Primo capitolo: Coco Puffs
La
porta necessitava di un altro codice per essere aperta.
“Sameen Shaw.” Pronunciò la Macchina nella sua
orecchia e lei sbatté le palpebre sorpresa. Digitò il proprio nome e la porta
si aprì. Lo stupore per quello che si ritrovò davanti fu enorme. In una vasca
al centro di un gran numero di monitor e macchinari vi era una donna, le dava
la schiena e si aggrappava al bordo tremando. Shaw sapeva di chi si trattava.
Corse in avanti, ma prima di toccarla dovette pronunciare il suo nome.
“Root?” Sentì la propria voce uscire indecisa, timorosa
eppure vi era anche un tremito di speranza. La donna voltò la testa verso di
lei e i loro occhi si incrociarono. Occhi pieni di terrore. Mai Shaw aveva
visto una simile espressione sul volto di Root.
Dolore, rabbia, divertimento, giocosità, seduzione, intelligenza,
determinazione, una volta vi aveva visto il dolore e la disperazione, ma mai
quel cieco terrore.
“Sono
qui.” Le disse e vide una nuvoletta uscire dalle proprie labbra. Solo allora
notò che la temperatura era bassissima e che Root
tremava.
Il
suo cervello aveva vissuto molte situazioni di shock ed era rapido a reagire,
assimilata quella nuova realtà Shaw agì. Senza più esitare affondò le braccia
nell’acqua gelata della vasca e vi estrasse Root che
le si aggrappò, poi la portò nel letto. Non appena la depose sentì il calore
che ne proveniva e annuì.
Aveva
studiato per diventare un medico dopo tutto e capiva che il corpo di Root era ad un passo dall’ipotermia, doveva essere
riscaldata in fretta oppure avrebbe subito danni gravi, forse sarebbe persino
morta.
Bear
ululò piano e Shaw si voltò a guardarlo.
“Vieni.”
Lo liberò dal precedente ordine e lui corse fino al letto, poi vi salì e si
accoccolò ai piedi di Root, che continuava a tremare
gli occhi chiusi. Shaw si mise all’opera sistemando i differenti elettrodi sul
corpo della donna. Il cuore batteva troppo velocemente e la temperatura era
troppo bassa. Non andava bene.
“Scaldala
di più!” Disse. Conscia che la Macchina la stava osservando. Un monitor si
oscurò e vi uscì una frase.
“SHOCK
TERMICO.” Giusto, se alzava troppo bruscamente la temperatura lo shock termico
avrebbe peggiorato la situazione. Shaw osservò ancora una volta il monitor che
segnalava la temperatura: 34,3°. Da quando l’aveva messa lì era salita di solo
0,1°. No, non andava bene.
“CALORE
CORPOREO.” Le parole apparirono sullo schermo e Shaw annuì. Sì, sì, poteva
farlo.
Velocemente
si tolse la giacca, la maglia e la maglietta, poi sfilò le scarpe, le calze e i
pantaloni, rimanendo il mutande e reggiseno. Bear inclinò la testa perplesso,
ma non si mosse dal suo posto.
“Facciamo…”
Mormorò osservando il corpo nudo di Root. Annuì
ancora una volta e poi le si stese accanto. Infilandosi accanto a lei sotto le
coperte, nel bozzolo di calore creato dalla Macchina.
Gli
occhi di Root si aprirono e per un istante Shaw sperò
di leggervi quel compiacimento divertito che illuminava sempre la donna quando
lei le faceva qualche concessione, ma in quello sguardo spaventato non passò
nulla se non forse un leggero sollievo. Shaw la avvolse tra le braccia
incollando il proprio corpo al suo, aspettando e sperando che i tremiti
smettessero.
Suonarono
alla porta e Shaw andò ad aprire.
“Palazzo
di lusso, ti tratti bene.”
“Hai
portato quello che ti ho chiesto?”
