Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: BlueWisteria    27/07/2016    6 recensioni
Storia lenta di come una situazione banale può diventare speciale per qualcuno. Se poi di mezzo ci sono i Bts, niente è scontato. In un giorno qualunque Jungkook scopre uno strano bar e...
Dalla storia:
-Ti va di sederti?- gli uscì talmente spontanea che si meravigliò lui stesso.
La ragazza fece una buffa smorfia e, mentre si sedeva di fronte a lui, lo guardò ironica.
-Grazie per avermi invitato ad accomodarmi nel mio bar- (Capitolo 1)
-Giuro che non siamo sempre così- cercò di spiegare Jungkook, arrossendo e mordendosi il labbro.
All'occhiata scettica che gli lanciarono Yoongi e Jimin, Vivian non ce la fece più e fu costretta a girarsi, cercando talmente tanto di non ridere che le tremarono le spalle. (Capitolo 2)
Ci fu un attimo di silenzio e poi Taehyung balzò in piedi all'improvviso, brandendo il cucchiaino e facendo quasi rischiare un infarto a Hoseok e Jin che gli stavano accanto.
-Expelliarmus!- gridò, sembrando serio. (Capitolo 3)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Sono tornata! ^^
La vacanza mi ha preso più del previsto e quando sono tornata ero troppo euforica per riuscire a scrivere questo capitolo. Capirete presto perché.
Con rammarico ho preso la decisione che non ci sarà più una giornata ufficiale per gli aggiornamenti. Non voglio prendervi in giro e in questo periodo ho troppe cose da fare per riuscire ad essere puntuale. Invece che un capitolo a settimana, forse riuscirò a pubblicarne uno ogni dieci giorni. Mi dispiace un sacco, ma preferisco avvertirvi fin da subito.
Grazie a tutti voi che non avete abbandonato la storia!
Il garofano giallo significa delusione, rifiuto e sdegno. Vi dico solo che la mia parabatai, dopo averlo letto, prova una certa rabbia nei confronti di un certo gruppo.
Auguri.

 



 

 

 

- Garofano giallo -



 

