Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    03/08/2016    1 recensioni
Allora ragazzi, vi capita mai di avere idee folli su cui vi sale un hype incontrollabile e che DOVETE mettere per iscritto? Ecco, se vi è successo sapete cosa è passato per la testa mia e della mia socia. Spiegazioni sul crossover e altri tecnicismi nel primo capitolo.
Aggiornamenti settimanali, due a botta. Numero finale di capitoli: ventuno.
-
Un aereo cade. Nove ragazzi ammaccati si leccano le (piccole) ferite e cercano di capire come andarsene da quel posto dimenticato da chiunque.
Sul serio, non c'è nessun tizio psicopatico che vuole farli giocare alla sua personalissima versione de La Ruota della Fortuna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scesero una scalinata piuttosto ripida e tortuosa per un tempo che a Kyouko sembrò interminabile: dovevano essere parecchio in profondità, e si chiese quanti piani ancora ci fossero lì sotto.

“Oh, finalmente siamo arrivati!”

L’entusiasmo di Asahina si spense quasi subito davanti alla semplice porta in acciaio che si parava davanti a loro, senza scritte rosse o dispositivi di riconoscimento.

“Ben arrivati. Questa stanza sarà un po’ diversa dalle altre.”

La voce di Zero riecheggiò per la tromba delle scale, donandogli una sfumatura decisamente spettrale.

“Quello che state per affrontare è un lungo corridoio ad ostacoli diviso in quattro sezioni, separate ognuna da una porta che si aprirà solo se saprete dare la risposta giusta al quesito che vi verrà posto. Se indovinate passerete alla sezione successiva. Semplice.”

Pure troppo pensò Kyouko, trovando quella spiegazione fin troppo povera di dettagli che in altre situazioni non erano invece mancati. Si chiese come avesse potuto sfuggirgli il particolare sulla personalità incostante di Zero, mentre in genere non le sfuggiva nulla; forse era stanca, magari la medicazione alla mano non stava facendo effetto.

Smettila di agitarti, la paranoia non ti aiuterà ad uscire di qui. Se stai morendo al momento puoi farci ben poco, solo aiutare i tuoi compagni a scappare e forse trovare una cura più efficace per le tue mani. Se invece non è così ti stai solo lasciando prendere dal panico, ed è molto probabile che sia questo il caso. Rimetti le rotelle in funzione.

Prese nota mentalmente che parlare da sola non era sintomo di una perfetta salute mentale, ma anche a quello avrebbe pensato dopo.

Attraversarono la porta e si ritrovarono in un corridoio stretto dal tetto basso (Oowada e Togami, i ragazzi più alti, non ci arrivavano per una decina di centimetri. Oogami lo sfiorava appena con la testa) da cui pendevano dei semplici neon.

Quando furono tutti dentro la porta si chiuse alle loro spalle di scatto.

Poco dopo cominciò a filtrare dell’acqua dal punto d’incontro tra pavimento e parete.

“Ma che-?”

“Da dove arriva?!”

Si inginocchiò per guardare più da vicino e notò i minuscoli fori da dove fuoriusciva l’acqua. Notò anche che il flusso era piuttosto lento, non si era nemmeno formata una pozza ai loro piedi… però quei rigagnoli sembravano scivolare verso il fondo del corridoio.

“Avete visto?” indicò qualcuno dietro di lei, che subito annuì: “A quanto pare il pavimento è leggermente inclinato, roba che non si noterebbe ad occhio nudo.”

“Ma perché farlo?” chiese Asahina, ma al momento la risposta di Kyouko era piuttosto vaga: “Direi che vuole allagare il corridoio.”

“Con un flusso d’acqua così debole?”

“Evidentemente vuole prendersela comoda. D’altronde siamo qui da almeno due giorni, ormai, è chiaro che Zero non ha particolare fretta di vederci morire.”

Continua a non avere senso però. Se siamo fortunati riusciremo ad uscire prima che l’acqua ci arrivi alle caviglie.

Il brusio alle sue spalle la richiamò all’ordine: “Ok ok, state calmi. Farci domande è inutile, andiamo avanti” disse, e si incamminò lungo il corridoio seguita quasi subito dagli altri.

Stavano per svoltare l’angolo quando sentirono un clack e un rumore simile a quello statico: uno dei neon si era parzialmente staccato e pendeva appeso ad uno dei fili elettrici.

L’altro filo sfiorava appena l’acqua.

“L’acqua conduce elettricità” sussurrò Naegi, gli occhi enormi ancora più grandi per via della paura di finire fulminato.