“Ciao
anche a te.” Rispose sarcastico il detective Fusco mostrandole le due borse che
aveva con sé. “Spero ci sia una buona ragione per avermi mandato a fare la
spesa. A proposito, chi è A.I.?”
“Analog Interface.” Disse lei e Fusco corrugò la fronte.
“Chi…?”
Si fermò sbattendo le palpebre, aveva notato il letto nell’angolo della stanza.
“Era… io ho visto il suo cadavere!” Esclamò, era bianco e sembrava incapace di
distogliere lo sguardo dal corpo addormentato di Root.
“Parla
piano o la sveglierai. Come puoi vedere non è morta, è solo… stanca. La Macchina
deve averla sottoposta a qualche trattamento innovativo che comporta la criogenesi, perché era gelata quando l’ho trovata, ieri
pomeriggio.” Non gli disse che non aveva aperto bocca per tutto il tempo in cui
era rimasta sveglia e che a lei sembrava un po’ più che stanca.
“Non
capisco…”
“Non
ha importanza, è qui ora.” Fusco distolse lo sguardo per riportarlo su Shaw.
“Coco
Puffs ha più vite di un gatto, con tutte le volte che
si è presa un proiettile avrei dovuto capirlo che non poteva morire…” Scosse la
testa, perplesso malgrado l’evidenza, probabilmente ricordando il corpo della
donna steso nell’obitorio.
“Grazie,
puoi andare ora.”
“Quindi
sono solo il tuo fattorino?”
“Mi
serviva del cibo e non potevo lasciarla sola.” Ritorse Shaw con indifferenza
mentre sistemava gli acquisti di Lionel negli armadi della cucina. Fece una
smorfia quando trovò della maionese, poi si strinse nelle spalle e la mise in
frigo, forse a Root sarebbe piaciuta.
Bear
abbaiò piano e lei voltò la testa verso il letto. Root
era sveglia.
“Ciao,
Coco Puffs!” Fusco agitò la mano nella sua direzione
facendo un passo per raggiungerla, ma Shaw gli si mise davanti.
“Grazie
ragazzone, ora puoi andare.”
“Le
faccio solo un salutino, non te la rubo mica o hai paura che il mio fascino
faccia effetto?”
“Non
dire idiozie.” Shaw strinse gli occhi minacciosa e l’uomo alzò le mani
ridacchiando.
“Va
bene, va bene. Vado.” Finalmente Shaw poté raggiungere la donna. Non sapeva
perché, ma non voleva che Lionel la vedesse così fragile e indifesa.
“Ciao.”
Mormorò con un sorriso, sperando di rassicurarla.
“Ho-ho
fff-fatto uuu-un sooo-gno.” Shaw sbatté le palpebre sorpresa. Era la prima
volta che parlava.
“Un
sogno? Bello?” Chiese allora, era tesa e preoccupata, ma non voleva che Root lo capisse.
“Nnn-no.” Shaw annuì.
“Neanche
i miei sogni sono belli.” Le disse, la donna la guardò con quegli occhi
disarmanti e Shaw distolse lo sguardo fingendo di controllare i monitor.
“Mmm-mi aiii.” Si interruppe
frustrata. “Mmi aiuti?” Chiese poi dopo essersi
concentrata. Shaw annuì e la aiutò ad alzarsi. Le gambe di Root
non sembravano funzionare molto bene e lei dovette sostenerla, la accompagnò
fino al divano e la aiutò a sedersi.
“Gggra-grazie.” Bear che le aveva osservate apprensivo scese
dal letto e si accomodò accanto alla donna che sorridendo lo accarezzò.
“Root…” La donna alzò gli occhi su di lei interrogativa.
“È il mmm-mio nooo-me?” Quella
domanda fece rabbrividire Shaw che annuì, cercando di mascherare la delusione.
“Sì,
no.” Scosse la testa vedendola confusa. “Il tuo nome è Samantha Groves, ma ti piace farti chiamare Root.”
