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Autore: Sophie Robin Kendrick    26/07/2016    1 recensioni
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]Fanfiction su - La saga di Robin - Elena Kedros.
Accademia Nottingham's Bow, la prima a classificarsi per 5 anni di fila nel torneo di Tiro con L'arco.
Dal 2006 in poi le cose sono cambiate, tutti parlano di una maledizione che ha colpito i vari club sportivi. Nessuno riesce più a classificarsi durante le gare. Una forte tensione galleggia nell'aria quando si pronuncia la parola selezioni.
Tocca ai nostri protagonisti smentire questa voce e ricostruire il club dell'arco ma varie cose intralceranno la sua rinascita.
Cosa si nasconde dietro il mistero dell'Accademia?
Perché non è stato proclamato nessun fondatore alla sua nascita?
Misteri che si nascondono e vengono nascosti. Misteri che tornano a galla da soli o che hanno bisogno di una spinta in più.
Buona lettura
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 – Lavanderia
– Ora devi scegliere tra i due. – Un altro ragazzo era spuntato nella lavanderia. Era alto, moro e gli occhi grigi, teneva il cesto sotto al braccio e con una mano stava sbadigliando.
– Bhè visto, che lo chiedi credo che sceglierò la lavatrice. È molto pulita, si lamenta per un po' e mi fa trovare le cose lavate. Più di così cosa posso chiedere? Una donna deve sapersi accontentare.
Diede una pacca all'elettrodomestico, per poi sedersi sulla sedia e guardare il cellulare.
Ancora niente da Philip.
– Suppongo che tu sia la nuova si cui parlava Braelyn.
– Non saprei. Possono esserci altre nuove nei dintorni. Ti pare?
– Può darsi. Ma tu sei l'unica, che corrisponde alla descrizione, che abbia visto oggi. Capelli biondi, occhi verde oliva. Che altro ha detto? Ah, che saresti scesa a lavare la biancheria. –
Robin rimase a bocca aperta mentre il ragazzo le sorrideva in modo malizioso.
Il biondo le si avvicinò e le stese la mano.
– Il mio nome è Robert e lui è Ewart. Tu sei Robin, giusto?
La ragazza si ricompose e gli strinse la mano.
– Robin Hood, piacere. Quale anno frequentate?
– Entrambi il secondo. Suppongo tu il primo.
Lei scosse la testa e si alzò.
La sua lavatrice aveva appena finito le lenzuola furono messe nell'asciugatrice.
– Devo frequentare il secondo anno. Il primo l'ho fatto altrove. Ad ogni modo siete amici di Braelyn, a quanto ho capito. Di solito che fare da queste parti per divertirvi?
Il ragazzo che era entrato silenziosamente e che veniva chiamato Ewart le rivolse un'alzata di spalle. – Cosa vuoi fare? Dal lunedì al giovedì abbiamo il coprifuoco allo scoccare della mezzanotte, proprio come Cenerentola, solo che noi siamo più intelligenti da usare le stringe. Dal venerdì al sabato fino alle due della sera. Domenica ognuno per i fatti propri.
– Niente coprifuoco?
– C'è ma la persona che ci dovrebbe controllare, in questa zona, è sempre ubriaca oppure si droga. Ci sono capitati certi incidenti spiacevoli e non ti consiglio di girare da sola con lui in giro.
– Droga? E ancora non l'hanno beccato?

Robert mise i suoi panni all'interno del cesto. Ormai avevano finito di asciugarsi.
– Non credere che non ci abbiamo provato ma ogni volte vince lui.
Detto questo i tre rimasero in silenzio, ascoltando il rumore degli elettrodomestici in funzione.