Vivian sospirò, passandosi per l'ennesima volta la mano dietro il collo, asciugandosi il sudore. Aveva pensato di farsi una coda alta, ma i capelli le arrivavano comunque a coprire il collo, cosa che non aiutava quando eri circondata da migliaia di persone, nel caldo più totale.
Il cardigan che si era portata dietro, pensando ingenuamente che magari a quell'ora avrebbe tirato un pò d'aria, era legato strettamente in vita, coprendole in parte i pantaloncini a vita alta. Un croc top dalle spalline sottili completava il suo abbigliamento, rendendo le spalle l'unica cosa non sudata del suo corpo.
Era dentro da venti minuti, aspettando che tutti finissero di sistemarsi e già non ce la faceva più. Sentiva il mormorio eccitato della folla e i corpi di persone uno contro l'altro che le provocavano un senso di soffocamento.
Quando i ragazzi le avevano dato i biglietti, aveva pensato a un bel posto seduta da qualche parte lassù. Se fosse stato così, sarebbe anche riuscita a superare la serata in qualche modo.
Invece si ritrovava immersa nella folla, con la transenna nello sterno, a neanche due metri dal palco. Se fosse sopravvissuta avrebbe ucciso i ragazzi.
Sbuffò mentre cercava di prendere la bottiglietta d'acqua incastrata nella piccola tracolla. Se ne era già tracannata metà ed era meglio che smettesse di bere se voleva conservarne un pò.
La folla continuava a rumoreggiare e lei fece di tutto per esternarsi, arrivando a percepirla come un rumore di fondo. Ma guarda, era la stessa cosa che le succedeva un attimo prima di svenire.
Un urlo isterico generale la riportò alla realtà, scoprendo così che le luci si stavano spegnendo in favore delle lucine delle fan.
Vivian non ne aveva una. Seguire il concerto, sbavare sul suo ragazzo e concentrarsi sul non svenire le sembrava fin troppo impegnativo.
Sullo sbavare sul suo ragazzo non aveva dubbi. Per quanto non volesse andare a un concerto, ne aveva visto qualcuno e sapeva cosa aspettarsi. Immaginò che vedere Tae su un maxischermo avrebbe portato anche lei a urlare come un'indemoniata, ma grazie al cielo nessuno si sarebbe insospettito.
Poteva anche rimanere a fissarlo con sguardo inebetito e sarebbe stata scambiata per una delle tante. Non che gli facesse esattamente piacere che altre ragazze sbavassero su Tae, ma alla fine dei giochi era il suo ragazzo, non il loro, perciò poteva sopportarlo. Ed era un concerto, i fansign la irritavano molto di più, non che l'avrebbe mai ammesso ad anima viva.
La folla si quietò e il maxischermo si accese di colpo, facendo partire l'intro. Ci furono altre urla e Vivian si ritrovò inaspettatamente eccitata. Per quanto non sapesse come sarebbe andata a finire, era un pur sempre un loro concerto.
Le prime note si dispersero nell'aria e la ragazza le riconobbe dopo un attimo di incertezza. Sicuramente, il titolo strillato dalla ragazza al suo fianco fu d'aiuto.
Un occhio di bue si accese, andando a illuminare prima uno, poi un altro dei ragazzi, mentre cantavano Hold me tight.
Sorrise quando illuminarono Jungkook, mentre l'immagine del suo amico si sovrapponeva a quello dell'idol. Erano sempre loro ma in qualche modo diversi. Quello più sconcertante, per lei, era sempre stato Namjoon. Era talmente abituata alla sua versione scherzosa e dalle mille smorfie, che era quasi surreale vederlo totalmente serio mentre rappava. Jimin era il solito trascinatore e Yoongi era inaspettatamente simile al solito.
Ovviamente, come aveva previsto, finì per guardare inebetita Taehyung.
Il suo cervello si spense quando seguì Let me know, una delle sue canzoni preferite, seguita poi da Danger. Non fece altro che seguire con lo sguardo il suo ragazzo, notando tutte le smorfie e tutte le occhiate che lanciava verso il palco.
Guardò per un paio di volte verso il punto in cui c'era lei, scrutando la folla ad occhi stretti mentre ballava, ma non la vide, troppo piccola e troppo buio lì in mezzo alla folla. Le luci disturbavano ulteriormente.
Al momento delle presentazioni le luci si riaccesero e il ragazzo prese a correre per il parco con la chiara scusa di salutare tutte le fan, mentre continuava a vagliare con lo sguardo la folla vicino al palco.
Hoseok e Jimin lo seguirono quasi istantaneamente, probabilmente per depistare i sospetti. Fu mentre Jin finiva i ringraziamenti che Tae la vide. Sgranò gli sorpreso, quasi non credendoci, facendo poi il segno della vittoria nella sua direzione.
A Vivian scappò una risata, frenata dalle urla delle ragazze vicino a lei, che presero a muoversi come impazzite. Mentre le luci si spegnevano e No more dream partiva, ricevette una o più gomitate involontarie, che la fecero ritornare alla realtà.
Seguì poco o niente delle due canzoni successive, anche se fece del suo meglio per concentrarsi su Tae, che ogni tanto, anche se era buio, guardava nella sua direzione.
Purtroppo con le canzoni più movimentate, la folla si fece più eccitata e cominciarono gli spintoni. Vivian si tenne a due mani alla ringhiera per tutto il tempo, chiudendo gli occhi ogni qual volta uno strillo le perforava un timpano.
Durante la seconda pausa riuscì a riprendere fiato, ma poi le canzoni ricominciarono e fu buttata a forza dentro il caos. Sentiva il cuore martellarle troppo velocemente e a niente servivano i respiri profondi. Si sentiva sudata e sapeva che non era solo per il caldo.
Sentì il panico risalirle lungo la spina dorsale quando Jungkook passò talmente vicino a loro che la folla si protese verso di lui e Vivian ne fu completamente immersa. Schiacciata contro la transenna, con un braccio fuori e l'altro incastrato tra i corpi, chiuse gli occhi, pregando di non svenire.
Sentì il panico prendere il sopravvento e cominciò ad ansimare velocemente, a corto di fiato. Tenne chiusi gli occhi, cercando di concentrarsi sulle voci dei ragazzi, ma la canzone era troppo veloce, così prese a canticchiare a bassa voce una vecchia filastrocca che le cantava sua nonna.
Le parole in rima ebbero un effetto calmante e Vivian sentì di poter respirare di nuovo. Tuttavia non riaprì gli occhi finché non ci fu un'altra pausa e le luci si riaccesero.
Buffo, pensò quando riuscì a mettere a fuoco. Quando si erano cambiati?
Non sentì molto dei discorsi, troppo occupata a far cessare il ronzio nelle orecchie. Espirò lentamente, preparandosi a una nuova ondata di panico quando la musica ricominciò, ma poi i ragazzi cominciarono a cantare e riconobbe 24/7=heaven e si tranquillizzò. A quanto pare era il momento delle canzoni tranquille...si fa per dire.
Tuttavia, gli strilli improvvisamente eccitati delle ragazze le fecero considerare meglio la situazione.
I ragazzi stavano girando per il palco indossando le magliette del concerto, tenendo in mano...erano cappellini quelli?
Vivian provò ad aguzzare lo sguardo verso Jimin, uno dei più vicini a lei, notando che sì, stavano lanciando cappellini alla folla.
Cercò Taehyung, trovandolo che vagava per il palco cantando e facendo smorfie strane come suo solito. Era talmente concentrata su di lui che si accorse subito di una cosa strana. Mentre gli altri avevano qualcosa come sei o sette cappelli a testa, lui ne teneva solo uno in mano, sventolandolo di tanto in tanto o facendo finta di lanciarlo.
Quando la canzone cominciò a volgere al termine, lo vide scambiarsi un'occhiata con Jimin, prima di dirigersi verso di lei.
Oh mio...non aveva mica intenzione di fare qualcosa di folle, vero?
Vivian lo pregò con lo sguardo, inutilmente, perché con quelle dannate luci non si capiva niente. Le ragazze attorno a lei cominciarono a urlare quando fu a qualche metro da loro e Vivian deglutì, sentendo il panico tornare.
Sentiva la pressione dei corpi che aumentava man mano che Tae si avvicinava. Le urla si fecero troppo forti e per un attimo vide nero.
Sul serio, ci furono tre lunghissimi secondi in cui non riuscì a distinguere nulla e si aggrappò disperata alla ringhiera, respirando con affanno.
Quando si riprese Taehyung era a meno di due metri da lei, con il suo ghigno migliore e la mano con il cappellino protesa verso di lei.
Doveva essere pallida come un morto o rossa come se stesse per esplodere, ma il ragazzo non sembrò notare niente, probabilmente sempre per colpa delle luci.
Quel momento sembrò interminabile ma la ragazza si fece coraggio e prese il cappellino, mentre Tae si rialzava sorridente e soddisfatto avviandosi verso il centro del palco per concludere la canzone.
Strinse spasmodicamente il cappellino, cercando di non far caso agli spintoni e alle urla deluse delle ragazze. Sentì anche qualche insulto e qualcuno le tirò una gomitata sulla schiena.
Singhiozzò terrorizzata, pregando che il concerto finisse presto. Purtroppo per lei mancavano ancora parecchie canzoni, che Vivian quasi non ascoltò, aggrappata alla transenna in cerca d'aria, troppo schiacciata per prendere la bottiglietta d'aria o anche solo per respirare normalmente.
Combatté con tutte le sue forze contro l'attacco di panico che sentiva crescere, inutilmente, perché ad ogni spinta lo sentiva farsi più vicino.
Poi il concerto finì e Vivian rilasciò incredula un respiro tremante.
La gente cominciò a uscire dopo qualche minuto, dapprima lentamente e poi sempre più velocemente. La ragazza aspettò che l'arena fosse mezza vuota prima di azzardarsi a uscire, non volendo ritrovarsi nuovamente in mezzo alla folla.
A quanto pare però, nell'enorme atrio in cui doveva per forza passare, c'erano piccoli stand con il merchandise ufficiale dei Bts, cosa che aveva fatto fermare parecchie ragazze.
Sospirò stanca, trovando un punto semivuoto e appoggiandosi alla parete. Dopo un paio di respiri profondi, tirò fuori la bottiglietta d'acqua, bevendone a piccoli sorsi.
Solo a quel punto si permise di osservare il cappellino ancora stretto tra le mani. Era semplice e nero, ma sulla visiera c'era la firma di Tae in bianco.
Fissò allibita la scritta, prima di fare una smorfia esasperata. Aveva rischiato l'infarto per quello?
Si passò una mano sul fianco dove era stata colpita e si innervosì, non sapendo se esserlo con Taehyung o con sé stessa.
Era stato un gesto carino e forse qualcuno l'avrebbe definito dolce. Purtroppo lei non rientrava in quella categoria. Essere tirata in mezzo in quel modo, con tutti gli occhi puntati contro era una cosa che aveva odiato.
Ok, forse stava esagerando. Probabilmente l'eccesso di adrenalina la stava facendo impazzire.
Rimase ferma per qualche altro minuto e poi si mosse, appuntandosi contemporaneamente il badge del backstage sulla bretellina.
Era un badge simile a quello che aveva usato per andare sul set del drama e la designava come un membro dello staff. Comunque oltre a quello i bodyguard si erano segnati il suo nome, perciò non era troppo preoccupata da quel punto di vista. Doveva solo non dare troppo nell'occhio.
A una decina di metri dalla porta però si sentirono delle grida femminili e Vivian non poté fare a meno di voltarsi.
Non vide chiaramente cosa successe, ma a un certo punto c'era una ragazzina a terra, un'altra inginocchiata al suo fianco e un gruppetto di ragazze nettamente più grandi che gridarono loro contro qualcosa prima di tornare ad assediare uno stand.
Ad occhi sgranati, mosse un passo e poi un altro, ritrovandosi inconsciamente ad avvicinarsi alle due per terra.
Non era da lei ignorare una cosa del genere, soprattutto vedendo che nessuno aveva mosso un muscolo. A pochi metri da loro si accorse che le due dovevano essere più piccole di Soo-Min e scosse la testa, allibita per il comportamento delle ragazze più grandi.
-State bene?- domandò, accucciandosi d'istinto di fianco a loro e squadrandole con preoccupazione.
Quella inginocchiata alzò stupida lo sguardo su di lei, mordendosi incerta un labbro. L'altra non accennava ad alzare la testa e Vivian la sentì singhiozzare.
-Ti sei fatta male? Devo chiamare qualcuno?- domandò nuovamente lei, cercando qualche ferita visibile. Accidenti a lei che non aveva visto cos'era successo. Aveva forse sbattuto la testa?
-I..nostri genitori stanno arrivando- mormorò quella inginocchiata, poggiando una mano sulla spalla dell'amica.
-Bene- annuì Vivian, rassicurata. Si guardò intorno indecisa, notando delle sedie lungo il muro.
-Ok, che ne dite di spostarci su quelle sedie? Così ci assicuriamo che non ti sia fatta niente- propose, leccandosi nervosamente le labbra, cercando con lo sguardo qualcuno dello staff.
Niente, a quanto pare erano tutti indaffarati con gli stand.
Ebbero qualche difficoltà ad arrivare alle sedie, perché per quanto le ragazzine fossero più piccole di lei, avevano quasi la stessa corporatura.
Le due la fissarono per un pò in soggezione, come se non sapessero bene come comportarsi. Vivian si presentò, cercando di metterle a loro agio mentre valutava se Minji, la ragazzina che era caduta a terra, si fosse presa una storta. L'altra, Eunju, stava spiegando concitata quello che era accaduto.
-...in mezzo allo stand per prendere qualche gadget e quelle ragazze ci hanno spintonato per passare avanti- concluse, le sopracciglia corrugate e una smorfia desolata sul volto.
Vivian scosse la testa incredula, anche se poi avrebbe dovuto aspettarselo per tutte le gomitate che aveva ricevuto durante il concerto.
-Ti fa male da qualche altra parte? Hai sbattuto la testa o la schiena?- domandò a Minji, che le sedeva accanto torcendosi triste le mani.
-No- rispose la ragazzina scuotendo la testa, facendo poi un piccolo sorriso. -Abbiamo imparato a cadere bene-
Allo sguardo perplesso della più grande, l'amica si affrettò a spiegare.
-Facciamo hapkido da tre anni-
