David guardò
le proprie mani con attenzione.
Un verme ed una stella… cosa
significavano per me?
Un’altra
domanda sul suo passato a cui non riusciva ancora a dare risposta.
Jareth
- il suo vero se stesso?- era uno sconosciuto di cui non conosceva la storia, i
pensieri, le contraddizioni: riusciva appena a scorgere il riflesso di sé nella
polla d'acqua che aveva di fronte.
Lui e
Sarah si erano fermati nei pressi di una fontana in marmo rosa che mostrava una
bellissima sirena intenta a fare la guardia su coloro che si fossero avvicinati
alla sua fonte.
Per
tutto il tragitto fin lì Sarah gli era sembrata una bambina ostinata che si
rifiutasse di arrendersi. Ad ogni bivio si fermava esitante, mordendosi il
labbro e giocando con i capelli scuri, indecisa sulla strada da prendere.
A volte
si portava una mano sul cuore e chiudeva gli occhi, ascoltando un qualche
suggerimento del Labirinto; poi sceglieva un sentiero e poi un altro, ma la
confusione nei suoi occhi cresceva ad ogni passo.
-Sono
confusa,- ammise ad un certo punto. -Non capisco dove stiamo andando e non c'è
nessuno a cui chiedere aiuto... non c’è nemmeno nessuno che tenti di
depistarci.-
-E
questo è un male?- indagò David.
-Sì…
cioè, no, non lo è, ma voglio dire: non abbiamo trovato nemmeno i Falsi
Allarmi!-
-Che
sarebbero?-
Sarah
si affondò una mano nei capelli, guardando i muri di arenaria.
-Simpatici,
non c’è che dire!- ironizzò David con un sorrisetto sghembo.
Sarah si
voltò verso di lui, lasciando ricadere le braccia lungo i ifianchi.
David
la ascoltò con attenzione, tamburellandosi le labbra con la punta delle dita.
Poi,
senza apparente motivo, iniziò a frugarsi nella tasche.
-Io non
lo so… credo di non averci mai veramente pensato. Scusa, ma che stai facendo?-
Con un
leggero sorriso, David tirò fuori un mazzo di tarocchi piuttosto liso.
-Quella
sarebbe la tua risposta al nostro problema?-
Invece
di rispondere, David prese a mescolare le lame con dita agili.
Il suo
tono era leggero, persino allegro, ma il suo sguardo era serissimo.
Sarah si
chiese se ci fosse davvero un’ombra di sfida nella voce del mago, o se l’avesse
solo immaginata. Tese la mano e prese una carta.
-Devo
darti un merito, Jareth-David. Sarà la mancanza di memoria, ma sei il miglior
compagno di viaggio che mi potesse capitare: sai mantenere un equilibrio
invidiabile!-
-E' la
prerogativa dei pazzi, mia preziosa.- se ne uscì lui e Sarah lo fissò sorpresa
– La mia carta è sempre stata la 0, il Matto. Invece la tua è… il Carro, mmh.-
-Che
vuol dire?-
-Se non
ricordo male, i cavalli indicano due strade ed il conducente devi guidarli in
una direzione.-
-E' un
po' difficile scegliere la strada giusta in un Labirinto.-
-…o, se
è per questo, nella vita. -
-Adesso
tocca a te, David.- Sarah gli prese il mazzo e lo mescolò -Avanti, scegli. Oh,
la Luna.-
David
scosse la testa. -L'autoinganno e l'illusione. Credo che questo viaggio ci
porterà molte risposte.-
-Se
riusciamo a completarlo.-
-Ovviamente.-
David le diede le spalle, voltandosi verso uno dei sentieri. -Su, rimettiamoci
in viaggio! Hai detto che non incontreremo niente di strano, però un Labirinto
è un Labirinto e non possiamo sapere cosa ci aspetta, no?-
David
si girò di scatto verso la dottoress e per poco non sbatté il naso contro un’altissima
parete di roccia, sbucata da chissà dove.
