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Autore: Hayaros    31/07/2016    0 recensioni
Un viaggio per trovare le radici perdute della sua famiglia, alla ricerca di un passato glorioso ormai andato e presente solo sugli annali della storia. Nonostante i dubbi, Marcus e sua figlia Isabelle perseverano nella loro ricerca.
"Phalanx è rimasta immutata." questa la loro convinzione.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   La città di Sonnestag era cambiata molto, durante quei quattro anni.
La prima cosa che Marcus notò furono gli edifici: da quei piccoli e bassi edifici accatastati tra loro, stretti e soffocanti, erano diventati grandi ed accomodanti, con tante strade e vie che si diramavano tra le mura. Inoltre le strade erano state allargate e la pianta della città era diventata organizzata ed ordinata. Sonnestag aveva cambiato faccia e dalla sua piccola realtà di quattro anni prima era ora una città degna di rispetto.
-”Non sembra più neanche la nostra casa.” - disse Isabelle, guardando i tetti delle case e le strisce di fumo che fuoriuscivano dai camini, -”Sembra incredibile che abitassimo qui, quattro anni fa.”
Marcus non rispose, guardando con attenzione quella città a lui così famigliare, ma improvvisamente sconosciuta. Era lì, in quel viale a sinistra, che c'era una volta quella panetteria dove andava a prendere il pane ogni mattina? Da dove proveniva quel profumo che fin dall'alba inondava quelle piccole e buie stradine, quel raggio di sole invisibile? Ora c'era una piccola bottega appartenente ad un fabbro, duri suoni e cocenti rumori provenienti da dentro di esso.
Si voltò dall'altra parte della strada e il suo sguardo si posò su una di quelle piccole stradine: era vuota, tranne per un cane che, indaffarato ed affamato, odorava le pietre della strada alla ricerca di cibo. 
Nascosta nella parete, una porta si aprì di scatto, spaventando un poco il cane che indietreggiò con la coda tra le zampe.
-”Tieni.” - disse una voce imponente, seguito da un pezzo di carne che, con un tonfo, venne gettata a terra.
Il cane, prima indeciso, si avvicinò cautamente alla carne per terra e, dopo averla annusata un paio di volte, iniziò a morderla, deciso, lanciando rapidi sguardi all'uomo davanti alla porta, la quale si richiuse subito dopo.
Marcus, mentre osservava quella scena, ricordava quella strada prima della sua partenza: lì, dove ora c'era una macelleria, c'era una caffetteria che era solito anche lui frequentare. Era un noto punto di incontro per gli uomini di una certa età di Sonnestag ed era considerato anche una sorta di piccolo centro culturale. Il locale era piccolo, inebriato notte e giorno dal caldo profumo del caffè e dal suono di un pianoforte che veniva suonato principalmente di sera. Illuminato da candele, che riflettevano la luce su dei cristalli sparsi un po' ovunque sul muro, dentro quel locale la notte sembrava non calare mai.
-”Non bisogna mai scendere nelle tenebre dell'ignoranza.” - diceva il proprietario, facendo riferimento ai tanti discorsi di grande importanza che venivano iniziati lì dentro, mentre preparava un'altra tazza di caffè per un cliente. 
Ed ora, quel locale tanto elevato era diventata dimora della violenza. Il cane, nel frattempo, aveva finito il suo pasto e, soddisfatto, si allontanò scodinzolando verso l'altra parte della città.
-”Andiamo Isabelle,” - disse improvvisamente Marcus, distogliendo lo sguardo, -”cerchiamo “Il Vecchio Falco”.”
-”Quel vecchio locale? Esisterà ancora?”
-”Dobbiamo almeno provarci. Vieni, dovrebbe essere da questa parte.”

Il cartello, vittima silente ed impotente delle intemperie, aveva perso il suo colore e la sua integrità: il legno, scheggiato e rovinato, lasciava a malapena intravedere la scritta “Il Vecchio Falco”, ed il disegno sotto di esso era ormai diventato invisibile.
-”Esiste ancora.” - disse Marcus, tirando un sospiro di sollievo. Conosceva bene quel posto ed il suo proprietario ed era grato di vederli ancora lì.
Nonostante dall'esterno il locale poteva sembrare dimenticato, il suo interno faceva intendere l'esatto opposto.
La locanda, infatti, pullulava di persone alla ricerca di un luogo dove passare la notte al coperto. I numerosi tavoli davanti al bancone erano occupati da uomini e donne, le bottiglie ed i piatti costellavano le superfici legnose e un vivace chiacchiericcio accompagnava il locale: una vista ed una cacofonia che Marcus conosceva bene ed era piacevole alle sue orecchie.
Tirò un sospiro di sollievo: quel posto gli dava la stessa sensazione di quattro anni prima, come se nulla fosse mai cambiato, come se il tempo non fosse mai passato. Ma, quando osservò con attenzione il locale, notò alcuni cambiamenti: quella vecchia testa di cervo non era più appesa sopra la parete – e non che fosse un male, in realtà, dato che Marcus aveva spesso consigliato ad Isaac, il proprietario, di togliere quella dannata testa prima che cadesse e ferisse qualcuno - il vecchio camino era stato rimpiazzato con uno più moderno, coperto dal vetro; le mura erano state rifatte ed i vecchi mattoni sgualciti sostituiti con ceramiche e mosaici; il pavimento ora coperto da un tappeto ben ricamato e raffinato.
Eppure, guardandosi intorno, Marcus si sentiva a casa. Quell'atmosfera confortevole... quei suoni così confusionari eppure famigliari...
Il Vecchio Falco, in fondo, non era cambiato.
Seppur ancora un po' a disagio, ora si sentiva più confortevole e si avviò, con Isabelle al suo fianco, verso il bancone dove ad attenderlo, però, non trovò quell'anziana faccia denigrata dal tempo appartenente ad Isaac, trovando invece un uomo più giovane al suo posto, all'incirca della stessa età di Marcus.
A Marcus sembrarono che i suoi baffi neri si mossero quando gli si avvicinò e, nonostante la sorpresa iniziale, lo riconobbe subito.
-”Joseph!” - esclamò, contento di rivedere anche lui.
L'appellato strinse le palpebre, mettendo a fuoco la vista, forse un poco colpita dalla mancanza di luce nel locale ma, quando riconobbe quell'uomo dai capelli grigi davanti a lui, i suoi occhi si spalancarono.
-”Marcus! Ed Isabelle! Sono passati anni dall'ultima volta che ci siamo visti! Sedetevi, vi offro qualcosa.”
-”Come sta tuo padre?” - domandò Marcus, sedendosi accanto alla figlia, -”Mi sono sorpreso quando non ho visto Isaac dietro il bancone, come ai vecchi tempi.”
Il viso di Joseph improvvisamente s'incupì: abbassò lo sguardo e, poggiando le mani sul bancone, disse, con un filo di voce:-”E' morto. Se n'è andato sei mesi fa.”
Marcus ed Isabelle rimasero in silenzio.
-”Dopo la sua morte, ho preso io la gestione della locanda. Non volevo farla chiudere: questo è un posto che ha fatto la storia di Sonnestag. Dopo che hanno deciso di cambiare l'assetto della città, un sacco di abitanti, sopratutto i più anziani, si sono ritrovati spaesati, soprattutto dopo la chiusura del Caffè Cristallo giù nella strada principale. Non volevo che accadesse lo stesso con questo posto.”
-”E' un nobile intento.” - affermò Marcus, sorridendo, -”Isaac ne sarebbe stato fiero.”
-”Lo spero.” - Joseph alzò lo sguardo e guardò il locale, rivivendolo nei suoi ricordi. Ad un certo punto, disse:-”Spero che tu non abbia notato troppe differenze, Marcus.”
-”Sono rimasto piacevolmente sorpreso, in realtà.” - rispose l'uomo, -”Questo locale è esattamente come me lo ricordavo.”
-”Sono contento di sentirlo. Abbiamo dovuto fare dei piccoli cambiamenti per non rimanere troppo indietro... lo so che mio padre non avrebbe mai accettato, essendo molto legato alle tradizioni ma... era necessario. Infine Felicity mi ha convinto dicendo che l'importante è che rimanga intatto lo spirito del Vecchio Falco, perché è quello il suo punto focale, ed il punto di riferimento dei suoi clienti.”
-”Felicity si trova ancora qui a Sonnestag?” - domandò Isabelle, cui occhi si erano illuminati appena aveva sentito quel nome, -”Ricordo che voleva lasciare la città.”
-”Era quello il suo piano, sì.” - annuì Joseph, -”Ma infine ha deciso di rimanere qui ad aiutarmi con la locanda. Proprio ora si trova nelle stanze, sta sistemando i letti per la notte. Tra poco dovrebbe tornare.”
-”Vorrei salutarla prima di partire di nuovo.” - disse Isabelle, rivolgendosi al padre, il quale annuì.
Proprio in quel momento, una ragazza dai lunghi capelli castani e dalla faccia stanca scese dalle scale e si diresse verso il bancone. Entrando dietro di esso, si avvicinò a Joseph e disse:-”Ho finito con le stanze. E' rimasto qualcos'altro da fare?”
-”Per stasera abbiamo finito.” - annunciò lui, -”Dobbiamo solo servire i clienti.”
La ragazza annuì e, facendolo, si voltò verso verso Marcus ed Isabelle. Vedendo quest'ultima, improvvisamente il suo viso stanco si illuminò ed ogni traccia di fatica sembrò scomparire, le sue labbra si allargarono in un grande sorriso, mentre esclamava:-”Isabelle! Marcus! Siete tornati!”
-”Sì, siamo tornati.” - annuì Marcus, sorridendo.
Isabelle sorrise:-”E' bello rivederti, Felicity. Sono rimasta sorpresa sentendo che infine hai deciso di rimanere qui a Sonnestag.”
-”Ho preferito rimanere qui ed aiutare mio fratello, che andare in giro per il mondo come previsto.” - rispose lei, distogliendo un attimo lo sguardo, -”Ma non ho ancora detto addio al mio desiderio. Un giorno, quando la situazione sarà migliorata, partirò.”
-”Per “quando la situazione sarà migliorata”, lei intende quando avrò trovato moglie.” - spiegò Joseph, ridacchiando.
-”Almeno così sarò sicura che non sei da solo, fratellino.” - rispose lei, -”E che non farai stupidaggini mentre starò via.” - poi si voltò verso i due vecchi amici e domandò:-”Voi invece? Cosa ci fate qui? Pensavo vi foste trasferiti ad Eisengeld quattro anni fa.”
-”Abbiamo scoperto l'esistenza di un vecchio castello appartenuto alla mia famiglia tanti anni fa, prima ancora della mia nascita.” - spiegò Marcus, -”La mia era una famiglia nobile ed aveva delle terre, ma infine, dopo le guerre, le perse e perdemmo i nostri titoli. Ho intenzione di trovare il castello e di riprenderlo.”
-”Un'antica dimora appartenente alla tua famiglia?” - ripetè Felicity, -”Sembra una storia interessante.”
-”Come fate a sapere che ora questo castello non appartenga a qualcun altro?” - domandò Joseph, -”Se ci dimora qualcun altro, sarà difficile far mandarlo via, nonostante il vostro diritto di possessione.”
-”E' abbandonato ormai da secoli.” - rispose Marcus, fiducioso, -”L'ho letto nei vecchi resoconti della mia famiglia.”
-”E sapete dove si trova?”
-”Sappiamo solo che si trova a sud, non abbiamo altre informazioni. Oh, e sappiamo il suo nome.”
-”Come si chiama?”
-”Phalanx.”
-”Phalanx?” - ripetè Joseph, pensieroso e si voltò verso la sorella, anche lei immersa nei suoi pensieri, -”Non ho mai sentito questo nome.”