-Oh- commentò sorpresa Vivian, osservandole incuriosita. Le due erano alte uguali e avevano una corporatura simile. Sarebbero potute passare per sorelle se non avessero avuto dei lineamenti completamente diversi. Eunju aveva occhi grandi, cosa assai rara negli asiatici, e labbra a forma di cuore. Minji aveva invece un volto più ovale, con occhi lunghi e una bocca fine.
Erano entrambe vestite in modo semplice, con pantaloncini e scarpe da tennis, cosa che aveva evitato a Minji una brutta distorsione.
-Sei stata fortunata- le sorrise Vivian mentre le rimetteva la scarpa. -Se avessi indossato certe zeppe che ho visto in giro saresti stata ferma per un pò-
Le due fecero una smorfia disgustata, guardando un gruppetto di ragazze in tacchi e minigonna.
-È un concerto- replicò Eunju con tono pratico, facendo ridacchiare l'amica.
-È un peccato solo che non siamo riuscite a raggiungere lo stand- disse dispiaciuta Minji, torcendosi nuovamente le mani.
-Già, anche se ci mettessimo in fila non ce la faremmo mai prima dell'arrivo dei nostri genitori-
-Cosa volevate prendere?- domandò curiosa Vivian.
-Una maglietta del concerto- rispose Minji. -Eunju ce l'ha già perché è stata a un altro concerto, ma io stavo male e non sono andata-
La più grande le fissò entrambe, dispiaciuta. Le sembravano due brave ragazze e trovava ingiusto che le ragazze che le avevano spintonate avrebbero avuto quello che volevano e loro no.
Una strana idea le balenò in testa e fu difficile scacciarla. Poteva...beh, forse Tae ci sarebbe rimasto un pò male, ma se gli avesse spiegato la situazione era certa che avrebbe capito. Dopotutto i Bts erano i primi che si facevano in quattro per le fan.
Sotto lo sguardo allibito delle ragazzine, tirò fuori il cappellino autografato da Taehyung.
-Quello è...- mormorò scioccata Eunju.
-Oddio, è quello di V!- esclamò senza fiato Minji. Poi aggiunse, fissandola ad occhi sgranati. -Come hai fatto? Ne aveva solo uno-
-E tu come lo sai?- chiese sorpresa Vivian, non aspettandosi che qualcun'altro lo avesse notato. Forse era stata troppo ingenua.
-È il suo bias. Ha praticamente guardato solo lui- cantilenò Eunju, prendendo in giro l'amica, che gonfiò le guance imbarazzata.
-Parla quella che strilla come un'oca ogni volta che Jimin parte con un acuto- replicò questa con un broncio, rossa in volto.
Vivian non poté fare a meno di ridacchiare, sentendo scemare la tensione che l'aveva accompagnata fino a quel momento.
Pensava che si sarebbe sentita irritata parlando con qualcuno a cui piaceva Tae, ma Minji aveva quattordici anni ed era una fan normale. Si sentiva un pò sciocca per aver pensato una cosa del genere e fu ancora più decisa quando calcò bene il cappellino sulla testa della ragazza.
-Allora è perfetto- disse con un sorriso, mentre vedeva la ragazzina portarsi le mani sulla testa, allibita.
-Non ci credo!- strillò, mentre un grosso sorriso le si formava sul volto.
-Davvero? Sei sicura? Davvero davvero?- le chiese per sicurezza, battendo le mani eccitata prima di abbracciarla con slancio.
-Aspetta un attimo...- mormorò Eunju, fissando il punto dove aveva fissato il badge.
-Sei dello staff?!- esclamò, facendo staccare l'amica che la fissò come se avesse appena avuto un'apparizione divina.
Ok, le cose potevano degenerare da un momento all'altro.
-...circa. Cioè, no. Sono l'amica di un amico che...insomma, lui mi ha dato il badge...come regalo di compleanno- farfugliò, cercando di non dire troppe bugie. Era pessima a mentire, perciò cercò di restare il più possibile vicino alla realtà.
-Lo voglio anch'io questo amico- commentò candidamente Eunju, facendole ridere.
-Eh...- mormorò Vivian, sudando freddo. Se solo avessero saputo...
-Unni, ma davvero me lo regali?- tornò all'attacco Minji.
Alla fine restò con le ragazze finché i genitori non arrivarono. Non che fosse davvero necessario, ma Vivian si sentiva in qualche modo responsabile. Erano minorenni e una di loro si era fatta male, perciò si sentiva in obbligo nel rassicurare i loro genitori.
Solo quando fu di nuovo nell'atrio, ormai quasi vuoto, sentì trillare il telefono. Sembrava l'arrivo di un messaggio, perciò lo tirò fuori incuriosita, chiedendosi chi potesse cercarla a quell'ora.
Non fece neanche in tempo a sbloccare lo schermo, che una guardia di sicurezza le si piazzò davanti, facendole prendere un colpo.
-Sei quella con il pass- dichiarò l'uomo, fissandole il badge con aria indagatoria. La ragazza sbatté gli occhi, limitandosi ad annuire con aria inebetita.
-Ti stavamo aspettando- continuò la guardia, non sembrando seccata ma solo indifferente. In ogni caso Vivian arrossì, imbarazzata.
-Ho...ehm, avuto un contrattempo- si scusò, seguendo poi l'uomo che le fece strada attraverso un corridoio laterale.
Si immersero di nuovo in una piccola folla di gente e Vivian si strinse attorno al cardigan, nuovamente a disagio. Per quella sera era già arrivata al suo limite di sopportazione e voleva starsene da sola. Ok, magari con Tae.
Sorpassarono tecnici delle luci e un paio di persone che stavano impacchettando degli abiti, finché la guardia non la fece entrare in un piccolo stanzino completamente nel caos.
E si ritrovò fissata in modo strano dai Bts.
-Dove diamine eri finita?- esclamò Taehyung con un cipiglio scuro.
Vivian fu talmente sorpresa dal suo tono che perse l'attimo per rispondere.
-Allora?- la incitò il ragazzo, continuandola a fissare in modo strano.
-Ero nell'atrio. C'è stata u...- stava per dire emergenza, ma venne interrotta.
-È passata un'ora dalla fine del concerto- precisò Jungkook, appoggiato al muro, vicino a Yoongi. Vivian lo fissò stranita, abbozzando un mezzo sorriso nervoso.
-Sì beh, ho preferito che la folla si disperdesse e...-
-Per un'ora?- la interruppe scettico Jimin, seduto sul divanetto a braccia incrociate. A quel punto la ragazza sbottò, sospirando seccata.
-No. Mi fate finire? Ho incontrato due ragazzine e una si era fatta male, perciò ho aspettato che arrivassero i loro genitori- Spiegazione semplicistica, ma quella sera i ragazzi non le sembravano particolarmente pazienti.
-E non potevi lasciarle lì?- replicò Taehyung, cogliendola di sorpresa.
-Scherzi vero?- domandò Vivian, scrutando il volto serio del suo ragazzo. Non si era ancora cambiato e i suoi capelli erano sconvolti, come se se li fosse asciugato con un asciugamano.
A quel punto intervenne Namjoon, che diede una pacca sulla spalla di Taehyung.
-Grazie per averle aiutate, però cerca di capire, ci hai fatto preoccupare- disse verso la ragazza con tono conciliante.
-Ah, ora sareste preoccupati- mormorò sarcastica lei, pentendosene quando si vide rivolgersi delle occhiate accigliate.
-Che vuoi dire?- domandò Hoseok con le sopracciglia aggrottate.
-...niente, lascia perdere- borbottò lei, dicendosi che era il caso di calmarsi. Già tutti sembravano sul chi vive e non aveva ancora capito il perché. Adrenalina post concerto?
-Non hai neanche risposto alle chiamate- continuò Taehyung, catturando di nuovo la sua attenzione.
-Quali chiamat...ah!- con un'illuminazione improvvisa, Vivian tirò fuori il cellulare, scoprendo che aveva parecchie chiamate perse e persino qualche messaggio da parte del ragazzo. Solo che era arrivato tutto in blocco.
-C'era talmente tanta gente che la linea deve essersi sovraccaricata- commentò con un'alzata di spalle, non dandoci troppo peso.
-La linea dava occupato- replicò il suo ragazzo con tono secco e lei gli lanciò un'occhiata confusa. Perché si stava comportando così? Va bene, forse era stata ingenua a non controllare prima, ma non le sembrava il caso di farne una questione di stato.
-E allora? Suppongo sia quello che succede, io che ne so?- tentò di nuovo, con un lieve sorriso per sdrammatizzare. In quel momento era talmente stanca emotivamente che voleva solo sedersi.
-O magari eri al telefono con qualcuno- sentì dire da qualcuno, ma il tono era talmente basso che non lo riconobbe. Li guardò, cominciando a sentirsi irritata.
-Ok, si può sapere che vi prende a tutti?- domandò con un sospiro stanco, passando in rassegna tutti i volti. Jungkook sembrava indeciso, come se volesse rispondere ma si stesse trattenendo. Jimin le pareva arrabbiato per qualche arcano motivo, forse lo stesso che aveva contagiato il suo ragazzo. Yoongi era stranamente vigile, anche se sembrava non volesse intromettersi.
-Non te ne fregava niente del concerto, vero?- sbottò Taehyung, tirando un calcio alla sedia vicina.
-Com...- mormorò scioccata la ragazza, prima di venire interrotta.
-Tae!- esclamò Yoongi lanciando al ragazzo uno sguardo di avvertimento, cosa che l'altro evidentemente ignorò.
-Che? Lo pensate anche voi!- si difese Taehyung, rosso in volto.
-Ma certo che me ne frega! Sono venuta, no?- replicò Vivian sconcertata, facendo un passo avanti. Il suo ragazzo la guardò derisorio, con una smorfia sul volto.
-Come no, solo dopo che ti abbiamo praticamente implorato- sputò fuori, incrociando le braccia al petto.
-Io...sai perfettamente che non mi piace la folla- si ritrovò improvvisamente sulla difensiva la ragazza, sbattendo confusamente gli occhi. Non sapeva neanche come erano finiti a parlare di quello. Era abituata ai voli pindarici del suo ragazzo, ma non le aveva mai urlato contro.
-Sì, certo- replicò Taehyung con un tono che non le piacque per nulla.
-Cosa vorresti dire?-
-Dimmi che non era solo una scusa!- esclamò lui infuriato.
-Non lo era!- replicò lei, stringendosi le spalle sulla difensiva.
-Ah no? Perché prima fai tante storie, però poi la folla non mi sembra ti abbia dato tanto fastidio!-
-...tu che ne sai? Non è che con tutte quelle luci potessi vedere qualcosa- lo rimbeccò Vivian con le guance arrossate per la rabbia. Cominciava a sentirsi male perché non avrebbe voluto che uscisse così. Si era data tanta pena per non far uscire la questione in pubblico ed era esattamente quello che stava per succedere.
-Pfui, adesso non arrampicarti sugli specchi- rispose lui con sdegno, non credendole.
-Arrampicarmi sugli...- A quello lei non ci vide più. Potevano non essere d'accordo su qualcosa, ma il fatto che lui non le credesse la feriva.
-Soffro di agorafobia! Mi vengono degli attacchi di panico, ok? Ti basta come spiegazione o vuoi sapere dell'ultima volta che sono svenuta, alla laurea di mio cugino?- urlò, non riuscendo a trattenersi.
Vide di sfuggita Hoseok e Jin fissarla ad occhi sgranati e Jungkook a bocca aperta, ma tutta la sua attenzione era concentrata sul suo ragazzo, che quella sera pareva essere stato scambiato dalle fate.
-Scommetto che Fabio lo sapeva- O forse aveva una doppia personalità, tipo Dottor Jekyll e Mister Hyde.
-Ti dico che sono agorafobica e il tuo unico problema è questo?-
-Dimmi che non lo sapeva- la provocò e lei lo guardò smarrita, non sapendo che fare.
-Lo...conosco da più di tre anni, certo che lo sapeva!- balbettò, lanciando un'occhiata agli altri ragazzi, che si limitarono a fissarla accigliati.
-Vedi?-
-Ma vedi cosa? Non cominciare anche tu come Hyerin!- mentre pronunciava il nome della sua amica, ebbe un flash e un tassello del puzzle andò al proprio posto.
-...è stata lei, vero? Quella volta al telefono, il giorno in cui ho incontrato Fabio. Ti ha detto qualcosa e tu mi hai chiamato- mormorò sconvolta, prima di notare l'espressione di Jimin.
No, Hyerin non aveva chiamato Tae. Aveva chiamato Jimin e poi lui l'aveva detto a Tae. Il che la fece infuriare solo di più. Poteva capire le battute, ma intromettersi così nel loro rapporto proprio no.
-Quale diamine è il vostro problema?- sbraitò verso di loro, sentendosi in qualche modo tradita. Sembrava che tutti si fossero impuntati su quell'assurda teoria e non volessero sentire ragioni.
-Il nostro? Lasci che un ragazzo abiti con te quando stai con Tae?- ribatté Jimin con una smorfia, fissandola duramente.
-So che per voi è scioccante, ma forse vi manca il concetto di coinquilino- commentò la ragazza, difendendosi con il sarcasmo.
-Non è una cosa che si fa, non qui!- replicò ancora Jimin, come se fosse stato insultato personalmente.
-Parlerò anche coreano, ma rimango occidentale-
-Forse è questo il problema- ribatté lapidario Taehyung, fissandola scuro.
Fu come un pugno allo stomaco.
Deglutì mentre sentiva gli occhi inumidirsi. Non poteva averlo detto sul serio, pensò Vivian con il magone, cercando di trattenere le lacrime.
Le labbra le tremarono e inspirò seccamente. Il tempo sembrò dilatarsi mentre guardava le facce dei Bts. Non che le notò davvero, il suo sguardo poteva anche puntare su di loro, ma era distante.
Avrebbe voluto colpire Taehyung. Non fisicamente, anche se era molto vicina a tirargli uno schiaffo, ma voleva colpirlo allo stesso modo in cui lui aveva appena fatto.
Aveva la frase sulla punta della lingua, bastava un commento sul suo lavoro. Dopotutto non era quello che causava loro problemi?
Era un idol e perciò non aveva mai molto tempo libero. Era un idol e non potevano essere visti assieme. Era un idol e a volte passava settimane in giro per il mondo. Era un idol e non poteva dire a nessuno che uscivano insieme. Un cliente il giorno prima le aveva chiesto se aveva il ragazzo e lei aveva fatto scena muta, non sapendo come rispondere.
Fu lì lì per rinfacciarglielo. Ma non lo fece.
Era una cosa che aveva sempre saputo e aveva giurato a sé stessa che non se la sarebbe mai presa con lui per questo motivo. Forse non era stato giusto nei suoi stessi confronti, ma era stata una sua decisione.
Si morse le labbra, alzando apaticamente lo sguardo su di lui.
-Bene- mormorò prima di uscire dalla stanza senza dire altro.




Nel taxi, seduta per la prima volta dopo ore e circondata dal silenzio, Vivian rilasciò la tensione.
E scoppiò a piangere.
L'uomo alla guida la occhieggiò preoccupato, cercando ferite fisiche che non trovò. Le passò allora imbarazzato un fazzoletto di carta, ricevendo in cambio un tremulo sorriso da parte della ragazza.
Vivian continuò a singhiozzare, con le spalle che le tremavano e il fazzoletto sulla faccia a nascondere l'espressione devastata.
Non faceva altro che pensare a tutto quello che Taehyung le aveva detto e agli sguardi che le aveva rivolto e non riusciva a darsi pace per quello che era successo.
Era in uno stato di completa confusione e a quel punto non capiva più neanche come fossero finiti in quella situazione. Un momento prima andava tutto bene e poi le cose erano inspiegabilmente degenerate.
Si scostò di poco gli occhiali, tamponandosi gli occhi e prendendo dei profondi respiri.
Inutilmente, perché non appena l'immagine di Tae le comparve nella testa, ricominciò a piangere più forte di prima e soffocò i singhiozzi nel fazzoletto.
Il resto del viaggio passò come se fosse in una bolla di sapone.
Il taxi si fermò davanti al bar e l'autista le tenne la porta aperta mentre entrava, rifiutandosi poi di farla pagare. Vivian lo ringraziò confusamente svariate volte, prima di salire le scale, le gambe pesanti e le mani che tremavano sul corrimano.
Prese un tremulo respiro quando arrivò in cima, scostandosi una ciocca di capelli finita sulla guancia bagnata dalle lacrime.
Provò a far piano mentre entrava, ma la serratura, che ogni tanto si inceppava, si rifiutò di scattare e, presa da una furia improvvisa, Vivian tirò due colpi alla porta, finché questa non si sbloccò.
Seppe di aver combinato un altro casino quando vide Fabio sconvolto in mezzo al corridoio, al buio e con Vanille in braccio.
In un altro momento sarebbe certamente scoppiata a ridere, perché Vanille era praticamente aggrappata a lui, con le unghie piantate nel suo collo e gli occhi spalancati e il ragazzo la abbracciava come se fosse un cuscino.
Certo, avrebbe riso se non fosse stata in quelle condizioni e non avesse appena svegliato il ragazzo che era tornato appena qualche ora prima dalla Cina, dopo aver completato il trasloco.
Si fissarono, entrambi ammutoliti, finché un singhiozzo non sfuggì alla ragazza, che afferrò con forza due lembi del cardigan, cercando di smettere di tremare.
-Che cazzo è successo?!- esclamò d'istinto Fabio, gli occhiali storti sul naso e un'espressione a dir poco scioccata sul volto.
Quando vide la ragazza chinarsi, stringendosi le ginocchia al petto, si avvicinò velocemente, mollando Vanille a terra.
-Sei ferita?- domandò con tono ansioso, scannerizzandola.
-Abbiamo litigato- mormorò la ragazza, con la testa nascosta sulle ginocchia, perdendosi così l'espressione oltremodo allibita di Fabio, che capì subito a chi si riferisse. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Vivian lo precedette, riprendendo a parlare intervallata dai singhiozzi.
-...si è arrabbiato perché...e io mi sono arrabbiata p-perché lui si è arrabbiato. E...e non d-doveva, giusto?-
Rialzò la testa, guardando il ragazzo con gli occhi appannati dalle lacrime. Per quel che servivano poteva anche togliersi gli occhiali.
Con un gesto stizzito, come quello della porta, li prese, scaraventandoli poi a terra con una smorfia. Se ne pentì l'attimo successivo e fissò con aria scioccata la montatura a qualche metro.
-Io...c-cosa faccio?- domandò apatica, fissando il pavimento senza vederlo realmente. Non aveva mai litigato così con qualcuno a cui teneva. Mai con Taehyung.
Taehyung era il suo ragazzo. Era? Si erano lasciati?
No, avevano litigato. Nessuno aveva parlato di rottura, vero? Cosa si supponeva facesse? Era la prima volta che...succedeva, giusto? Le coppie litigavano ma poi facevano pace.
Ma come? Dovevano parlarsi?
...no, non voleva parlare con Tae. Era così che avevano litigato. Non doveva, non poteva, non avrebbe retto un'altra litigata.
Il respiro le si fece affannoso e sentì arrivare un attacco di panico, cosa che la spaventò più del dovuto, perché era abituata ad averli solo in mezzo alla folla. Sentì la pelle gelida e il respiro le si bloccò in gola, mentre continuava a singhiozzare silenziosamente.
Sentì qualcuno tirarla su e prenderla in braccio e ci si accasciò contro, improvvisamente senza forze.
-Non provare neanche a svenirmi qui. Respira profondamente- le ordinò perentoria la voce del ragazzo, mentre la trascinava in camera sua.
-Non sto...svenendo. È un attacco di panico- biascicò lei mentre Fabio la sistemava sul letto, tenendole alzate le gambe.
-Ho una pressione che definire bassa è un eufemismo. Credimi, conosco la differenza tra svenimento e attacco di panico- la riprese lui, fissandola attentamente. Passarono qualche minuto così, con Fabio che le teneva sollevate le gambe appoggiate su una sua spalla e Vivian con gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare il respiro.
Cosa che però non la fece smettere di singhiozzare. Non era da lei, ma proprio non riusciva a fermarsi.
-Ok, senti. Non muoverti e non svenire, torno subito- le mormorò con tono apprensivo Fabio, prima di correre fuori dalla stanza.
Vivian lo sentì trafficare in giro, ma non si sprecò più di tanto per cercare di capire cosa stesse facendo. Il ragazzo tornò dopo quelli che le parvero secondi, anche se probabilmente passò almeno qualche minuto.
Aprì gli occhi quando sentì qualcosa di bagnato sulla faccia, ritrovandosi a fissare confusamente il ragazzo, ora seduto accanto a lei.
-Che...- mormorò stranita Vivian, prima di venire interrotta da Fabio.
-Salvietta struccante- le rispose lui, continuando a passarle la salvietta sulla faccia, soprattutto intorno agli occhi  dove la matita doveva essere sbavata.
-...sai cosa sono le salviette struccanti?- domandò la ragazza sorpresa, con un singhiozzo. Ricevette in cambio un'occhiata piccata, o almeno le sembrò tale dato che era senza occhiali.
Stava per sorridergli, un sorriso tremulo certo, ma pur sempre un sorriso, quando si ricordò di una scena tra lei e Tae di qualche giorno prima. Era passato a trovarla dopo un photoshoot, ancora truccato e lei l'aveva preso in giro quando l'aveva visto con una delle sue salviette.
Trattenne in respiro per qualche secondo e cedette nuovamente, tornando a piangere.
-No no no. Ti prego, non piangere- la implorò il ragazzo e lei si sentì in colpa, perché sapeva quanto Fabio si sentisse inadeguato in situazioni come quelle, ma non riusciva proprio a fermarsi.
Il ragazzo in questione si guardò intorno agitato, prima di prendere un profondo respiro.
-Va bene lupacchiotta. Senti un pò che facciamo. Adesso ti cambi e ti metti comoda, ok?- le propose, cercando di essere incoraggiante.
Quando però vide che la sua cugina acquisita non aveva intenzione di muoversi dalla sua posizione fetale, sospirò pesantemente, cominciando a toglierle il cardigan.
Miseria ladra, quella situazione superava di gran lunga quella volta in cui lui e Alex si erano fatti una canna e...uhm, no, quella volta era stata molto più imbarazzante, in effetti.
Il ragazzo scosse la testa, prima di continuare a spogliare Vivian. Buttò distrattamente i vestiti per terra, conscio di doverli poi mettere a lavare. Mentre pensava a quanto odiasse fare la lavatrice, le infilò la sua maglietta blu di squirtle, che stava larga a lui, perciò figurarsi a Vivian, prima di arrampicarsi sul letto, tenendola stretta.
Fu dopo dieci minuti abbondanti di pianti e di suoi fallimentari tentativi di farla smettere, che decise di fare una cosa che si era ripromesso di non fare.
Mandò un messaggio di allarme ad Alex, intimandolo di chiamarlo su Skype.
Prese il portatile dal comodino e lo accese, entrando poi con il suo account e aspettando la chiamata del biondo.
Che non si fece attendere. Neanche tre minuti dopo si ritrovò a fissare il volto mezzo addormentato dell'amico.
-Che cazzo è successo?!- esclamò Alex non appena mise a fuoco la scena, ricalcando esattamente la stessa cosa che aveva urlato Fabio.
Quest'ultimo lo guardò con panico crescente, con la ragazza singhiozzante ancora rannicchiata contro di sé.
-Niente urli, dimmi solo come calmarla- sussurrò teso.
Alex, con i capelli sconvolti e una maglietta con lo scollo slabbrato indosso, fece una smorfia, strofinandosi gli occhi stanchi.
-Come faccio a calmarla se non so cos'é successo?- borbottò, guardando con ansia la cugina che non accennava ad alzare la testa dal petto dell'amico.
-...ha litigato con Taehyung- confessò Fabio dopo un attimo di esitazione. Il biondo si bloccò nell'atto di passarsi una mano tra i capelli.
-Lo ammazzo- rispose monocorde.
-E...credo anche con gli altri-
-Chi?-
domandò stralunato Alex e Fabio roteò gli occhi.
-I Bts-
-...ammazzo pure loro
- borbottò con espressione seria.
-Credimi, per quanto io sia favorevole alla cosa, al momento abbiamo una questione più urgente...-
-Perché indossa solo la tua maglietta?-
lo interruppe Alex, sgranando di colpo gli occhi.
-...che non è questa. Alex! Concentrati- lo riprese l'altro, sibilandogli contro e facendo un cenno verso la ragazza. -Oh, ma vaffanculo và! Mi chiami nel bel mezzo della notte e mi ritrovo te e Vivian sul letto e lei indossa solo una tua maglietta. E poi tu mi dici che lei e Taehyung hanno litigato- borbottò offeso Alex, strofinandosi i capelli e mettendo su il broncio.
-Ma sei serio?- chiese Fabio, sospirando esasperato, non credendo all'idiozia del biondo.
-Sì, cioé no. Ehi, mi sono appena svegliato!- protestò questo, arricciando il naso e fissandolo come se fosse tutta colpa sua. Cosa in effetti vera, ma aveva delle attenuanti, tipo sua cugina in una (letteralmente) valle di lacrime.
-Allora tirati due sberle e rinsavisci!-
Alex annuì, grattandosi poi pensieroso una guancia, lanciandogli comunque un'occhiata perplessa.
-...però sul serio, perché ha la tua maglietta addosso?- domandò, facendo emettere a Fabio un grugnito di disperazione.
-Argh! È così che si fa, no? È qualcosa di confortante- replicò, agitando l'unica mano libera. L'altra circondava in busto di Vivian in una pallida imitazione di abbraccio.
-...e questa dove l'hai sentita?- borbottò scettico il biondo, inarcando un sopracciglio.
-...un documentario sugli orsi- rispose con aria imbarazzata Fabio.
-Oh senti, sempre mammiferi sono!- sbottò, dopo che Alex ebbe scosso la testa con rassegnazione.
-Sì, vabbeh. Passiamo alle cose importanti- lo ignorò il biondo, lanciando un'occhiata alla cugina e facendo finta di non sentire il "e io che ho detto?" dell'amico.
-Lupacchiotta, ehi, sono Alex- continuò, assumendo un tono che voleva essere rassicurante.
I singhiozzi si interruppero e Fabio era già pronto a gridare al miracolo santificando Alex, quando la ragazza si voltò verso di loro con occhi lacrimosi.
-L'avevo capito, gemelli Weasley dei poveri- borbottò, asciugandosi una guancia con una mano.
I due ragazzi si guardarono, capendo che entrambi avevano pronta una battuta, probabilmente la stessa. Si trattennero, sapendo che c'erano dei momenti in cui dovevano essere seri e responsabili.
-Abbracciala- suggerì Alex a bassa voce.
-Ma...-
-Poche storie
- lo interruppe il biondo, guardandolo perentorio. -Non sono lì perciò devi fare le mie veci. Io sono quello che coccola. Ok, ora accarezzale la schiena con movimenti circolatori cercando di sembrare rassicurante-
-Perfetto
- annuì il biondo, guardando l'amico seguire i suoi ordini. Sapeva che stare così vicino alle persone gli costava un certo sforzo, soprattutto quando queste invadevano il suo spazio personale. Tollerava gli abbracci solo con le persone che conosceva bene.
-Ora lupacchiotta, raccontaci tutto-



