Film > Labyrinth
Segui la storia  |       
Autore: petitecherie    31/07/2016    2 recensioni
Si portò le mani al petto nudo e le sfregò contro la pelle, come a ripulirle da un sottile strato di sangue.
-Chi sei davvero? Desidero che i nostri cammini si incrocino di nuovo.-
Non sapeva a chi avesse rivolto quella preghiera: se al vecchio se stesso o alla fanciulla bianca dei suoi sogni, ma alla fine non importava.
Poiché aveva detto le parole giuste, la Magia lo ascoltò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Sarah
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Re

David guardò le proprie mani con attenzione.

Un verme ed una stella… cosa significavano per me?

Un’altra domanda sul suo passato a cui non riusciva ancora a dare risposta.
Jareth - il suo vero se stesso?- era uno sconosciuto di cui non conosceva la storia, i pensieri, le contraddizioni: riusciva appena a scorgere il riflesso di sé nella polla d'acqua che aveva di fronte.
Lui e Sarah si erano fermati nei pressi di una fontana in marmo rosa che mostrava una bellissima sirena intenta a fare la guardia su coloro che si fossero avvicinati alla sua fonte.

Per tutto il tragitto fin lì Sarah gli era sembrata una bambina ostinata che si rifiutasse di arrendersi. Ad ogni bivio si fermava esitante, mordendosi il labbro e giocando con i capelli scuri, indecisa sulla strada da prendere.
A volte si portava una mano sul cuore e chiudeva gli occhi, ascoltando un qualche suggerimento del Labirinto; poi sceglieva un sentiero e poi un altro, ma la confusione nei suoi occhi cresceva ad ogni passo.

-Sono confusa,- ammise ad un certo punto. -Non capisco dove stiamo andando e non c'è nessuno a cui chiedere aiuto... non c’è nemmeno nessuno che tenti di depistarci.-

-E questo è un male?- indagò David.

-Sì… cioè, no, non lo è, ma voglio dire: non abbiamo trovato nemmeno i Falsi Allarmi!-

-Che sarebbero?-

Sarah si affondò una mano nei capelli, guardando i muri di arenaria.-I Falsi Allarmi erano enormi massi con delle facce scavate al loro interno, che davano falsi consigli e indicazioni sbagliate a chiunque si avvicinasse. –

-Simpatici, non c’è che dire!- ironizzò David con un sorrisetto sghembo.

Sarah si voltò verso di lui, lasciando ricadere le braccia lungo i ifianchi. -In effetti nemmeno io li avevo apprezzati molto, ma non è questo il punto. Il fatto è che, se non ci sono loro, forse non ci saranno nemmeno i Fireys, la Gora dell'eterno fetore e tutte le strane creature che ho incontrato.-

David la ascoltò con attenzione, tamburellandosi le labbra con la punta delle dita.
Poi, senza apparente motivo, iniziò a frugarsi nella tasche.-Come avresti voluto che fosse il tuo Labirinto, Sarah?-

-Io non lo so… credo di non averci mai veramente pensato. Scusa, ma che stai facendo?-

Con un leggero sorriso, David tirò fuori un mazzo di tarocchi piuttosto liso.-Bello, vero? È un mazzo Haindl, basato sull'astrologia e le rune.-

-Quella sarebbe la tua risposta al nostro problema?-

Invece di rispondere, David prese a mescolare le lame con dita agili.-Sai, me li regalò uno dell'Accademia, a New York: diceva che mi sarebbero stati utili.- Il suo sorrisetto cambiò diventando una smorfia. -In realtà li mescolo e li rigiro ogni volta che sono nervoso, ma non sono mai stato in grado di leggerli: ogni volta che ci provavo, mi distraevo guardando le figure. E ora che mi trovo qui, capisco anche il perché.-Aprì le carte a ventaglio e fissò Sarah negli occhi.- Probabilmente mi ricordavano questo posto. Haindl deve essersi fatto un giro nell'Underground.-
Il suo tono era leggero, persino allegro, ma il suo sguardo era serissimo.-Coraggio, Sarah, divertiamoci un po' con queste lame. Pescane una.-

Sarah si chiese se ci fosse davvero un’ombra di sfida nella voce del mago, o se l’avesse solo immaginata. Tese la mano e prese una carta.
-Devo darti un merito, Jareth-David. Sarà la mancanza di memoria, ma sei il miglior compagno di viaggio che mi potesse capitare: sai mantenere un equilibrio invidiabile!-

-E' la prerogativa dei pazzi, mia preziosa.- se ne uscì lui e Sarah lo fissò sorpresa – La mia carta è sempre stata la 0, il Matto. Invece la tua è… il Carro, mmh.-

-Che vuol dire?-

-Se non ricordo male, i cavalli indicano due strade ed il conducente devi guidarli in una direzione.-

-E' un po' difficile scegliere la strada giusta in un Labirinto.-

-…o, se è per questo, nella vita. -

-Adesso tocca a te, David.- Sarah gli prese il mazzo e lo mescolò -Avanti, scegli. Oh, la Luna.-

David scosse la testa. -L'autoinganno e l'illusione. Credo che questo viaggio ci porterà molte risposte.-

-Se riusciamo a completarlo.-

-Ovviamente.- David le diede le spalle, voltandosi verso uno dei sentieri. -Su, rimettiamoci in viaggio! Hai detto che non incontreremo niente di strano, però un Labirinto è un Labirinto e non possiamo sapere cosa ci aspetta, no?-
David si girò di scatto verso la dottoress e per poco non sbatté il naso contro un’altissima parete di roccia, sbucata da chissà dove.

-Sarah?- chiamò. –Sarah!-

Picchiò sul muro, ma nessun suono giunse dall'altra parte.

 

Il Labirinto era cambiato.

I muri si erano fatti più alti, con pinnacoli sulle cime; i pavimenti di pietra apparivano sbrecciati; una vegetazione ispida aveva preso a farsi strada nelle fessure tra i lastroni: quasi volesse allargarle, forse divellerle.

Persino il cielo che prima era limpido, adesso era diventato plumbeo e minaccioso.

David udì delle risatine cattive raggiungerlo alle spalle: piccoli suoni acuti simili a squittii o alla caduta di mille piccoli aghi acuminati. Si voltò di scatto, trovandosi solo. Immersa nel silenzio, la strada che aveva appena percorso pareva deriderlo ancora più forte.
-E così, -disse a voce alta, -questo non è solo il viaggio di Sarah.-

Era anche il suo viaggio alla riscoperta di Jareth.

Se quello che vedeva era opera del Re dei Goblin, David si domandò quali grossi problemi avesse il vecchio se stesso: se l’incuria e la tortuosità che quei sentieri rispecchiavano dipendesse solo dal suo essere Unseelie, o se la devastazione indicasse piuttosto qualcosa di diverso.

I tatuaggi sui palmi delle mani pizzicavano come se li avesse appena fatti e David si chiese cosa ciò volesse dire.

Da quel che aveva scoperto quando aveva potuto lasciare l'ospedale, il verme indicava la Terra, il ciclo continuo di rinascita e putrefazione. Forse non a caso, era posto sulla mano sinistra, il lato femminino, più legato alla fecondità. Secondo l’Ebraismo la mano sinistra era anche la mano di Dio, la mano della giustizia.
La stella, di contro, indicava la luce, lo spirito e gli ideali, ed era posta sulla mano destra, quella sacerdotale e della misericordia. La mano creatrice, quella che più spesso utilizzava nei suoi giochi di contact juggling.

-Allora, re dei Goblin: eri un Unseelie o un Seelie?- David lo chiese tra i denti, scegliendo di proseguire verso nord, sicuro che sarebbe riuscito a ritrovare Sarah e a scoprire il mistero che lo attorniava. Jareth era un Sidhe, una creatura fatata, un essere che non poteva essere legato totalmente ai principi duali che aveva dovuto imparare quando si era svegliato nel Sopramondo.
-Fingiamo che tu sia qui e possa ascoltarmi: ho una storia che forse ti suonerebbe familiare. Secondo il custode, Gregorio o Gorgoglio o come si chiama, il Labirinto è di chi lo vince e a te è capitata la stessa cosa. Un Re fatato ancora più potente di te ti ha affidato il Labirinto o piuttosto ti sei ritrovato ad essere re, dopo aver sconfitto il precedente sovrano?-

David si umettò le labbra. I re e le regine lanciavano una sfida da risolvere in tredici rintocchi – e tra l'altro, a lui e Sarah mancavano solo nove ore per uscire dal Labirinto – e se perdevano, erano costretti ad abbandonare il regno.
-Cos'hai perso, vincendo? Cos'hai sacrificato al nuovo te stesso?-

La storia dei labirinti aveva radici profondissime nella mitologia e gli venne in mente il Minotauro e la brutta fine di Icaro, la sorte infausta di Dedalo.

Il nano aveva detto di essere il semplice custode di una realtà in grado di mutare, e David intuì che i goblins ce li aveva portati Jareth, in modo o nell'altro e che anche la sua sfida era un inganno crudele. Sarah aveva definito il Labirinto un gioco di specchi e c'era da chiedersi se non fosse altro che questo: Jareth aveva perso qualcosa e riempiva il proprio vuoto con ciò che gli altri abbandonavano.

-Devo ammettere di essere diventato un fine lettore d'animo a furia di stare nel Sopramondo.- sussurrò una voce carezzevole ma pericolosa.

David si impietrì dov’era.

Si girò lentamente e quasi non si sorprese di ciò che vide.

Un uomo di pari altezza, abbigliato in maniera eccentrica e con lunghi capelli biondi gli stava davanti, languidamente appoggiato a una parete di roccia.
L'espressione di condiscendenza negli occhi spaiati rimandava a quella consapevole di David, i cui occhi felini si erano socchiusi, quasi volesse mettere a fuoco ogni dettaglio del Sidhe che gli stava davanti.

-Tu sei Jareth.- esalò.

-Ciao, nuovo me stesso. Sei così dannatamente ordinario che mi fai venire il voltastomaco.- lo salutò il re.

-Sei una sorta di comitato di benvenuto?- gli domandò David, ignorando le occhiate del suo riflesso.-Cosa è successo? Come mai il Labirinto è mutato così all'improvviso? Io non ho certo recuperato la memoria.-

-No, effettivamente no, altrimenti non andresti in giro così. - sottolineò il Re, staccandosi dal muro con un movimento elegante. -Tu e Sarah non vi siete resi conto di un piccolo dettaglio, ma non posso certo farvene una colpa. Il custode è immune ai suoi poteri ma, se il Labirinto dorme, cosa credi che accada a chi lo attraversa?-

-Sono semplicemente addormentato?- David lo guardò perplesso.

-Sciocco, vero? Insomma, non che mi dispiaccia... in questo modo le tredici ore passeranno ed io ritornerò ad essere me. A quel punto, volente o nolente, Sarah sarà costretta a restare qui. Per sempre.- Jareth lanciò una sfera in aria e la riprese agilmente.

Davide strinse i pugni. -Lei non vuole restare qui! Dannazione, come faccio a svegliarmi?-

-E' un incantesimo, mio stupido me di Sopra: cosa vuoi fare quando non hai nemmeno risvegliato la tua vera natura? -

-Ci sarà un modo per spezzarlo, no? Ogni incanto ha un contro incantesimo, è scritto su ogni dannato libro fantasy che mi sia capitato di leggere!-

Jareth sembrava ascoltarlo appena, assorto come’era nei movimenti ipnotici della sfera.

-La lettura è così sopravvalutata. La pratica è tutto nella vita.-

-Non sei molto d'aiuto!-

Il Re sollevò lo sguardo spaiato dal cristallo. -Tu non sei d'aiuto! Non hai fatto nessuno sforzo per ricordare: ti guardi intorno spalancando gli occhi e ti limiti a prendere atto dei mutamenti del Labirinto, ma non ti degni un secondo di concentrarti su te stesso.- Lo guardò disgustato. -Come ti aspetti di riappropriarti del tuo ruolo se prima non interroghi te stesso?-

-Un ruolo?-

-Esattamente, il tuo ruolo di Re di Goblin e Signore del Labirinto! Non vorrai che Sarah ti sconfigga ancora?-

L’acrimonia nelle parole di Jareth spinse David a fare un passo indietro.

Per contro, Jareth fece un passo avanti, la voce morbida e suadente come le movenze di un gatto.
-Pensaci: finalmente ricorderai tutto e sarai libero dallo sciocco senso di abbandono che ti porti dietro. Avrai il potere di sfidare chi vuoi e di comandare legioni di goblins. Avrai una consorte e potrai tornare alla corte di Avalon ricoperto di onori. Avrai finalmente sottomesso colei che ci sconfisse.-

-Perché dovrei volere una cosa del genere?-

Il Re si ritrasse da lui, repentino.
-Perché non dovresti volerlo?- spalancò le braccia e il mantello color della notte vorticò attorno al suo corpo -Cosa c'è nel Sopramondo che ti ha ottenebrato così tanto i sensi?-

David rimase immobile a quelle parole.

Il sorriso di Maggie gli venne subito in mente e, assieme a quel ricordo, mille altri sgorgarono fuori. Tutti coloro che lo avevano fatto sentire parte di una realtà ben definita, che gli erano stati accanto con dedizione nei suoi momenti di sconforto, quando non ricordare chi fosse e cosa gli fosse successo apriva in lui una voragine talmente profonda da non lasciarlo quasi respirare.
Attacco di panico, aveva sentenziato Maggie durante i suoi primi mesi in ospedale, quando lo chiamava David per gioco, per via di quell'assurda somiglianza con Bowie. E poi, il mago lo ricordava ancora, il piglio deciso con cui gli aveva puntato l’indice sul petto e aveva proclamato che da quel giorno si sarebbe chiamato così e che il giorno in cui si era perduto, non era altro che il giorno in cui era nato.

Era rinato ed il mondo aveva risposto a quella rinascita.

Il suo lavoro, i bambini dell'ospedale, gli amici, tutti coloro che oramai erano per lui come una famiglia. I sentimenti che aveva perduto e poi ritrovato.

La vita, ecco cosa c'era nel Sopramondo.

Tutti quei colori che cozzavano contro il mantello nero indossato da Jareth e contro il cielo grigio del Labirinto.

-Di cosa ho paura?- David lo chiese sinceramente, abbassando le proprie difese. -Cosa ho lasciato dietro di me quando sono diventato sovrano del Labirinto?- domandò a Jareth.

 Il Re sollevò il mento.-Se tu ricordassi, lo sapresti.- rispose, e quella voce carezzevole non conteneva altro che veleno. Cosa ho perso?, si domandò ancora David, e questa volta chiuse gli occhi, ascoltando il proprio consiglio, e si concentrò su di sé.
Rilassò il respiro e pensò alla carta dei tarocchi che gli era toccata in sorte –no, non in sorte: la carta che lui, sia pur inconsapevolmente, aveva scelto.

C’era la Luna, piena e tonda come un ventre gravido di segreti, e poi… poi c’erano i tatuaggi impressi sui suoi palmi.

Il verme, la stella.

Ideali che una volta lo avevano animato e che, da quando era diventato Re, aveva coperto, perché nel Labirinto non avrebbero potuto sopravvivere.

Aspetta, c'è stato un momento in cui ho sognato ancora!, gli sovvenne d'un tratto.

Il sogno di Sarah, il ballo presso la corte Unseelie, i suoi tatuaggi ben visibili e quelle parole: benché non ci conoscessimo finora, stiamo scegliendo il cammino tra le stelle.

Jareth poteva avere il trono, poteva avere i goblin e tutte le altre strane creature che popolavano il Labirinto, ma era solo.
Per questo aveva affidato quella particolare storia al Libro Rosso, in cui chiedeva di essere amato. Per questo Sarah aveva trovato il libro ed aveva risolto l'enigma.

-Adesso lo so, mio vecchio me stesso. Era la solitudine a farmi paura. Sarah non mi ha sconfitto: ero io che volevo essere battuto!- David riaprì gli occhi e si avvicinò al Re di Goblin, che rimase immobile a farsi osservare, quasi fosse una bellissima statua. -Credevo di dover riscoprire me stesso, invece ho sempre saputo chi sono.-

Abbracciò Jareth, ed il mondo attorno a loro scomparve.

***

Scusate per la lunga attesa! In quest'ultimo periodo io e Saliman siamo state impegnatissime :( Spero che questo nuovo chap ci faccia perdonare^^

Alcune spiegazioni rapide:

- I tarocchi di Haindl  sono un mazzo di lame dal fascino evocativo incredibile, utilizzando continui richiami all'astrologia e al mondo esoterico, traendo spunti da ogni parte del mondo, dall'Egitto agli Indiani d'America.

- La frase "benché non ci conoscessimo finora, stiamo scegliendo il cammino tra le stelle" è la traduzione delle lyrics di As the world falls down, una delle title tracks della colonna sonora di Labyrinth.

- L'idea dei tatuaggi sui palmi di Jareth proviene da una storia di Saliman, Le cose che perdiamo nel fuoco. I riferimenti al suo passato, se sia un Seelie o un Unseelie, e come sia finito a fare il re del Labirinto sono una mia idea. Mi sono fatta troppe domande sul suo passato xD

Disclaimer: i protagonisti appartengono a chi di diritto e non si scrive a scopo di lucro :) nessun figodidio è stato maltrattato!

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Labyrinth / Vai alla pagina dell'autore: petitecherie