Con il piede Robin chiuse la porta della sua stanza. Non era lì da neanche un giorno e già era stanca e scioccata. Un guardiano ubriaco e drogato, la faccenda diventava paurosa ma aveva un aspetto eccitante.
Non voleva comportarsi come Sherlock Holmes, ma se questa cosa le avrebbe creato problemi a lei o a altri, avrebbe escogitato qualcosa.
Certe volte era proprio vendicativa.
Il telefono prese a squillare. Lei posò il cesto e aprì la chiamata con il padre.
– Ciao papà. Come stai?
– Tesoro mio, qui stiamo bene tu? Ti piace la tua stanza? Sei con qualcuno?
– No papà. Ho la stanza tutta per me, un pochino mi sento sola ma in confronto all'anno scorso... –
Lasciò la frase in sospeso, non aveva voglia di far agitare i propri genitori. Erano stati in pensiero anche loro.
– Sai tesoro. Non tutti sono come Diane. Anzi, scommetto che con il tuo carattere tu ti sia fatta degli amici.
– Ho conosciuto un paio di persone. Una ragazza mi ha aiutato a pulire la stanza senza chiedermi niente in cambio. – E cominciò a raccontargli tutto.



Verso le sette del pomeriggio la ragazza scese nella sala comune. In quell'arco di tempo aveva sistemato le sue cose, si era pulita e cambiata.
Dopo la telefonata del padre le era arrivato un messaggio da Braelyn.
Le mandava le informazione per passare la serata insieme. Sebbene lei era molto stanca non se l'era sentita di declinare l'invito, anche suoi genitori ne erano stati molto felice.
Aveva tralasciato alcuni particolari venuti a sapere mentre stava facendo il bucato, ma loro l'aveva invogliata a uscire e a divertirsi un po'.
Anche se non volevano ammetterlo erano preoccupati per lei, ma questa volta non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa.
Si sedette sul divano e si mise a giocare con il telefono.
– Ehi ciao. – Braelyn si sedette accanto a lei nel divano.
Robin staccò il gioco e si girò verso di lei.
– Ciao. Non ti aveva vista, così mi sono seduta qui.
– Non ti devi preoccupare. A volte i ragazzi sono più lenti di noi. Tu hai dovuto pulire la stanza, sistemare le tue cose e sei riuscita ad arrivare in tempo. Loro sono lumache.
– Parlando della stanza. Non so davvero come ringraziarti. Senza non sarei riuscita a finire in tempo. E non sarei uscita dalla mia stanza.
– Smettila di ringraziarmi, mi metti a disagio. Sono sicura che avresti fatto qualcosa. Forse ci saremmo incontrate mentre tu passeggiavi.
– Ne dubito fortemente, ma tralasciando... perché non mi parli degli altri?
– Li conoscerai. Le altre dovrebbero scendere a momenti. Esmeralda era quasi pronta. Lei è la mia compagna di stanza.

Quando finalmente gli altri scesero, a Robin girò la testa per tutte quelle presentazioni.
Conobbe la compagna di stanza di Braelyn: Esmeralda duke.
Elizabeth Selth, detta Lizz, Robert Kendrick, Ewart Beech e anche Alf Dodger.
Alcuni del gruppo non erano potuti venire.
Robin saluto' con un cenno Robert ed Ewart per poi concentrarsi sugli altri.
Erano tutti molto simpatici ed erano dello stesso dormitorio, quindi sarebbe stato utile per il gruppo qualora si sarebbero dovuto riunire oppure raggiungere qualcuno in stanza.
Le aveva detto che all'appello mancavano diverse persone che avevano avuto un contrattempo.
Due ragazzi del gruppo avevano il turno al bar dell'accademia, un'altra persona invece li avrebbe raggiunto dopo. Si chiamava Will ma non era del dormitorio Vélon, apparteneva a un altro vicino.
Insieme decisero di andare al bar a prendere qualcosa da mangiare e poi a fare un giro all'accademia.