-Sarah?-
chiamò. –Sarah!-
Picchiò
sul muro, ma nessun suono giunse dall'altra parte.
Il
Labirinto era cambiato.
I muri si
erano fatti più alti, con pinnacoli sulle cime; i pavimenti di pietra apparivano
sbrecciati; una vegetazione ispida aveva preso a farsi strada nelle fessure tra
i lastroni: quasi volesse allargarle, forse divellerle.
Persino
il cielo che prima era limpido, adesso era diventato plumbeo e minaccioso.
David
udì delle risatine cattive raggiungerlo alle spalle: piccoli suoni acuti simili
a squittii o alla caduta di mille piccoli aghi acuminati. Si voltò di scatto,
trovandosi solo. Immersa nel silenzio, la strada che aveva appena percorso
pareva deriderlo ancora più forte.
-E
così, -disse a voce alta, -questo non è solo il viaggio di Sarah.-
Era
anche il suo viaggio alla riscoperta di Jareth.
Se
quello che vedeva era opera del Re dei Goblin, David si domandò quali grossi
problemi avesse il vecchio se stesso: se l’incuria e la tortuosità che quei
sentieri rispecchiavano dipendesse solo dal suo essere Unseelie, o se la
devastazione indicasse piuttosto qualcosa di diverso.
I
tatuaggi sui palmi delle mani pizzicavano come se li avesse appena fatti e
David si chiese cosa ciò volesse dire.
Da quel
che aveva scoperto quando aveva potuto lasciare l'ospedale, il verme indicava
la Terra, il ciclo continuo di rinascita e putrefazione. Forse non a caso, era
posto sulla mano sinistra, il lato femminino, più legato alla fecondità.
Secondo l’Ebraismo la mano sinistra era anche la mano di Dio, la mano della
giustizia.
La
stella, di contro, indicava la luce, lo spirito e gli ideali, ed era posta sulla mano destra, quella sacerdotale e della
misericordia. La mano creatrice, quella che più spesso utilizzava nei suoi
giochi di contact juggling.
-Allora, re dei Goblin: eri un Unseelie o un Seelie?- David lo
chiese tra i denti, scegliendo di proseguire verso nord, sicuro che sarebbe
riuscito a ritrovare Sarah e a scoprire il mistero che lo attorniava. Jareth
era un Sidhe, una creatura fatata, un essere che non poteva essere legato
totalmente ai principi duali che aveva dovuto imparare quando si era svegliato
nel Sopramondo.
-Fingiamo che tu sia qui e possa ascoltarmi: ho una storia che
forse ti suonerebbe familiare. Secondo il custode, Gregorio o Gorgoglio o come
si chiama, il Labirinto è di chi lo vince e a te è capitata la stessa cosa. Un
Re fatato ancora più potente di te ti ha affidato il Labirinto o piuttosto ti
sei ritrovato ad essere re, dopo aver sconfitto il precedente sovrano?-
David si umettò le labbra. I re e le regine lanciavano una sfida
da risolvere in tredici rintocchi – e tra l'altro, a lui e Sarah mancavano solo
nove ore per uscire dal Labirinto – e se perdevano, erano costretti ad
abbandonare il regno.
-Cos'hai perso, vincendo? Cos'hai sacrificato al nuovo te stesso?-
La storia dei labirinti aveva radici profondissime nella mitologia
e gli venne in mente il Minotauro e la brutta fine di Icaro, la sorte infausta
di Dedalo.
Il nano aveva detto di essere il semplice custode di una realtà in
grado di mutare, e David intuì che i goblins ce li aveva portati Jareth, in
modo o nell'altro e che anche la sua sfida era un inganno crudele.
-Devo ammettere di essere diventato un fine lettore d'animo a
furia di stare nel Sopramondo.- sussurrò una voce carezzevole ma pericolosa.
David si impietrì dov’era.
Si girò lentamente e quasi non si sorprese di ciò che vide.
Un uomo di pari altezza, abbigliato in maniera eccentrica e con
lunghi capelli biondi gli stava davanti, languidamente appoggiato a una parete
di roccia.
L'espressione di condiscendenza negli occhi spaiati rimandava a
quella consapevole di David, i cui occhi felini si erano socchiusi, quasi
volesse mettere a fuoco ogni dettaglio del Sidhe che gli stava davanti.
-Tu sei Jareth.- esalò.
-Ciao, nuovo me stesso. Sei così dannatamente ordinario che mi fai
venire il voltastomaco.- lo salutò il re.
-Sei una sorta di comitato di benvenuto?- gli domandò David,
ignorando le occhiate del suo riflesso.-Cosa è successo? Come mai il Labirinto
è mutato così all'improvviso? Io non ho certo recuperato la memoria.-
-No, effettivamente no, altrimenti non andresti in giro così. -
sottolineò il Re, staccandosi dal muro con un movimento elegante. -Tu e Sarah
non vi siete resi conto di un piccolo dettaglio, ma non posso certo farvene una
colpa. Il custode è immune ai suoi poteri ma, se il Labirinto dorme, cosa credi
che accada a chi lo attraversa?-
-Sono semplicemente addormentato?- David lo guardò perplesso.
-Sciocco, vero? Insomma, non che mi dispiaccia... in questo modo
le tredici ore passeranno ed io ritornerò ad essere me. A quel punto, volente o
nolente, Sarah sarà costretta a restare qui. Per sempre.- Jareth lanciò una
sfera in aria e la riprese agilmente.
Davide strinse i pugni. -Lei non vuole restare qui! Dannazione,
come faccio a svegliarmi?-
-E' un incantesimo, mio stupido me di Sopra: cosa vuoi fare quando
non hai nemmeno risvegliato la tua vera natura? -
-Ci sarà un modo per spezzarlo, no? Ogni incanto ha un contro
incantesimo, è scritto su ogni dannato libro fantasy che mi sia capitato di
leggere!-
Jareth sembrava ascoltarlo appena, assorto come’era nei movimenti
ipnotici della sfera.
-La lettura è così sopravvalutata. La pratica è tutto nella vita.-
-Non sei molto d'aiuto!-
Il Re sollevò lo sguardo spaiato dal cristallo.
-Un ruolo?-
-Esattamente, il tuo ruolo di Re di Goblin e Signore del
Labirinto! Non vorrai che Sarah ti sconfigga ancora?-
L’acrimonia nelle parole di Jareth spinse David a fare un passo
indietro.
Per contro, Jareth fece un passo avanti, la voce morbida e
suadente come le movenze di un gatto.
-Pensaci: finalmente ricorderai tutto e sarai libero dallo sciocco
senso di abbandono che ti porti dietro. Avrai il potere di sfidare chi vuoi e
di comandare legioni di goblins. Avrai una consorte e potrai tornare alla corte
di Avalon ricoperto di onori. Avrai finalmente sottomesso colei che ci
sconfisse.-
-Perché dovrei volere una cosa del genere?-
Il Re si ritrasse da lui, repentino.
-Perché non dovresti volerlo?- spalancò le braccia e il mantello
color della notte vorticò attorno al suo corpo -Cosa c'è nel Sopramondo che ti
ha ottenebrato così tanto i sensi?-
David rimase immobile a quelle parole.
Il sorriso di Maggie gli venne subito in mente e, assieme a quel
ricordo, mille altri sgorgarono fuori. Tutti coloro che lo avevano fatto
sentire parte di una realtà ben definita, che gli erano stati accanto con
dedizione nei suoi momenti di sconforto, quando non ricordare chi fosse e cosa
gli fosse successo apriva in lui una voragine talmente profonda da non
lasciarlo quasi respirare.
