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Autore: DAlessiana    02/08/2016    4 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Quando Esme tornò a casa, si stupì nel trovare la luce della cucina ancora accesa, sicuramente Carlisle la stava aspettando. Era uscita, come ogni mercoledì sera, con alcune sue vecchie amiche e, quella volta, avevano fatto più tardi del solito, perché si sa, quando si inizia a parlare e si sta bene il tempo vola. E pensare che lei neanche voleva andarci inizialmente, ma fu il marito a convincerla perché, anche se per una sera a settimana, ogni genitore aveva bisogno di staccare un po' la spina dalla caotica vita familiare.
“Sei tornata
” sussurrò Carlisle, vedendo la figura della moglie fare il suo ingresso in cucina. Esme, notata la tazza di tisana che l'uomo stringeva tra le mani, capì subito che qualcosa non andava e, una volta incrociato lo sguardo di lui, il dubbio diventò certezza.
“C'è qualcosa che ti turba?” chiese, prendendo un po' d'acqua dal frigo e, dopo averla versata in un bicchiere, si sedette accanto a lui.
“Jasper ci ha mentito...” a quelle parole, per poco Esme non gli scoppiò a ridere in faccia. Si alzò in piedi, perché l'acqua le stava per andare di traverso.
“Carlisle ha otto anni, su cosa può averci mentito? Sui minuti trascorsi davanti la tv?” esclamò, anche se il suo sesto senso femminile le diceva che c'era dell'altro, perché il marito non era il tipo da fare drammi per niente.
“No.
E poi non è importante su che cosa ci abbia mentito, ma sul perché abbia sentito il bisogno di farlo!” replicò il dottore e allora Esme si calmò, capendo quanto fosse seria la situazione per il marito. Se iniziava a mentire a quell'età su cose futili, in futuro quante bugie gli avrebbe raccontato?
Sia Esme che Carlisle avevano un buon rapporto con i loro figli, ovviamente senza tradire il loro ruolo da genitori e, se era necessario, sapevano bene come mantenere la propria posizione. Per dei bambini ancora alle prese con
i giocattoli erano pochi i divieti assoluti ed uno di questi era quello di non mentire, perché la cosa più importante nella vita era dire la verità, sempre e comunque.
“Scusa, hai ragione. Dobbiamo parlargli” disse Esme, dopo averci riflettuto allungo. Si mise di nuovo a seder
e e strinse la mano del marito, Carlisle sorrise. Con Esme accanto, tutto sarebbe pesato un po' di meno, di questo ne era sicuro.


Carlisle non seppe il perché, ma quel ricordo gli tornò in mente quasi con prepotenza. Finalmente tutto era tornato alla normalità da un po', erano passati vari mesi dall'arrivo di Emily e il suo amico Mark se la stava cavando piuttosto bene. Il dottor Cullen si era alzato un po' più presto del solito, in modo da godersi la tranquillità della casa prima del risveglio dei suoi due figli, che avrebbero corso per tutta la casa, urlandosi contro per chi avrebbe occupato per primo il bagno.

Credendo di essere l'unico sveglio si stupì quando sentì dei passi scendere le scale e li distinse come quelli del suo secondo figlio, infatti, poco dopo, la figura di Jasper fece capolinea in cucina.
“Buongiorno” disse e la voce del padre fece sobbalzare un assonato giovane Cullen. Il dottore sorrise sotto i baffi alla reazione del figlio.
“Ehi, papà! Mi hai fatto prendere un colpo! Come mai già sveglio?” esclamò Jasper e, presa una bottiglietta d'acqua, si appoggiò al lavandino, iniziando a torturare il tappo. Carlisle aveva notato in quei giorni l'agitazione del figlio, ma aveva deciso di non indagare oltre, sarebbe stato Jasper, quando si sarebbe sentito pronto a confidarsi, ad andare da lui.
“Potrei farti la stessa domanda. Non hai dormito?” domandò l'uomo, avendo notato le occhiaie del ragazzo, segno di una, o più, notti insonne. Jasper si sentì scoperto davanti allo sguardo paterno, sapeva che suo padre non era di certo uno stupido e si era accorto, già da tempo, che qualcosa non andava.
“Ho dormito poco e male. Ora tocca a te, non hai risposto alla mia domanda” rispose Jasper, sperando di deviare il discorso su altro, una parte di lui voleva davvero confidarsi col padre e dire tutto, ma l'altra aveva deciso di mantenere un segreto che non avrebbe dovuto rivelare.
“Non avevo più sonno e fissare il soffitto di camera mia non era molto confortevole” disse Carlisle, sospirando, per questa volta si era arreso, Jasper non era ancora pronto.