 

********************



 

Si sentiva una merda. Ecco, l'aveva detto senza troppi fronzoli.
Vivian aprì cautamente gli occhi, sapendo che dovevano essere gonfi e arrossati. Aveva pianto parecchio, a intervalli irregolari e poi era piombata in un sonno che l'aveva fatta svegliare ancora più stanca di prima.
Almeno non aveva avuto incubi, la realtà le bastava.
Scoprì con sorpresa che era sola nel letto. Fabio, prima di alzarsi, l'aveva arrotolata nella coperta come un involtino. Sentiva un gran caldo e si alzò velocemente in piedi, rischiando di ricadere sul letto per un giramento di testa.
Era strano che non avesse sentito il ragazzo alzarsi, aveva sempre avuto il sonno leggero e, per quanto Fabio fosse silenzioso, era abituata a sentire Vanille.
Sì, stava pensando a cose inutili per evitare di pensare a Taehyung.
...piano a quanto pare fallimentare.
Sospirò, in attesa delle lacrime che però non vennero. Si chiese se fosse una cosa positiva che avesse finito le lacrime. Probabilmente no.
Si rialzò, cauta, muovendo qualche passo incerto prima di avviarsi verso la cucina.
Si rese conto che indossava ancora la maglietta di Fabio e questo la confortò in modo illogico.
Entrando nel piccolo soggiorno, vide il ragazzo accasciato sul divano, in mano la sua tazza personale e Vanille sdraiata accanto a lui.
Si accorse di lei quando il gatto drizzò le orecchie, mettendosi poi a sedere in un sol movimento.
-Ehi- le mormorò piano, poggiando la tazza sul tavolino ma rimanendo seduto.
Vivian lo fissò silenziosa per qualche secondo, prima di avvicinarsi a testa bassa e buttarsi sul divano accanto a lui. Lo sentì sospirare e una mano le si poggiò sulla testa, facendole i grattini come se fosse un gatto.
-Non ti ho sentito alzarti- borbottò la ragazza, muovendosi un pò alla ricerca di una posizione comoda. Per come erano messi in due ci stavano stretti, eppure con Taehyung...no, stop, riavvolgi il nastro. Il divano era comodissimo.
-Dovresti mangiare qualcosa- suggerì Fabio.
-Ho la nausea- replicò con una smorfia lei. Lo sentì nuovamente sospirare e si sentì un pò in colpa. Tra una cosa e l'altra aveva dormito meno di lei e l'aveva inconsapevolmente cacciato in mezzo a quel casino.
-Proprio per questo ti ho preparato dei biscotti secchi-
Vivian alzò stupita la testa, fissandolo ad occhi sgranati. Il ragazzo aveva delle borse leggere sotto gli occhi e i capelli erano sparati in tutte le direzioni. Un ciuffo leggermente più lungo degli altri aveva u  principio di boccolo e lei lo fissò affascinata.
-A che ora ti sei svegliato?- chiese sospettosa, stringendo gli occhi in due fessure.
-Svegliato?- ripeté Fabio, con un ghigno nascosto.
Oh, per l'amor del cielo! Non era mica stato sveglio tutta la notte, vero? Pensò a che ora si era addormentata. Dovevano essere le tre, di sicuro non erano arrivati alle quattro del mattino. O sì? I suoi ricordi erano un pò confusi.
-Mi dispiace- mormorò con una smorfia colpevole sul volto.
Il ragazzo alzò le spalle, fissandola sereno.
-Di che? Dopo una certa ora è meglio se non mi metto a dormire, mi sveglierei solo più rincoglionito-
Stettero un pò così, in silenzio, con Vanille appoggiata sul bracciolo che ogni tanto faceva le fusa. Vivian cercò di non pensare a niente, anche se era parecchio difficile dato che la sua mente continuava a tornare alla sera prima.
Le balenò il pensiero che Tae l'avesse chiamata e fu lì lì per alzarsi per controllare il cellulare, quando si accorse che non voleva sentirlo, non in quel momento. Sapeva di essere ancora arrabbiata e non voleva dirgli cose di cui si sarebbe sicuramente pentita.
Era, stranamente, lucida abbastanza per capire che era ancora innamorata di lui. Di certo il suo non era un sentimento che poteva svanire con un litigio. Però Tae aveva detto delle cose che l'avevano ferita ed era sicura come la morte che non voleva stare con una persona che aveva quei dubbi su di lei.
-Che ore sono?- chiese, cercando di uscire da quel buco nero che erano i suoi pensieri.
-Quasi le undici- rispose Fabio dopo aver trafficato un pò per raggiungere il telefono sul tavolino.
-Allora forse dovrei davvero mangiare qualcosa- si arrese la ragazza. Sarebbe anche dovuta scendere a controllare il bar. Quello era il penultimo giorno in cui ci avrebbe lavorato e voleva essere certa che tutto filasse liscio. In più aveva il turno di pomeriggio proprio con Fabio e doveva fargli vedere un pò di cose.
-Prima però fatti una doccia- le suggerì il ragazzo, scompigliandole dolcemente i capelli mentre si alzava.
Era quasi arrivata sulla porta del bagno quando lo sentì aggiungere. -Ti ho lasciato un impacco per gli occhi sul ripiano del lavandino-
Fece un piccolo, microscopico sorriso, sentendo il viso tirare e sbuffò, portandosi le mani sulle guance e specchiandosi.
Che aspetto orribile.
I suoi occhi erano più gonfi di quanto avesse pensato e, tolti gli occhiali, si passò subito l'impacco alla camomilla. I capelli erano un disastro, gonfi da una parte e appiccicati al viso dall'altra, con la frangia fradicia di sudore. Oltre a quello aveva le labbra screpolate e l'abbronzatura era sparita, lasciando il posto a un pallore che non ricordava di aver mai avuto.
Si spogliò distrattamente, avendo cura solo della maglietta di Fabio, e si buttò in doccia. Non seppe di preciso quanto rimase sotto il getto. Continuava a passare dall'acqua calda a quella fredda, per evitare di svenire per il calore.
Quando le sembrò di stare un pò meglio uscì, asciugandosi con un asciugamano, prima di avvolgerlo tra i capelli. Si vestì con il cambio che si era portata dietro e tornò in salotto, dove Fabio era seduto al tavolo della cucina.
Quando la vide inarcò un sopracciglio, squadrandola ben bene.
-Almeno non sembra più che ti abbiano punto negli occhi- commentò vagamente sarcastico.
Vivian sbuffò un accenno di risata, sedendosi e cominciando a mangiare quello che le aveva preparato. Aveva fame ma allo stesso tempo non voleva mangiare. Era quasi la stessa sensazione che aveva prima di dover affrontare un esame.
Mangiarono in silenzio, con Fabio che ogni tanto trafficava con il cellulare. La ragazza era praticamente certa che stesse messaggiando con Alex circa le sue condizioni e non seppe se esserne irritata o confortata. Quei due a volte erano davvero prevedibili.
Si diede un'asciugata veloce ai capelli, lasciandoli sciolti e con le punte ancora umide. Uscendo di casa occhieggiò il ragazzo, che pareva nettamente più sveglio di prima. Almeno ora i capelli non sembravano più un esperimento finito male con la presa elettrica.
-Se ti crescono ancora un pò potrai legarli in un codino- riuscì quasi a scherzare mentre scendevano le scale.
Fabio sbuffò dietro di lei, palesemente divertito.
-Sarei ridicolo, credimi-
Raggiunta la base delle scale, si diede un'occhiata intorno. Il sabato a quell'ora non c'era mai troppa gente e oggi non faceva eccezione. Contava una decina di persone più, a sorpresa, la banda in un angolo.
Strano, perché quella mattina erano di turno Hyerin e Soo-Min. Sinceramente non aveva neanche troppa voglia di vedere l'amica. C'erano state delle incomprensioni e, per quanto a Vivian premesse parlarle, quel giorno non se la sentiva proprio. Fosse stato per lei avrebbe azionato il muto su tutte le persone. Non voleva fingere di stare bene e sorridere educatamente ai clienti.
Purtroppo per lei Hyerin la pensava diversamente.
Non appena la vide, era dietro la teca a sistemare dei dolci, mise su un'espressione accigliata, che si tramutò in pura rabbia quando vide Fabio dietro di sé.
Vivian inspirò lentamente, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, l'amica si stava avvicinando con passo marziale, Soo-Min bloccata in mezzo al locale con il vassoio in mano e la banda in un angolo che li fissava allarmati.
Fu lo sguardo di Myung-Dae, preoccupato come mai l'aveva visto, a mettere in allarme Vivian.
-Hai davvero litigato con Taehyung?!- esclamò Hyerin con tono concitato, non facendo caso al tono di voce.
Vivian si bloccò, una mano ancora appoggiata al corrimano. Ebbe a malapena il tempo di sbattere confusa gli occhi che l'altra si volto verso Fabio, stringendo gli occhi in due fessure.
-È tutta colpa tua!- urlò nuovamente, con le guance arrossate.
Il ragazzo inspirò irritato, passandosi una mano sulla fronte.
-Potresti non urlare? È fastidioso- borbottò seccato, raccogliendo per la prima volta una provocazione. A quanto pare la mancanza di sonno faceva emergere il suo lato più istintivo.
-Hyerin, calmati- provò a placarla Vivian vedendo che l'altra stava per ribattere. Inoltre i clienti più vicini cominciavano ad accorgersi che qualcosa non andava.
L'amica sgranò gli occhi, come fosse stupita del suo tono sereno.
-Ti rendi conto almeno di cosa hai fatto?- disse, incrociando le braccia al petto, inarcando un sopracciglio.
-Io?- replicò Vivian allibita, non credendo alle sue orecchie. -Sai almeno come sono andate le cose?-
-Jimin mi ha chiamato stamattina e mi ha detto tutto- rispose a colpo sicuro l'altra, con l'espressione di chi sa chiaramente di aver vinto.
-Ah beh, allora siamo a posto- commentò caustico Fabio con una smorfia.
Hyerin si voltò di scatto verso di lui, soffiandogli contro come un gatto.
-Tu stanne fuori, sto parlando con la mia amica!-
-Dato che accusi me ho tutto il diritto di intervenire. E non ci stai parlando, stai semplicemente vomitando accuse assurde- ribatté Fabio, cominciando a irritarsi. Non aveva mai raccolto le sue provocazioni, ma quello era un giorno decisamente no, soprattutto per Vivian, fin troppo stanca mentalmente per sopportare un altro litigio.
-Sei uno stronzo, non capisco come Vivian non se ne accorga- commentò la ragazza con una smorfia di disprezzo.
-Hyerin!- esclamò Vivian, basita da ciò che aveva detto. Era sempre stata una persona impulsiva, ma non era mai arrivata a insultare così qualcuno.
-Cosa? Non vedi cosa ha fatto? Ha messo te e Taehyung contro!- si difese Hyerin, voltandosi indignata a fissare la ragazza. Un paio di clienti stavano ora ascoltando senza troppi problemi la discussione. Non che potessero farci niente, dati i toni.
-Questa sta vaneggiando- borbottò Fabio incredulo, scuotendo la testa.
-Ma che diamine avete tutti?!- esplose Vivian, sentendosi rivolgere le stesse accuse dei ragazzi. Vide con la coda nell'occhio i ragazzi della banda alzarsi preoccupati, mentre Soo-Min batteva furiosamente alla cassa, occhieggiandoli allarmata.
-Hai rotto le scatole dal primo momento che l'hai conosciuto e non ho detto niente, ma ora basta! Quale diamine è il tuo problema?- urlò ancora, quasi non riconoscendosi. Sembrava quasi che si fossero messi tutti d'accordo per farla incazzare definitivamente, cosa per niente facile con il carattere che si ritrovava. Si passò stancamente una mano sugli occhi, sempre più convinta che quella mattina non avrebbe dovuto alzarsi.
-Ora non accusare me! Sei te che ti comporti come una...insomma, ti pare il modo?- disse Hyerin, sembrando sorpresa che se la stesse prendendo con lei.
-Il modo cosa? Posso parlargli? O tirargli amichevolmente una pacca sul braccio?- ribatté Vivian, grondando sarcasmo.
L'altra sbuffò irritata, gesticolando.
-Come se fosse questo il problema! Sembri dimenticarti che hai un ragazzo!- ribatté, proprio quando i ragazzi arrivarono dietro di lei, lanciandole occhiate allibite.
 Vivian inspirò bruscamente, presa alla sprovvista. Non voleva pensare a Taehyung, voleva solo passare quella giornata in silenzio, senza che nessuno desse la propria opinione. Non voleva consigli o essere ascoltata, voleva solo essere lasciata in pace.
-Come cazzo ti permetti?!- sbottò, non riuscendo ad arginare la rabbia. Non doveva essere la sua migliore amica? Perché sembrava che avesse deciso di stare dalla parte di Taehyung senza sentire la sua versione.
-Dico solo quello che vedo. Tutti quei sorrisini complici, gli abbracci. Con un comportamento del genere non dovresti nemmeno chiedere perché Taehyung abbia pensato male- spiegò Hyerin, cercando di essere ragionevole. Soo-Min, che si era aggiunta al gruppetto, sgranò gli occhi, guardandola sconcertata.
-Pensato male?- sibilò pericolosamente Vivian. Fabio la occhieggiò rigido, pronto a bloccarla nel caso si fosse lanciata verso Hyerin. Anche Myung-Dae dovette pensarlo, perché si spostò più vicino a Hyerin, pronto a bloccare anche lei, nel caso si fosse arrivato allo scontro. Dong-Sun era una statua di sale, sembrava che gli avessero tirato un pugno in faccia. Fissava la ragazza come se non credesse a quello che stava vedendo. O sentendo.
-È un amico, anzi, è di famiglia. Lo conosco da anni e nessuno ci ha mai accusato di qualcosa. Mi comporto esattamente come faccio con Alex!- strillò allibita Vivian, ripetendo quella storia che stava ormai diventando assurda.
-Ah, è così che fa? Passa da un cugino all'altro? Immagino abbia trovato la famiglia ideale allora- replicò velenosa Hyerin, per la prima volta volutamente cattiva.
Si sentirono dei sussulti e l'atmosfera passò da rovente a ghiacciata in un attimo.
-Come prego?- disse Vivian con voce d'acciaio. Al suo fianco, Fabio le afferrò delicatamente un braccio.
-Lascia perdere- le sussurrò, scuotendo la testa.
-Immagino che essere gay in questo caso sia un vantaggio, no?-
Solo quando l'ebbe detto sembrò rendersi conto di ciò che aveva fatto. Intorno a loro calò un silenzio di tomba, rotto soltanto dai mormorii dei clienti rimasti. Hyerin si morse con forza un labbro, lanciando un'occhiata pentita a Fabio, che però non stava guardando lei.
Prima che potesse dire qualcosa per scusarsi, si fece inaspettatamente avanti Dong-Sun, che la guardò con sguardo fiammeggiante.
-Non ne avevi alcun diritto!- esclamò, con un tono che non aveva mai usato con lei, neanche quando fingevano di non sopportarsi.
Hyerin sgranò gli occhi, sentendo la rabbia tornare.
-Non c'entra niente con te, non intrometterti-
-Sì che c'entra! Il mio...-Due mani gli bloccarono la testa, in procinto di voltarsi verso Young-Nam, che fissava l'intera scena con Myung-Dae al suo fianco, entrambi pallidi.
Fabio guardò Dong-Sun con sguardo ammonitore, mentre toglieva le mani.
-Non dire altro- gli suggerì e l'altro ragazzo chiuse la bocca di scatto, imbarazzato, rendendosi conto di ciò che stava per rivelare.
-Fuori- sussurrò nel silenzio Vivian, gelida come mai in vita sua. Era arrivata a un livello tale di rabbia che si era trasformata in un vuoto gelido. Non riusciva neanche a urlare da quanto era arrabbiata.
La fissarono tutti smarriti, non capendo a cosa si riferisse.
Vivian guardò Hyerin, inchiodandola con lo sguardo.
-Ho detto fuori- ripeté e l'altra sgranò gli occhi, consapevole.
-Io non...Vivian, davvero...- farfugliò Hyerin, con le labbra che tremavano.
-Non mi interessa- la interruppe Vivian. -Mi hai dato della poco di buono, hai insultato velatamente la mia famiglia e hai urlato ai quattro venti una cosa estremamente privata. Vattene. Non voglio né vederti né sentirti-
Dong-Sun fece un passo avanti, sconcertato, ma venne frenato dai suoi amici, che lo tirarono indietro. Soo-Min si torturava le mani con le lacrime agli occhi e Fabio scrutava fisso Vivian, che non guardò nessuno, limitandosi a fissare rigida il bancone.
Nel completo silenzio, Hyerin lasciò il locale.
Il resto della giornata passò con un senso di intorpidimento generale.
Quella sera Vivian provò a chiamare Jimin. Dava libero, ma non rispose nessuno. Provò la stessa cosa con Jungkook e Hoseok, ma il risultato fu lo stesso. Provò con dei messaggi, ma nessuno rispose, non furono neanche visualizzati.
Fu così per i successivi tre giorni.



 

********************



 

Non c'erano molte cose al mondo che potessero far arrabbiare davvero Fabio. Certo, alcuni comportamenti lo irritavano da morire, ma più che esserne arrabbiato, ne era seccato.
Era stato così fin dall'adolescenza e, dopo anni, poteva tranquillamente affermare che dell'opinione altrui non gliene fregasse più di tanto. Sapeva di avere un sacco di difetti, ma era dell'idea che l'educazione contasse più di tutto il resto.
Solo per questo motivo aveva sopportato quell'assurda situazione.
All'inizio era stato anche divertente. Non gli era ben chiaro perché l'avessero preso così di mira, Hyerin in primis, ma non era stato un problema ignorare le frecciatine. Rispondere con sarcasmo poi, era facile come respirare.
Ma quello...oh, l'unica cosa che riusciva a far davvero incazzare il ragazzo, era quando colpivano le persone a cui voleva bene. E non ne aveva molte, quindi era assai raro che perdesse il controllo.
La lista a dire il vero si riduceva a due soli nomi, Alex e Vivian. C'era anche il resto dei De Luca, ma erano più un contorno, anche se comunque li considerava la sua famiglia più di quanto non facesse con i suoi genitori.
In parte si sentiva maledettamente in colpa, anche se era abbastanza lucido da capire che né lui né Vivian avevano fatto qualcosa di sbagliato. Si erano comportati come loro solito, non pensando che gli altri avrebbero potuto fraintendere.
Non poteva pretendere di risolvere quella situazione, riconosceva che non spettava a lui, però poteva far due chiacchiere con i Bts. Non tanto per difendere sé stesso, quanto per dare una spintarella all'orgoglio di quei ragazzi. Che poi quello di ignorare una persona era un gesto maledettamente infantile. Ma perché la gente non parlava e basta?
Sospirò esasperato, passandosi stancamente una mano nei capelli, aspettando che Young-Nam uscisse dal bar. Aveva avuto il turno con Soo-Min quella mattina e, con una scusa ben congeniata, aveva detto a Vivian che quella sera aveva un appuntamento con un suo vecchio amico coreano.
Proprio per quel motivo si teneva un pò in disparte, cercando di non farsi notare dalla vetrina del bar.
Se Vivian avesse scoperto cosa aveva intenzione di fare, non era certo di come l'avrebbe presa. In quei giorni era, giustamente, un pò instabile. Bastava vedere l’enorme vaso pieno di garofani gialli che aveva piantato due giorni prima. Fabio non aveva esattamente un buon pollice verde, ma la sua connessione internet, per contro, era parecchio veloce.
Quando Young-Nam uscì, Fabio ebbe un attimo di esitazione. Deglutì a vuoto mentre l'osservava, chiedendosi perché il karma dovesse essere un miserabile bastardo.
Sapeva di essersi preso una cotta nel momento esatto in cui l'aveva visto per la prima volta al bar, quasi due settimane prima. Dapprima non ci aveva dato troppo peso. Gli succedeva abbastanza spesso di rimanere colpito da qualcuno, ma poi tutti lo deludevano inevitabilmente.
Chiaramente, proprio quando non era il caso di innamorarsi, Young-Nam si rivelava la persona perfetta per lui.
Fece una smorfia, scuotendo la testa per liberarsi di quei pensieri e lo chiamò piano.
Il ragazzo si voltò sorpreso verso di lui, con una mano tra i capelli a scoprirgli la fronte e Fabio si impose di non sembrare un idiota. Grazie al cielo quando voleva sapeva essere impenetrabile, anche se finiva comunque sempre per fare figure becere davanti alle persone che gli piacevano. Con il tempo aveva imparato a riderci su.
-Gege?- domandò l'altro, in tono interrogativo.
-Ehi- rispose lui con un mezzo sorriso, facendogli poi gesto di avvicinarsi.
Young-Nam sbatté piano gli occhi, lanciando un'occhiata veloce all'interno del bar per poi tornare su di lui. Era bravo, pensò il più grande, ma lui giocava a questo gioco da più tempo e riusciva a scorgere la leggera preoccupazione che tentava di nascondere.
-Niente drammi, mi serve solo un'informazione- lo rassicurò quando gli fu di fronte.
Young-Nam si rilassò e lo fissò curioso, facendogli un cenno.
-Mi serve l'indirizzo del dormitorio dei Bts-
-Mi pareva avessi detto niente drammi- replicò il più piccolo con una smorfia, fissandolo ad occhi sgranati.
Fabio si impose di non annullare le distanze e sbatterlo al muro ma, oh, ci doveva essere una legge che vietava di essere così carini.
-Non ho mica intenzione di ucciderli- si difese scherzando.
-Mentalmente o emotivamente?- domandò Young-Nam, rispondendo tuttavia al sogghigno che Fabio gli lanciò.
-Ouch, beccato. Tranquillo, tendo ad essere educato anche quando sono incazzato, è il mio difetto fatale- si prese in giro il più grande, appoggiandosi con una spalla al muro.
Ora che nessuno lo obbligava più a indossare camicie, poteva fare decisamente meno attenzione a come si muoveva.
-Credo tu abbia frainteso. Non stavo cercando di fermarti-
La replica del ragazzo lo sorprese e Fabio lo guardò interdetto. Manteneva un'espressione rilassata ma i suoi occhi erano mortalmente seri.
-Pensavo che tu e Yoongi foste amici- commentò perplesso, avendo notato come i due chiacchierassero facilmente.
-Già. Forse è per questo che sono arrabbiato- confessò il più piccolo con una smorfia, roteando gli occhi.
-O forse perché sono abbastanza obiettivo da riconoscere un comportamento di merda-
Il più grande inspirò bruscamente sentendolo usare un tono così colorito. Non che lui fosse un santo, anzi, quando voleva sapeva essere piuttosto scurrile, ma era strano vedere Young-Nam così.
-Bene, allora gli farò il culo...emotivamente parlando- ribatté, amiccando verso il ragazzo, che ridacchiò divertito.
Prese il cellulare, in attesa che gli desse indicazioni, ma si sorprese quando lo vide scuotere la testa.
-Ti accompagno-
Ok, non che non gli facesse piacere, anche se era masochista da parte sua passare del tempo da solo con qualcuno che non poteva avere.
-Non...ti preoccupare. Prendo un taxi-
Young-Nam scosse divertito la testa.
-Non serve, ci mettiamo mezz'ora a piedi- replicò, incamminandosi lentamente, grattandosi il retro del collo.
Fabio lo raggiunse in pochi passi, essendo più alto di lui anche se di poco.
-Sicuro?- domandò per conferma, dubbioso. -Hai lavorato tutto il pomeriggio, immagino vorrai andare a casa-
Doveva essere stanco e sapeva che domattina aveva gli allenamenti di atletica.
-Gege, non sai neanche dove abito. Il dormitorio potrebbe essere nello stesso quartiere di casa mia- ridacchiò divertito Young-Nam.
Quando non ricevette risposta, si girò verso il più grande, trovandolo con gli occhi puntati verso di lui.
-Che c'è?- borbottò mentre un velo di rossore andava a ricoprirgli le guance.
-...niente- rispose con un mezzo sorriso Fabio, tornando a guardare davanti a sé.
-Ho fatto un commento sul sorriso di Yoongi, ma immagino che in questo caso sarebbe inopportuno e basta-
Il più grande poté sentire materialmente la confusione del ragazzo, ma si limitò a sorridere sibillino, non aggiungendo altro. Sapeva di essere imbarazzante, ma checché ne dicesse Vivian, sapeva anche quando fermarsi.
Stettero in silenzio per quasi dieci minuti, ma non fu imbarazzante. Nessuno dei due amava le chiacchiere inutili o di cortesia e preferivano di gran lunga stare in silenzio.
-Perché hai chiesto a me?- chiese a un certo punto Young-Nam, fermi a un incrocio, aspettando che scattasse il verde.
Fabio gli lanciò una breve occhiata, decidendo che meno lo guardava, più la sua sanità mentale ci avrebbe guadagnato.
-E a chi avrei dovuto chiedere? Hyerin?- scherzò, facendo una smorfia quando nominò il nome della ragazza.
-E se non avessi saputo l'indirizzo?- chiese ancora l'altro mentre attraversavano la strada.
-Oh beh, suppongo che in quel caso mi sarei appostato davanti alla BigHit-
Poi, con lo sguardo incredulo di Young-Nam addosso, aggiunse sorridendo maleficamente. -Possono ignorare le chiamate, ma se mi metto a urlare a squarciagola i loro nomi, scommetti che mi ascoltano?-
-Gege, sei pazzo- commentò il ragazzo come se fosse un dato di fatto. Fabio inclinò la testa di lato, sorridendo ferino.
-Aigoo, continuate a dirmelo, ma cosa vi fa credere che per me sia un problema?-
Young-Nam lo fissò intensamente, come se lo stesse studiando.
-...non te ne importa proprio niente del parere della gente, vero?- disse sbattendo piano gli occhi, un sorriso appena accennato sul volto.
Era chiaramente una domanda retorica, ma Fabio rispose comunque, scrollando le spalle come se fosse una cosa ovvia.
-Dovrebbe? Credo che finché uno si comporta con educazione e non fa del male a nessuno, abbia tutto il diritto di essere chi vuole-
-Peccato che la società la pensi diversamente- ribatté l'altro sottovoce, prima di sbuffare e mettersi le mani in tasca.
Oh, dannazione. Come erano passati da Quello a Questo? Sapeva esattamente a cosa si riferiva, ma non era preparato mentalmente a un discorso del genere. Non tanto per lui, quanto al fatto che Young-Nam non era ancora pronto. Dato che non l'aveva detto nemmeno ai suoi genitori, fare coming out con il resto del mondo non era neanche pensabile.
Non che lui avrebbe dovuto sapere tutte quelle cose. Vivian non era troppo attenta quando parlava con lui, perciò si era lasciata sfuggire alcuni commenti. Per tutto il resto ci aveva pensato il suo spirito di osservazione.
E chiaramente, Young-Nam doveva aver capito che sapeva, ma non avendolo detto apertamente, non si azzardava a fare commenti. Per lui non era stato così complicato, il suo coming out era stato quasi una barzelletta.
-Considerato che la società è composta dalle persone, dubito fortemente che gli andrà mai bene qualcosa- replicò con sarcasmo, seguendo il ragazzo che aveva repentinamente svoltato verso una stradina laterale.
-Gege...- cominciò il più piccolo, bloccandosi e e mettendosi nervosamente le labbra.
-Mh?- Fabio fece un cenno della testa, incoraggiandolo a parlare. Lo vide mentre gli lanciava un'occhiata da sotto in su e l'angolatura fece sembrare i suoi occhi ancora più felini.
Erano una delle prime cose che gli erano piaciute di lui. Quelli e la forma delle labbra, con gli angoli perennemente alzati in una smorfia beffarda anche quando non faceva nulla di particolare.
