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Autore: didi_95    25/07/2016    2 recensioni
Dopo il rapimento di Tony, sia lui che Pepper tornano con la mente ad una giornata particolare, quella del loro incontro. Nessuno dei due se ne rende ancora conto, ma il loro è un legame molto più forte di quanto sembri.
[Pepperony, Iron Man 1]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold 'Happy' Hogan, Jarvis, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts, Yinsen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ricordi pt2


Pov Tony

< Ha appena dato ad una sconosciuta diecimila dollari per un danno che non ne valeva nemmeno la metà? >
La voce della mia guardia del corpo risuona scandalizzata nello stretto abitacolo della Porsche.
< Santo cielo, non essere così melodrammatico Happy, nemmeno fosse stato un milione! Consideralo come un investimento! Magari stasera, placati i bollenti spiriti, vedrà il mio numero sull'assegno e mi chiamerà... >
Happy ammicca, ma poi scuote la testa.
< Non per deluderla capo, ma non credo sia quel genere di ragazza. >
No, probabilmente ha ragione...
< E a proposito di ragazze, stamattina tutto bene con... ehm.... >
Cavoli dovevo essere veramente ubriaco ieri.
< Christina? > mi viene in aiuto Happy.
< Si ecco... lei. >
< Nella norma direi; dopo qualche urlo isterico ha preso la porta e se n'è andata. Uh, ha anche distrutto un vaso prima di uscire.>
Mi stringo nelle spalle.
< Non mi era mai piaciuto. >
Continuando a parlare svolto in fretta a destra, entrando nel parcheggio del mio fast food preferito.
< Perché siamo qui capo? >
Alzo le sopracciglia:
< Capisco di non averti assunto per le tue doti intellettive, ma diamine! Un po' di intuito! Cosa si fa di solito in un posto del genere? >
< Si mangia, ma... >
< Esatto! 100 punti a Grifondoro. Adesso vai a prendermi un cheeseburger che sto morendo di fame. >
Happy tenta l'ultima linea di difesa.
< Ma siamo in ritardo per i colloqui di lavoro... >
< Di chi è l'azienda, Happy? Mia, esatto. Perciò dovranno aspettare un po'. Niente cetrioli mi raccomando. >

Lo guardo dirigersi verso l'entrata a passo svelto.
Detesto fare colloqui... sono cose estremamente noiose.
Ma poi che bisogno c'era di assumere una segretaria?
Poi ripenso alle pile disordinate di documenti che infestano la scrivania di uno studio che non frequento mai... beh sì, forse servirebbe qualcuno per mettere a posto quel marasma.
Per un attimo risento nelle orecchie la voce profonda di mio padre che mi ripete quanto io sia inadatto ed irresponsabile per ereditare un giorno la sua azienda...
Come se fosse ancora qui davanti a me, come se non fosse morto da anni.
Stringo le mani sul volante.
L'azienda va a gonfie vele, la mia vita lo stesso...
Ho tutto quello che desidero e non c'è più nessuno a considerarmi un incapace.
E allora perché non sono felice?

A Happy che mi porge trionfante il mio panino, chiedo di tornare dentro a prendermi uno scotch.
Non è sempre semplice controllare i propri demoni, spesso sono loro a controllare te.

Due ore dopo arriviamo finalmente alla Stark Tower.
L'atrio è pieno di donne in attesa che compilano moduli, la tensione è palpabile.
Un basso mormorio si diffonde non appena mi faccio largo tra la folla.
Senza nemmeno alzare lo sguardo, entro nel mio ufficio.
< E' in ritardo signore... > mi accoglie Jarvis.
< Ci ero arrivato grazie; quante sono le candidate? >
< Secondo i moduli pervenuti nella mia banca dati, per adesso sono esattamente 84. Tuttavia il dato è in continuo aggiornamento. >
Mi massaggio le tempie, ci mancava solo il mal di testa.
< Non avendo voluto seguire il mio consiglio di cominciare questa mattina, lei ha accumulato un ritardo di circa quattro ore e ventidue minuti. >
< Jarvis? Qual è la prima regola da seguire che ho inserito nella tua programmazione? >
< Il silenzio è d'oro, signore. >
< Perfetto, allora seguila. >
< Sarà fatto, signor Stark. Mi avverta quando vuole che faccia entrare la prima candidata. >

Ho un urgente bisogno di sciacquarmi il viso, dopotutto sarà una lunga giornata e qualche minuto di attesa in più o in meno non farà troppa differenza.
Entro nel bagno vicino al mio ufficio e mi avvicino al primo della lunga fila di lavandini.
L'acqua gelida riesce subito a farmi sentire meglio; dopotutto è un incontro al pubblico, non posso certo farmi vedere giù di forma.
Dopo aver fatto un respiro profondo, preparandomi a rientrare in ufficio, una voce arrabbiata e stranamente familiare mi arriva all'orecchio.
E' una voce di donna e sembra provenire dall'altra parte del divisorio, quella riservata alle signore.
Seguo la conversazione a stralci:

< Ehilà Grace... ma proprio no tesoro. Sono ancora qui! Tre ore e mezza in questo dannatissimo palazzo... >

"Dannatissimo palazzo? La mia torre?!"

 < ...ed ancora non ha cominciato a ricevere! Evidentemente quando hai i soldi l'educazione diventa facoltativa... >

"Facoltativa eh?"

< E io che pensavo di essere in ritardo... Come? No, no. Mi è successa una cosa stranissima questa mattina, dopo ti racconto tutto quanto... A dopo... Ciao. >

La donna riattacca e nel mio cervello scatta l'associazione.
Non ci posso credere.
Non può essere lei.
Mettendo da parte ogni tipo di ingiuria venuta a galla nel mio cervello, senza nemmeno averci riflettuto, mi ritrovo a pancia a terra per spiare da sotto la parete.
Quello che vedo non mi conforta: scarpe col tacco, gambe da schianto e stretta gonna grigia.

Il muro non mi permette di vedere altro.
Ma è lei... è la donna di stamattina.
< Cazzo... > bisbiglio senza riuscire a trattenermi.
< Prego? > la voce della donna mi pietrifica, non mi ero accorto di aver parlato ad alta voce.
Rimango immobile dove sono, sperando di non dover rinunciare a tutta la mia reputazione con un solo singolo sguardo.

< C'è qualcuno? > ripete la voce, questa volta con una sfumatura preoccupata.
Proprio quando sto per alzarmi, la porte di entrambi i bagni si aprono.
< Signorina Potts... ci siamo quasi, venga di là. > sento attraverso la parete.
Qualche secondo dopo, vedo le seriose scarpe col tacco lasciare il bagno a piccoli passi nervosi...
< Cammina già come una segretaria... > mormoro, prima di accorgermi che Happy è appoggiato allo stipite e mi sta guardando.
< Non una parola. > gli dico rialzandomi e riaggiustando la cravatta seriamente sgualcita.
< Pensavo che queste cose le facessero gli adolescenti... > bisbiglia la mia ironica guardia del corpo, soffocando le risa.
< Posso ancora licenziarti. > Aggiungo ridendo a mia volta e spingendolo alla porta.
Prima di uscire dal mio ufficio, si volta ancora verso di me che sto cercando di ritrovare il contegno perduto.
< Me lo dirà prima o poi? >
< Cosa? >
< Quello che stava facendo lì sdraiato. >
< Sei fastidiosooo! > gli urlo dietro, mimando di tirargli addosso il portatile.
Finalmente se ne va e la porta si richiude.
A volte non so come farei senza questo genere di fastidi.

< Jarvis? >
< Si, signor Stark? >
Mi schiarisco la voce.
< Fai entrare la prima... Si va in scena. >
< Subito signore. >
< E coglile ogni tanto le mie citazioni cinematografiche, ti ho fornito una banca dati aggiornata! > aggiungo sorridendo.
< Certo, signore. La prima candidata è la signorina Miller, di Chicago. 27 anni, appena laureata in... >
Smetto di ascoltare la voce di Jarvis quasi subito... è solo un nome che sto aspettando, uno soltanto.
Potts.


Le ore passano lentamente; le candidate, viceversa, entrano ed escono come api da un alveare.
Dopo l'ennesima donna che tenta di saltarmi addosso con la scusa di volere un tatuaggio indelebile chissà dove, mi alzo e mi dirigo alla porta.
< Happy? >
< Sì, capo? >
< Potresti fare il tuo lavoro per una volta ed allontanare quelle che sono venute solo per parlare con me in privato? >
< Ma la cosa non le è mai dispiaciuta capo... > replica Happy.
< Beh ora mi dispiace, quindi fa' qualcosa! >
Richiudo la porta con forza e nascondo il viso tra le mani.
Possibile che una precisa come lei non si sia prenotata almeno tra le prime venti?
< Jarvis... come si chiama la prossima piaga? >
< Virginia Potts, signore. >

Mi volto verso la porta, improvvisamente nervoso.
< Bene, manda via tutte le altre. >
< Posso suggerirle di... >
< Non sono mai stato così sicuro. Mandale via. L'ho trovata. >
< Come desidera. >

Mi siedo dietro alla scrivania, cercando di ignorare lo strano nervosismo che mi pervade la bocca dello stomaco.
E tutto questo per una segretaria?
Non ha senso.
La porta si apre e la vedo entrare; passo deciso, senza nemmeno un'ombra di titubanza.
Tutto cambia quando solleva lo sguardo ed i nostri occhi si incontrano.