Quella mattina, dato che Jasper aveva finito la benzina e non voleva chiedere i soldi al padre, aveva chiesto ad Edward di andare con una sola auto e, per non destare sospetti a Carlisle, il maggiore gli aveva detto che avevano deciso di andare una settimana con la sua macchina e l'altra con quella di Jasper, per risparmiare. Carlisle aveva creduto ad ogni singola parola del figlio senza esitazioni.
“Allora? Vuoi dirmi in che casini ti sei messo?” chiese Edward, almeno con lui Jasper avrebbe potuto parlare liberamente e magari avrebbe trovato anche un alleato.
“In nessuno, per adesso. Sto cercando di aiutare Emily” rispose Jasper ed il maggiore si ritrovò ancora più confuso di prima.
“In che senso? Che stai combinando, Jazz? A me puoi dirlo!” lo incitò, se davvero voleva che gli coprisse le spalle, allora doveva dargli qualche informazione in più.
“Emily si è messa in mezzo a qualcosa più grande di lei e se Mark lo viene a sapere sarà la fine. E non sto parlando di tutte le insufficienze che ha accumulato, magari fosse solo quello” disse Jasper, fermandosi di nuovo, sapeva che di Edward si poteva fidare, così gli raccontò tutto.
Perché non ne parla con papà? Fu il primo pensiero di Edward, ma si rispose da solo entro pochi secondi.
“Ti aiuterò come posso” gli disse, lui era suo fratello e lo avrebbe sempre protetto e aiutato, in ogni situazione avrebbe potuto contare su di lui.
Jasper sorrise, dandogli una pacca sulla spalla, almeno non era più solo in quella battaglia. Ora che Edward sapeva tutto avrebbe potuto contare su un valido alleato.
“Dovremmo fare una piccola deviazione!” esclamò, sapeva che Emily non sarebbe entrata quel giorno, avevano un test di matematica e la consulente era stata chiara, un'altra sola insufficienza e avrebbe chiamato lo zio per informarlo su tutto.
“Va bene, ma prima guarda là! Arrivano i rinforzi!” ribatté Edward, indicando un punto davanti a loro, Jasper si sporse e notò la figura di Alice che si stava sbracciando per farsi notare. Il ragazzo guardò il fratello e, dopo aver notato il cellulare acceso che gli aveva nascosto proprio sotto il suo naso, lo fulminò con lo sguardo.
“Jasper Cullen! Quale parte dell'essere fidanzati non ti è chiara? Amarsi vuol dire anche aiutarsi sempre e comunque, volevi davvero andare senza di me?” lo rimproverò aspramente Alice, una volta salita in macchina.
“Non volevo metterti in mezzo, piccola” replicò Jasper, con sguardo mortificato, non voleva che altre persone finissero nei guai per colpa sua.
“Senti, Emily è nostra amica, quindi se lei ha un problema quello non è solo suo o tuo, ma di tutti!Bella non è qui solamente perché è a casa con la febbre. Ora chiudi il becco, dammi un bacio e andiamo da quella ragazza!” esclamò, con un tono che non ammetteva repliche. Edward spinse sull'acceleratore e Jasper si voltò per donarle un dolce bacio, fatto di gratitudine e scuse.
Era possibile amare quella ragazza ancora di più? Si chiese Jasper, sorridendo tra sé e sé. Alice Swan, una vera forza della natura.



-Eccomi di ritorno!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Attendo con ansia le vostre opinioni! Ringrazio tutti quelli che mi seguono e continuano a sostenere questa storia.
A presto! :)

  
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