-...grazie per l'altro giorno- mormorò il più piccolo, arricciando il naso imbarazzato. Al suo sguardo interrogativo alzò gli occhi al cielo, sembrando a metà tra il divertito e l'esasperato.
-Per aver fermato Sun. Non l'avrebbe fatto apposta, ma si fa sfuggire un sacco di cose quando si arrabbia- precisò, sospirando rassegnato pensando all'amico.
-Ah- fu la brillante replica di Fabio, che si morse pensieroso l'interno di una guancia. E questa era la chiara prova che Young-Nam sapeva che lui sapeva, ed era riuscito a ringraziarlo senza dirne ad alta voce il motivo.
-Sei un serpeverde, vero?- domandò di colpo, schivando abilmente i ringraziamenti. Si imbarazzava sempre quando qualcuno lo ringraziava.
Il ragazzo al suo fianco gli lanciò un'occhiata furba e ghignò. Oh, era chiaramente un serpeverde.
-Lo sei anche tu, no?- ribatté, rispondendo implicitamente alla domanda.
Chiunque altro, a quel cambio repentino di argomento, l'avrebbe quantomeno fissato male, ma Young-Nam non solo non pareva sorpreso, lo assecondava pure.
-Beh, sì. Anche se non ci crede mai nessuno- rispose con un'alzata di spalle, quasi divertito dal fatto che le persone si sorprendessero sempre.
-È perché a primo impatto sembri un grifondoro- rivelò l'altro, ridendo della sua smorfia inorridita.
-Piano con gli insulti- scherzò Fabio, arrivando quasi a tirargli una pacca sulla testa. Quasi, perché si ricordò in tempo che dopotutto non erano così in confidenza.
-È sicuramente colpa della cattiva influenza di Alex- aggiunse, con un sospiro di finta rassegnazione al pensiero dell'amico.
-Certo- lo prese in giro l'altro e Fabio gli sorrise, felice del fatto che si sentisse abbastanza a suo agio con lui da prenderlo in giro.
-Siamo arrivati- disse dopo qualche minuto Young-Nam, indicandogli una palazzina alla loro sinistra.
Fabio sospirò, tornando immediatamente serio, avvicinandosi al portone di ingresso.
-Grazie per avermi accompagnato- disse una volta che l'altro gli ebbe dato il codice d'accesso. Era un pò sorpreso che ce l'avesse, aveva immaginato di suonare al citofono finché non gli avessero aperto. Ma Young-Nam gli aveva spiegato che Yoongi gliel'aveva dato per non farlo aspettare fuori un giorno che si dovevano vedere.
Con un'ultima occhiata al ragazzo, che lo fissava dalla strada con una smorfia preoccupata sul volto, entrò nell'ascensore e le porte gli si chiusero davanti.
Si appoggiò stancamente su una parete della cabina, pensando a un piano di azione. Era abbastanza bravo a improvvisare, ma preferiva decidere prima una linea d'azione generale.
Tuttavia, quando le porte dell'ascensore si riaprirono, non aveva ancora deciso se continuare a essere educato o essere educatamente maleducato.
Prese un respiro profondo, suonando il campanello, sapendo di trovarli in casa. Quel pomeriggio aveva girato fansite alla ricerca delle loro schedule ed era stato un lavoraccio. Ragazzi, la gente era matta.
La porta si aprì e si ritrovò faccia a faccia con Jin.
Beh, gli era andata bene, pensò ironicamente. Il più grande gli era sempre sembrato uno dei più tranquilli.
-Cosa...ci fai qui?- domandò Jin dopo un attimo di esitazione. Lo osservava con aria totalmente sorpresa, una mano ancora sulla maniglia. Fabio si sporse leggermente verso di lui, sentendo dei rumori provenire da quello che doveva essere il salotto.
-Sentivo l'impellente bisogni di dirvi a voce quanto siete idioti- rispose acidamente il più grande, prendendo subito dopo un respiro profondo. Ok, forse era meglio aspettare di essere in casa prima di insultarli.
-Mi fai entrare?- aggiunse, ricevendo in cambio un'occhiata scettica.
A sorpresa, Jin fece una smorfia, abbassando gli occhi e spostandosi dalla porta, facendogli un lieve cenno con la testa.
Fabio lo fissò interdetto, non pensando che sarebbe stato così semplice. Suppose che se ci fosse stato uno dei ragazzi più rumorosi, la cosa sarebbe stata più lunga.
Lo superò, togliendosi le scarpe e procedendo sul chi vive verso i rumori. Come previsto, si ritrovò in salotto, con quattro dei Bts presenti. Taehyung e Jungkook erano semidistesi sul divano, guardando gli altri due, Hoseok e Jimin, giocare a un videogame.
Si voltarono verso di lui senza troppe aspettative, probabilmente pensando che fosse Jin, il quale effettivamente era appena dietro di lui.
Le reazioni, quando lo riconobbero, furono istantanee.
Hoseok lanciò un urlo di sorpresa, cosa che fece arricciare il naso a Fabio, perché diamine, il ragazzo aveva dei bei polmoni. Jimin fece quasi cadere il joystick, salvandolo in tempo ma quasi inciampando nei suoi stessi piedi.
Jungkook gelò, fissandolo ad occhi sgranati come una lepre abbagliata dai fari.
E Taehyung si alzò di scatto, quasi facendo cadere il più piccolo, puntando lo sguardo su di lui.
Si sentì una porta sbattuta violentemente e un rumore di passi veloci, prima che Namjoon irrompesse nella stanza, probabilmente allarmato dall'urlo di Hoseok. Lo seguiva Yoongi, con l'espressione assonnata che si tramutò in calcolatoria non appena vide il nuovo venuto.
-Perché l'hai fatto entrare?- domandò Jimin che pareva essersi ripreso dalla sorpresa, lanciando uno sguardo accusatore verso il più grande.
Questo incrociò le braccia al petto, fulminandolo con lo sguardo.
Quella reazione stupì Fabio. Da quanto aveva visto e da quello che le aveva detto Vivian, di solito era un tipo abbastanza pacifico e che tollerava piuttosto bene il mancato uso dell'onorifico.
-È venuto fin qui per parlare. Credo non ci sia nulla di male se vuole dare la sua versione, soprattutto considerando il fatto che non gli abbiamo dato la possibilità di difendersi- spiegò con tono fermo.
Una strisciante sensazione di disagio colpì i presenti, compreso Fabio, che si ritrovò a lanciare uno sguardo ammirato a Jin.
Doveva essere come lui una di quelle persone che non si arrabbiavano mai, ma quando lo faceva era meglio ascoltarlo.
-Io...non ho niente da dirti- mormorò Taehyung, stringendo le labbra in una smorfia.
Fabio riuscì a scorgere la tristezza e la vergogna dietro quel suo comportamento e capì che probabilmente il ragazzo aveva cominciato ad analizzare logicamente la situazione. Il che doveva aver chiaramente portato a capire quanto fossero state assurde le sue accuse.
Si sarebbe dovuto sentire dispiaciuto per lui? Forse un pò, perché non gli era sembrato una cattiva persona, anche se l'aveva decisamente conosciuto nel suo momento peggiore.
Però lui non aveva il problema dello schierarsi. Loro non erano amici e la sua lealtà andava solo a Vivian.
-Perfetto, perché non voglio parlare con te- replicò, meno astioso di quanto avesse programmato in precedenza. Colpirlo sarebbe stato il colpo di grazia e lui non era mai stato uno che sparava sulla Croce rossa.
Taehyung sbatté gli occhi perplesso, non capendo.
-Ma hai detto...-
-Che devo parlare, sì. Ma con loro- lo interruppe lui, facendo una vago cenno con la mano agli altri ragazzi, che sembrarono stupiti.
Beh, quasi tutti. Vide Yoongi fissarlo consapevole e sospirò internamente. A quanto pare Taehyung non era il solo ad aver riflettuto sulla situazione.
Quest'ultimo si sedette in modo automatico sul divano, prima di rialzarsi di scatto e guardarsi intorno con aria nervosa.
-Perché vuoi parlare con noi e non con lui?- chiese Namjoon, avvicinandosi all'amico e poggiandogli una mano sulla spalla, facendo sprofondare nuovamente sul divano.
-Perché credo che intromettersi nei litigi di una coppia sia la cosa più sbagliata che si possa fare-
-E parlare con noi, invece?- domandò Yoongi, sedendosi su un bracciolo del divano, passandosi stancamente una mano nei capelli.
-Voi siete suoi amici- si interruppe, chiedendosi se fosse il caso di aggiungere "anche se non sembra affatto". -Il vostro legame è diverso-
-Non mi pare un discorso molto logico- commentò Hoseok dopo un attimo di silenzio.
-Trovo più illogico il vostro comportamento di merda- sbottò Fabio, con una smorfia irritata sul volto.
La reazione fu più o meno uguale per tutti. Lo fissarono con diversi gradi di sorpresa, chi più chi meno indignato dalla sua risposta. Jimin gli urlò contro e Hoseok, per una volta stette zitto, a bocca aperta.
-Cosa?- li sfidò Fabio con ironia. -Sto enfatizzando. Vi è andata bene che non sia Alex. Lui probabilmente vi avrebbe prima tirato un cazzotto e poi avrebbe parlato-
Seguì un silenzio imbarazzato prima che Yoongi sospirasse pesantemente.
-Va bene, ti ascoltiamo-
Poi, notando gli sguardi increduli dei suoi amici, aggiunse. -Che? Non ditemi che a situazioni invertite non gli vorreste spaccare la faccia-
Fabio sorrise leggermente, pensando che questa avrebbe dovuto raccontarla a Young-Nam.
Namjoon mise le mani avanti, arrendendosi e sedendosi accanto a Taehyung, che non aveva detto una parola, limitandosi a osservare la situazione.
-Bene- esordì Fabio con un sospiro, passandosi pensoso la mano nei capelli. Non era particolarmente bravo con i discorsi, men che meno con i rimproveri. Oh, era un asso nel lanciare commenti sarcastici, ma i discorsi gli mettevano ansia.
-In realtà mi piacerebbe sapere perché siete completamente spariti-
-Noi...non sapevamo come comportarci- ammise Jungkook, prendendo coraggio.
-Ah, e non rispondere ai messaggi e alle chiamate vi sembra un comportamento maturo?-
-È una situazione complicata!- si intromise Jimin, cercando aiuto con lo sguardo.
-Vivian mi ha detto che ne avevate parlato. E che tu eri d'accordo con lei sul non rovinare la vostra amicizia con stupidi litigi di coppia- continuò Fabio, rivolgendosi al più piccolo.
-È che...suppongo di essere rimasto deluso anch'io- mormorò questo dopo averci pensato su.
-Da cosa?- chiese confuso il più grande, prima di realizzare a cosa si stesse riferendo.
-Oh, sul serio? Mi prendere per il culo?- sbottò Fabio, facendo sussultare gli altri ragazzi. Vide con la coda nell'occhio Yoongi scuotere la testa e Jin che si torceva nervosamente le mani.
-L'hai detto anche tu che eravamo amici. Avrebbe dovuto dircelo!- protestò Jimin testardo, anche se con una lieve incertezza negli occhi
