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Autore: AthinaNike    27/07/2016    0 recensioni
Il duo di investigatrici più famoso di Tyria: Kasmeer Meade e Marjory Delaqua alle prese con furti, omicidi e tanti intrighi.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ci precipitiamo a casa di Lord Jonah e troviamo un intero plotone di Seraph, la guardia cittadina, fuori, e c’è persino il Comandate Logan Thackeray ad ispezionare la zona. C’è tanta folla attorno alla casa e per noi sarà quasi impossibile entrare. Ad un certo punto sento la mano calda di Kas che stringe la mia. Ha il viso preoccupato, come darle torto. Io le sorrido “Coraggio, andrà benissimo! Proviamo a parlare con il comandante Thackeray”. Lei la stringe più forte e cominciamo a farci spazio tra la gente fino ad arrivare proprio tra un Seraph e il Comandante. Avvicinarci di più è impossibile, ma in qualche modo riusciamo a sentire quello che dice

“...Sembra proprio che sia stato quel ragazzino. Portatelo alla centrale ed interrogatelo…”, in quel momento noto dei Seraph che scortano quello che sembrava un ragazzo appena maggiorenne, con un velo di barba sul viso, in manette. Sembrava totalmente assente, come se intorno a lui non ci fosse nulla. E decisamente non era un nobile. Prendo Kas per il braccio e torniamo fuori dalla folla. Lei è visibilmente scossa. La prima volta non è facile per nessuno. Ma lei era scossa anche per un altro motivo. “Jory, l’aveva al collo…” mi sussurra all’orecchio. Provo un lieve brivido lungo la schiena, e non credo sia paura. “Dobbiamo andare alla centrale. Subito”

 

*

 

C’è un via vai frenetico di Seraph da quello che sembra un edificio semplice e che rende l’idea di quanto il corpo sia militare e ben organizzato. E’ bianco e non molto arredato: c’è una specie di accettazione all’ingresso e ci vediamo costrette a consegnare le armi. Kas consegna con riluttanza la Staffa della madre, mentre io deposito ascia e pugnale. Ci sono stendardi ovunque e armature scintillanti in un ambiente che nonostante sia pieno giorno risulta parecchio scuro. Ad un certo punto sento un tintinnìo familiare e una mano pesante e guantata mi si posa sulla spalla suonando come un sonaglio. So già chi è. Mi giro e lei mi saluta con voce dura “Marjie, cosa ci fai da queste parti?”.

Una figura imponente mi guarda dall’alto verso il basso, immersa nella sua armatura pesante, Alle sue spalle ondeggia lievemente la Katana. A confronto io sembro un filo d’erba.

“Ehi Belinda… sto seguendo un caso” rispondo piuttosto imbarazzata cercando di defilarmi da quello sguardo inqusitorio, come al solito. Lei guarda Kasmeer con aria dubbiosa, allora mi affretto a presentarla. Povera Kas, troppe emozioni oggi per lei…

“Belinda, lei è Kasmeer Meade, la mia nuova assistente. Kasmeer, lei è il Seraph Belinda Delaqua, mia sorella maggiore”.

Noto Kas avere un attimo di dubbio, ma dopo un primo momento di titubanza sorride e le tende la mano calorosamente “Piacere di conoscerti” . Belinda stringe la mano e si mostra molto educata, ma è fredda e so esattamente cosa sta pensando: da quando lavoro con la feccia nobile? In un certo senso cerco di trovarmi una scusa tipo: ‘eh ma ormai non lo è più’, ma la verità è che Kas è un’ottima assistente, ed una ragazza meravigliosa. “E’ stato un piacere conoscerti Kasmeer. Allora Marjie, come posso esservi utile?”.

Per un attimo sono incerta se farle presente la situazione, ma scanso la paura del suo giudizio e mi faccio avanti cercando di risponderle a tono: glaciale.

“Avete appena arrestato un ragazzo innocente e possiamo dimostrarlo”.


La sala degli interrogatori è diversa da tutte le altre: è proprio spoglia, triste e la luce magica è invadente ma fredda. In effetti la stanza è fredda, in ogni suo aspetto. E anche piuttosto umida. Al centro ci sta un tavolaccio di legno di seconda, no, terza scelta e lavorato alla meno peggio. Lui è seduto davanti al tavolo, su una sedia, mani legate dietro la spalliera e testa bassa. Ad una prima occhiata direi che ha lo sguardo ancora assente, e al suo collo penzola l’amuleto, con oscillazioni che mi sembrano piuttosto innaturali: prima vibra velocemente e poi subito rallenta. probabilmente è ancora attivo e qualcuno sta agendo su di lui tramite l’amuleto.

“Kas puoi neutralizzarlo in qualche modo?” chiedo io indicando proprio il ciondolo. Lei annuisce lievemente e lo stacca dal suo collo, lo posa sul tavolo e mi guarda con aria soddisfatta e sicura di aver fatto bene il suo lavoro. Io mi porto una mano sulla fronte “Me lo potevi dire che dovevo solo toglierglielo…” dico imbarazzata.

“Non me l’hai chiesto! Mi hai detto di neutralizzarlo e l’ho fatto” risponde lei e sorride. Nel frattempo il ragazzo sembra essersi svegliato come da un lungo sonno e mugugna qualcosa, tra un flebile rantolo di dolore e l’altro.

“...la mia testa…” dice piano. Kas gli si avvicina e gli posa una mano sulla fronte. “Non ho la mia staffa, ma forse qualcosa la posso fare... Ci sono dei residui di magia illusoria” dice piano. Kasmeer gira la sedia del povero ragazzo e si china davanti a lui prendendogli la testa tra le mani, dalle quali esce una lieve ombra violacea. Osservo la scena con attenzione: Il ragazzo comincia a rilassare i muscoli, abbandonando l’espressione di dolore. Appena apre gli occhi so cosa prova, vedere una sorta di dea come Kasmeer non è un’esperienza che ti lascia senza segni sulla pelle.

“Grazie Milady…” sussurra piano e sollevato e lei risponde dolcemente “Kasmeer, sono solo Kasmeer”. Mi giro di poco per vedere l’espressione di Belinda, ma non accenna neanche ad un’espressione che non sia il suo freddo e gelido disappunto. Non mi da soddisfazione, non sia mai.

“Figliolo mi dispiace doverti interrogare in queste condizioni, ma dobbiamo sapere chi ti ha dato quel ciondolo” dico io. Lui alza lo sguardo verso di me girando la testa piano, ma quando prende consapevolezza dell’ambiente circostante la sua espressione cambia e muta da dolore in paura.

“Cosa mi è successo? Dove sono?” chiede spaesato e spaventato ancora di più nel sentire le mani incatenate.

“Sei stato trovato con la maglietta insanguinata accanto al cadavere di Lord Jonah” risponde acida e sbrigativa Belinda. Lui sbianca e spalanca la bocca. Poi comincia ad entrare in panico, dice che non ha fatto niente, che non lo conosce nemmeno questo Lord Jonah. Dopo qualche minuto in cui cerca di scusarsi in tutti i modi possibili e rischiando di entrare in iperventilazione, decido che tutto questo sta cominciando a darmi sui nervi, è totalmente inutile che mi spieghi che non è stato lui, già lo so!

Sbatto una mano sul tavolo per resettargli le idee. So cosa sta pensando Kas, guardando la mia espressione dura in volto, ma non sa che è questo il mio lavoro: sono io che faccio la cattiva.

“Senti amico, già so tutte queste cose, devi solo dirmi chi ti ha dato questo ciondolo ” gli urlo in faccia e lui finalmente sta zitto. Guarda il ciondolo e cerca di collegare qualche ricordo. lo lascio riflettere.

“Me l’ha regalato la mia ragazza per il nostro anniversario di fidanzamento; è stato qualche settimana fa. Chiedete a lei: Daisy Min, in west commons. Lavora come fioraia” risponde con voce tremante.

Adesso è il momento per giocare la mia mossa.

“Ascolta, non posso fare in modo che ti rilascino subito, per ora sei in grave pericolo. E’ meglio se resti qui come “colpevole” assicurato alla giustizia, in modo da non destare sospetti nell’assassino. Sarai più al sicuro qui che a casa tua. Ti prometto che uscirai presto.” gli dico e mi alzo per uscire dalla stanza quando lui mi dice di aspettare, e con uno sguardo piuttosto preoccupato e ferito mi chiede, quasi sul punto di cominciare a piangere: “Non fate del male a Daisy, ve ne prego, è una brava ragazza”. Annuisco e spero veramente che non ce ne sia bisogno. E mentre mi volto per uscire dalla stanza so che Belinda mi sta guardando.

 

Una volta fuori dalla centrale mi sento svuotata di tutto e Kas sembra preoccupata per quel ragazzo. So che non capisce per quale motivo l’abbia fatto rinchiudere nonostante sia innocente, perciò mi sento dannatamente colpevole e rispondo ad una domanda che non mi ha fatto: “Credo sia il momento di far passare un po’ di tempo prima di fare la prossima mossa” dico quasi mormorando. Kas si congela e si pone davanti a me con un’aria piuttosto severa.

“Hai intenzione di lasciarlo lì a marcire?” mi risponde con un tono duro, con una leggera alterazione nella voce. Le guance le sono diventate rosse e non riesco a capire se è per l’improvviso freddo attorno oppure per l’ira che le monta dentro.

“Meglio in una cella con tutti i comfort che fuori a rischiare di essere ucciso per evitare di aprire bocca con gente come noi” rispondo sempre pacata. Kas in un primo momento pensa a cosa rispondere ma si accorge che il discorso non fa una piega e che la mia non è un’analisi scorretta, allora sembra quasi sentirsi in colpa per quello che ha appena fatto e si morde il labbro “Mi dispiace per quello che ho detto, non dovevo dubitare di te” dice rilassando i muscoli delle spalle in un moto di rassegnazione.

“Non preoccuparti, è una reazione normale. Ma non abbiamo altra scelta, se affrettiamo troppo la prossima mossa possiamo rischiare di essere scoperte e mandare all’aria settimane di lavoro” rispondo portando un braccio sulle sue spalle e lei mi abbraccia poggiando la sua testa sul mio collo “Odio quando la gente soffre così…” mi sussurra vicino all’orecchio, forse troppo vicino e allora la stringo più forte. Comincio a pensare che sei anche troppo buona per questo mondo. E proprio mentre le carezzo la nuca noto davanti a me Belinda, con quel suo sguardo severo che mi fissa, e non posso fare a meno di sentirmi male, perché so che le darò una delusione, ma il profumo di Kasmeer comincia a darmi alla testa e non riesco a smaltire l’adrenalina che mi scorre nelle vene.

 

*

 

“Non dirmi che ti senti in colpa!” le dico mentre passiamo in mezzo alle bancarelle di East Commons. Lei mi sorride, ma so che sta ancora pensando a quel povero ragazzo in prigione. Comincio quasi ad invidiarlo, dato che pensa più a lui in questo momento che a me che le sto davanti. Lei stringe ancora il mio braccio; potrei abituarmici a questo contatto ravvicinato.
“Non è che mi sento in colpa…” prova a rispiegarmi per l’ennesima volta, ma non mi va di sentire questo discorso, non di nuovo: odio quel bruciore che mi si attacca allo stomaco. L’aria è fredda e il cielo si sta rannuvolando. L’inverno quest’anno ha tardato ad arrivare, ma alla fine eccolo qui. Già si sente nell’aria quel lieve odore di festa per Wintersday che si avvicina.

“Va bene, allora un po’ di zucchero filato ti farà sentire meno in colpa?” chiedo spingendole un po il gomito col mio.  

“Mah, è possibile… volendo potresti provare!” mi risponde con quell’aria furbetta, la stessa che ha un gatto che va via da una pescheria con un bel pesciotto tra le fauci. Anche se non capisco se Kasmeer stia portando tra i suoi denti qualche dolcetto oppure un pezzo di me. Ad ogni modo mi va benissimo così, potrei non averne abbastanza di quel sorriso, e oggi forse sono anche troppo rilassata perché non sento nemmeno la mia mano che scivola tra le sue dita mentre compro il fantomatico zucchero filato. Lei guarda entusiasta la stecca tra le mani di un uomo di mezza età parecchio contento di fare il suo lavoro o semplicemente stregato dalla bellezza di Kas. Lei in tutta risposta gli parla, risponde educatamente alle sue domande e ringrazia quando andiamo via. E comincia a mangiare con un certo trasporto la sua preda zuccherina. Si passa spesso la lingua sulle labbra umide e credo di guardarla un po’ troppo perché ad un certo punto mi chiede se è sporca da qualche parte. Non riesco a dire un “no” senza balbettare un paio di secondi. E il mio cervello è appena andato in tilt senza motivo.

“Ne vuoi un po’?” Mi chiede portandomi un pezzettino di zucchero filato alle labbra. Lo guardo per qualche secondo e poi lo mangio, direttamente dalle sue dita che sfioro con le labbra. E mi è sembrato tutto così naturale, tanto che ne ho quasi paura per un istante. “E’ proprio buono vero?”