“Per questo il flusso d’acqua è debole. Non vuole friggerci subito” commentò Togami, con un mezzo sorrisetto nervoso. “Figlio di puttana.”
“Se pure lo Scion di ‘Staceppa è diventato volgare significa che siamo tutti fottuti” fu la risposta di Mondo, che nemmeno in quell’occasione riusciva ad impedirsi di fare della facile ironia su Togami (che comunque venne apprezzata e per un attimo quietò gli animi di tutti).

“Se continua a sgorgare in maniera costante, senza aumentare, possiamo farcela” disse Kyouko, riportando tutti coi piedi per terra e indicando la pozza d’acqua “al momento non è nemmeno a metà di questo primo tratto di corridoio. Se ci sbrighiamo è fattibile.”

Non persero ulteriore tempo e svoltarono l’angolo, ma appena prima di imboccare l’altra svolta del corridoio…

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!”

Un urlo agghiacciante riempì il corridoio, seguito da un tonfo come di qualcosa che cade pesantemente per terra. Era una voce giovane, forse di bambina.

“Che… che cosa è stato?”

“Che nessuno si fermi neanche per un istante” ordinò la Detective “O a quel grido presto si aggiungerà il vostro mentre diventate delle lampadine umane”.

Non si fecero pregare e proseguirono.

Ogni tanto Kyouko buttava un occhio all’indietro, giusto per assicurarsi della distanza fra loro e il flusso d’acqua. Era sempre abbastanza lontano ma era il suo essere inesorabile, non disposto a fermarsi di fronte a nulla a spaventarli. Persino lei sentiva un po’ di pressione addosso.

Devo concederti punti per l’idea, Zero. Non è affatto una brutta trovata per farci venire un infarto di gruppo.

Avanzarono fino alla prima porta, una lastra d’acciaio scesa dal soffitto a sbarrare loro la strada. Sul muro alla sinistra c’era un tastierino numerico.

“Primo ostacolo. Cominceremo dalle basi, qualcosa di semplice semplice. Un indovinello da scuola elementare. Se al mattino cammino con quattro gambe, al pomeriggio con due e alla sera con tre… cosa sono?”.

L’annuncio e la relativa domanda di Zero le suonarono gradassi. Detti con smargiasseria, quasi non gli importasse sul serio se sapevano o no la soluzione. E comunque era davvero semplice.

Potresti aver intuito qualcosa di importante, Togami.

“Un essere umano” dissero lei e lo stesso Togami all’unisono, stupendosi non poco del tempismo pressoché perfetto.

“Ma che bravi bimbi. Avanti, questa è superata”.

Il rumore di un meccanismo arrugginito, pochi secondi di attesa e la via fu libera.

Ripresero la marcia. La loro inseguitrice non l’aveva mai interrotta.

“Maledizione! Maledizione! Non riusciamo a distanziarla più di tanto!”.

“È normale Oowada, è acqua. Non è fisicamente capace di fermarsi”.

“Grazie al cazzo Kirigiri, non ci ero arrivato da solo!”.

“Per favore, contegno” lo rimbeccò Ishimaru, e per una volta non era solo l’eccessivo zelo a parlare. Non avevano alcun bisogno di dare fuori di matto in una situazione tanto delicata.

Il balletto fra loro e il piccolo fiume continuò fino alla successiva porta, che era identica in tutto per tutto alla precedente.

“Ora ci diamo un pochino più da fare” riprese Zero “ma sempre senza esagerare. C’è una spia che deve entrare in un complesso militare e si apposta per capire la parola d’ordine…”.

“Non ce ne frega nulla dei particolari! Vieni al sodo!”.

“Oowada, lascialo parlare”. Insomma, ti pare furbo interromperlo?

“Disturbami ancora una sola volta e ti buco il polso da parte a parte, hai capito? DICEVO. Si apposta per capire la parola d’ordine. Al primo soldato viene detto 12 e risponde 6. Al secondo 8 e risponde 4. Al terzo 10 e risponde 5. Tutti e tre entrano. Quando lui si avvicina sente 4. Quale dev’essere la sua risposta per impedire che lo scoprano? Inserite il numero corretto usando il comodo pannello”.

Con la coda dell’occhio sempre buttata alle loro spalle, i ragazzi si fermarono un secondo a riflettere. Sembrava così palese da essere troppo facile, persino più facile dell’altro quesito che pure era davvero di infimo livello.

Sì, erano di fretta e quindi non potevano permettersi troppe pause. Ma non sarebbe stato carino scoprire cosa c’era in serbo per loro in caso di risposta sbagliata.

Ovviamente però qualcosa andò storto. Perché Mondo, ancora lui (a quanto pareva l’idea di finire come quelli che muoiono fulminati da un phon acceso gettato in una vasca piena non lo allettava poi molto), decise che era la persona meglio attrezzata per rispondere. Questo nonostante la consapevolezza, comune all’intera classe, che in matematica rivaleggiava con Hagakure per i voti peggiori nella storia dell’accademia.

Quando si accorse che era scattato come una saetta verso il tastierino tentò di placcarlo ma gli sforzi fisici non erano decisamente il suo forte, al contrario di lui, e fu troppo lenta.

Lo vide premere il pulsante col 2 ed ebbe un brivido.

Dietro di loro di nuovo clack e il rumore statico.

“Non dovreste lasciar prendere decisioni a Oowada.”

Un’altra lampada era caduta, e come la prima penzolava attaccata ad un filo mentre l’altra estremità toccava l’acqua (che continuava ad avanzare ed era sempre più vicina).

Togami diede un pugno in testa a Mondo: “Dannato scimmione, ora siamo nei casini per colpa tua!”
“Invece di tirare questi pugnetti da bambino dell’asilo perché non ti rendi utile?!”

“Smettetela tutti e due!”

Neanche a dirlo, nessuno ascoltò Ishimaru e continuarono a strillare e accusarsi, mentre l’acqua era adesso a meno di due metri da loro.

“Ragazzi, per favore!” piagnucolò Asahina, e per un attimo Sakura dovette tenerli fermi afferrandoli per le giacche, come due cagnolini piccoli e dispettosi. Mentre tuonava loro di darsi una calmata Kyouko notò Touko farsi largo tra gli altri e digitare qualcosa sul tastierino.

La porta scivolò verso l’alto e loro corsero dentro, mentre Zero si faceva beffe di loro: “Dovreste affidarvi al Topo di Biblioteca, credo ne sappia più di voi.”

Quando la porta si richiuse alle loro spalle qualcuno domandò a Touko come avesse fatto e qual era la risposta: “S-Sette. La risposta giusta era sette” disse, e quasi tutti la guardarono straniti, almeno finché non si decise a spiegare: “L-Le parole d’ordine dell’indovinello non erano la metà di ogni cifra, m-ma il numero di lettere che lo compongono.”

“E quattro è composto da sette lettere, dieci da cinque e così via” annuì Togami. “Era semplice ma l’agitazione ci ha fregati tutti... qualcuno più di altri” punzecchiò Mondo, e la discussione ricominciò.

Kyouko si sentiva frustrata per la prima volta in vita sua.

Era un indovinello idiota e tu ci sei caduta con tutte le scarpe. Se non ti calmi non uscirai viva di qui, e nemmeno loro.

Inspirò un paio di volte per riacquistare la sua compostezza, poi impose al resto del gruppo di riprendere la marcia, che l’acqua era già filtrata sotto la porta.

 

*

 

Qualcosa non andava in Kirigiri-san.

Per quanto lei cercasse di non darlo a vedere, Makoto aveva notato che la ragazza non stava bene: la sua espressione era tesa, il sudore le imperlava la fronte e nelle ultime ore c’erano stati piccoli scatti d’ira che non erano assolutamente da lei. Si era chiesto se non c’entrasse la possibile infezione delle bruciature, ma fisicamente sembrava star bene.

È la testa che non va.

Un pensiero poco gentile ma più che lecito: il nervosismo, la mancanza di pazienza, tutti quei dettagli che le erano sfuggiti (cosa inconcepibile per lei che era la Super Detective)...

Forse è stanca. O magari la tensione sta sfiancando anche lei.

Sospirò e proseguì a camminare lungo il corridoio, sempre con l’acqua alle spalle e i neon che minacciavano di cadere da un momento all’altro; l’idea di non poter fare nulla per lei lo demoralizzava, ma in ogni caso non era il momento migliore per farle da infermiere, pena il finire fulminati sul posto.

Prima usciamo meglio è.

Arrivarono davanti alla terza porta, e Makoto notò una piccola rientranza sulla sinistra.

“Questa volta ve la dovrete vedere con un indovinello pratico: di fianco a voi c’è un tavolo con sopra sei fiammiferi. Dovete usarli per formare quattro triangoli equilateri, senza piegarli o spezzarli.”

Vietarono espressamente a Mondo di avvicinarvisi dopo il precedente spettacolo, e poi si tuffarono quasi tutti sul tavolo: fecero diversi tentativi, ma le uniche combinazioni possibili erano due triangoli formati da tre fiammiferi o un triangolo composto da tutti e sei.