Raggiunsero il bar in meno di dieci minuti. Era molto spazioso ma poco sfruttato. Infatti c'erano alcuni tavoli accatastati e dei teli appesi in alcune parti. Non era proprio il massimo. Robert spiegò a Robin che la scuola non era al massimo per quanto riguardava il budjet e che stava facendo un sacco di tagli, questo spiegava perché lei aveva trovato la stanza sporca. Alcune persone si erano guardati bene dal fare domanda lì e lei non poteva biasimarli ma neanche dargli troppa ragione.
Alla fine l'accademia apparteneva al comune di Nottingham. Non c'era da sorprendersi se facevano tagli.
Tutto a causa di quella “Maledizione”
anche lei la conosceva, ma non ci credeva più di tanto, suo padre era andato in quella scuola ed era stato uno dei campioni del tiro con l'arco. È stato grazie a una gara, che aveva conosciuto la sua mamma.
Le era caduta la borsa mentre lei si metteva in posizione, un clické da romanzo rosa. Ma a lei piaceva questa storia e da piccola la ascoltava ogni sera.
Si sedettero a un tavolo e parlarono un po' mentre decidevano cosa ordinare.
Anche se era un bar c'erano molte scelte e Robin era indecisa.
Decise solo di prendere un frullato di pere, non aveva molta fame al contrario di Ewart.
Sottovoce Braelyn le disse che Ewart era un ingordo ma rimaneva sempre magro. La sua caratteristica era il silenzio, era molto silenzioso sia nei modi che nel camminare, poteva sembrare un pigrone cronico ma era tutta apparenza.
Stando a quello che diceva Braelyn era anche molto agile.
Un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli neri si affiancò al tavolo con un taccuino in mano. Stava già scrivendo qualcosa e con aria annoiata si rivolte al gruppo.
– Sempre il solito suppongo. Ragazzi che monotonia che siete. Quasi quasi vi caccio via da qui. Lascio solo le nostre ragazze e le vizio.
Fece per andarsene quando Robert schioccò le dita per ottenere la sua attenzione, che non tardò ad arrivare.
– Amico, che abbiamo detto di quel gesto?
È molto offensivo e a meno che tu non sia una biondona tutte curve, desiderosa di affetto non posso accontentarti né fartelo passare liscia. –
I ragazzi risero e Robert indicò la giovano Hood.
– La bionda c'è e, anche se non commenterò sulle sue curve, posso assicurarti che vuole ordinare e ha bisogno di attenzioni.
Robin inarcò un sopracciglio. – Ti prego di specificare il tipo di attenzione di cui tu stai parlando.
– Tranquilla Robin. Ti presento Martin Brown, lavora qui con il fratello, sono riusciti a farsi assumere grazie al ragazzo a cui è stata affidata la gestione. A proposito dov'è Will? –
Martin alzò le spalle a Robert e si concentrò sulla bionda del gruppo.
– Ciao, io sono Martin, se ti serve qualcosa chiedi pure a me. Per te qualsiasi favore mia cara Robin.
Prese il suo ordine e con un inchino si dileguò.
Il mormorio del bar si era fatto più intenso adesso, segno che i ragazzi stavano uscendo dalle tane per passare il sabato sera in compagnia.
Mentre Robin parlava con Elizabeth guardava la finestra del bar. Era grande e si poteva vedere l'esterno molto bene, infatti riuscì a scorgere una persona che conosceva molto bene.
Si alzò scusandosi con i ragazzi e dicendogli che tornava subito prese la porta.

Quando uscì, andò al punto in cui aveva intravisto quella persona, era ancora là e stava parlando con un ragazzo biondo.
Si avvicinò a lui, ci aveva visto giusto.
Era Philip il fratello che stava cercando di chiamare da un pezzo.
– Philip. – Lo chiamò avvicinandosi a lui ma non ebbe occasione di fare un altro passo che il ragazzo biondo colpì il fratello con un pugno allo stomaco, per poi buttarlo a terra e cominciare a pestarlo sotto lo sguardo smarrito e allibito di Robin e le urla delle persone che assistevano.


Grazie per aver letto questo capitolo:
Vorrei ringraziare Cammy95 per aver messo la mia storia tra i preferiti.
E grazie anche alle persone che hanno letto.
Alla prossima.
Sophie Robin Kendrick.


 

   
 
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