Attacco di panico, aveva sentenziato
Maggie durante i suoi primi mesi in ospedale, quando lo chiamava David per
gioco, per via di quell'assurda somiglianza con Bowie. E poi, il mago lo
ricordava ancora, il piglio deciso con cui gli aveva puntato l’indice sul petto
e aveva proclamato che da quel giorno si sarebbe chiamato così e che il giorno
in cui si era perduto, non era altro che il giorno in cui era nato.
Era rinato ed il mondo aveva risposto a quella rinascita.
Il suo lavoro, i bambini dell'ospedale, gli amici, tutti coloro
che oramai erano per lui come una famiglia. I sentimenti che aveva perduto e
poi ritrovato.
La vita, ecco cosa c'era
nel Sopramondo.
Tutti quei colori che cozzavano contro il mantello nero indossato
da Jareth e contro il cielo grigio del Labirinto.
-Di cosa ho paura?- David lo chiese sinceramente, abbassando le
proprie difese. -Cosa ho lasciato dietro di me quando sono diventato sovrano
del Labirinto?- domandò a Jareth.
Il Re sollevò il mento.
Rilassò il respiro e pensò alla carta dei tarocchi che gli era toccata
in sorte –no, non in sorte: la carta che lui, sia pur inconsapevolmente, aveva scelto.
C’era la Luna, piena e tonda come un ventre gravido di segreti, e
poi… poi c’erano i tatuaggi impressi sui suoi palmi.
Il verme, la stella.
Ideali che una volta lo avevano animato e che, da quando era
diventato Re, aveva coperto, perché nel Labirinto non avrebbero potuto
sopravvivere.
Aspetta, c'è stato un momento in cui ho sognato ancora!, gli sovvenne d'un
tratto.
Il sogno di Sarah, il ballo presso la corte Unseelie, i suoi
tatuaggi ben visibili e quelle parole: benché non ci conoscessimo finora,
stiamo scegliendo il cammino tra le stelle.
Jareth poteva avere il trono, poteva avere i goblin e tutte le
altre strane creature che popolavano il Labirinto, ma era solo.
Per questo aveva affidato quella particolare storia al Libro Rosso,
in cui chiedeva di essere amato. Per questo Sarah aveva trovato il libro ed
aveva risolto l'enigma.
-Adesso lo so, mio vecchio me stesso. Era la solitudine a farmi paura.
Sarah non mi ha sconfitto: ero io che volevo essere battuto!- David riaprì gli
occhi e si avvicinò al Re di Goblin, che rimase immobile a farsi osservare,
quasi fosse una bellissima statua. -Credevo di dover riscoprire me stesso,
invece ho sempre saputo chi sono.-
Abbracciò Jareth, ed il mondo attorno a loro scomparve.
***
Scusate per la lunga attesa! In quest'ultimo periodo io e Saliman siamo state impegnatissime :( Spero che questo nuovo chap ci faccia perdonare^^
Alcune spiegazioni rapide:
- I tarocchi di Haindl sono un mazzo di lame dal fascino evocativo incredibile, utilizzando continui richiami all'astrologia e al mondo esoterico, traendo spunti da ogni parte del mondo, dall'Egitto agli Indiani d'America.
- La frase "benché non ci conoscessimo finora, stiamo scegliendo il cammino tra le stelle" è la traduzione delle lyrics di As the world falls down, una delle title tracks della colonna sonora di Labyrinth.
- L'idea dei tatuaggi sui palmi di Jareth proviene da una storia di Saliman, Le cose che perdiamo nel fuoco. I riferimenti al suo passato, se sia un Seelie o un Unseelie, e come sia finito a fare il re del Labirinto sono una mia idea. Mi sono fatta troppe domande sul suo passato xD
Disclaimer: i protagonisti appartengono a chi di diritto e non si scrive a scopo di lucro :) nessun figodidio è stato maltrattato!