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Autore: EllynPhilips    27/07/2016    2 recensioni
Azalea è un'antichissima città isolata dal resto del mondo e invisibile agli occhi di coloro che non vi abitano : è quasi impossibile trovarla se non si è a conoscenza della sua esatta posizione.
Prisca Cavendish appartiene a una delle Quattro famiglie più antiche e potenti della città; fin da piccola lei e gli altri ragazzi delle famiglie sono stati addestrati per proteggere Azalea e tutti i suoi abitanti da una minaccia a Prisca sconosciuta.
Tutto inizia a cambiare quando suo padre le annuncia di aver stretto un accordo con il capo famiglia Driskoll : si legherà a suo figlio il più presto possibile. La ragazza aveva sognato quel momento fin da piccola, ma dopo 10 anni il loro rapporto non è più lo stesso, adesso lui la odia e Azura, la sua migliore amica, è segretamente legata a lui.
Prisca si rende conto che l'unica scelta che le rimane per non incatenare se stessa e i suoi amici a un'eternità infelice e vuota è solo la fuga.
Ma ad Azalea fuggire da una promessa del genere significa solo una cosa : morte.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passò gran parte della mattinata e il pomeriggio a cercare un nuovo libro da leggere tra gli scaffali della biblioteca. Erano le sei, e non aveva ancora deciso che libro prendere. Sconsolata si incamminò verso la porta, si fermò e si guardò intorno ancora per alcuni secondi, poi afferrò il solito vecchio libro che aveva letto centinaia e centinai di volte, e uscì dalla biblioteca tenendolo stretto tra le braccia.
Dopo nemmeno venti passi notò una figura che camminava indisturbata per il corridoio e non erano suo padre o sua madre, ne Caden.
Allora che ci faceva quel vampiro a casa sua?
- Ehi, tu! - urlò un attimo prima di capire chi fosse.
- Che c'è? - rispose Camron guardandola a malapena.
- Che ci fai in casa mia? -
- Niente -
- Allora puoi anche andartene. -
- Oh, non credo proprio. - le rispose ridendo.
Lei non lo trovava per niente divertente.
Gli si avvicinò, in modo che potesse vedere nei suoi occhi che non stava scherzando. - Ho detto : che ci fai in casa mia? -
- Tuo padre mi ha chiesto di tenerti d'occhio. - rispose restituendole lo sguardo.
- Si, come no.- Non ci avrebbe creduto per tutto l'oro del mondo.
- Davvero. - Purtroppo non sembrava che scherzasse. - Guarda. - e le porse un fogliettino. - Mi ha detto di darti questo nel caso tu non ci avessi creduto. -
Aprì il foglietto e si trovò davanti l'inconfondibile scrittura di suo padre. Si vedeva che mentre lo scriveva, aveva fretta di andarsene, la calligrafia era meno comprensibile del solito.
Però le parole erano chiare.

"Ho chiesto a Camron di tenerti d'occhio questo pomeriggio. Dovrebbe avertelo già detto, ma dato che stai leggendo questo stupido bigliettino non gli hai creduto.
Sei sempre malfidata. Io e tua madre torneremo in serata, Caden ha preso un giorno libero. Camron è stato fin troppo gentile ad accettare la mia richiesta, povero ragazzo.
E' già tanto che stia con te per diverse ore, quindi NON provare a crearli nessun tipo di problema.
Gli ho detto di avvisarmi se c'è qualcosa che non va. Non fare la furba, o al nostro ritorno ti aspetterà una severa punizione."

Strappò il bigliettino in mille pezzettini davanti alla faccia di Camron, e lo buttò a terra. Sempre gentile e simpatico suo padre. E lei non era malfidata. Solo esitava a fidarsi troppo di Camron. O di chiunque altro.
Era solo previdente.
- Perchè proprio tu? -
- Forse perché le nostre case sono comunicanti e faccio presto a venire qui? -
- Bene, ora che mi hai controllata te ne puoi anche andare, se c'è qualcosa che non va urlerò. - disse ironica.
Non l'avrebbe mai fatto nemmeno se fosse stata in punto di morte. Era più che in grado di difendersi da sola, anche meglio del ragazzo stesso. Se qualcuno l'avesse attaccata era lui che avrebbe dovuto urlare per chiedere aiuto.