“E
tu?” Chiese la donna.
“Shaw…
Sameen Shaw.” Sentiva il cuore pesante, dunque si era
dimenticata di tutto? Il processo di guarigione a cui l’aveva sottoposta la Macchina
aveva danneggiato a quel punto il suo cervello?
“Sameen.” Root sembrò assaporare il
nome, poi si voltò verso il cane e sorridendo aggiunse: “Bear.”
Ma
certo, il nome del cane se lo ricordava. Shaw fece una smorfia mentre Bear
scodinzolava felice.
Il
telefono squillò e Root si voltò verso l’apparecchio,
per un istante Shaw vide i suoi occhi illuminarsi di comprensione, poi l’attimo
passò. Shaw raggiunse il telefono e alzò la cornetta.
“Tango, Papa, Bravo…” Preso un taccuino
si segnò le lettere che le avrebbero indicato un numero.
“A
quanto pare stai sufficientemente bene, la Macchina ha un altro lavoro per me.”
Vide passare varie emozioni sul volto di Root, infine
la donna annuì.
“Qu-qu-quannn-do torni?”
“Appena
sarà possibile…” Si voltò e afferrò la giacca, poi in un ripensamento aggiunse:
“Non ti preoccupare, tornerò presto.” Fu sul punto di chiamare Bear, ma lasciò
stare, almeno Root non sarebbe rimasta sola. Stava
diventando sentimentale, lei! Con una smorfia uscì dall’appartamento e cercò di
concentrarsi sul nuovo numero inviatole dalla Macchina.
Root
faceva degli incubi, quasi ogni notte la sentiva lamentarsi nel sonno, ma poi
non le raccontava nulla e di certo lei non avrebbe chiesto, non era nel suo
genere immischiarsi dei problemi personali degli altri. Corrugò la fronte a
quel pensiero. Aveva appena salvato un uomo che il fratello della moglie voleva
uccidere. Quello poteva essere considerato come immischiarsi, soprattutto
perché l’uomo in questione era un traditore seriale e lei lo avrebbe lasciato
volentieri morire.
Scosse
la testa e riformulò meglio nella sua mente: lei non si impicciava dei sogni di
Root a meno che Root non
decidesse da sola di parlargliene.
“A
cosa pensi, tesoro?” Shaw alzò la testa fissando la donna che arrossì. “Scusa,
non so come mi sia uscito…”
“Non
è niente.” La fermò lei, alzandosi e andando in cucina, doveva occuparsi in
qualche modo.
Root
aveva fatto passi da gigante nel recupero, dopo una settimana dal suo risveglio
parlava e si muoveva perfettamente, ma non ricordava ancora chi fosse, malgrado
Shaw le avesse accennato qualcosa. Ora però, quel tesoro, detto in quel modo, il sorriso divertito che era baluginato
sulle sue labbra e il brillio nei suoi occhi quando l’aveva guardata. Era
riemersa la sua Root e questo l’aveva destabilizzata.
Poteva credere che fosse ancora lì?
“Sameen?”
“Sì?”
Si voltò assumendo un’espressione neutra.
“Mi
porterai fuori? Sono stanca di stare rinchiusa qua.” Non poteva biasimarla e
non aveva scuse per tenerla lì e poi la piccola faccia abbattuta con cui
sembrava supplicarla era impossibile da ignorare.
“Giusto.
Sì, va bene. Domani.” Accettò e fu gratificata da un largo sorriso di Root.
Rientrò
nell’appartamento innervosita, il numero che la Macchina le aveva assegnato,
Igor Selkov, era un idiota eppure era riuscito a
sfuggire alla sua sorveglianza. Aveva dovuto chiedere aiuto a Fusco che si era
divertito alle sue spalle. Ogni pensiero le sfuggì dalla mente quando si
ritrovò davanti Root. