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Autore: Inevitabilmente_Dea    31/07/2016    1 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Continuammo la nostra ricerca al buio per due o tre ore. Ispezionammo attentamente tutti i corridoi, fermandoci ad ogni porta per origliare e ad ogni finestra per sbirciare dentro. L'atmosfera si faceva più deprimente minuto dopo minuto essendo chiaro il fatto che le nostre sfrenate ricerche non stavano portando a nulla.
Nonostante la stanchezza continuavo a seguire i ragazzi di corridoio in corridoio e non osavo lamentarmi. Non volevo assolutamente essere io la prima a rinunciare alla ricerca, anche se sapevo che Minho e Newt non si sarebbero arresi così facilmente.
Durante una delle tante soste per controllare una stanza, mi venne in mente un pensiero poco rassicurante che mi fece congelare il sangue nelle vene. C'era troppo silenzio e tutto stava filando fin troppo liscio. Forse non avevo neanche fatto caso a questo particolare, dato che la maggior parte dei miei pensieri fino a quel momento erano stati rivolti a Thomas e a quanto avevo sbagliato a non indossare un paio di scarpe, ma ora che ci stavo facendo caso, quella sfumatura che prima non avevo notato mi stava facendo sentire scomoda.
Insomma, stavamo gironzolando pur sempre nei corridoi della W.I.C.K.E.D., la quale era stata capace di creare creature mostruose e spingere dei ragazzi nelle braccia della morte. Perchè mai non avrebbe dovuto creare delle telecamere ad infrarossi? 
Mi aspettavo che già a questo punto ci avrebbe beccato qualcuno... Pensai arricciando il naso e controllando se qualcuno ci stava seguendo. Come previsto, dietro di me non c'era proprio nessuno, ma in ogni caso sarebbe bastato fermarsi ad ascoltare per capire che qualcuno ci stava seguendo. 
Fino a quel momento, le uniche cose che le mie orecchie potevano captare erano il frusciare di vestiti, il suono dei respiri profondi, lo scalpiccio dei miei piedi nudi contro le mattonelle dure e il battere del mio cuore.
Lo sapevo che non c'era motivo di essere agitati o sovrappensiero, ma c'era comunque qualcosa che non mi quadrava. Okay, magari la W.I.C.K.E.D. non aveva avuto il tempo per piazzare delle telecamere di sorveglianza, ma per quanto riguardava le guardie? Io come minimo ne avrei messa una ad ogni corridoio per controllare se...
Aspetta. Mi bloccai sul posto. Se una la W.I.C.K.E.D. non ha messo niente a controllare questi corridoi significa che...
"La W.I.C.K.E.D. non ha niente da proteggere!" dissi ad alta voce, finendo il mio pensiero e facendo così voltare di scatto i tre ragazzi che nel frattempo si erano mossi più avanti.
"Shh!" mi sgridò Minho, correndo immediatamente nella mia direzione.
"No, no! Non capisci!" bisbigliai sorridendo fiera di essere arrivata ad una conclusione, ma allo stesso tempo maledicendomi mentalmente per non esserci arrivata prima. "Vi siete accorti di come tutto qui sia tranquillo? Di come non ci siano guardie e neanche telecamere?"
Minho mi guardò spazientito, con un sopracciglio sollevato ad evidenziare il fastidio che quel rallentamento nella ricerca gli stava dando.
"Forse sono solo molto stupidi e..." azzardò Stephen.
"No! Insomma, stiamo pur sempre parlando della W.I.C.K.E.D. e la stupidità è una dote che a loro manca purtroppo." spiegai agitando le mani. "Pensateci su, se la W.I.C.K.E.D. non ha messo un minimo di sorveglianza in questi corridoi significa che non ha nulla da proteggere!"
"Okay..." sputò Minho infastidito. "E allora? Meglio per noi, no?"
"No!" replicai frustrata. "Se non hanno nulla da proteggere significa che..."
"Tommy non è qui." concluse Newt, ricevendo un mio sguardo pieno di apprezzamento.
"Esatto. Abbiamo cercato a vuoto." continuai guardandomi attorno. "Non interessa a nessuno se andiamo a sbirciare nei corridoi, almeno finchè non ficchiamo il naso in quello che non dobbiamo."
"Se non è in questo piano allora forse ce ne sono altri a cui non abbiamo accesso." rispose Minho entusiasta. "Il che significa che dobbiamo trovare il modo di individuare la sua posizione evitando di farci beccare."
"Come pensi di fare, genio? L'hai detto anche tu: sicuramente servirà una chiave di accesso per entrare e si da il caso che noi non ne possediamo neanche una."
"Lo so, genio. Infatti ho un piano." spiegò Minho lentamente. "Innanzitutto dobbiamo riuscire ad individuare la sala di controllo o per lo meno la stanza dove tengono i famosi 'dati' su di noi. Una volta entrati cerchiamo la stanza in cui si trova Thomas e in caso fosse chiusa, rubiamo la chiave ad una guardia e lo liberiamo."
"Il problema è trovare la sala di controllo. Sicuramente devono esserci altri piani in cui cercare oltre a questo." intervenne Newt, grattandosi la nuca con fare stanco.
"Sì, ma in ogni caso non possiamo farlo questa notte. Si sta facendo veramente tardi e non abbiamo abbastanza tempo per intrufolarci in altri piani." spiegai trattenendo a stento uno sbadiglio. 
"Odio ammetterlo, ma hai ragione. Dobbiamo riposare e riprendere le forze per domani." affermò Minho, scrollando le spalle e guardandosi attorno. "Quindi muoviamoci e torniamo ai dormitori."
L'ex-Velocista fece retromarcia e imbucò il corridoio dal quale eravamo venuti, poi continuò il suo cammino con passo sicuro e veloce, come se avesse attraversato quei corridoi mille volte e avesse imparato la strada a memoria. 
Velocista fino al midollo. Pensai affrettando il passo per raggiungerlo. Ormai mi aveva superato anche Stephen, visibilmente contento di poter tornare finalmente a dormire, ed io con le mie gambe corte facevo fatica a star loro dietro. Un loro passo equivaleva a tre dei miei e potevo già sentire il fiatone e il sudore colarmi sul collo. 
"Stanca?" mi chiese Newt, raggiungendomi senza fatica.
"Un pochino." ammisi, continuando ad avanzare per falcate. "Vorrei poter essere veloce come voi, ma si da il caso che la mia pigrizia domini al momento."
Sentii il ragazzo ridere con gusto e poi prendermi la mano dolcemente. "Vuoi che ti prendo in braccio?"
Arrossi violentemente e ritirai la mano. "Sarò pure bassa, ma non sono una bambina! Posso anche farcela da sola." brontolai dandogli uno spintone e sentendolo nuovamente ridere.
"Ehi, la mia era solo una proposta." replicò sorridendomi e circondando le mie spalle con il suo braccio. "Sei divertente quando ti arrabbi."
"Dici così solo perchè ancora non mi hai vista arrabbiata." replicai. 
Continuammo a camminare velocemente, ma dopo qualche minuto le mie gambe iniziarono a tremare per lo sforzo e lentamente iniziai a cedere, arrendendomi ai miei soliti piccoli passi.
Newt non sembrò neanche notarlo e si adattò facilmente alla mia andatura, facendo così aumentare la distanza tra noi e i due ragazzi più avanti, che non sembravano neanche essersi accorti della nostra assenza alle loro spalle.
Mi godetti per qualche istante il silenzioso tepore delle braccia di Newt attorno al mio corpo e lasciai cadere dolcemente la mia testa sul suo braccio.
Tutt'intorno a noi regnava il silenzio e per un attimo mi venne da pensare che una volta quel silenzio mi avrebbe fatto sentire scomoda, fuori posto. Ora invece veneravo quella pace priva di suoni, perchè gli attimi in cui essa regnava erano così pochi che aveva iniziato a mancarmi la sua presenza. Le mie giornate, da quando avevo memoria, erano piene di pericoli e insidie, così come quelle dei Radurai. Avrei dato di tutto pur di ritornare alla pace e calma della Radura: svegliarsi al mattino con il canto degli uccelli; mangiare con i propri amici; lavorare fino a non poterne più e poi coricarsi a letto, tranquilli e felici, con la consapevolezza che il giorno seguente sarebbe tranquillo come quello precedente.