< LEI? >
< Io. Sorpresa? >
La donna pare riacquistare il controllo.
< Io... beh, immagino di sì. Non avevo idea che... insomma... Se avessi saputo non sarei mai... >
< Che ne dice di cominciare con un "buongiorno" e sedersi qui davanti a me? >
Virginia Potts segue il mio consiglio, sedendosi e lisciandosi la gonna grigia.
Per la prima volta posso osservarla da vicino.
Prima non avevo notato quanto fossero rossi i suoi capelli.
< Signor Stark? Mi sta fissando per caso? >
Mi riscuoto e le guardo gli occhi, cosa che si rivela ancora più pericolosa.
Se possibile, sono una visione ancora migliore dei capelli, per non parlare del resto del corpo...
< Mi sta fissando in Quel modo? > dice, alzandosi precipitosamente.
< Senta, se lei crede che io sia una di quelle donne che... Oh, non dovrei nemmeno alludere a cose del genere ad un colloquio di lavoro... Ma in fondo mi ha offerto un assegno, con il suo numero sopra! Cosa dovrei pensare? >
Scoppio a ridere, rischiando di farla infuriare ancora di più.
< L'assegno era per la sua macchina... signorina Potts. E il numero... beh, non si può negare che sia una bella donna, e non potevo certo sapere che sarebbe diventata la mia segretaria! >
Lei, ancora in piedi e visibilmente rossa in volto, rimane per un attimo interdetta.
< Ha appena detto segretaria? >
< Certo. L'ho detto. Non era forse venuta per questo? >
< Ma ci sono tantissime ragazze lì fuori che aspettano... >
< Jarvis! -chiedo a voce più alta- Quante candidate sono rimaste? >
< Solo la signorina Potts, signore. >
La guardo di nuovo: < Vede? >
Lei sta guardando la scrivania, dopo qualche attimo dice a voce bassa:
< Le ha mandate via lei. >
< E se anche fosse? > replico, non riuscendo a capire dove vuole arrivare.
La donna sembra per un momento valutare il da farsi e poi si decide:
< Lei è la persona più viziata che io abbia mai incontrato nella mia vita. Quelle ragazze ci speravano in questo posto, una per una. E lei non sa fare altro che mandarle via perché pensa di avere già deciso? >
< Io non lo penso, lo so! > ribatto, non senza stizza.
La cosa non sta andando come l'avevo prevista; la signorina Potts della mia immaginazione mi era già saltata al collo ringraziandomi di averla assunta...
Cos'è che mi sfugge?
Riprendendo inconsapevolmente i miei pensieri, la donna continua a parlare.
< Le sfugge una cosa in particolare, non tutti sono al suo servizio. Ed io non ho il minimo desiderio di sottostare al puro egoismo di una singola persona. Stia bene ed arrivederci. >
Rimango a bocca aperta, non sapendo cosa dire.
L'unica cosa che mi esce è un patetico "ma".
Nemmeno nelle mie relazioni più lunghe sono stato scaricato così...
< Ah. Un'ultima cosa, signor Stark. Modifichi questo assegno ad una cifra accettabile a noi mortali, mille dollari andranno bene. >
Annuisco e modifico l'assegno, scrivendo la ridicola cifra che mi ha chiesto.
Poi la mia bocca comincia a sfornare sciocchezze, come è solita fare quando sono a disagio... Però chissà, a volte funziona.
< Lo sa che è veramente un peperino quando ci si mette? Pepper... sì, le starebbe bene come nome. Certo molto meglio di Virginia... è troppo serioso, non le si addice. Pepper Potts. Suona bene, no? >
Sorrido; adesso sono stato io a lasciarla senza parole.
Approfittando del momento di silenzio, continuo a parlare.
< Il posto è suo, la aspetto domani mattina alle 8 in punto qui alla Stark Tower. Il lavoro è tanto e il mio impegno poco, ma con lei sarà tutta un'altra cosa. Adesso vada, sono impegnato. >
La accompagno gentilmente alla porta.
< Non crederà di avermi convinta? > riesce finalmente a dire Pepper.
Sospiro, ostentando abbattimento.
< D'accordo, diciamo le cose come stanno, facciamo i seri. Lei è la persona di cui ho bisogno, ho letto le sue referenze; è seria, grintosa, competente ed anche l'unica che abbia insultato la mia torre, notato la mia mancanza di educazione e tacciato di egoismo in un solo singolo giorno... >
La vedo sbiancare e trattengo una risata.
< Lei può risollevare questa azienda; mi creda Pepper, ho fiuto per queste cose. >
Lei mi squadra a fondo e, non so perché, la sensazione che sia tentata di accettare mi attraversa.
< E' la persona più strana che abbia mai conosciuto, signor Stark... >
< Mi hanno detto di peggio. Mi chiami Tony, Pepper. Il Signor Stark era mio padre. >
< D'accordo, Tony. Ma... una cosa... >
< Sono tutto orecchie. >
< Non mi chiami Pepper... io odio i soprannomi . >
Sorrido.
< Desolato, io li adoro. >



Nda
Buonasera! Ed eccoci arrivati al fatidico incontro! ù.ù
Come sempre spero vi sia piaciuto;) Fatemi sapereee :*
Un bacio ed un ringraziamento a tutte <3
A presto;)
   
 
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