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Autore: Lady Moon    03/08/2016    2 recensioni
«Avverto urla, risa, avverto... freddo, sangue, lama di un coltello. Cosa mi è capitato? Ma cos'è questo buio? Dove mi trovo?
Aspetta... ritorniamo a quel rumore. Mi sono svegliato perché ho sentito qualcosa, ne sono sicuro, di stridente e molesto.
Ehy, Chica! Bonnie! Svegliatevi! Non avete sentito? C'è qualcosa qui nell'oscurità o qualcuno.»
***
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: You count, Chica.


Sento i passi di Bonnie raggiungermi... sento i miei circuiti riprendersi, percepisco qualcosa di diverso in questa oscurità che incombe. 
Ho gli occhi aperti, continuo a sentire quei passi che conosco bene, quelli del mio migliore amico, ma poi mi viene in mente che prima non eravamo soli. 
Freddy! 
Lui era con noi... non vedo niente, ed è strano, perché nel buio avevamo imparato a distinguerci dai muri, dai tavoli, dai palloncini, dalle porte.

Mi alzo, quanta fatica, il mio corpo è rimasto fermo ormai da giorni, e l'unica cosa che riesco a ricordare di come spostarmi è muovere prima una gamba robotica e poi l'altra, evitando gli ostacoli. Ho dimenticato il suono dei miei passi, non so perché riesca a ricordare quello degli altri. Forse perché è più pesante e fragoroso?

Mi avvicino all'uscita di questa stanza dei “dormienti”, un sentimento represso mi traspare nel cuore d'improvviso e inaspettatamente, quasi come un insight.
Quello.
Cos'era di preciso? Un uomo? Direi proprio di sì, lo ricordo bene... ma non so perché stanno prosperando sensazioni negative presso di lui. 


È entrato, è entrato nelle nostre vite, è entrato nelle nostre menti, voleva giocare con noi.



Ricordo, era un giorno bellissimo per me e per i miei amici, eravamo in questa pizzeria perché eravamo stati invitati ad una festa di compleanno. 
Avevo già conosciuto un bambino in un'altra occasione, così avevamo deciso quel giorno di diventare migliori amici e decretammo che qualsiasi cosa l'avremmo decisa insieme, che ci saremmo mossi insieme, che avremmo giocato e scherzato insieme, fino alla fine.
Altri due bambini si avvicinarono a noi mentre giocavamo a nascondino, uno di questi, quello più magro e dai capelli di una tonalità che si avvicinava al rosso, ci rivolse la parola per primo.


«Ciao, perché giocate a nascondino da soli? Possiamo unirci?» - ci chiese, indicando l'amico di fianco, più basso, dai capelli castani e dallo sguardo sereno. Aveva un orsacchiotto in mano, pensai che era molto carino e che fosse il suo pupazzo preferito. Anche io ne avevo uno, ma non l'avevo portato quel giorno.


«Sì che potete! Vado a nascondermi di nuovo, fatelo anche voi... conta lei!» - disse il mio migliore amico, felicemente. Il bambino con l'orsacchiotto si guardò intorno per capire dove nascondersi, c'erano troppi tavoli e tanti bambini, l'imbarazzo della scelta non mancava, mentre l'altro era corso via velocissimo, come se già sapesse dove sarebbe potuto andare per celarsi alla mia vista.


«Io? Sempre io? Fino a dieci, okay?» - dissi al mio migliore amico.


«Certo! Conta, vado a nascondermi, non mi troverai, sarò bravissimo stavolta. Promesso» - enunciò lui, concitato.
E aveva ragione, perché non trovai nessuna traccia di lui... al contrario, riuscii subito ad acciuffare il bambino con l'orsacchiotto, il quale con aria mista tra rassegnazione e delusione mi fece i complimenti, ma dopo un minuto tornò a sorridere e ad aiutarmi nella ricerca degli altri due, più esperti. 


«Cosa cercate? Un tesoro? Avete la mappa?» - ci domandò una bambina dai capelli castani chiari, i riflessi dorati.


«No, stiamo trovando i nostri amici! Si sono nascosti!» - rispose il bambino con il pupazzo.



«Oh... allora posso nascondermi anch'io? Non mi troverete facilmente!» - disse la bambina.



«E va bene! Adesso ci voltiamo e conteremo insieme fino a dieci» - dissi io, sorridendo. Così facemmo. 
Eravamo pronti io e il bambino con l'orsacchiotto ad andare alla ricerca dei tre quando qualcuno entrò nella nostra sala, infestata da palloncini, urla, risa e mamme disperate. 



«Salve! Sapete chi sono? Sono un vostro nuovo amico e vi aiuterò in qualsiasi cosa voi vogliate! Volete sapere quanto fa 2+2? Volete trovare un tesoro occultato dai pirati? Volete vincere milioni di palloncini dalle mille forme? Beh, io sono qui per questo!» - fece una voce maschile e profonda, mi voltai e mi accorsi che apparteneva ad un uomo vestito di viola, il quale stava sulla soglia della sala.


“Noi abbiamo bisogno d'aiuto” - pensai, senza tuttavia proferire nulla al mio amico.



«Forse possiamo chiedergli di aiutarci?» - mi chiese lui un istante dopo. Accondiscesi ed insieme ci dirigemmo da quell'uomo.



«Certo che vi darò una mano, ditemi... come vi chiamate? Dove sono le vostre mamme?» - ci disse, dopo avergli chiesto una mano.


Vuoto.


Non ricordo più nulla, né come mi ritrovai in quella stanza con tavoli e sedie rotte, e con una sola finestra, ove s'infiltravano raggi aranciati, i quali mi diedero l'impressione che fosse l'ora del crepuscolo, né come avevo fatto ad addormentarmi lì con i miei amici, i quali erano per terra come me... Ipotizzai ad una lotta di massa, ma non potevo essere stata io a cominciare, anche se una volta avevo dato un pugno ad un mio amico di nome Max, era davvero antipatico e se lo meritava... mentre quelli mi erano simpatici tutti. L'unica bambina che non vedevo era quella con i riflessi dorati e i capelli castani. Che stesse aspettando ancora di essere trovata?
Mi alzai, sconvolta e un po' spaventata... avevo freddo.
Mi avvicinai al mio migliore amico per vedere come stava, sfregandomi le braccia, mi importava di lui più degli altri in quel momento, che avrei raggiunto dopo inequivocabilmente... urlai, urlai come non avevo mai fatto in tutta la mia breve vita. Del sangue c'era sul suo petto e il suo volto  era divenuto così dannatamente pallido da farmi impressione. Eppure lui era abbastanza scuro di pelle, com'era possibile? Scoppiai a piangere confusa, triste, terrorizzata. Urlai a mia mamma di venire ma non ricevetti risposta.
Mi voltai alle mie spalle. Il mio corpo era per terra e avevo anch'io del sangue in prossimità del mio petto ed ero pallida. Spalancai gli occhi allibita, incredula, il fiato sospeso e il pianto troncato. Io ero vicino al mio migliore amico, perché... perché il mio corpo non si era mosso insieme a me? Guardai d'istinto quello degli altri due miei amici, quello con il pupazzo era molto vicino a noi, mentre l'altro era più distante e aveva un uncino accanto alla testa, cosa insolita ma non me ne feci un problema; anche loro avevano del sangue addosso, anche loro il volto pallido e gli occhi chiusi, sembrava stessero dormendo... con l'unica differenza che il loro sonno sarebbe durato per l'eternità.




Sento Bonnie avvicinarsi sempre di più, con la paura che avevo una volta, con un desiderio di vendetta non indifferente.
Vendetta... perché mai desiderare una cosa simile? Io che sapevo benissimo cosa significava e avevo la consapevolezza che non era un sentimento positivo.
Bonnie finalmente mi raggiunge e mi guarda, in lui vedo una luce diversa, una luce che non avevo mai visto prima.










 
 
*Nota dell'autrice:
Buon salve! ^-^
Ecco il terzo capitolo della storia, cosa ne pensate? Spero come sempre che l'abbiate trovato interessante e che riuscirò a pubblicare il proseguimento quanto prima.
Ho un mal di testa da giorni e mi è costato abbastanza correggere e tutto, ahimè T_T
Alla prossima, cari lettori.
Un bacio!*
   
 
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