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Autore: Steno    25/07/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
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Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
°°°
Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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Salve a tutti, scusate l'assenza ma avevo un brutto esame. 
Questo capitolo è stato un incubo, letteralmente: me lo sono sognato la notte in un paio di occasioni.
Questo perché la storia fin'ora aveva mantunuto un tono scansonato e mi dispaceva abbandonarlo. Così ho lottato con le unghie e con i denti per alleggerire in ogni modo l'atmosfera.
Ad ogni modo son abbastanza soddisfatta del risultato.
Un grazie speciale a Chelibe.

 
8.

Il giovane demone si lanciò a tutta velocità verso Ageh brandendo una spada ricurva dall’aspetto poco rassicurante.
Frenuh si stava mangiando il labbro in ansia mentre Selgalia non appariva più tanto sicura di se. Dietro di loro Jenuleh tratteneva un nervoso Zetnuh per un braccio, nessuno poteva intervenire, il castano era da solo.
Nren si nascose dietro la spalla di Ylva e quest’ultimo alzò la mani indeciso: non poteva aiutare il suo amico, ma non avrebbe permesso che lo trucidassero.   
Niarada, che ormai incombeva sul suo avversario, alzò le braccia pronto a colpire.
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Quel giorno si era annunciato denso di eventi da subito, quando un urlo aveva svegliato Aggar. L’incredibile città, cuore della razza demoniaca, era diversa da qualunque altra. Sorgeva fra i picchi rocciosi della catena montuosa occidentale e per metà era scavata dentro la montagna stessa. Le guglie aguzze come i canini di un drago sembravano quasi parte del paesaggio.
Quando finalmente l’eco dell’ultima vocale si fu affievolito, i reduci della prima festa di compleanno mai festeggiata da un demone non ebbero bisogno della magia per sapere che da qualche parte un ragazzo biondo stava per essere ucciso.  

Lo stesso biondo che un’ora e un’epocale sgridata dopo guardava sconcertato le due ragazze dalla pelle nera davanti a lui. Nren, ancora leggermente stordito dalla sbronza, spalancò la bocca al punto che la sua mascella sembrava sul punto di sganciarsi e andare per la sua strada.
“Come?” chiese Ylva.

“La nostra legge parla chiaro” sentenziò Selgalia. Era un’alta demone dai capelli rosa pallido tirati parzialmente in alto con complicato sistema di fermagli e catenelle argentate, sedeva con le braccia incrociate e le gambe accavallate trasudando determinazione da tutti i pori.

“Si ma Aggie è un umano, non è soggetto alle vostre regole!”   

“Umano, magico o demone non m’interessa! Sono stata offesa e pretendo giustizia!” Selgalia sbatté un piede a terra. Data la pelle del tutto nera era difficile dirlo ma Ylva aveva la convinzione che fosse arrossita.

“Eppure ero sicura che la stanza fosse vuota” Frenuh era mortificata. Ylva le circondò le spalle con un braccio e la strinse a se.

“Ageh ci ucciderà tutti” piagnucolò Nren coprendosi il viso con le mai.

“Come dicevo, non era una richiesta. Pretendo che questo Ageh si assuma le sue responsabilità! Se entro un’ora non si presenta sulla piazza centrale per rispondere delle sue azioni mi agirò secondo la legge!”

“Va bene” Ylva cercò di calmarla riflettendo in fretta “Ti porteremo Aggie ma lascia che ci pensiamo noi a spiegargli la situazione”

“Fate come volete, purché fra un’ora sia al mio cospetto!”

Si alzò e marciò fuori dalla stanza sbattendo la porta.

I tre ragazzi ancora seduti sulle spine rimasero in silenzio a meditare per diversi minuti.

“Non credo che gli piacerà” mormorò Frenuh.

“No, che non gli piacerà, siamo morti!” Nern si accasciò sconfortato.

“Niente panico, per il momento preoccupiamoci di trovarlo. Poi penseremo a qualcosa! Forse è ancora a colazione con i tuoi fratelli”

“Speriamo tengano la bocca chiusa. Vai a cercarlo, io cerco di far cambiare idea a Selgalia” Frenuh gli diede un bacio veloce e si affrettò a seguire l’altra demone.

“Non è il momento di disperarsi, dobbiamo trovarlo subito, prima che s’imbatta nella sua futura moglie!” Ylva tirò su Nren con decisione e lo spinse fuori dalla porta.

“Moriremo tutti!” gemette quest’ultimo allontanandosi in direzione opposta al biondo.

 
°°°°°°°°°
“E poi hai detto che sarebbero dovuti passare altri cento anni prima che un pelle bianca e una fatina potessero vincere contro un demone in una gara di bevute” stava raccontando Jenuleh.

Zetnuh, il primogenito, si accasciò mentre la piccola Cugiah gli batteva una mano sulla spalla.
“Mi dispiace” rantolò affranto.

“Figurati” rispose Ageh, qualcuno gli aveva procurato del tè che ora fumava nella sua inseparabile tazzina pronto per essere bevuto.

Aveva deciso che gli piacevano quei ragazzi.
Zetnuh era un ragazzone con la risata pronta e i muscoli massicci che sembrava quasi fuori posto in quel trio. Jenuleh al contrario era decisamente magro, quasi ossuto e a mala pena arrivava alla spalla del fratellone. I suoi capelli avevano una sfumatura azzurrognola che mancava in quelli dei suoi fratelli, li portava raccolti in una coda alta e gli arrivavano appena alla schiena. Infine Cugiah, che era un adorabile bambina dagli indomabili capelli bianchi, aveva sempre un’espressione particolare stampata sul volto, come se soppesasse le persone. Da quello che aveva capito Ageh ancora non parlava.

“Comunque ammiro la tua tranquillità” disse Jenuleh rivolgendosi verso Ageh “Ho saputo che hai passato la notte con Selgalia”

Ageh arrossì violentemente:
“Sto lentamente recuperando la memoria e vi ho già detto che non è accaduto nulla” girò furiosamente il suo tè versandone fuori una parte “Accidenti!” mormorò pulendo con uno sbuffo di magia.

Finalmente l’equivoco dei capelli verdi era stato chiarito. In realtà Ageh si tratteneva appena dal gongolare: Ylva si sentiva in colpa e lo stava più o meno evitando. Aveva fatto un discorso confuso sul fatto che in qualità di suo più ‘migliorissimo’ amico sarebbe dovuto intervenire prima ed era sparito chissà dove.

“Guarda che per noi sei una persona adulta nessuno ti sta giudicando” commentò Jenuleh con un sorriso divertito. Si era reso conto fin troppo presto che la cosa lo metteva a disagio e gli dava il tormento “Però Niarada potrebbe non essere d’accordo con me”

Zetnuh lanciò un lamento affondando la testa fra le braccia muscolose:
“No per favore! Mi sta scoppiando la testa non posso sopportare quel damerino in questo stato!”

“Niarada?” Ageh spostò lo sguardo dall’uno al altro diverse volte prima che Jenuleh si decidesse a spiegargli:
“Niarada è il fidanzato di Selgalia o almeno gli piacerebbe esserlo, le fa una corte spietata sin da quando erano piccoli e ora si è messo in testa di sposarla”

Ageh aggrottò le sopracciglia:
“Sembra un nome da donna”

Zetnuh buttò indietro la testa scoppiando in una potente risata.

“Lo è, grazie ad una divinazione sbagliata i suoi genitori erano convinti di aspettare una bambina” spiegò Jenuleh con un ghigno malefico “Per lui è un nervo scoperto”

Zetnuh gli mise una mano sulla spalla comprensivo:
“Il punto non è questo; quell’invasato esce di testa ogni volta che un ragazzo si avvicina a Selgalia, forse è per questo che lei ha dormito con te”

La porta si aprì con uno schianto rivelando un affannato Nren:
“Ageh!” esclamò sollevato “Per fortuna ti ho trovato!” si appoggiò al tavolo cercando di riprendere fiato sotto lo sguardo indagatore dell’oggetto delle sue ricerche “È una tragedia!” ansimò.

“Cosa? Ylva ha deciso di arredare la sala del trono?”

“No! C’era Selgalia e ha detto che la dovevi sposare, anche se Frenuh le ha chiesto scusa. Ma poi Ylva ha detto che l’avresti sposata e che dovevamo trovarti!” parlava in fretta gesticolando come un matto e mangiandosi le parole “Devi andare sulla piazza centrale!”

Il sopracciglio di Ageh era schizzato così in alto che si faticava a distinguerlo dai capelli:
“Ylva ha detto che devo sposarla?” chiese con un tono inquietantemente basso.

“Secondo la nostra legge lei potrebbe pretendere che la sposi” considerò Jenuleh corrugando la fronte “Anche se mi sembra un po’ estremo, è stata solo un’incomprensione dopo tutto”

Ageh rimase a bocca aperta, la chiuse cercando le parole giuste. Ma tutto ciò che gli uscì fu una specie di rantolo. Il suo rossore aveva raggiunto una tonalità quasi porpora:
“Non è successo niente!” esclamò infine.

“Non importa” Jenuleh lo guardava con compassione.

“Io non posso sposarmi!”

“Aggie!” Ylva scelse proprio quel momento per apparire nel salone, pessimo tempismo.

“TU!” la brocca d’acqua esplose artisticamente e Ageh additò il nuovo arrivato con un’espressione omicida.

“Oh, quindi hai saputo” il biondo fece un passo indietro alzando le mani in segno di resa “Non la prendere male…”

“NON PRENDERLA MALE?” la sedia di Ageh fu scaraventata all’indietro da una piccola onda d’urto e si schiantò sulla parete. I tre demoni si erano prudentemente allontanati dal tavolo. Zetnuh teneva in braccio una divertita Cugiah e Jenuleh osservava la scena seminascosto dietro il suo imponente fratello.

“No, quello che voglio dire è che poteva andare peggio…” Ylva fece lentamente un altro passo indietro.

“PEGGIO?” anche il tavolo cedette alla pressione e rovinò a suolo con un fracasso di stoviglie che si rompevano.

“Nel senso che Selgalia è una principessa, insomma, se la sposi un giorno sarai re…” questa cosa del sarcasmo, ancora non riusciva bene ad Ylva, ci stava lavorando ma era del tutto privo di senso dell’opportuno, cosa che lo aveva messo in non pochi guai.

Ageh sgranò gli occhi incredulo, per un attimo Ylva pensò che gli sarebbero rotolati in terra:
“RAZZA D’IMBECILLE! IO SONO AGEH CORION! FIGLIO DI RE CORION DALE DI POZU! SO CHE NEL TUO PICCOLO MONDO FELICE TUTTO RUOTA INTORNO AD YLVA, MA IO AVEVO UNA VITA ANCHE PRIMA DI CONOSCERTI!”

Stavolta fu Ylva a guardarlo con tanto d’occhi, abbassò le mani lentamente e si morse un labbro. Ageh chiuse gli occhi risentito, non era da lui una frase simile, neppure trattandosi di Ylva. Ma ormai era tardi e se suo padre gli aveva insegnato qualcosa era che un principe non abbassa mai la testa.
Con nuova determinazione riportò la sua attenzione su Ylva. Ma questi non lo stava guardando a sua volta, era girato con le spalle curve:
“Frenuh sta parlando con Selgalia” mormorò con un filo di voce “Forse è riuscita a dissuaderla”

“Dove sono?” chiese freddamente Ageh.

“Sulla piazza grande” La voce di Ylva si era affievolita fino a diventare un sussurro.