“Come diamine ne ricaviamo quattro triangoli?”

“Zero ci prende per il culo, è ovviamente impossibile!”

“Calma, ragioniamo! Deve esserci una soluzione che non riusciamo a vedere…”

Hm.

Quella frase ricordò a Makoto i finti processi che uno dei loro docenti usava organizzare una volta a settimana (una versione riveduta e corretta, e decisamente più divertente, delle gare di dibattito dei college americani): per risolvere i finti casi il professore diceva sempre loro di non soffermarsi su una sola visione, ma di guardare la situazione anche da un altro punto di vista per poter cogliere dettagli prima invisibili.

E Makoto, per una volta poteva concedersi di dirlo, era davvero bravo in quello.

Si avvicinò di più al tavolo e osservò i fiammiferi, al momento disposti sul piano a formare un triangolo enorme.

Piano… superficie piana.

“Dimmi che almeno tu hai un’idea, Naegi-kun! Qui non sappiamo che pesci prendere!” piagnucolò Asahina, e lui le sorrise rispondendo…

Pensare al di fuori degli schemi.

Si voltò verso Togami, che gli restituì uno sguardo altrettanto sorpreso.

“Oddio, se pure Naegi-kun è sulla stessa lunghezza tonda dello Scion di ‘Staceppa per l’universo è la fine” li punzecchiò Mondo, ma nessuno gli diede retta.

Byakuya guardò di nuovo Makoto, poi fece un mezzo sorrisetto: “Dimenticavo che sei tu quello bravo nei finti processi di classe” disse, e con un gesto della mano gli indicò i fiammiferi, lasciando a lui l’onore di risolvere l’enigma.

Makoto sorrise, gli fece un cenno della testa e poi si chinò sul tavolo: afferrò tre fiammiferi e fece un triangolo, poi prese gli altri tre e li posizionò sopra gli altri fino a formare una piccola piramide.

Il resto della classe lo guardò stupefatto.

“...ammetto che non avevo pensato alla possibilità di fare un triangolo 3D” ammise Ishimaru, e tutti commentarono sulla stessa linea. Solo Kyouko rimase in silenzio, con quella frustrazione che le aleggiava attorno come una cappa di oscurità pronta ad inghiottirla.

Finirà presto, Kirigiri-san. Te lo prometto.

“Ma che bravo il nostro Super Fortunello! Prego, passate pure.”

Zero azionò la porta e loro la attraversarono appena in tempo, perché l’acqua era a mezzo metro da loro.

“Questo è l’ultimo tratto, ragazzini. Divertitevi.

Non aggiunse altro, lasciandoli in un completo silenzio ad eccezione dello sciabordio dell’acqua e il ronzare dei neon.

Quel corridoio sembrava un po’ più lungo e particolarmente tortuoso: dovettero svoltare diverse volte, sempre inseguiti dall’acqua e con l’ansia che un’altra lampada cadesse; nessuno disse nulla, nemmeno Kirigiri che, Makoto lo notò, era tesa come una corda di violino.

Se cedi tu siamo finiti.

Arrivarono alla porta senza intoppi, ma trovarono qualcosa ad attenderli.

Gettato per terra c’era il corpo di una ragazzina dai voluminosi codini.

Alcuni gridarono e lui riconobbe le voci di Fukawa e Asahina, ma non ebbe tempo di dire nulla perché un pensiero gli attraversò la mente.

“J-Junko-chan…”

 

“Makoto-kun! Makoto-kun, aiutami!”

Junko perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Si era inginocchiata per terra, piegata in avanti come se qualcosa di enorme e pesante cercasse di schiacciarla.

“Junko-chan!”

“Vieni via Naegi-kun, quel vetro sta per cedere!”

“Ma non possiamo lasciarla qui!”

“Andiamo! Non c’è più nulla da fare!”

Mentre Togami-kun lo trascinava per un braccio si voltò a guardare ancora Junko che si premeva le tempie con le mani.

“Smettila… smettila, ti prego…”

La vide accasciarsi per terra, la stanza sempre più calda per via dell’incendio.

Junko si mosse un’ultima volta, poi smise del tutto e il vetro esplose.

 

“...egi-kun!”

“Naegi, mi senti?”

Quando tornò in sé si accorse di avere le guance umide e il resto della classe lo circondava, una miriade di occhi che lo osservava preoccupata.

“Naegi-kun, che ti è successo? Perché piangi?”

“S-Sembravi svenuto!”

Gli ci volle qualche secondo prima di riuscire a mettere insieme una frase coerente.

“Io… io mi ricordo di Junko Enoshima.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht