhiata fuori dalla finestra e vedo che non piove più. Peccato quelle gocce prima mi hanno tranquillizzato. In ogni caso, meglio portarsi dietro un ombrello, il cielo minaccia pioggia ed è pieno di nuvoloni grigi.
 
 
Ore 12:17
 
 
«Bene ragazzi, ci vediamo settimana prossima. Riguardate i capitoli per eventuali chiarimenti e domande.»
Dopo un’ora e un quarto di lezione con uno dei docenti che preferisco di più, perché si vede proprio che ama insegnare e ama moltissimo la cultura inglese, e dopo lo studio/ripasso fatto precedentemente in biblioteca, lo stomaco inizia a farsi sentire brontolando sonoramente. Sono decisamente affamato e devo ammettere che il tempo è volato dopo questa mattina. Spero che Marco sia almeno in orario. Ho fame e sento un bisogno viscerale di mangiare una pizza, magari con prosciutto e funghi oppure una margherita, ma ho proprio voglia di pizza.
 
Sistemo il quaderno per gli appunti, il libro, la Moleskine e il piccolo astuccio nello zaino quasi vuoto. Mi infilo il giubbotto e mi dirigo verso l’uscita. Apro la porta dell’aula e mi guardo intorno. Chissà, magari trovo Marco qui intorno. Anche se di lui, al momento, nessuna traccia. Mi dirigo verso il cartello della “Facoltà di Lettere” aprendo l’ombrello, il diluvio si sta abbattendo sull’università. Sicuro come l’oro, nonostante il tempo pessimo, dopo aver mangiato Marco vorrà fare un giro per negozi. Inizierà col dirmi qualcosa come «Lo sai che avresti bisogno di nuovi abiti? Ad esempio, che ne so, nuovi jeans che mettono in risalto il tuo bel fondoschiena, Matte!» Ormai ci sono abituato e mi piace averlo come personal shopper ogni tanto, anche se la mia carta di credito piange.
 
Sono quasi arrivato al punto d’incontro, quando sento un picchiettio sulla mia spalla che richiama la mia attenzione.
 
 
 
Ore 12:07
 
V’s POV.
 
 
Ho passato tutto il viaggio per andare all’appuntamento con Marco seduta sul bus, con la musica nelle orecchie, guardando le gocce di pioggia che scivolano sul vetro, completamente assorta nei miei pensieri.
Ho pensato, ci ho pensato davvero tanto.
A lui.
A Matteo.
E’ diventato il mio pensiero fisso degli ultimi giorni e sono anche quasi sicura di averlo sognato la notte scorsa.
E quasi sicuramente era un sogno a sfondo erotico.
Tutta colpa del mio subconscio.
Forse sotto questo aspetto sono un po’ arrugginita ma non ho intenzione si aprirmi con ogni essere maschile che trovo, ho una dignità e soprattutto ci tengo al mio corpo e non ho intenzione di buttarmi via con ogni “primo” che passa.
Tutto questo sfocia in sogni pseudo-erotici con un ragazzo che ho visto due o tre volte in tutta la mia vita, e che ragazzo, che fisico, che meraviglia…
Il sogno era talmente reale che… Virginia, ammettilo a te stessa. Era talmente reale che mi sentivo eccitata e già umida in un posto dove ultimamente non c’era stato nessuno.
Ok, ora però non ci devo pensare, sento già una sorta di calore dentro di me.
Virginia basta, pensa ad altro, per favore.
Concentrati su altro.
Musica, mi concentro su di lei.
 
“And I hope, I hope that you will find your way.
And I hope, I hope there will be better days…”
 
Musica e parole riescono a calmarmi.
Chissà se davvero saranno dei giorni migliori.
Chissà se dopo la mia conversazione con Marco riusciranno ad essere dei bei giorni.
Chissà se Marco mi darà il numero di Matteo.
 
Eh sì. Signori e signore, mi sono finalmente decisa.
Oggi è il giorno predestinato per chiedere informazioni di Matteo a Marco.
Sarò spudorata, sarò invadente, ma non me ne frega nulla.
Voglio sapere tutto su di lui.
Voglio avere sue informazioni.
Voglio avere il suo numero.
Tartasserò Marco durante tutto il pranzo e durante tutto il pomeriggio. Conoscendolo, vorrà andare a fare shopping anche se c’è il diluvio universale, e per sua fortuna non ho lezioni nel pomeriggio. Arriverò a casa e mi sentirò come una se fossi rimasta su una giostra troppo a lungo. Dentro e fuori da ogni negozio possibile e immaginabile.
Un’altra certezza del mio pomeriggio è che proverò moltissime scarpe. Marco si diverte a farmi indossare ottomila scarpe altissime. La cosa preoccupante è che ogni volta, dopo il dentro-fuori dai vari negozi, torno a casa con un nuovo paio di scarpe con tacchi vertiginosi in un sacchetto colorato.
Mi fanno sentire donna, un po’ come quando compro un completino intimo nuovo, e mi lascio sempre convincere da Marco che ripete sempre «Tu, Vi, sei come un fiore che deve sbocciare, hai un potenziale inespresso impressionante, quasi allarmante e preoccupante. Sentiti donna, sentiti bella!» e poi la psicologa sarei io! Marco, in una vita passata doveva essere stato un grande oratore.
 
Riemergo dai miei pensieri e noto di essere quasi arrivata alla facoltà di Marco. Suono il campanellino per prenotare la fermata, recupero la borsa che metto sulla spalla e il mio ombrello blu.
Il bus si ferma, apro l’ombrello e scendo prima che riparta, controllo l’orologio che segnala le dodici e diciotto. Perfetto orario, anzi quasi in anticipo.
Mi dirigo verso il cartello della facoltà di lettere e vedo moltissima gente in giro. Chissà se Marco è già qua, però io sono in anticipo e lui sarà sicuramente in ritardo. Di Marco e del suo ombrellino verde evidenziatore con i pois nessuna traccia, è facilmente riconoscibile.
 
Giunta al cartello mi volto verso il cortile dell’università. Se non erro Marco mi aveva detto che aveva lezione fino alle dodici e un quarto. Sicuramente la lezione si sarà protratta per un po’ e poi lui sarà andato in bagno a farsi bello sistemandosi l’acconciatura.
Dopo cinque minuti di Marco non si vede neanche l’ombra. O l’ombrello.
Decido di guardare meglio verso l’uscita della facoltà.
 
E così…
Oh cavolo.
Merda.
Virginia calma, tranquilla, rilassati.
Guarda bene, controlla meglio.
Sotto a un ombrello scuro e avvolto in un giubbotto altrettanto scuro c’è la persona che ha popolato i miei sogni.
C’è lui.
Matteo.
Bellissimo, meraviglioso, fin troppo bello da togliere il fiato.
Eh bhe Virginia, che ti aspetti?
Anche lui viene qua in università e le probabilità di incontrarlo sono alte.
Davvero sono così alte?
Dovrei venire qui più spesso.
Magari accamparmi qua per vederlo che cammina ogni giorno tutti i giorni.
Perché no?
Un nuovo sport: lo stalking.
Virginia, basta!
Ritorna in te.
Poi parte direttamente l’ordinanza restrittiva, se ti va bene, fortunata come sei.
 
Torniamo al problema.
Non è solo un problema, è un enorme problema.
Di adesso.
Lui, l’uomo dei tuoi sogni, in tutti i sensi, e forse quello che potrebbe essere quello giusto per te, sta venendo verso di te a grandi passi.
 
Però pensa, guarda bene, osserva meglio.
Lui non sta guardando te.
Vero.
Atroce verità.
Magari sta andando verso qualcuno, o meglio qualcuna, il termine femminile è decisamente più adatto.
Sicuramente la sua ragazza.
Ecco.
Bastava dirlo.
O solo pensarlo.
Una bionda da paura, altissima, magrissima e ovviamente bellissima, lo chiama appoggiando la mano sulla sua spalla, lui si gira verso e lei si getta tra le sue braccia.
Peeeerfetto.
Sembra un dannatissimo film.
Io mi sento una spettatrice alla quale hanno appena portato via il suo attore preferito.
Cos’è questa sensazione?
E’ tristezza.
Un qualcosa si è spezzato in me e si è diviso in mille piccole parti.
Virginia, che ti aspettavi?
Lo sapevi benissimo che lui aveva la ragazza.
Sì, certo. Una ragazza, non una pseudo modella da infarto.
Pensavi forse che saresti potuta essere bella come o di più della sua attuale ragazza?
Sì, no, forse?
Ti sei illusa Virginia.
Illusa. Bravissima.
Avevi promesso a te stessa che non ti saresti più creata delle illusioni.
Ma ora basta.
Durante il pranzo con Marco non ho più intenzione di chiedergli qualcosa riguardo a lui.
Non c’è competizione, non è una cosa plausibile.
Cavolo, ho quasi gli occhi lucidi e vorrei piangere.
Virginia sei proprio una bambina.
Smettila subito.
A proposito di pranzo.
Dov’è finito Marco?
Spero solo che arrivi presto.
Do un’ultima occhiata alla mia non più illusione tra le braccia di una bionda e mi giro dalla parte opposta.
 
Marco, dove cavolo sei finito?
 
 
 
M’s POV.
 
Mi volto quasi di scatto insultando Marco.
Peccato che non sia Marco quello che mi ritrovo tra le braccia ma Monica.
«Matteucccccio mio» no, lei no.
Cosa ci fa qui? Perché è qui? Perché mi abbraccia?
«Ciao Monica.» dico con scarso entusiasmo.
«Matteuccio io devo e volevo ringraziarti.» Perché? Cos’ho fatto?
«Come mai?» chiedo cauto.
«Per avermi fatto conoscere Gabrieeele mio! E’ meraviglioso per davvero! Sono super felicissima sai?»
Strano, non l’avrei mai detto... Matteo piantala con il sarcasmo, congratulati con lei. Subito.
«Benissimo Monica» le dico. Qualche metro dietro di lei vedo Gabriele con un mazzo di rose nascosto con scarsi risultati dietro la schiena. Lo saluto con la mano, Monica si gira, si apre in un sorriso, mi dice «Ciao Matteuccio, passa una buona giornata! Vado dal mio super tesoruccio!» ride e corre da Gabriele. Che carini. Mi sento un po’ Cupido.
 
La pseudo chiacchierata con Monica mi ha portato via cinque minuti del mio tempo ma non mi sembra di vedere in lontananza Marco e il suo ombrello verde evidenziatore.
Mi avvicino al cartello della facoltà e aspetto.
Dò un’occhiata all’orologio sul mio polso sinistro e segna le dodici e trentasei.
Strano.
Dove si sarà cacciato Marco? Aspetto ancora un po’ prima di contattarlo.
Può avere fatto tardi, può succedere, dopotutto sono solo sei minuti di ritardo.
Inizio a passeggiare intorno al cartello, stare fermo e aspettare mi rende un po’ insofferente, in più fa freddino.
 
Gente che chiacchiera, gente che parla, gambe di persone…
Noto un paio di gambe molto belle, fasciate da dei jeans stretti, sotto un paio di Converse, risalgo con lo sguardo e il lato b è decisamente buono… Oh sì, molto molto buono.
Matteo a cosa stai pensando?
Sono pur sempre un uomo.
Sì, un uomo diventato totalmente un pervertito!
Proseguo la mia camminata, ma devo assolutamente dare un volto a questa ragazza perché è come se avessi sentito un brivido lungo la schiena.
Da quando sei diventato così?
 
L’istinto è una brutta bestia…
 
Cazzo.
Grazie istinto, grazie.
Meno male che ho guardato quel bel paio di gambe!
E quel lato b!
Grazie davvero.
Non ci credo.
Non so come sia possibile.
E’ lei!
E’ Virginia.
E’ lei ed è qua.
Ferma sotto al suo ombrello blu mi sta guardando con aria interrogativa.
Devo avere un’aria da totale cretino, mi sono praticamente bloccato a due metri da lei, da quell’angelo, con la bocca quasi aperta.
Riprenditi Matteo.
Assumi un’espressione intelligente e sorridi.
Ma sto già sorridendo come un ebete.
E’ un riflesso automatico ogni volta che penso a lei.
Dio mio. E’ proprio bella.
E’ ancora più bella di quanto ricordassi.
Diventa sempre più bella ogni volta che la vedo.
Mi avvicino a lei.
Grazie Marco e al tuo meraviglioso ritardo.
Grazie!
Matteo cosa fai?
Vado da lei.
La saluto.
Siamo soli.
Da soli senza terze o quarte persone.
 
E’ la mia occasione.
 
Se lei stesse aspettando il suo ragazzo?
Chissenenfrega.
Faccio un altro passo, le sorriso e lei mi sorride.
Bell’inizio, ci piace.
«Ehi!»
Ma che bel modo in iniziare un discorso Matteo, bravo, complimenti.
Hai perso il punticino che avevi guadagnato col sorriso.
«Ciao Matteo.» Il mio nome tra le sue labbra è un qualcosa di... eccitante e sensuale?
Purtroppo sì.
Sensuale, eccitante ed estremamente dolce.
Parla Matteo, chiedile qualcosa, qualsiasi cosa, perché lei è lì…
«Ciao Virginia!» iniziamo dalle cose basilari, forza Matteo!
«Chiamami pure Vi, se vuoi…» dice lei sorridendo e guardandomi intensamente.
Ok, la rapisco e la porto via.
«Ok allora... Anche se il tuo nome intero è molto bello!» Matteo ti stai suicidando? «Cosa ci fai qui di bello?» Ma che domanda intelligente, Matteo. Bravo, continua così.
«Stavo… Stavo aspettando il tuo amico Marco!» dice lei. Chi? Che cosa ha detto? «Dovevamo andare a pranzo insieme oggi…» aggiunge.
Io faccio una statua a Marco appena lo vedo.
Cosa cavolo ha ideato, Marco?
Ha notato un qualcosa l’altro giorno?
Ha ideato un pranzo a tre?
Chissenefrega.
Ma lui dov’è?
Meglio però se siamo da soli io e lei!
Ora Matteo, devi trovare una risposta intelligente.
O la va o la spacca.
Decido di tirare fuori le palle e provarci.
 
«Che strano…» inizio a dire e lei assume un’espressione interrogativa «...dovevo andare a pranzo anche io con Marco!»
 
 
V’s POV.
 
Cosa? Che cosa ha appena detto?
Anche il ragazzo più meraviglioso del mondo doveva andare a pranzo con Marco?
Perché allora Marco non me l’ha detto?
Perché Marco non c’è?
Che cosa significa tutto ciò?
Può rivelare che… Devo andare a pranzo con Matteo da sola?
Siamo seri?
Per davvero?
Oh. Cavolo.
Afferro in mano il mio cellulare dalla tasca dei jeans e scrivo velocemente su WhatsApp “Ti uccido appena ti vedo, Marco”.
Dopo circa un minuto sia il mio, che il cellulare di Matteo suonano contemporaneamente.
Ci guardiamo mezzi sorridenti e lui mi dice «Ho una mezza idea su chi potrebbe essere! Lo leggiamo insieme?»
Matteo, facciamo qualunque cosa insieme, qualsiasi cosa.
Ti prego.
Virginia, fai la brava.
«Leggiamolo...» gli dico sorridendo.
Apro l’applicazione e il messaggio dice semplicemente “Divertitevi insieme”.
Io lo uccido davvero.
Uccido Marco.
Le cose sono due.
O lo uccido o lo ringrazio a vita.
Matteo ride divertito ed esclama «Prima o poi devo fare un discorsetto a Marco...»
Eh già. Come minimo gli dirà di non fargli più questo “tipo di sorprese” visto che era prima con la modella e adesso è qui incastrato con me. Ed è anche giusto che gli faccia in discorsetto, dopotutto ha una vita sua e ha una fidanzata strafiga. A proposito, dov’è finita? Si è volatilizzata? Non ci ho fatto proprio caso.
 