- Mmm...No. Tuo padre mi ha chiaramente detto di rimanere qua. -
- Se proprio voleva tenermi d'occhio, che mandasse un adulto responsabile.-
- Guarda che ho quasi ventun'anni. Sono grande, più forte di chiunque in questa città, e bellissimo. -
Prisca non era molto sicura sul maturo. Ma sulle altre cose non aveva nulla da ridire, soprattutto sull'ultima.
- Ho detto adulto, non pallone gonfiato. -
- Fingerò di non aver sentito. -
Si sentirono dei colpi secchi alla porta di casa, al piano di sotto.
- Chi è? - Lei non aspettava nessuno, e credeva poco probabile che fosse qualcuno che cercasse i suoi genitori, dato che nessuno dei due era in casa.
- Nessuno che ti interessi. - disse il ragazzo scendendo le scale.
Lei lo seguì fino al salone, tenendosi qualche metro a distanza.
Ginevra, la sua nuova ragazza del momento, entrò nella SUA casa, facendo ticchettare i tacchi a spillo delle sue orribili scarpe maculate, salutando il SUO Camron con un bacio sulla guancia, troppo vicino alle labbra per i suoi gusti.
- Tesoro! - esclamò avvolgendogli le braccia al collo. - Di chi è questa casa? L hai presa per oggi? Da te c'erano i tuoi? -
- Ginevra è la casa di Prisca, suo padre mi ha chiesto di tenerla d'occhio oggi. -
- Devi fare da baby-sitter? - cinguettò come un oca.
- Come prego? Io non ho bisogno di un baby-sitter. E, per farvelo sapere, non sono ammessi animali in casa.-
Non le sfuggì l'angolo della bocca di Camron che si alzò un poco. Vedi? Anche lui era d'accordo con lei.
L'adorabile ragazza fece finta di non aver sentito. - Io volevo divertirmi. - anche se lo sussurrò al suo orecchio, Prisca lo sentì comunque. - Ma se devi badare alla poppante...-
- Poppante lo dici a tua sorella. -
Ignorò pure quel commento. Prisca aveva due teorie. O lo faceva apposta, o il suo unico neurone non era in grado di sbavare sia su Camron che prestare attenzione a lei. Prisca propendeva più sulla seconda opzione.
- No, figurati. Vai su, ti raggiungo tra poco. Devo sistemare una cosa.-
“Oh, non credo proprio! Non scoperete in casa MIA. Non scoperete, punto” disse arrabbiata dentro di se.
- D'accordo. - rispose. Si staccò da lui solo dopo avergli dato un bacio molto, troppo appassionato. Ginevra si era scavata la fossa e ci si era buttata dentro.
Le prudevano le mani. Voleva staccarle letteralmente la testa dal collo. Si trattenne per un pelo dal farlo. Però uno sfizio se lo tolse.
“Vediamo se senti questo.” - Troia. -
Colpita e affondata. La ragazza si girò e la guardò a bocca aperta. Si riprese quasi subito. Ma non troppo in fretta. Il neurone stava ancora elaborando.
- Ripetilo se hai il coraggio. -
Se proprio insisteva! - Ho detto : troia. L'hai capito o vuoi che te lo scriva? Vuoi dei sinonimi? Puttana, zoccola, battona...Ce ne sono infiniti. Posso dirtelo in qualsiasi lingua tu voglia. - L'avrebbe fatto, ma già la ragazza non capiva la sua lingua, figuriamoci le altre!
- Ma come ti permetti? Tu...Tu..B..Brutta...-
- A parole tue, mi raccomando. -
Aveva previsto la sua reazione, e infatti la ragazza alzò la mano per darle uno schiaffo. Per sfortuna di Ginevra, Prisca aveva dei riflessi pronti, e un cervello migliore del suo, così tanto da prevedere pure le sue mosse. Nello sguardo della ragazza balenò una scintilla, forse sicura di essere riuscita a coglierla di sorpresa.
“Sogna ragazza, sogna.”
Gli diede pochi millesimi di secondo di soddisfazione, e bloccò la mano a pochi centimetri dalla sua faccia.
- Come ti permetti? Devi rispettare i più grandi! -
- Ragazze finitela. - disse Camron cercando di intervenire.
Prisca lo incenerì con lo sguardo e lui non disse più niente.
- Io porto rispetto a chi me lo porta, e a chi se lo merita. E piuttosto come ti permetti tu, di entrare in casa mia, cercare di colpirmi e baciare il mio..- stava per dire
"Il mio Cam", ma per fortuna si fermò in tempo. - Temporaneo supervisore. - “Mmm. Si, poteva andare bene.” - Mio padre gli ha dato un compito preciso. Non ha tempo da perdere.-
- Mi ha chiamata lui. - disse con un sorrisetto furbo, credendo di aver vinto chissà quale sfida.
- Lui ti ha chiamata, e ora te ne vai. -
- Altrimenti? - - Me lo stai davvero chiedendo? Ti consiglio di andartene e basta. - Evidentemente lesse qualcosa nei suoi occhi, comprese il messaggio e se ne andò quasi correndo.
Saggia scelta.
- Perchè diavolo l'hai fatto? - urlò Camron un attimo dopo che chiuse il portone, faccia a faccia con lei.
- Mi stava antipatica. -
- Accidenti. Capisci che hai fatto? -
- Certo. - Aveva mandato via quella stronza che stava appiccicata a lui. Niente di più semplice.
- No non capisci. Ora non mi parlerà più perchè non l'ho difesa. -
- Non ti permettere di dirmi che non capisco. Capisco eccome. Sei così disperato da correre dietro alle persone più insulse. E' così buon annulla che non è in grado di difendersi da sola? E se non ti parlerò più, ringraziami. Ti ho fatto un enorme favore. -
- Non ti ringrazio affatto. Volevo divertirmi, e ora non ho niente da fare. -
- E' un problema tuo, non dovevi chiamarla. -
- Sei tu che non dovevi immischiarti negli affari che non ti riguardano. -
- Mi riguardano eccome! Volevi scoparti quella in casa mia, in casa MIA! Ti rendi conto? Sei così bisognoso di due gambe aperte da non poter aspettare qualche ora? Fossi in te mi vergognerei. - Voleva che sapesse quello che faceva per farle capire quanto poco gli importava di lei? Non ce n'era bisogno, lei lo sapeva già.
- Si può sapere qual'è il tuo problema? -
- Lo vuoi sapere davvero? -
- Magari. -
- Sei tu. Tu sei il mio problema. Strano che tu non te ne sia accorto prima.-
- Non credo di capire... -
- Non è certo la prima volta. - disse piano, poi ripetè più ad alta voce. - Non c'è niente di difficile da comprendere. Mi hai solo stufato con il tuo irrispettoso comportamento del cazzo. -
Il ragazzo la guardò come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena detto. Nemmeno Prisca ci credeva, normalmente era una persona educata, ma lui riusciva a mandarla letteralmente fuori di testa.
Camron le rivolse uno sguardo gelido e le voltò le spalle andando nella direzione opposta alla sua, dov'era scomparsa Ginevra.
- Aspetta! - esclamò lei, allungando una mano per afferrarlo. Non fece in tempo. La sua mano strinse solo l'aria.
- Cosa c'è? - le disse, fermandosi dopo qualche metro e girandosi a guardarla, chiaramente scocciato.
Resta, avrebbe voluto dirgli. Non andare da lei.
- N-nulla. - rispose invece.
- Allora non chiamarmi inutilmente. - poi se ne andò, senza voltarsi indietro.
Anche quella volta non aveva scelto lei. Prisca doveva smettere di sperarci.
Il suo Cam non sarebbe più tornato indietro.


Buongiorno!
Come promesso, per farmi perdonare dei capitoli corti di ieri, ho aggiornato anche oggi!
In questo capitolo abbiamo visto i due ragazzi un po diversi dal solito, più piccoli e più immaturi. Insomma, i classici adolescenti. Prisca chiaramente gelosa e offesa dalle sue azioni poco rispettose (mi sembra anche il minimo!) , e un Camron un po birbantello che con il suo comportamento è chiaro che l'abbia provocata volontariamente per farla arrabbiare e farle capire quanto poco gli interessi di lei.
Spero vi piaccia!
P.S. E un po corto, ma non quanto quelli di ieri, no?
Un bacio,
Ellyn.
   
 
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