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Autore: Bonboncina    01/08/2016    2 recensioni
Non sono una scrittrice, non ho un vocabolario super esteso da utilizzare. Ma voglio dare voce ai miei pensieri, alla mia fantasia a quello che vorrei accadesse ma che - probabilmente - non accadrà.
Bonnie ed Enzo sono la cosa migliore della settima stagione di TVD. Ci hanno conquistati con una sola puntata, ma non ci è stato ancora detto tutto, quindi ci provo io.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Enzo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so. Sono in super ritardo con questo nuovo capitolo, ma la vita ed il lavoro non mi hanno lasciata respirare negli ultimi due mesi.
In tutto questo tempo il capitolo era praticamente pronto, ma ero bloccata con il finale. E così la crisi si è protratta fino a ieri. Ma basta chiacchiere, so che alcuni di voi stavano aspettando con ansia questo capitolo quindi vi lascio alla lettura.





Enzo se n'era andato da più di tre mesi ormai, o meglio io l'avevo cacciato. Dopo tutto quello che aveva fatto per me gli avevo chiesto di andarsene.
Eppure, nonostante la mia cattiveria, non aveva smesso di prendersi cura di me.
Ogni settimana trovavo la dispensa piena, un libro e tre film. Ogni 15 giorni trovavo un nuovo barattolo di pillole. E di tanto in tanto trovavo anche qualche vestito più leggero mano a mano che l'estate avanzava. Non mi faceva mancare nulla.
Dal giorno successivo al nostro litigio avevo iniziato a sentire Caroline con più regolarità, era l'unica compagnia che potevo avere. Ma non le avevo raccontato nulla.
Continuavo a mentire dicendole che stavo bene, che avevo tutto ciò che mi serviva. Che ero al sicuro.

Ma non era così.
Gli incubi erano tornati ed ogni notte mi colpivano come un treno in piena corsa. E non c'era più nessuno a proteggermi.
Non c'era più Enzo.

Cercavo sempre di rimanere sveglia il più possibile per non finire in quell'inferno. Le notti peggiori erano quelle in cui sognavo Damon ed ero certa fosse quella lettera, ancora chiusa nella sua busta, a causarmi un continuo malessere. Volevo sapere la verità ma allo stesso tempo sapevo di non essere pronta perché temevo di stare ancora più male. La decisione di Damon mi aveva spezzato l'anima oltre che il cuore. Dall'essere arcinemici eravamo passati alla consapevolezza che nonostante tutto potevamo sempre contare l'uno sull'altra. Lui era la mia spalla destra, il fratello che non avevo mai avuto. E forse anche qualcosa di più. Ne avevamo passate tante assieme.

Accesi la luce del bagno ed allo specchio vidi riflessa un'orribile versione di me. Occhiaie scure, capelli disordinati ed un costante tremore alle mani. Ormai vedevo quella stessa scena da settimane e non avevo trovato alcun rimedio. Più volte avevo sentito Enzo tornare nel pieno della notte, ma il mio stupido orgoglio mi faceva rimanere sotto le lenzuola fino a quando lui non se ne era andato.
Aprii il barattolo delle pillole, ne restavano poche, ma come facevo ormai da un anno prendevo una pillola, aprivo il rubinetto per riempire un bicchiere d'acqua e la mandavo giù come se fosse la mia colazione. Anche mangiare iniziava a diventare difficile, ma se proprio dovevo morire non volevo accadesse per la fame.
Andai in cucina, presi una ciotola, vi misi dei cereali al miele ed aggiunsi il latte. Un improvviso tremore alla mano me ne fece rovesciare una gran quantità sul tavolo. Imprecai per la mia sbadataggine ma al secondo tentativo andò un po' meglio. A fatica mandai giù tutto mentre guardavo l'ultimo dei tre film che avevo per quella settimana. Ormai avevo riempito un intero scaffale e quando mi annoiavo riordinavo tutti i dvd, alcune volte creavo una scala di colori, altre in semplice ordine alfabetico anche se dovevo ammettere di averli riordinati anche in base al grado di gradimento.

Come accadeva spesso nelle ultime settimane saltavo il pranzo e mi dedicavo allo scoprire cosa l'Armeria potesse volere da me. Non c'era nulla di nuovo, tranne qualche strano episodio accaduto alla famiglia di Alex molti anni prima e trovavo difficile che le cose potessero collegarsi a me. Un altro passatempo era quello di capire come aprire lo scrigno di Grams. Stavo leggendo uno dei suoi diari, dopo aver setacciato il suo vecchio grimorio, ma lì lei era troppo giovane, mia madre era appena nata stando ai suoi racconti. Probabilmente non avrei trovato nulla, ma ero attenta ad un qualsiasi indizio perché probabilmente si trattava di un oggetto che veniva tramandato di generazione in generazione.

Lo squillo del telefono mi distolse dalla lettura. Era Caroline. Sorrisi e le risposi.

"Ciao Caroline, sono felice di sentirti almeno ho qualcuno con cui parlare che non sia Enzo".
Lei mi rispose subito, quasi interrompendomi ed il suo tono era severo.
"Smettila di raccontare frottole, sia a me che a te stessa. Ti ho sentita spesso negli ultimi tempi e mi hai sempre detto che c'era Enzo lì con te. Invece non vi parlate né vedete da mesi. Esigo una spiegazione."

Mandai giù la saliva che mi si era accumulata in bocca ed andai alla disperata ricerca di una buona scusa da rifilarle, ma la la verità era che avevo un dannato bisogno di sfogarmi con qualcuno.
"Ho avuto paura e l'ho cacciato."
Caroline sospirò e con tono più comprensivo mi chiese di continuare.
"Lui mi piace Caroline" mi nascosi il volto con una mano "si prende cura di me in un modo che non mi sarei mai immaginata, nemmeno tu ci crederesti se lo vedessi. Insomma, conosci l'Enzo doppiogiochista, stronzo e manipolatore. Ma lui non è così."

"Lo so Bonnie. Sono settimane che mi chiama per avere notizie su di te. Sta uno schifo credimi e da lui non mi sarei mai aspettata una cosa simile. Ci tiene. Ed è sincero."
"Sì ma io non voglio ritrovarmi in una relazione malata. Che futuro potremmo mai avere? Io strega senza poteri e lui vampiro ultracentenario. Ho sempre sperato in una vita normale, ci spero ancora ma non riesco mai a fare un passo avanti. Sono chiusa in questo tugurio da un anno ormai e sto impazzendo."

"Che cosa dovrei dire io Bonnie? Ho partorito due figlie non mie, sono una vampira e sto con un umano. Avevo la vita perfetta con Stefan ma pare che io non possa mai essere completamente felice. Devi solamente lasciarti andare Bonnie. Che male potrà mai farti?"
"Lo so, ma ho paura che la realtà mi cadrà addosso una volta detto ad alta voce quello che sento."
"L'hai già fatto Bonnie. Me l'hai appena detto. Lui ti piace e dalla tua voce capisco che lo desideri. Non c'è nulla di sbagliato in questo. Ora devo scappare, è ora del biberon per le gemelle. Pensaci..."
"Grazie per aver chiamato Caroline. Mandami una foto delle gemelle ogni tanto. Baciale da parte mia."

Quella notte mi addormentai con lo scrigno tra le mani, ma il terrore che i fantasmi del mio passato tornassero a farmi visita nella notte, era costante. Mi svegliai all'improvviso, inconsciamente avevo sentito dei rumori. I passi che provenivano dal soggiorno erano più che familiari. Mi rannicchiai portando le ginocchia al petto e coprendomi le orecchie con le mani. Sentivo il mio cuore che rimbombava e nella mia mente risuonò la voce di Caroline.

"Lasciati andare Bonnie."

Respirai profondamente e scostai le lenzuola. Abbassai l'abbondante maglia che indossavo per dormire ed uscii dalla camera giusto in tempo. Enzo stava per chiudersi la porta d'entrata alle spalle.

"Aspetta."

Sussurrai guardandolo mentre lui si bloccava sull'uscio. Passarono secondi, forse minuti. Ma entrambi restavamo in silenzio. La mano di Enzo era ancora sulla maniglia della porta. Iniziai a torturarmi le dita nervosamente, ormai lo smalto nero che avevo messo sulle unghie era tutto rovinato.

"Quando smetterai di andartene?" Chiesi in un sussurro convinta che sarebbero bastate quelle poche parole per sistemare tutto, per fargli capire che ero stanca di stare sola.
"Quando mi chiederai di restare" rispose continuando a tenere la mano sulla maniglia ma voltandosi verso di me. Sembrava appena uscito da una rivista di modelli. La giacca nera in pelle, i capelli pettinati perfettamente all'indietro con un filo di gel, la barba appena accennata. Ed il suo sguardo, l'unico capace di stendermi con poco. Se c'era una cosa che non riuscivo a fare era guardarlo negli occhi per più di qualche secondo. Sembrava volerti leggere l'anima.