Niente allora, io torno a casa.
Ma tu, cara Virginia, non vuoi.
Lo so.
Ma non posso obbligarlo a venire a pranzo con me.
Dì qualcosa di sensato Virginia, forza.
«Dato che il pranzo con Marco non c’è, se tu hai da fare io tornerei a casa…» dico tutto d’un fiato stringendomi nelle spalle.
Lui mi guarda con aria triste.
Triste? E’ possibile?
E’ solo una tua impressione Virginia.
«Virginia…» inizia chiamandomi per nome, Dio mio come lo dice bene «se per te va bene io andrei a pranzo comunque.»
E beh, certo, dovrà pur mangiare, magari va con la super biondona.
Non ha incluso me nel discorso quindi me ne torno a casa a mangiare.
Da sola.
Peccato che non abbia fame.
Stomaco chiuso, completamente chiuso, dopo queste “rivelazioni”.
Gli devo rispondere.
«Ah…» bel colpo Vi, le frasi intelligenti sono il tuo forte. Devo terminare la frase. «Si certo. Vai pure. Io…» Io cosa? Io voglio venire a pranzo con te? Io mi sono persa nei tuoi occhi? Nel tuo sorriso? Io mi sono persa in te?
Lui mi guarda con una luce nuova negli occhi, abbassando la voce impercettibilmente dice «Rimani, non andare a casa. Resta con me. Vieni a pranzo con me…»
L’ha detto?
O è un sogno?
Svegliatemi ora o non svegliatemi mai più se è un dannatissimo sogno.
Mi sento come a Natale quando da piccola scarti tutti i regali e trovi tutto quello che avevi chiesto. Anzi, trovi anche dei regali in più.
Stessa identica sensazione.
Soddisfazione e felicità pura.
 
“Please stay.. Just stay..”
Come la canzone…
Rimani. Rimani con me.
Due parole che continuano a rimbombarmi nella testa.
Che cos’hai da perdere Virginia?
Nulla, giusto?
Alzo gli occhi verso di lui, mi apro in un sorriso e con la voce più dolce possibile dico «Va bene, andiamo!»
 
Sì, andiamo.
 
 
**
 
Buona sera a tutti, eccomi finalmente con il mio aggiornamento settimanale della storia tra Virginia e Matteo in versione 2016. Sarà, ma essendo la loro storia e la primissima che ho scritto (e che adesso edito felice come un orsetto) ci tengo particolarmente tanto. Lo so, tutti che magari vi aspettavate questo super pranzo, e invece… Invece no. Ci sono stati i pensieri, ho provato a farvi capire quello che loro due sentono. Le loro insicurezze, i loro pensieri, i loro sogni… Spero di non essere stata troppo scontata o banale e spero soprattutto che vi sia piaciuto “Stay”. La canzone è quella di Elisa, e mi è sempre piaciuta e la reputo adatta a Virginia e a Matteo. “I hope there will be better days” per loro due, giorni meravigliosi, giorni pieni di sorprese. Per loro, e anche per voi. E per me. Ci meritiamo tanto bene. Spero che vi sia piaciuto questo nuovo capitolo e volevo ringraziare tutte quelle persone che hanno scoperto da poco “Inaspettatamente” o altre che la stanno rileggendo, grazie!
 
A presto e un abbraccio!
E.
   
 
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