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Autore: EllynPhilips    01/08/2016    1 recensioni
Azalea è un'antichissima città isolata dal resto del mondo e invisibile agli occhi di coloro che non vi abitano : è quasi impossibile trovarla se non si è a conoscenza della sua esatta posizione.
Prisca Cavendish appartiene a una delle Quattro famiglie più antiche e potenti della città; fin da piccola lei e gli altri ragazzi delle famiglie sono stati addestrati per proteggere Azalea e tutti i suoi abitanti da una minaccia a Prisca sconosciuta.
Tutto inizia a cambiare quando suo padre le annuncia di aver stretto un accordo con il capo famiglia Driskoll : si legherà a suo figlio il più presto possibile. La ragazza aveva sognato quel momento fin da piccola, ma dopo 10 anni il loro rapporto non è più lo stesso, adesso lui la odia e Azura, la sua migliore amica, è segretamente legata a lui.
Prisca si rende conto che l'unica scelta che le rimane per non incatenare se stessa e i suoi amici a un'eternità infelice e vuota è solo la fuga.
Ma ad Azalea fuggire da una promessa del genere significa solo una cosa : morte.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEW YORK

Era seduta su un muretto accanto alla palestra degli allenamento. Camron era a pochi metri da lei. I loro genitori li avevano mandati via, dicendo che dovevano parlare di "Affari".
Ed ora lei stava cercando di non fissarlo, e lui non la guardava nemmeno. Stava osservando un punto invisibile chissà quanto lontano.
- Camron! Ehi! - urlò una voce che si stava avvicinando. - Calliope guarda c'è il tuo ragazzo la. - disse una altra voce femminile.
Le due voci appartenevano a un gruppetto ristretto di vampiri, esattamente cinque. C'erano due ragazze e tre ragazzi che diedero una pacca sulla spalla a Camron, a mo' di saluto.
- Ehi tesoro.- disse una di loro, abbracciando Camron. Prisca avrebbe scommesso che fosse Calliope.
Grazie dell'informazione, altra vampira sconosciuta.
- Ciao ragazzi. - disse lui in generale.
- Che ci fai qui? -
- Niente di speciale. -
- Allora andiamo a fare un giro. -
- Non so se posso. - Fece un cenno verso di lei con la testa.
- Ora frequenti le ragazzine? - disse un ragazzo dai capelli biondi.
- Però, mica male. - disse un altro ragazzo moro andando verso di lei, e squadrandola da capo a piedi. - Io sono Elijah, tu sei.... - Le pose la mano.
- Non provarci. - Camron intervenne e lo tirò indietro prendendolo per la maglietta.
- Ehi amico, non puoi averle tutte per te.-
- Non le voglio tutte. Solo non puoi avere lei. -
- E perchè scusa? -
- Ha solo quindici anni. -
- Continuo a non vedere il problema.
- Elijah sei un coglione. - disse un altra ragazza. - E' troppo piccola per te. -
- Mi dispiace tesoro, magari tra qualche anno. - disse Elijah guardandola. Aveva degli occhi penetranti, di un blu intenso.
- Si, come no. - disse lei considerandolo a malapena.
- Ecco Camron, lasciala perdere e andiamo da un altra parte. - intervenne Calliope, accarezzandogli la testa.
- Hai ragione. - e mise un braccio sulle spalle della ragazza, voltandosi per andare via.
- Te ne vai così? -
- Come ti hanno fatto notare, sei solo una bambina, e ho di meglio da fare che stare con te. -
- Non sono una bambina. -
- Si che lo sei. -
- No. -
- Si, sei una bambina. -
Gli si inumidirono gli occhi.
Perchè la trattava sempre così?
- Non lo sono! Non sono più una bambina, dannazione! Lo vuoi capire? - urlò. Le lacrime volevano uscire a tutti i costi dai suoi occhi, ma non avrebbe mai pianto di fronte a lui, o davanti a persone sconosciute.
Gli diede una spinta. - Non sono una bambina, non lo sono...- continuava a ripetere.