"Resta" sussurrai abbassando gli occhi.
"Io..." il mio cervello era in panne, impossibilitato a creare un discorso di senso compiuto "io... Sì insomma... Credo di aver scoperto qualcosa grazie ai diari della tua famiglia. Quelli che mi hai portato qualche settimana fa e... Dobbiamo parlarne." Se il mio cuore avesse potuto fare a botte con il mio cervello probabilmente l'avrebbe fatto, senza pensarci due volte. Avrei potuto benissimo dirgli il vero motivo per il quale volevo restasse.
Mi mancava. Ma non l'avevo fatto.

Strinsi i pugni, così forte da conficcarmi le unghie nei palmi delle mani. "Puoi dirmi tutto domani." Disse mentre si richiudeva la porta alle spalle. In un attimo mi rilassai. L'idea, o meglio, il fatto che lui fosse lì mi tranquillizzava anche se il mio stomaco di era improvvisamente ribaltato.
"Posso parlartene anche ora" dissi mentre andavo a sedermi sul divano "non riuscirei in ogni caso a dormire".

Enzo mi raggiunse poco dopo con due tazze in mano. Non mi ero nemmeno resa conto che aveva acceso il bollitore. Si sedette vicino a me e si voltò. Fu in quell'istante che incontrai il suo sguardo severo. Mi stava rimproverando anche se non con le parole. Parole che in realtà non tardarono ad arrivare.
"Quando hai dormito seriamente l'ultima volta?" Istintivamente portai una mano sul volto, era difficile non notare le mie occhiaie ed il mio volto scavato. In fondo sapevo che avrei dovuto rispondere a quella domanda.
"Da quando ti ho detto di andartene" risposi sincera. Mi portai le ginocchia al petto circondandole con le braccia e vi poggiai il mento come se volessi proteggermi.
"Mi dispiace" sussurrai senza guardarlo "non so più cosa mi passa per la testa. Non ho più il controllo della mia vita. Sono dipendente da stupide pillole anti magia. Non sono più io."

"Tieni" disse porgendomi una delle due tazze. Un dolce profumo di frutti rossi iniziò a riempire la stanza. Chiusi gli occhi ed inalai quel profumo che tanto mi piaceva. Il mio tè preferito. L'avevo finito, ma lui si era accertato di rifornire la mia scorta. Enzo si alzò, accese le lampada vicino al divano e spense la luce della stanza poi tornò a sedersi accanto a me poggiando i piedi avvolti da pesanti anfibi sul tavolino di legno.

"Hai mai pensato a come saresti stata senza magia? Avresti avuto una vita migliore o peggiore?"
"Non lo so. È difficile dirlo. Non sarei stata speciale e basta, credo."
"Io credo il contrario invece Bonnie. Saresti speciale in ogni caso. Se motivata hai grinta, passione, chissà quali grandi cose avresti potuto fare."
"Da come parli sembra che io debba morire domani. Spero di avere l'opportunità di farle davvero queste grandi cose nella mia vita, ma se non dovesse essere, mi accontenterei della famiglia che non ho mai avuto veramente." Sbadigliai più volte mettendo la mano davanti alla bocca. Finii l'ultimo sorso di tè e posai la tazza sul tavolino.

"Ti dispiace se accendo la TV fino a che non mi addormento?"
"No certo, aspetta prendo il telecomando. A quest'ora fanno certi filmini hard che credo ti concilieranno il sonno." Mi strappò un sorriso, nemmeno mi ricordavo l'ultima volta che lìavevo fatto. Presi una coperta leggera e mi coprii. Gli feci segno se voleva condividerla ma lui sorrise e rifiutò. Non so quanto rimasi sveglia. Tra televendite, pubblicità e film western fin troppo datati presi sonno velocemente, l'unica cosa che sapevo era che avevo appoggiato la testa sulla sua spalla ed il suo respiro mi aveva cullata come una ninna nanna.



Forse è troppo breve?
La mia idea di alternare i capitoli con i punti di vista dei due protagonisti si sta rivelando un po' traditrice impedendomi di dilungarmi come vorrei. Però per questa volta vi chiedo di accontentarvi. Chissà invece quali saranno i pensieri di Enzo nel settimo capitolo. C'è qualcosa che immaginate di leggere in questa storia? Una situazione particolare, una certa conversazione... Alcuni di voi mi hanno già dato spunti utili, idee che potrebbero essere perfettamente inserite prima o poi, quindi vi ringrazio anticipatamente. Spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana visto che finalmente avrò qualche giorno di ferie anche io.
Un grosso abbraccio a voi lettori e recensori!

Angela
  
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