Sì, forse nella Radura eravamo dei topi in trappola, ma almeno eravamo tutti insieme. 
Insieme...
Chissà se avrei potuto usare ancora quella parola senza che suonasse strana. Forse eravamo tutti uniti come prima, o magari anche di più, ma di certo non eravamo gli stessi di una volta. Troppi pericoli da affrontare, troppi problemi da risolvere, troppo peso da sopportare per degli adolescenti. Ma soprattutto: troppe vittime innocenti.
Chuck, la cui unica colpa era stata quella di aver voluto proteggere un proprio amico.
Ben, la cui unica colpa era stata quella di entrare quel giorno nel Labirinto.
Alby, la cui unica colpa era stata quella di essersi voluto sacrificare per qualcosa più grande di lui.
E tanti altri ragazzi innocenti, caduti nelle mani della morte per 'un bene superiore'. 
Gally... Pensai mordendomi il labbro. Ancora non riuscivo a capire se era veramente in sè quel fatico giorno. Tutti non facevano altro che provare odio e ribrezzo nei suoi confronti, e forse avrei potuto provarlo anche io se solo non avessi visto i suoi occhi e avessi capito che qualcosa non andava. Se solo odiarlo fosse così semplice...
Ma nonostante tutto eravamo arrivati fino a quel punto e ce l'avevamo fatta. Un sacco di nostri amici erano morti per farci arrivare fino a quel punto, ed era proprio per quello che non potevamo arrenderci e dovevamo sopravvivere. Sopravvivere per tutti quelli che non ce l'avevano fatta. 
Allora perchè avevo la brutta sensazione che stessimo solo perdendo tempo? Dovevamo velocizzarci e cercare Thomas per poi scappare tutti insieme. Dovevamo andarcene da quel posto, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e sopravvivere. Sopravvivere ancora. E poi forse smetterla di sopravvivere, per iniziare a vivere.
"Avrei dovuto capirlo prima." dissi dal nulla, uscendo improvvisamente dai miei pensieri. "Intendo... che Thomas non era qui. Avrei dovuto capire che la W.I.C.K.E.D. non è poi così ingenua da mettere i nostri dormitori sullo stesso piano di Thomas e pretendere che non andassimo a cercarlo."
"No, Eli." mi rispose Newt. "Forse avremmo dovuto arrivarci anche noi, ma non lo abbiamo fatto, perchè noi Radurai non siamo come te. Certo, anche noi abbiamo del sale in zucca, ma tu sei diversa, sei risolutiva. Un po' come Tommy. Se non fosse stato per voi due non saremmo usciti dal Labirinto. E se non fosse stato per te, noi saremmo ancora a zonzo a cercare Thomas nel posto sbagliato."
Rimasi in silenzio, non sapendo cosa replicare, poi le parole mi uscirono da sole, senza neanche pensarci su. "Io ho paura, Newt."
"Di cosa?"
"Dopo aver trovato Thomas non dobbiamo perdere tempo e dobbiamo fuggire." spiegai lentamente. "Ma dove andiamo? Possiamo fuggire ovunque e la W.I.C.K.E.D. ci troverà. Probabilmente il chip che abbiamo nel cervello permette loro di localizzare la nostra posizione. Non saremo mai al sicuro! Io ho paura che non saremo mai al sicuro..."
"Lo so, ma è un rischio che dobbiamo correre." mi spiegò dolcemente. "Spaventa anche me, credimi, ma poi quando penso che non affronterò tutto da solo e che voi sarete con me, mi sento meglio. Lo stesso vale per te: non ti lascerò sola, affronteremo tutto insieme come abbiamo sempre fatto."
"E se trovassero un modo per separarci? Come stanno facendo con Thomas..." domandai agitata.
"Allora noi troveremo un modo per ricongiungerci, come stiamo facendo ora." replicò lui con voce ferma. Annuii e mi accoccolai meglio contro di lui. Ecco uno dei tanti motivi per cui mi ero innamorata di Newt: riusciva sempre a calmarmi, come se fosse una medicina alle mie preoccupazioni. Forse Newt avrebbe potuto pensare che io avessi semplicemente preferito lui a Gally, ma non si era trattato di una scelta o magari una preferenza. Di certo non avevo stilato una lista dei difetti e dei pregi di entrambi per scegliere. Era stata una cosa naturale, genuina. Avevo capito che era la cosa giusta da fare, che lui era la persona giusta e così avevo seguito il mio cuore. Da allora non avevo mai cambiato idea e non mi pentivo di come erano andate le cose.
Spesso invece mi ritrovavo a pensare che forse io non ero la persona giusta per Newt, che avevo troppi difetti, che ero troppo debole e semplice per una persona così rara e magnifica. Ma forse era proprio quello il bello del nostro amore: amare i difetti dell'altro e apprezzarli, come se fossero i propri. Erano proprio quelle piccole debolezze a fare di noi chi eravamo, e non c'era motivo di disprezzarle. 
"Finalmente siete arrivati!" disse Minho roteando gli occhi al cielo. "Vi sto aspettando qui davanti da dieci minuti. Se volevate stare da soli per un po' bastava che mi avvisavate."
Scossi la testa e arrossii. Ero talmente assorta nei miei pensieri da non accorgermi neanche di essere arrivata al dormitorio di Newt e Minho.
Quest'ultimo infatti, ci stava attendendo da solo appoggiato contro il muro, con le braccia incrociate e la faccia di chi ha atteso per anni qualcosa. Ma d'altronde come potevo biasimarlo? Eravamo tutti stanchi e forse io e Newt eravamo stati maleducati a prendercela comoda per i fatti nostri.
"Almeno potevi lasciarmi la chiave, pivello." borbottò Minho scocciato, rivolto al biondino. 
"Scusami se ho fatto attendere le tue chiappe flosce." replicò Newt togliendosi la chiave dalla tasca dei pantaloni e lanciandola a Minho. "Entra e vai a riposarle. Poverine, saranno stanche."
"Oh, e stai zitto, testa di caspio." abbaiò l'ex-Velocista, infilando la chiave nella serratura e facendola girare silenziosamente. "Vedi di non metterci tanto a darle la buonanotte, okay?"
"Tranquillo, ci metterò neanche la metà del tempo che tu hai impiegato per dare la tua buonanotte a Stephen. Sono sicuro che questi dieci minuti di attesa per voi due siano stati uno spasso. Ho visto come vi guardavate, non c'è bisogno di nasconderlo, dolce Minuccio." lo punzecchiò Newt.
"Ew! Ma che schifo! Mi hai fatto venire il ribrezzo. Se questa notte ho gli incubi giuro che mi alzo e vengo a prendere a calci le tue chiappe da pony." concluse Minho togliendo le chiavi dalla serratura ed entrando velocemente nella stanza, lasciando la porta socchiusa.
A quel punto tutta l'attenzione di Newt si puntò su di me e il ragazzo incrociò il mio sguardo, sorridendo stancamente. "Allora... Buonanotte, Eli." sussurrò semplicemente, grattandosi la testa con fare nervoso.
"Ehi! Ora che Stephen non c'è non mi vuoi baciare? Ti ho visto prima: mi hai baciata solo per marcare il territorio." dissi visibilmente dispiaciuta e contrariata.
"Ma no, che dici? Io ho solo..." Newt si interruppe e analizzò la mia espressione, che ora era più dura del marmo. Il ragazzo arrossì violentemente, ma poi si riprese. "Okay, è solo che quel tipo non mi piace. Sono un po'..."
"Geloso?" conclusi io, facendo un sorrisetto. "Non ne hai motivo, perchè i miei occhi sono tutti per te."
Mi avvicinai a lui di qualche passo e gli buttai le mani al collo, sollevandomi sulle punte per raggiungere le sue labbra. Quando anche Newt chinò la testa, la distanza tra i nostri volti svanì del tutto, terminando in un dolce bacio.
Mi staccai lentamente da lui e appoggiai i piedi completamente a terra. "Buonanotte, dolce Newtie ." gli feci, imitando il suono della suo voce.
"Buonanotte, dolce Eli." mi fece eco. 
Mi allontanai di qualche passo, poi mi girai giusto in tempo per vedere la sua chioma bionda sparire lentamente dietro la porta.
   
 
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