- Prisca. - disse Camron. - Prisca! - ripeté alzando il tono. - Smettila di piagnucolare!- Le bloccò le mani, mentre lei cercava inutilmente di liberarsi e continuare a colpirlo. - Ti stai comportando in modo infantile, persino per te. Falla finita!-
- La smetterò quando la pianterai di trattarmi con sufficienza. Come se per te non fossi nulla!-
- Ma è la verità. - La guardò negli occhi, per farle ricordare quello che aveva da dire. - Tu per me non sei niente.-
Allora si bloccò.
Le mani le ricaderono lungo il corpo, senza forza. Come poteva dirle una cosa del genere? Avevano passato anni e anni insieme. Come poteva spezzarle il cuore in continuazione? I suoi sguardi, i suoi gesti, trasmettevano indifferenza, quando andava bene. La maggior parte delle volte nel suo sguardo c'era solo.. repulsione.
- Sei solo una bambina viziata ed egoista. Vuoi stare sempre al centro dell'attenzione. Non sai stare mai da sola. Hai sempre bisogno di qualcuno che ti consideri il centro del tuo mondo! Smettila e cresci un po. -
- Io...- non le uscivano le parole. Non sapeva che dire. Lei non era così, e lui era il primo a saperlo. Lui era il solo ad averla ma conosciuta veramente, perchè continuava a dire bugie per ferirla?
- Tu, cosa? -
- Io... Non è vero. Non puoi dire sul serio. - riuscì a dire alla fine.
- E' vero. E' quello che penso. -
- Camron, allora? Vieni o no? - insisté Calliope. - Se non ti sbrighi ti molliamo con la poppante. -
Ora ci si metteva pure quella? Lei non era una bambina, perchè continuavano tutti a ripeterlo?
Strinse i pugni, cercando di controllarsi. Non ci stava riuscendo. Camron che la trattava come fosse spazzatura, e quella ragazza che, oltre a sentirsi migliore di lei, pensava anche di portarglielo via, non facevano altro che farla arrabbiare ancora di più.
Fu impossibile per lei fermarlo. Era troppo tardi.
Sentì un formicolio nei bracci, segno che il potere si stesse risvegliando. Il vento si alzò all'improvviso, mentre Prisca teneva lo sguardo fisso sulla ragazza. Era lei l'obbiettivo.
Evidentemente Camron si accorse che qualcosa non andava, perchè in un attimo le fu davanti.
- Cosa...costa stai facendo? -
Lei lo ignorò, continuando a fissare la ragazza, che ignara di tutto si guardava attorno non capendo il motivo del cambiamento climatico.
- Prisca. - disse Camron esitante, toccandole un braccio.
Vedendo che lei continuava a non guardarlo le prese il volto fra le mani e lo voltò nella sua direzione, cercando i suoi occhi.
- Ris...Tu non sei così. - sussurrò in modo che solo lei potesse sentire.
Fu allora che incontrò i suoi occhi. E fu allora che la bufera, e tutto quello che sarebbe potuto accadere dopo, cessò. sbatté le palpebre più volte, tornando alla realtà.
- Non so che intendi. Io non ho fatto nulla. - disse distrattamente. - E tu sei l'ultima persona, in questo momento, che può permettersi di dire come sono. E non chiamarmi Ris. Non ne hai il diritto, non più.-
Fece un passo indietro, e la mano di Camron si ricadè lungo il fianco, lasciando il volto della ragazza.
- Dai andiamo! - lo chiamò Calliope qualche metro indietro.
- Si arrivo. -
Quando lui si voltò, disse: - Ti odio. Non scordarlo. - Lo vide stringere le mani a pugno e continuare a camminare come se nulla fosse.
Anche se lo aveva detto a bassa voce, era sicura che lui l'aveva sentito. Non aveva dubbi.
Ti odio. Ti odio perchè ti amo. Come si può odiare e amare allo stesso tempo? Alle persone che chiedevano questo, lei avrebbe voluto rispondergli che si potevano provare entrambe le cose. E questi sentimenti, tanto opposto, quando simili, provati insieme, erano come una pugnalata al petto.

Si svegliò di soprassalto. Si trovava in un lussuoso appartamento in un grattacielo di New York, parecchio costoso. Negli ultimi mesi era andato tutto bene, nessuno gli aveva più trovati, e lei e Constant avevano deciso di regalarsi qualche comfort, e di trascorrere più tempo nelle città. Ormai erano nella Grande Mela già da parecchi giorni.
Notò che il letto accanto a lei era vuoto. Constant doveva essere andato via già da parecchie ore.
Ecco spiegato il motivo dell'ennesimo ricordo che si presentava a lei sotto forma di sogno. Da quando se n'erano andati dalla Francia, i ricordi non l'avevano lasciata più in pace.
Pur di non riviverli la maggior parte delle volte restava sveglia tutta la notte a guardare il soffitto. Constant, quando lei si svegliava ansimante subito dopo un altro sogno, usciva immediatamente dalla sua stanza, e correva al suo fianco ad abbracciarla, per farle sapere che lui c'era.
Gliene era molto grata, ma i ricordi continuavano ad arrivare, e lei non sapeva come fermarli. Forse doveva solo starsene buona, un giorno sarebbero finiti.
Uscì dal letto, e premette l'interruttore che azionava la serranda. Essa salì verso l'altro, diffondendo nella stanza un Cr.Cr.Cr che finì quando si alzò del tutto. La luce del sole inondò la stanza, accarezzandole dolcemente il viso. Il panorama che c'era dalla finestra non aveva prezzo. Si sentiva quasi come la regina del mondo. Aveva pure una piscina enorme nella terrazza!
Si chiese dove potesse essere Constant, quando sentì la porta di casa aprirsi. In un secondo gli fu davanti.
- Ho preso la colazione. - disse sventolandole una busta di carta e due cappuccini davanti alla faccia.-
Gli diede un bacio sulla guancia per ringraziarlo. Poi gli fregò la busta dalle mani. - Mio! - e scappò lontano da lui.
- No dai, torna qui! Mi hai rubato il cornetto l'altra volta! -
- Dovevi stare più attento. - si mise uno dei due cornetti in bocca, e corse nella terrazza, tenendo la busta nell'altra mano.
Constant posò i cappuccini sul tavolino, avvicinandosi lentamente a lei, con le mani alzate. - Posa quel cornetto. -
- Mai. -
- Dai...Io ti lascio dormire, ti porto la colazione e tu me la rubi anche? -
- E va bene. - acconsentì. Gli passò la busta con la sua colazione, che lui posò vicino al cappuccino. Con una velocità sorprendente, che credeva che lui non avesse, la prese tra le braccia, guardandola divertito.
- Che stai facendo? -
- Niente. - disse incamminandosi verso la piscina.
- No no no no! Non farlo ti prego! - Ma ormai era troppo tardi, l'aveva buttata.
Finì nella piscina con un sonoro e rumoroso - Poof - e riemerse poco dopo. - Grazie, eh! - - Figurati! - Rideva a crepapelle, guardandola dal bordo della piscina.
- Non mi serviva un bagno fresco la mattina presto! -
- Mi dispiace dirtelo tesoro, ma ti ci vole e come. Sento il puzzo fino a qui. Da quant'è che non ti lavi? - la prese in giro.
- Parla per te, io ho fatto la doccia ieri. Al contrario di qualcun altro... -
- Ti sei lavata con una puzzola? -
- No, con il tuo bagnoschiuma. - disse con un sorriso furbo.
Il ragazzo smise di ridere. - Il mio adoratissimo e nuovo bagnoschiuma? - disse mettendo il broncio. - Proprio quello. E l'ho anche finito. -
- Ma l'ho comprato tre giorni fa. -
- Non volevo puzzare, e poi ti ho fatto un favore. Se non odoro di buono vuol dire che c'era qualcosa di sbagliato nel bagnoschiuma. Ci hanno fregato al negozio. -
- E ora che l'hai finito quale uso io? -
- Non preoccuparti, ho trovato il mio bagnoschiuma alla vaniglia infondo allo zaino, che fortuna, vero? Pensavo di averlo lasciato al supermercato quando abbiamo fatto la spesa. -
- Bagnoschiuma...alla vaniglia...-
- Esatto. -
- Ma sono un uomo. Io non posso profumare di vaniglia. -
- Tutti possono profumare di vaniglia. -
- Ne dubito. - disse del tutto non d'accordo con lei. Aveva sempre il broncio. Com'era buffo. Sembrava un bambino troppo cresciuto!
- Dai bambinone, te ne regalerò un altro. Adesso aiutami ad uscire dalla piscina. - Gli porse la mano, che lui ingenuo afferrò subito.
Prisca lo tirò dentro la vasca con se. Cadde anche lui, schizzando acqua da tutte le parti. Quando riemerse si guardarono negli occhi per pochi secondi, poi scoppiarono a ridere come due scemi.
- Ben ti sta! -
- Sei proprio cattiva! Ora mi si fredderà il cappuccino. - disse mettendo un finto broncio.
- Povero cucciolo. - Gli accarezzò la testa, come fosse un cane, poi uscì dalla piscina, seguita a ruota da lui.
- Aspettami qui, vado a prendere degli asciugamani. - disse lui.
- Non ce n'è bisogno. Mettiti qui. - disse indicando vicino a lei. Gli prese la mano. - Esercitiamoci con i poteri. - Capì cosa volesse fare, e acconsentì con un cenno.
Sentì chiaramente la temperatura intorno a loro alzarsi. Costant aveva evocato il fuoco, ora toccava a lei. Una folata di vento, riscaldata dal potere di Constant, gli investì e, due secondi dopo, erano completamente asciutti.
- Davvero figo. Non smetterò mai di dirlo. E di ringraziarti per avermi dato questo regalo impagabile. -
- Smettila di ringraziarmi, tu per me hai fatto e stai facendo tanto. -
- Te ne penti mai? - gli chiese mentre si sedevano sulla panca della terrazza.
- Di cosa? -
- Di avermi dato il fuoco. -
- Mai. -
- Davvero? - chiese stupito. Chissà quante volte ci aveva pensato sentendosi magari in colpa per averglielo portato via.
Annuì. - E' una delle scelte migliori che abbia mai fatto. E fidati, ce ne sono state poche!.-
Le sorrise. - Come hai dormito oggi? Quando me ne sono andato sembrava stessi bene.-
- Al solito. - disse alzando le spalle e guardando il cappuccino per evitare i suoi occhi. Sperò lo prendesse come disinteresse per l'argomento.
- Sono stato via solo poche ore! - Ma ovviamente no. La capiva troppo bene.
- Non è colpa tua. -
- Volevo farti una sorpresa e portarti la colazione...Non pensavo che in così poco tempo potesse accadere ancora. -
- Non preoccuparti. - disse posando la mano sulla sua per rassicurarlo - Sono contenta che tu l'abbia fatto. Questo cappuccino è delizioso. -
Le rispose sorridendo un po incerto.
Quel ragazzo era una persona fantastica. Se possibile, lo adorava ogni giorno di più. Si preoccupava sempre che lei stesse bene, che avesse tutto quello di cui aveva bisogno. Una delle due cose di cui aveva bisogno ce l'aveva. Constant era li con lei, sano e salvo. L'altra era chissà dove, in una parte qualsiasi del mondo a cercarla. Non poteva averle entrambe, ma aveva scelto di tenere al sicuro Constant, e di non fidarsi di Camron, anche se in quel modo stava male ogni giorno, il suo migliore amico stava bene, e per far si che continuasse ad andare in quel modo, avrebbe sofferto volentieri ogni giorni.
Alcuni ricordi non le facevano male come altri, in cui sentiva letteralmente il cuore spezzarsi in due parti, alcuni erano solo tristi perchè le ricordavano quello che aveva perso. Erano tremendamente belli...
e malinconici. In quei sogni lui non la trattava male, era il suo migliore amico, e quando si svegliava sentiva solo un vuoto al petto, che Camron aveva riempito per dieci anni con la sua presenza, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua risata... Almeno quello le ricordava che ciò che avevano vissuto non era stato tutto frutto della sua immaginazione.
Realizzò che forse, quei dolci ricordi, risalenti alla sua più giovane età, e anche quelli più acidi, la perseguitavano forse proprio per colpa di Prisca. Era lei che non riusciva a lasciare il Camron che amava....e anche quello che la trattava male. Purtroppo amava anche quello perchè era...lui. Quando sarebbe riuscita a dimenticarlo, con lui sarebbero finiti anche tutti i sogni che lo riguardavano. Più facile a dirsi che a farsi.
"Siamo messi bene allora..." le disse la sua vocina sconsolata quanto lei.

Eccoci qui con un altro capitolo! Spero vi piaccia :)
Alla prossima,
Ellyn.
   
 
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