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Autore: Stella cadente    01/08/2016    8 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.
 
 
«Come vi dicevo, la Semprevivum Tectorum è una pianta da allevare con estrema cura, altrimenti il suo effetto sarà nullo, o comunque vi lascerà sotto l’effetto semipermanente della maledizione che avete ricevuto.»
La classe di erbologia era sempre troppo affollata, ed Elsa si sentiva sempre a disagio – anche se fondamentalmente non prendeva in considerazione nessuno, china sul suo quaderno, troppo impegnata a prendere appunti.
«È molto fragile» la professoressa Sprite prese un vasetto con una pianta secca, palesemente morta da chissà quanto tempo. «Questo» fece poi «è quello che succederà alla vostra Semprevivum se le darete una goccia d’acqua in meno... o in più, l’effetto è lo stesso.»
I ragazzi fecero delle facce sorprese, e la professoressa lo notò.
«Eh già» disse infatti. «Ve l’ho detto» ribadì. «È molto complicata da gestire.» 
Fece una piccola pausa per consentire alla classe di prendere qualche appunto, poi continuò.
«Ora, per fortuna i danni non sono così irreversibili, a volte» disse. «C’è una pozione, in particolare, molto potente, ma anche molto difficile, in grado di avere doti curative per tutte le piante. Chi sa dirmi qual è?»
La mano di Elsa si alzò come sempre, in un gesto timido ed elegante.
«Sì, signorina Arendelle?» fece la Sprite.
La Corvonero si schiarì la voce, poi disse:
«La Pozione Sempreverde. È una Pozione Guaritrice che viene utilizzata per curare le piante. Se ben preparata, la pianta riprende il suo aspetto naturale dopo solo un giorno e una notte di concimazione.»
La sua voce seria aveva aleggiato nel silenzio per tutta la durata della frase, fino a quel momento.
Quando la vaga risata di Hans Westergård risuonò qualche banco più indietro, Elsa arrossì violentemente dalla rabbia.
«Benissimo» la salvò fortunatamente la Sprite, prima che potesse sentire anche qualche commento. «Dieci punti a Corvonero.»
La ragazza sorrise gentilmente come per ringraziarla, poi tornò a scrivere sul suo quaderno.
 
 
 
 
 
«Ehi, Arendelle!»
Sperava di non sentire di nuovo quella voce; le era bastata la risata in classe. Di nuovo, la pelle diafana di Elsa arrossì, scaldandole le guance morbide.
Affrettò il passo, sperando che lui lasciasse perdere, ma non fu così.
«Arendelle! Fermati!»
Elsa si pietrificò, trattenendo il fiato. Perché l’ho fatto?, pensò, maledicendosi mentalmente.
Si costrinse a voltarsi e a guardare Hans Westergård che si dirigeva verso di lei con lunghe falcate.
«Che cosa c’è?» gli chiese, la voce dura e neutra come un pezzo di ghiaccio.
Il ragazzo ghignò, malizioso.
«Visto che sei così brava in erbologia, mi chiedevo se tu potessi darmi una mano. Sai, temo di non aver capito molto bene quell’argomento» disse, guardandola negli occhi.
Certo, perché non ascolti mai niente. Infatti non ho la minima idea di come tu possa avere tutte O.
Elsa voleva dirglielo, ma quegli occhi intelligenti che la fissavano l’avevano messa in soggezione. Sentì il freddo pungerle le dita e il ghiaccio premere per uscire; iniziò a torcersi le mani, nervosa.
Non posso dargliela vinta così. Non a lui.
È una questione di principio.
Strinse i pugni, fissandolo con astio. Ma le parole rimanevano bloccate nella sua gola.
Coraggio Elsa. Non essere codarda. Mostrati superiore.
«Perché dovrei farlo?» chiese, mantenendo lo stesso tono di prima.
Westergård sembrò stupito della risposta che gli aveva dato, ma poi si ricompose. Era quasi affascinante, poteva quasi apparire sinceramente interessato a lei, ma si vedeva che era tutta una montatura, un modo per far cadere le ragazzine ai suoi piedi.
E lei di certo non sarebbe stata una di loro.
«Oh» disse il ragazzo, con un sorriso serafico. «Perché te l’ho chiesto io
Ad Elsa venne quasi da ridere; ma chi si credeva di essere?
Inarcò le sopracciglia, in quell’espressione che la caratterizzava quando qualcosa non le piaceva.
«E quindi?» replicò, squadrandolo dall’alto in basso.
Il Serpeverde ghignò, furbo.
«E quindi sarebbe un peccato se Anna Arendelle venisse a sapere che sua sorella si è rifiutata di dare una mano in erbologia al suo ragazzo
Elsa rimase di sasso.
Che cosa ha detto?
«Cosa?» sbottò, alterata.
Hans aveva un’espressione vittoriosa; era evidente che sapesse già in anticipo che la ragazza non avrebbe avuto altra scelta che quella di aiutarlo – che sapesse di aver fatto centro. E lei non lo sopportava.
«Sì, Elsa; Anna è la mia fidanzata. E credo proprio che se non accetterai di aiutarmi in erbologia, le andrò a riferire tutto. Quindi» proseguì. «Che cosa farai? Ci troviamo oggi pomeriggio o no? Ah, una cosa: preferirei che nessuno ci disturbasse, perciò sei pregata di farti trovare nella Stanza delle Necessità.»
La Corvonero sentì il suo potere ringhiare dentro di lei, ed in quel momento, guardando il volto arrogante di Westergård le venne una mezza, malsana idea di come avrebbe potuto usarlo.
Cancellò subito quell’immagine dalla mente e si sforzò di ricomporsi.
«Va bene» disse, austera. «Oggi pomeriggio alle tre e mezzo. Puntuale.»
E prima che il ragazzo potesse dire altro, si allontanò svelta, con i libri stretti al petto.
 
 
*
 
 
«Ma insomma Kristoff, non dici niente?» fece Anna, con un sorrisone enorme a gonfiarle le guance in due teneri palloncini lentigginosi.
Kristoff arricciò le labbra in un gesto svogliato e indifferente.
«Cosa dovrei dire? Bene, sono contento» disse solo, neutro. «Finalmente ti sei fidanzata con il tuo vero amore
La ragazza gli aveva raccontato tutto. Non appena l’ora di Cura delle Creature Magiche era finita, gli era piombata addosso e mentre tornavano al castello gli aveva spiegato per filo e per segno come era andata con Hans Westergård – il suo fidanzato. Kristoff doveva ancora abituarsi alla cosa, lo sentiva.
«Sì!» Anna sembrò non cogliere l’ironia con cui era stata detta la frase. «E mi ha dato appuntamento stasera, alla festa organizzata dai suoi amici nella Sala Comune dei Serpeverde. Verrà un sacco di gente. Tu... verrai?»
«No. Ho di meglio da fare» replicò lui, burbero.
Sul volto della Grifondoro prese forma un’espressione che lo fece subito pentire di quello che aveva appena detto.
«Scusami» disse subito. «Non volevo essere brusco. È che sono nervoso... » già, perché era nervoso?
«Ah» la voce della sua amica si era un po’ abbassata, ora. «E perché?»
Perché non mi va giù di sapere che per tutta la sera sarai in mezzo a delle vipere scadute, voleva dire. La consapevolezza che Anna sarebbe andata a quella festa lo infastidiva; era così ingenua, così fiduciosa nei confronti degli altri... Kristoff amava questo lato dell’amica, ma doveva riconoscere che era anche pericoloso.
Molto pericoloso. Soprattutto se si tratta di Westergård.
«Per il compito di Pozioni che ci sarà adesso. L’ultimo che ho fatto è stato un disastro» mentì.
Grande, Kristoff. Sei proprio un idiota.
Anna si sciolse in un sorriso dolce – uno dei suoi, caldi e rassicuranti.
«Sono certa che lo saprai fare. Hai studiato, non potrà andare male.»
Il Tassorosso alzò le spalle.
«Vedremo. Senti... a che ore è questa festa?»
Il sorriso di Anna si allargò e i suoi occhi celesti si illuminarono.
«Subito dopo cena. Ci troviamo nei sotterranei, e da lì raggiungiamo la Sala Comune di Serpeverde. Hans ha detto che ci divertiremo fino a tardi» disse, felice. «Allora ci vediamo lì?»
Kristoff le sorrise.
«Certo.»
Non ti lascio da sola nella fossa dei serpenti.
 
 
*
 
 
«E così lei ti ha baciato
Jehan Frollo era incredulo, mentre Febo stava ancora tossendo a causa del boccone che gli era andato di traverso.
Il lungo tavolo dei Grifondoro era ben imbandito all’ora di pranzo, e tra un boccone e l’altro Ercole non aveva potuto fare a meno di raccontare ai suoi amici ciò che era accaduto quella mattina – in maniera parecchio spiccia, perché alla fine neanche lui credeva a tutto quello.
«Fate più piano, per la barba di Merlino!» intimò, facendo loro cenno di abbassare la voce. «Comunque sì. Vi stupisce così tanto?»
«Amico, è da una vita che quella Serpeverde ti piace, ed è da una vita che aspetti questo momento. Ammettilo» disse Jehan, con un sorrisetto.
«Sì, ma sei sicuro di poterti fidare di lei?» chiese poi Febo, che ora sorseggiava del succo di zucca.
«Non ci si può fidare dei Serpeverde» irruppe Esmeralda nella conversazione, infilzando con rabbia le sue patate arrosto.
Jehan lanciò un’occhiata interrogativa a Febo, che scosse la testa come per dire “lascia stare”.
«È per quella storia di mio fratello?» chiese il ragazzo, ignorando l’occhiataccia dell’amico.
Esmeralda lo fulminò.
«Sì» si limitò a dire, gli occhi verdi che scintillavano dalla rabbia.
Febo prese a fare gesti furiosi all’amico, mimando un “chiudi” con le labbra.
«Com’è andata la punizione?» infierì invece l’altro, senza notarlo.
Il Grifondoro roteò gli occhi. Jehan Frollo a volte era così: ingenuo alla massima potenza, inguaribilmente curioso e completamente ignaro del fatto che le sue domande potessero infastidire una persona.
Adesso lo schianterà tra tre, due, uno...
«Come dovrebbe essere andata?» fece Esmeralda, stizzita. «Come sempre. Sai che tipo di rapporto c’è, tra tuo fratello e me. A proposito,» disse poi, «ma lui ti dice mai nulla di questo?»
Jehan scoppiò in una fragorosa risata.
«Io e Claude a stento ci salutiamo, figuriamoci se so cosa pensa di te. Parlo con lui soltanto se mi serve qualcosa, tipo soldi o appunti. Studia sempre, e quando non lo fa si diverte a fare scherzi non proprio carini con il suo amico Westergård.»
Fece una pausa – in cui notò che Esmeralda aveva fatto una smorfia di disappunto – poi concluse il discorso.
«Non approvo molte delle cose che fa, lo sapete tutti. Il nostro rapporto è praticamente inesistente.»
 La ragazza non disse più nulla – anche se Febo poté percepire che borbottava qualcosa tra sé e sé.
«Ehi» aggiunse Jehan, dando di gomito ad Ercole. «Megara ti sta guardando.»
«Lo so» disse lui, tra i denti. «Ma se lo dici lei lo capisce, deficiente.»
Il Grifondoro rise, e l’atmosfera si fece di nuovo piacevole.
 
 
 
 
 
«Meg, hai visto? Quel megafusto ti sta guardando» le cinguettò Eris all’ orecchio, al tavolo di Serpeverde.
Megara si rivoltò verso di lei, sentendo il sangue ribollirle nelle vene.
«Lo so, l’ho notato» fece, brusca.
L’amica fece un sorrisetto vittorioso.
«Avrò quei due galeoni, Meg; è inutile, sai già che ho la vittoria in tasca. Merlino, sei ancora più facile della Dunbroch. Non me lo aspettavo da te» la stuzzicò, ridendo.
«Smettila» rise un pochino lei. «Te l’ho detto, io ed Ercole siamo solo amici
«Oh, certo» Eris si guardò le unghie laccate di lilla. «E dimmi: due amici si baciano
Adesso basta.
«Eris, l’ho fatto per scommessa. Perché devi sempre ricamare sopra alle cose?»
«Io non ricamo sopra a niente, sei tu che sei innamorata di Ercole» disse l’amica, neutra. «Ed il fatto che ti sia arrabbiata appena l’ho detto ne è la prova» aggiunse, alzando un sopracciglio.
«Non è vero. Io non ho bisogno dell’amore. Non ho bisogno di queste cose» ribatté Meg, innervosita. «Anzi, adesso se lui pensa male di me mi sono anche messa nei pasticci, e tutto per colpa tua
«Ragazze, per favore» sospirò Melicent. «Era solo una scommessa. Comunque vadano le cose» si rivolse a Meg «tu non potrai farci niente. E nemmeno tu» disse ad Eris, che subito fece sparire il suo sorrisetto.
«Ormai quel che è fatto è fatto» ribadì, riportando l’ordine come sempre. Poi sorrise.
«Possiamo solo vedere come andranno le cose da qui in avanti. Per esempio» cominciò, guardando Megara, «sai mica se Ercole viene, stasera?»
La Serpeverde alzò le spalle.
«Credo di sì. Insomma, io ci sono, ed in genere è sempre venuto alle feste. Non penso proprio che mancherà.»
«Benissimo allora! Le feste risolvono sempre tutto» concluse Melicent, entusiasta. «Ed ho come la sensazione che ne vedremo delle belle» disse, con un sorrisetto.

 
  

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 Buondì, amici di Hogwarts!
Allora: nella prima parte del capitolo Elsa e Hans si incontrano di nuovo, o per meglio dire si scontrano. Perché sì, Elsa è molto dura con lui, e decide poi di dargli una mano solo perché sa che c'è di mezzo Anna. In fin dei conti, da brava Corva, adotta la filosofia "Lo faccio solo se mi interessa", e finché il Serpeverde non la ricatta non ha motivo di aiutare una persona che le sta antipatica. Cosa credete che ne uscirà?
Poi abbiamo Anna con Kristoff. Oh, la dolce ed esuberante Anna, quanto la adoro. E' così felice al pensiero della festa che quel Tasso scorbutico di Kristoff non può fare a meno di dirle di sì. Che carini *_*
E poi Ercole e Meg... staremo a vedere cosa accadrà alla festa dei Serpeverde. Voi che ne pensate?
Spero che questa storia continui a piacervi :)
Un abbraccio e alla prossima,
Stella cadente

 
 

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