“Beh sì, ma devo dire che allo zucchero filato preferisco una bella torta di mele”

“Tu sei un po’ tipo da torta di mele” risponde ridendo argentina. Sorrido anche io anche se credo di non aver del tutto compreso cosa intende, forse anche perché quando si morde in quel modo il labbro inferiore perdo un po’ il filo dei miei pensieri. E proprio mentre sto per perdermi su quelle labbra rosse e piene qualcuno mi urta. Una ragazza di qualche anno più piccola mi dà una spallata facendo cadere dei fiori che aveva in mano. La osservo distrattamente con la coda dell’occhio: castana, con occhi verdi profondi. La sua espressione dispiaciuta mi fa quasi tenerezza. La aiuto a raccogliere i fiori e mi scuso per non averla vista. E proprio mentre lei mi sorride imbarazzata dicendo che è stata colpa sua e che è sempre troppo distratta per strada lo noto. Proprio sul suo florido petto. Un ciondolo uguale a quello  che portava il ragazzo alla centrale. Lei sta per girarsi e andarsene ma io le prendo il polso, forse con troppa forza perché lei emette un gridolino e mi rivolge gli occhi sgranati. “Per Grenth… Sei Daisy? Daisy Min?!” le chiedo e mi rendo conto che ho la voce che trema. In quel momento Kas si rende conto di quello che sta accadendo ed istintivamente si porta una mano alla bocca. La ragazzina è spaesata, non sa da che parte guardare: ha paura, ne riesco a sentire l’odore.

“Sei Daisy?” lei annuisce lentamente e io aggiungo subito  “Devi venire con noi, adesso.”

Lei mi guarda con area persa e subito dopo cerca con gli occhi una via d’uscita, nonostante io la tenga ancora per il polso. Allora decido che fare così non la convincerà a seguiirmi, allora mollo piano la presa e la guardo severa “E’ importante: ha a che fare col tuo ragazzo” le dico con tono deciso ma calmo; l’ultima cosa che voglio è che lei scappi via. Lei sgrana gli occhi e mi risponde con un filo di voce: “Nigel?! Cosa gli è successo?”.

Allora le prendo di nuovo la mano e comincio a camminare in direzione del Dead End.

“Non ti preoccupare, ora ti spiegheremo tutto”. Nel momento in cui ci mettiamo in moto Kas le toglie dal collo il pendente.

“Ehi! Cosa fai è mio!” le urla contro mentre la trascino per mano. “Ehi ferme! Dove mi state portando?” continua ad urlare ma non la sto ascoltando. In questo momento il mio cuore batte così forte che sembra uscirmi fuori dal petto.

Stavolta è Kas, che in maniera sorprendentemente diplomatica le risponde prendendole l’altra mano tra le sue: “Daisy, capisco quello che provi, ma al momento sei in grave pericolo e in questa città anche le strade hanno orecchie. Io sono Kasmeer, e lei è la detective Delaqua. Non vogliamo farti del male”. La calma che ostenta in questa situazione mi impressiona: ha imparato più di quanto mi aspettassi. C’è poco da dire: è nata per questo lavoro, e ogni giorno che passa mi rendo conto di come tutto di lei combacia perfettamente con ciò che non ho e che ho sempre cercato di fare mio, con scarsi risultati a dire il vero.

 

Una volta entrati al Dead End la facciamo sedere al tavolo che di solito usiamo noi, in fondo, proprio all’angolo. Kasmeer la mette a suo agio chiedendole se vuole qualcosa di caldo da bere o da mangiare, ma a giudicare dal suo sguardo il suo stomaco è serrato, come lo è anche il mio. Mi siedo di fronte a lei; purtroppo non c’è tempo da perdere. Kas mi passa la cartella con tutti i documenti relativi al caso ed estraggo l’immagine del pendolo e la rigiro a Daisy, che non appena posa il suo guardo sul disegno quasi sorride teneramente.

“Conosci questo oggetto?” le chiedo per cominciare. Lei sfiora la carta e annuisce.

“L’ho regalato a Nigel per il nostro terzo anniversario dal fidanzamento” risponde sognante. Anche Kas adesso sorride, io invece continuo ad essere ancora più preoccupata di prima.

“L’hai comprato da qualche parte?” insisto.

“Una volta stavo passeggiando per Western Commons quando una anziana signora mi ha chiamata e mi ha mostrato questo ciondolo. Ha indovinato che avevo un fidanzato dolce e gentile, che ci saremmo sposati a breve e allora ho pensato che fosse di buon auspicio per la nostra unione, così ho comprato il ciondolo e l’ho regalato a Nigel. In un certo senso è come se qualcosa dentro di me mi avesse spinta a comprarlo… una strana energia.”

Io e Kas ci guardiamo negli occhi e sappiamo entrambe cosa vuol dire.

“Descrivici questa donna” le chiediamo contemporaneamente, e non riesco a fare a meno di pensare che non è un caso, che dovevamo incontrarci e che dovevamo seguire insieme questo caso. Lancio un’occhiata a Kasmeer e noto che è diventata lievemente rossa ma non ha perso lo sguardo sicuro piantato sulla povera Daisy.

 

*


Ovviamente la donna anziana non era più nella bancarella indicataci da Daisy, e per quanto chiedessimo in giro che fine avesse fatto, nessuno sembra averla mai vista. Tipico delle indagini: scoprire qualcosa in più e ripartire comunque da zero.

Saranno passati un paio di giorni da quando abbiamo chiesto a Lady Pamela se conoscesse la donna descritta da Daisy, a cui aveva risposto negativamente, e da allora neanche una traccia.

In effetti l’unico passo avanti che abbiamo fatto è stato pensare che il colpevole potesse essersi travestito tramite le sue arti illusorie, e questo non ci aiuta a restringere il campo. Daisy ci ha raccontato di aver comprato quel ciondolo qualche giorno dopo il furto a casa di Lady Pamela. Resta solo da trovare il colpevole. Il tavolo del Dead End continua ad essere pieno anche troppe sere ultimamente, e sbattere sempre contro lo stesso muro non lo romperà, non se prima si rompono le nostre teste.

“Ripensiamo al movente: chi poteva avere vantaggio ad eliminare Lord Jonah?” dice Kasmeer guardandomi speranzosa. Al che decido che un ultimo sforzo prima di andare a dormire (l’una di notte è tardi un po’ per tutti) è giusto farlo. Mi butto sullo schienale della sedia e guardo verso il soffitto di travi di legno.

“Lord Jonah era il primo a poter diventare presidente una volta morta Lady Lyla, magari qualcuno si vuole acaparrare il ruolo di presidente, secondo te è possibile?”

Scuote lievemente la testa “Il Presidente del Collective non gode poi di chissà quali diritti... La scarterei come ipotesi” mi risponde e noto che ha lo sguardo fisso su una venatura del tavolo: si è incantata. Sorrido, è stanca e anche se non vuole darlo a vedere ho notato i suoi sbadigli. A me però non incanta questa storia, non è vero che gode di pochi diritti, altrimenti non esisterebbe. E conosco i miei polli nobili.

“Esattamente, cosa fa il presidente?” chiedo io. Lei continua a fissare il tavolo e mi risponde “Beh ha accesso a tutte le pratiche legate alle innovazioni illusorie, e poi ha la possibilità di partecipare a tutte le feste più importanti a nome del Collective”. Quest’ultima informazione fa riflettere entrambe. Scolla lo sguardo dal tavolo e mi fissa. Allora la indirizzo: “La politica a corte di fa alle feste… Ultimamente ci sono troppe storie strane riguardo nobili e corruzione, per non parlare di complotti vari...”

Kasmeer sembra essersi improvvisamente accorta di qualcosa. Scatta in piedi e mi interrompe: “No Jory, non vuole andare alle feste. Vuole sedere nella tribuna d’onore al Galà di apertura del Wintersday ”. Mi poggio sul tavolo per guardarla meglio. A quel punto capisco anche io: quale momento migliore di una festa d’apertura piena di folla per dare un messaggio. Che possano entrarci i Separatisti? Quegli anarchici da strapazzo che non hanno accettato di smettere la persecuzione contro i Charr… Ma come avrebbero fatto ad infiltrarsi così in alto?

Guardo il volto parecchio preoccupato di Kas e mi accorgo che sta fissando la parete dietro di me, così mi giro e guardo il calendario sudicio che pende più da un lato che dall’altro. Improvvisamente sbianco anche io: il Galà è tra una settimana. Cavolo il tempo è volato, e avendo avendo avuto un clima piuttosto mite non mi sono accorta di quanto veramente fossimo vicini al Wintersday. Una settimana è troppo poco per avere conferme, dobbiamo pensare ad un piano di attacco. Per un istante svanisce il rumore del pub attorno a me e rimango sola con i miei pensieri. Valuto tutte le possibili soluzioni al problema, ma in due non potremo mai farcela, non siamo nemmeno riuscite ad avvicinare la contessa Anise senza aiuto della fortuna, figurarsi la Regina Jennah. Dobbiamo chiedere aiuto alla Shining Blade. Mi rivolgo a Kas e con un sorriso le dico “Andiamo a fare visita alla Contessa Anise, contenta?!”

 
  
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