-”Neanche io.” - rispose Felicity, -”Siete sicuri che esista? E' impossibile che abbia cambiato nome, non essendo appartenuto a nessun altro.”
Il viso di Marcus si fece improvvisamente serio:-”Phalanx esiste e noi lo troveremo. Sono quattro anni che ci dirigiamo verso sud, ormai.”
-”Quattro anni!?” - esclamò Felicity, -”Isabelle, siete in viaggio da quattro anni?”
La ragazza annuì, soffocando una piccola risata:-”Sì, Felicity. Sembra che io mi sia ingiustamente appropriata del tuo sogno, perdonami.”
-”E quanti posti avete visitato? Racconta!” - esclamò la ragazza, avvicinandosi ad Isabelle, -”Qualche luogo interessante? Qualche strana cultura impossibile da comprendere?”
-”...niente di tutto ciò, in realtà.” - rispose lei, imbarazzata, -”Abbiamo visitato molte città, sì, ma erano tutte città che già conoscevamo, quindi niente di nuovo da vedere. Abbiamo percorso a ritroso la strada tra Eisengeld fino a qui, quindi... veramente niente di nuovo da vedere, perdonami, Felicity.”
-”Oooh, ma così è noioso! Un viaggio dovrebbe essere occasione di vedere nuove cose e conoscere il mondo!” - esclamò lei, lamentosa.
-”Il nostro obiettivo non è esplorare, ma trovare Phalanx. Non ci interessa nient'altro.” - rispose Marcus, deciso.
Felicity rimase in silenzio dopo quella secca risposta e ringraziò mentalmente Isabelle quando lei proferì parola:-”Tu invece, Felicity? Cosa hai fatto in questi quattro anni, prima di lavorare qui?”
-”Ho iniziato un po' a lavorare al mio sogno.” - rispose, sorridendo, -”Ho viaggiato nelle città qui vicino – non potevo allontanarmi troppo – e lì ho imparato delle ricette che oggi uso qui nella locanda: sono veramente gradite, quindi non è stato tutto inutile.”
-”Quando io mi sarò sposato, e tu avrai viaggiato di più,” - continuò Joseph, -”spero che tornerai qui al Vecchio Falco per far provare a me ed ai clienti le tue nuove ricette.”
-”Certamente!” - esclamò Felicity, entusiasta dell'idea, -”Vedrai, questo posto pullulerà di buongustai provenienti da tutto il mondo!”
-”E' un bell'obiettivo, Felicity.” - sorrise Marcus, -”Spero che tu ce la faccia a conquistarlo.” - si voltò verso Joseph, -”Sbrigati a trovare moglie.”
Joseph rise:-”Se tutto va bene, forse entro il prossimo anno potrei combinare qualcosa.”
-”Hm? Con chi?”
-”Marion,” - rispose Felicity, -”la fioraia. E' da anni che si frequentano.”
-”Non lo sapevo.” - Marcus sorrise, -”Auguri, Joseph.”
-”Son contenta di sentirlo.” - continuò Isabelle.
-”Joseph, avete una stanza?” - domandò infine Marcus, -”Siamo stanchi, e domani mattina dobbiamo ripartire.”
-”Già domani mattina? Perché non rimanete qualche giorno?”
-”Sì! Potrei farti conoscere la città, Isabelle!” - esclamò Felicity, -”Ci sono tanti nuovi posti! Sembra di essere in un altro paese!”
-”Mi spiace,” - continuò Marcus, -”ma non possiamo. Torneremo, però, promesso.”
-”Mi spiace Felicity,” - rispose Isabelle, -”anche io sono ansiosa di trovare Phalanx.”
-”Ho capito che è impossibile farti cambiare idea, allora.” - concluse Felicity, -”Va bene, ecco la vostra stanza.” - disse, porgendo delle chiavi.
-”E' la migliore che abbiamo,” - informò Joseph, -”Buonanotte. E' stato un piacere rivedervi.”
-”Anche per noi, grazie.” - rispose Marcus.

  
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