-Avrebbe dovuto un cazzo- ribatté a denti stretti Fabio, sapendo che se la discussione fosse continuata su quei toni lui avrebbe presto perso il controllo.
-È quello che si fa tra amici, no?- replicò cocciutamente Jungkook, con la fronte aggrottata.
-Non l'ha neanche detto a me- mormorò Taehyung con una smorfia.
Fabio si passò stancamente una mano sulle tempie.
-È una cosa che sapeva solo la sua famiglia- spiegò amaramente, provando a calmarsi.
-Tu lo sapevi- lo accusò Taehyung, non sembrando arrabbiato, quanto piuttosto amareggiato.
-Appunto- confermò l'altro con un sospiro, facendo calare il silenzio.
-È questo il problema, vero? È così difficile mettervi in testa che ci consideriamo cugini a tutti gli effetti? Non ho mai avuto un singolo pensiero su di lei, in quel senso. E lei nemmeno. Santo cielo, se proprio dovete, vedetemi come un'appendice di Alex, non mi offendo-
Nessuno sembrò sapere cosa dire, così continuò.
-Pensavo aveste parlato con Hyerin- buttò lì, sapendo che la ragazza, per quanto arrabbiata, avrebbe riportato una versione veritiera del suo litigio.
-Le ho mandato un paio di messaggi, ma non ha risposto- borbottò Jimin accigliato, come se avesse realizzato qualcosa solo in quel momento.
Fabio sbattè un paio di volte gli occhi, per evitare di scoppiare a ridere istericamente.
-Fatemi capire, voi state ignorando Vivian, Hyerin sta ignorando voi...cavolo, devo trovare anch'io qualcuno di ignorare- commentò sarcastico, non riuscendo a fermarsi.
Si sentì una risatina e tutti si voltarono verso Jungkook, che sgranò gli occhi imbarazzato.
-Vivian e Hyerin hanno litigato. Pesantemente- confessò, preparandosi alle urla che, era sicuro, sarebbero arrivate. Come previsto cominciarono a parlare tutti contemporaneamente, facendo un gran casino.
-Cosa?!-
-Ma perché?!-
-Hyerin ha preso le vostre parti e ha detto cose che non avrebbe dovuto dire- spiegò brevemente Fabio, decidendo di non entrare troppo nella questione.
Gli altri sembrarono dapprima sorpresi, poi confusi e infine l'imbarazzo si fece strada sui loro volti.
-Che situazione di merda- disse Hoseok, rompendo il silenzio e lasciando tutti basiti.
-Se permettete, andare al concerto è stata una cazzata pazzesca. Ammetto che forse avrebbe dovuto dirvi del suo piccolo problema, ma piantare un casino per quello mi sembra fuori da ogni grazia divina- commentò Fabio, incrociando le braccia al petto, sbuffando stanco.
-...ha cercato di dirmelo- sussurrò con voce roca Taehyung, attirando l'attenzione generale.
-Per...il nostro secondo appuntamento. Eravamo in una strada affollata e credo che me lo stesse per dire, ma non l'ha fatto- aggiunse, stringendo gli occhi per cercare di ricordare meglio.
Fabio alzò mentalmente gli occhi al cielo, riconoscendo il comportamento al limite del masochismo di Vivian.
-Ha messo te e l'appuntamento al primo posto- si decise a spiegare, non potendo fare a meno di pensare che era ironico che fosse andato lì per non parlare con Taehyung ed era quello che stava esattamente facendo.
Doveva smetterla di fare piani.
-Suppongo non volesse rovinare in alcun modo l'uscita. Avrà pensato di dirtelo in un altro momento ma è una cosa che non puoi tirare fuori come se nulla fosse-
Li vide pensosi e Namjoon sembrò annuire alle sue parole.
-Però davvero, che cavolo avevate in mente arrabbiandovi tutti insieme a quel modo?-
-È che...credo non ci aspettassimo che reagisse così- rispose Hoseok, lanciando un'occhiata agli altri che annuirono per confermare.
-...devo davvero commentare?-
Fabio li studiò per qualche secondo, decidendo se era o meno il caso di dire quello che stava pensando. Avrebbe mostrato il fianco ed era una cosa che detestava fare, ma per Vivian poteva permettersi una piccola debolezza.
-Di solito reagiamo bene alle situazioni di crisi- esordì con un sorrisetto nervoso. Si indicò, grattandosi un sopracciglio con una smorfia.
-Dico noi perché non ci assomigliamo molto, ma da questo punto di vista siamo uguali-
Bene, aveva gli occhi di tutti puntati contro. Ora doveva solo mettere insieme un discorso sensato e poteva anche ritenersi soddisfatto.
-Siamo punti fermi in mezzo alla tempesta. Lei perché è cresciuta in mezzo a una famiglia di primedonne, io...per altri motivi- spiegò, evitando di spiegar loro tutta la sua infanzia fatta di urla. E l'adolescenza. Oh, quella era stata una vera e propria piaga. Se era riuscito a conservare dell'autostima, doveva solo ringraziare la sua fuga a Venezia, che fosse lodata l'università.
-Il punto è che quando noi due andiamo in crisi...beh, non sappiamo come reagire-
Vide Jimin cominciare a capire e sospirò sollevato. Insieme a Taehyung era stato quello più tenace nella sua crociata, perciò vedere che almeno provava a capire, gli faceva ben sperare.
Non che il suo discorso avrebbe risolto la situazione, ma almeno poteva portarli un pò verso la luce. No, non intendeva il paradiso. Cielo, a volte la sua nerdaggine colpiva anche lui.
-Dato che siamo entrambe persone che odiano i conflitti, io fuggo emotivamente, ignorando la situazione. Lei si chiude in sé stessa e se provi a tirarla fuori con la forza...beh, succede quel che alla fine è successo-
Va bene, si era un pò ingarbugliato verso la fine, ma finché capivano l'idea generale, non era così importante.
-E noi non siamo stati molto gentili- borbottò Jin con consapevolezza.
-Intendi quando prima le avete urlato contro e poi ve ne siete stati zitti a fissarla accusatori mentre lei litigava con Tae? Meh, mi pare un pò un eufemismo- replicò, non riuscendo a fare a meno del sarcasmo.
Dopotutto, era ancora arrabbiato con loro. Poteva vedere che erano brave persone, e potevano anche stargli simpatici, ma voleva che fosse ben chiaro a chi andasse la sua lealtà. Vivian non avrebbe neanche dovuto chiedere nel caso si fosse arrivati a una scelta.
Non si dissero altro. Fabio era certo che una volta arrivato a casa gli sarebbe venuto in mente qualcos'altro che avrebbe potuto dire, ma infondo andava bene così. Lui la spintarella gliel'aveva data. Sperò solo che prendessero la direzione giusta, soprattutto Taehyung.
Fu accompagnato alla porta da Yoongi, che fissò il pavimento finché non fu uscito sul pianerottolo.
-Domani sera partiamo per Osaka- rivelò, guardandolo brevemente negli occhi e salutandolo con un mezzo sorriso che pareva tanto una tregua.
Beh, pensò Fabio mentre scendeva lentamente le scale perso nei suoi pensieri, a quanto pare la situazione non si sarebbe risolta così presto.
Uscì dalla palazzina rendendosi conto che non doveva essere passato così tanto tempo da quando era entrato. Il sole era quasi del tutto tramontato e i primi lampioni si stavano accendendo giusto in quel momento.
Aveva cominciato a tirare una leggera arietta e Fabio si crogiolò soddisfatto. Odiava il caldo con tutte le sue forze e quei giorni erano stati una tortura per lui.
Sovrappensiero girò a destra, trovando Young-Nam seduto su un basso muretto che circondava l'edificio.
Lo fissò allibito per qualche secondo, prima di avvicinarsi con aria sorpresa.
-Che ci fai qui?- domandò, facendo girare il ragazzo verso di lui.
-Sei tornato a casa- commentò subito dopo, notando la felpa leggera che prima non aveva e il pallone da basket ai suoi piedi.
Young-Nam gli sorrise, sembrando a metà tra l'imbarazzato e il divertito.
-Te lo avevo detto che c'era la possibilità che abitassi in questo quartiere- replicò, facendo ridere il più grande.
-Com'è andata?- domandò, facendo un cenno con la testa verso la palazzina.
Fabio sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
-Mi piacciono- si ritrovò ad ammettere, mentre l'altro si alzava.
-E questo sarebbe un problema perché...-
-Perché mandano all'aria tutti i miei buoni propositi sull'insultarli- scherzò, facendo ridacchiare Young-Nam.
-Dannati coreani- commentò con una smorfia, fingendosi irritato. All'occhiata derisoria dell'altro, si affrettò ad aggiungere. -Chiaramente tu non conti, sei per metà cinese-
-La mia parte coreana si ritiene offesa- lo prese in giro il più piccolo, sorridendogli con allegria. Fabio si incantò per un attimo, sempre sorpreso quando sorrideva così apertamente.
-Che c'è?- domandò l'altro, ed entrambi ebbero un flashback della loro conversazione precedente.
Il più grande fece un mezzo sorriso, scuotendo la testa.
-Pensavo che non conosco ancora il tuo nome cinese- disse, aspettandosi una replica del tipo "e io non conosco il tuo". Young-Nam invece lo guardò per un istante negli occhi, prima di fare due palleggi.
-Yongnian- borbottò il più piccolo e Fabio sorrise divertito.
-Yunxu- replicò, ricevendo in cambio un'occhiata confusa.
-Come?- domandò perplesso Young-Nam, inclinando la testa.
-Il mio nome- confessò Fabio, sorridendo imbarazzato.
Il più piccolo sgranò gli occhi, fissandolo meravigliato, prima di corrugare le sopracciglia, lasciandosi scappare una risatina.
-Ti piace il basket?- domandò, prendendo di sorpresa il più grande, che si aspettava una battuta sul nome.
-Sì, ma faccio schifo- ammise candidamente, mettendosi le mani in tasca.
Young-Nam alzò divertito gli occhi al cielo.
-Ti vanno due tiri?- propose, lanciandogli la palla. Fabio la prese sorridendo, mettendosela sotto braccio.
-Prima mangiamo- replicò, spiazzando l'altro.








 

 


- Spazio autrice -
…voglia di prendere a randellate qualcuno? I Bts sono da quella parte, io sono solo una povera autrice.
Scherzi a parte, spero di aver creato un bel litigio (seh), non di quelli blandi dove ti chiedi perché stiano litigando come bambini dell’asilo.
E niente, è praticamente un capitolo concentrato di litigi ma dove scopriamo anche qualche chicca. Sapete ovviamente che parlo dell’ultima parte. Sto shippando quei due come non mai! E spero che il punto di vista di Fabio sia stato divertente, per non parlare della chiamata Skype con Alex.
Sono davvero davvero curiosa di saper le vostre reazioni e i vostri commenti sul litigio!
Un abbraccio ^^






 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: BlueWisteria