“Ti accompagno” intervenne frettolosamente Zetnuh mettendo a terra Cugiah.

Il demone si avviò fuori dalla porta seguito da Ageh. Passando accanto al biondo riuscì a impedirsi di voltarsi. Jenuleh li seguì tenendo per mano Cugiah e infine Nren si accostò al biondo poggiandogli una mano sulla spalla per incoraggiarlo ad accodarsi a quello strano corteo.
Mentre procedevano attraverso le sale sotterranee e corridoi, altri si aggiunsero a loro. Ageh mantenne il mento alto e il passo rigido, quella Selgalia non aveva idea di cosa la aspettasse.

La piazza grande era il cuore della città sorgeva davanti al palazzo reale ed era circondata quasi completamente da alti palazzi aguzzi. Era come una grossa arena, circondata da scalinate già gremite di spettatori, la notizia si era diffusa in fretta.
Il popolo demoniaco, com’era ben noto, aveva una grande passione per lo spettacolo: dai combattimenti simulati, agli spettacoli circensi a rappresentazioni di ogni tipo. Amavano vedere persone comuni fare cose incredibili.

Al centro della piazza, dritta come fuso, Selgalia fissava Ageh da quando era uscito alla luce del sole. Sul palco reale, costruito direttamente sulla facciata del palazzo, re Selticus sembrava indeciso se intervenire o meno, in piedi davanti all’enorme trono in pietra con i capelli bianchi che brillavano quasi incandescenti alla luce del giorno sembra quasi una statua. Un’enorme statua dalle spalle larghe e i muscoli imponenti; e Ageh era riuscito in qualche modo ad offendere l’onore di sua figlia.

In quel momento, davanti alla maggior parte della razza demonica con l’attenzione generale puntata addosso Ageh Corion di Pozu si ritrovò a chiedersi a che punto le cose gli erano sfuggite di mano. Lui era una persona seria e metodica: era partito per l’università senza il minimo dubbio sul suo futuro.

Come si era ritrovato lì?

La risposta era probabilmente qualche metro dietro di lui, camminava a testa bassa accanto a Nren e Jenuleh.

Man mano che avanzavano verso l’arena il corteo si disperse, infine anche Zetnuh, Jenuleh, Cugiah, Nren e un depressissimo Ylva lo lasciarono per prendere posto sulla prima fila di posti.

Adesso era solo.

Ma non avrebbe mollato.

Era un principe dopo tutto, sapeva come affrontare una platea. Giunto davanti a Selgalia si fermò in attesa, d’altronde lui non sentiva di avere la minima colpa, se lei voleva accusarlo di qualcosa avrebbe dovuto farlo da sola.

Selgalia lo guardò trucemente ma infine fu costretta a cedere:
“Ageh Corion!” esordì imperiosa “La nostra legge parla chiaro, le tua unica scelta sta fra sposarmi o perire!”

Ageh assottigliò gli occhi fino a ridurli ad una fessura, ma prima che potesse ribattere alcunché un nuovo personaggio entrò nell’arena a passo deciso.

“Dovrà passare sul mio corpo!” il nuovo arrivato era leggermente più passo di Ageh ma i capelli celesti tirati su in uno strettissimo chingnon lo facevano sembrare più alto “Io, Niarada, ti sfido al combattimento rituale!”

Le gradinate esplosero.

Frenuh afferrò il braccio di Ylva:
“Il combattimento rituale è la misura estrema per risolvere le dispute!”

“I due sfidanti, accettano di sfidarsi davanti al popolo e al re, in modo che tutti siano testimoni del vincitore” Jenuleh si mordicchiava nervosamente l’unghia del pollice “Niarada è un pallone gonfiato ma è addestrato al combattimento, non credo sia stato mai sconfitto”

Re Selticus alzò una mano e il rumore si spense all’istante:
“Niarada, quello che chiedi non ha precedenti, il combattimento rituale non ha mai coinvolto le altre razze” la sua voce era carica di un’autorità che colpì Ageh, gli ricordò moltissimo suo padre.

“Ne sono cosciente Vostra Maestà, ma se le nostre usanze non possono essere imposte ad uno straniero neanche la principessa può pretendere di sposarlo!”

Non faceva una piega.

Ageh osservò il nuovo venuto inclinando la testa: forse la situazione si sarebbe risolta più facilmente del previsto.

“Niarada! Come osi intervenire” Selgalia sembrava quasi sul punto di prendere a schiaffi il suo indesiderato pretendente.

“Non posso imporre ad uno straniero il combattimento rituale” sentenziò re Selticus “Ma non posso neanche ignorare l’accaduto. La mia decisione è questa: Niarada sarà il campione di Selgalia, se lo straniero vincerà il combattimento, sarà libero di andare”

“Ma padre…” Selgalia, sconcertata, adesso non sapeva bene che pesci prendere.

“Se invece perderà allora dovrà sposare la principessa” continuò imperterrito il re.

“Cosa?” l’urlo di Niarada sovrastò il fragore scatenatosi per l’annuncio.

“La mia decisione è questa, hai qualcosa da aggiungere straniero?”

Ageh con un sorriso divertito aveva assistito alla scena senza battere ciglio. Sempre sorridendo s’inchinò ossequiosamente:
“Nessuna Vostra Maestà, trovo questa soluzione onorevole per tutti” 

“Molto bene, Selgalia libera il campo!”

La principessa inviperita si allontanò dal centro dell’arena mentre Niarada lanciava in aria la sua spada curva con maestria:
“Hai commesso un grosso errore amico: il combattimento inizia immediatamente e sono ammesse solo le armi che i partecipanti portano addosso” riprese la spada al volo facendo una pausa drammatica. L’agitò un paio di volte in direzione di Ageh prima di mettersi in guardia con il braccio destro alzato e la spada in posizione orizzontale all’altezza degli occhi “Quasi dimenticavo…ovviamente la magia è proibita, prova solo ad aprire la bocca e sarai istantaneamente squalificato!”

Attese un attimo per godersi l’espressione sgomenta del suo avversario ma questi non sembrava minimamente turbato.
“Sai Niarada, c’è una cosa che non capisco: sembri così sicuro di sconfiggermi ma in tal caso sposerei la ragazza che ami, non è un contro senso?”

“Per sposarla devi essere vivo!” con quelle parole si gettò alla carica.

Il giovane demone si lanciò a tutta velocità verso Ageh.
Frenuh si stava mangiando il labbro in ansia mentre Selgalia non appariva più tanto sicura di se. Dietro di loro Jenuleh tratteneva un nervoso Zetnuh per un braccio, nessuno poteva intervenire, il castano era da solo.
Nren si nascose dietro la spalla di Ylva e quest’ultimo alzò la mani indeciso: non poteva aiutare il suo amico, ma non avrebbe permesso che lo trucidassero.  
Niarada, che ormai incombeva sul suo avversario, alzò le braccia pronto a colpire.

Ageh dal canto suo stava fermo in piedi con le mani lungo i fianchi. Non sembrava intenzionato a spostarsi. All’ultimo secondo, quando la lama stava già calando su di lui fece un singolo passo di lato. Niarada, seguendo la spinta del colpo, si sbilanciò in avanti rischiando di cadere. Si voltò furioso ma Ageh lo attendeva al varco: lo colpì alla bocca dello stomaco con una potente gomitata; il demone tossì cercando di recuperare aria coprendosi la parte lesa con una mano. Ansimante si lanciò di nuovo verso l’avversario ma stavolta il principe di Pozu non si spostò: schivò la lama e afferrò con decisione il polso di Niarada per poi portarsi il suo braccio su una spalla e spingere con tutte le sue forze. Il pubblico trattenne il respiro mentre lo sfidante compieva un arco in aria atterrando sulla schiena con un gemito. Come aveva detto Jenuleh, dopotutto era addestrato bene: rotolò per tornare sulle gambe e si scagliò contro Ageh; ma dovette inchiodare di colpo.
Quest’ultimo con un ghigno quasi malefico gli puntava la sua stessa spada alla gola. La sua postura sembrava annoiata: con le spalle rilassate e il braccio alzato quanto bastava per mantenere la punta della spada sulla gola di Niarada.

“Non sei male” commentò spingendolo indietro con la lama “Probabilmente avresti vinto contro qualcun altro: ma io ho passato tutta la vita a lottare contro avversari più forti e più dotati di me” adesso il sorriso era sparito e il tono si era fatto quasi velenoso “Il combattimento finisce qui!” abbassò la lama e la conficcò con forza nel terreno.

“Il vincitore è lo straniero” decretò re Selticus “Sei d’accordo con me Selgalia?”

La principessa sedeva con la testa china e l’aria sconfitta.

“Si padre” mormorò.

Nren scattò in piedi applaudendo come un matto e tutta l’arena lo seguì.

Tutti tranne un ragazzo biondo.

 
°°°°°°°°°°
“Dimmi la verità, ti sei infilata di proposito nella mia camera” Ageh e Selgalia stavano parlando in uno dei salotti privati del palazzo.

La ragazza scrollò le spalle:
“Volevo solo liberarmi di Niarada, non c’è bisogno di recriminare”

Ageh si accigliò:
“Io trovo che il tuo comportamento sia stato stupido e irresponsabile, hai quasi causato un incidente diplomatico per un tuo capriccio, ho pena di chi ti dovrà sposare”
Selgalia spalancò la bocca allibita, nessuno le aveva mai parlato così prima, ma una qualsiasi risposta sarebbe caduta nel vuoto perché Ageh si era voltato senza indugio mettendo fine quella storia.

I suoi compagni lo aspettavano nella sala della festa in compagnia dei fratelli di Frenuh. Adesso che aveva un momento si rese conto che molti ragazzi dell’università, provenienti anche da altre facoltà avevano partecipato ai festeggiamenti e di conseguenza avevano assistito al duello. La voce si sarebbe sparsa a macchia d’olio a  Plaurani.

Sospirò.

Era rimasta solo una questione da sistemare.

Vagò con gli occhi per tutta la sala fino ad individuare il suo stranamente silenzioso compagno di stanza.

Fortunatamente si era ritirato in un angolo isolato. Era meglio se la conversazione fosse rimasta fra loro due.

Si lasciò cadere accanto a lui.

“Ylva?”

“Oh, Aggie, scusa ti lascio solo” fece per andarsene ma il castano lo rimise a sedere con decisione.

“Fermo un attimo. Hai presente il verde dei miei capelli?” non scoppiare a ridere davanti alla sua espressione perplessa fu una vera sfida “Stavo pensando che potremmo dipingere il salotto di quel colore e magari decorarlo con qualche rocciacristallo, ho idea che l’effetto sarebbe splendido”

Riuscì quasi a vedere le piccole rotelline nel cervello di Ylva ruotare furiosamente fino all’illuminazione.
“Non sei arrabbiato con me?”

Ageh lo fulminò:
“Io sono sempre arrabbiato con te a prescindere, perché ho la certezza che sicuramente hai fatto qualcosa che giustifica la mia rabbia” il biondo s’incupì “Però, in questo caso specifico, convengo che non sia colpa tua. Sono stato io a bere incautamente e il resto è opera di Selgalia e Niarada”

Se ne pentì immediatamente.

Ylva gli gettò le braccia al collo ridendo fortissimo e Ageh si trovò a incenerire con lo sguardo il resto dei presenti che li guardava sorridendo.

Ma chi glielo aveva fatto fare?
 
 
 
 
 
   
 
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