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Autore: Tide    26/07/2016    1 recensioni
Prima volte che scrivo qualcosa che preveda più sezioni. E ammetto che è un esperimento bizzarro ...
La poesia di Keats come percorso psicotico applicato al personaggio di Hannibal Lecter.
Prendo in considerazione le vicende dei libri, ma mi interesso soprattutto di come potrebbe finire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarice Starling, Hannibal Lecter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~UN GIGLIO D’ANGOSCIA


Piccolo incipit dell’autore:
Ops … Nuovo personaggio, nato dal mio cervello. Spero di non essere eretica come temo.

 

I see a lily on thy brow
With anguish moist and fever dew;
And on thy cheeks a fading rose
Fast withereth too. *


Il corpo deperito del ragazzo ha un tremito, poi lui socchiude appena gli occhi. È abbastanza per vedere suo padre in piedi, un poco discosto dal letto.
“Hareton …” lo chiama piano Hannibal
Il ragazzo reagisce con un sorriso aspro, con un sarcasmo e un’ostilità del tutto particolari.
“Ti aspettavo, papà.” Dice con un tono quasi cantilenante, una voce stridente
Il padre si limita ad osservarlo per qualche secondo: il viso pallido e scavato, le labbra passate da un colore vivo a un viola malato, le scintille rosse delle iridi che balenano rapide sotto le palpebre.
“Ha chiamato il dottor Cooper. Ha detto che eri grave.” Dice infine
Hareton corruga appena la fronte, con un’espressione seria e amara. Chiude gli occhi e distende il volto, appoggiandosi al cuscino. Un sorriso maligno gli piega le labbra
“Dovresti averci fatto l’abitudine, papà. Tra me e la mamma, ormai vivrai in ospedale, non è così?”
Non lascia tempo al padre di rispondere
“Gigli e viole.” Aggiunge subito aprendo un po’gli occhi “Vedi? Là sul davanzale.” D’improvviso la sua voce è piana e serena.
Hannibal non alza nemmeno lo sguardo e annuisce: ha già visto il piccolo vaso in vetro blu entrando.
“Fori dei morti.” Dice Hareton quieto
“Perché dici questo?”
“Bianco e viola: i colori di un cadavere, no? Oh, lo so: i colori di Charles quando l’avete seppellito in quella piccola bara bianca. Cresceranno viole sul mio fratellino?”
Quelle parole sono un giro di coltello nelle piaghe di entrambi. Hannibal tace osservando granitico il volto malato di Hareton.
Il ragazzo di colpo spalanca gli occhi, con furia 
“Oh, lo so!” esclama con voce acuta drizzandosi seduto nel letto “Non dovrei parlarne, vero? Ma so cosa pensi, ora! Sì, sono i colori anche miei!”
Piano i nervi tesi allo spasimo si rilassano, piano il ragazzo si calma. Gli resta un’espressione severa, davanti all’impassibilità del padre. Ma con Hareton è inutile.
“Ti stupisce?” chiede all’uomo con una sorta di desolazione mista a disprezzo “La mia vita viene dalla morte” spiega aspro “prenditi la larva che meriti. Sono sempre stato un cadavere e l’hai voluto tu.  Ah, non negare: sai che non servirebbe.”
Hareton s’è raddrizzato con un’eleganza austera, puntando gli occhi severi in quelli del padre. Con un sospiro li chiude
“Ora vattene. Ci vediamo qui il mese prossimo. Sarò grave.”
“Perché devi dirmi questo, Hareton?”
Il ragazzo solo scuote lentamente la testa con fare sconsolato
C’e il rosmarino per il ricordo … ” prende a recitare piano. La voce flebile gli muore per un secondo “ … Ricorda” mormora ” e le viole per il pensiero …”
“Rispondimi, Hareton.”
Ma Hareton di scatto lo guarda ferocemente “Per te c’è la ruta e ce n’è anche per me! “ ringhia “Vattene, ho detto!”

 


*Traduzione:Vedo un giglio sulla tua fronte/ Umido di angoscia e rugiada di febbre;/ E sulle tue guance una rosa che appassisce/ E velocemente avvizzisce’

Ps: le frasi in corsivo sono versi dell’Amleto, tratti dal delirio di Ofelia.

 

   
 
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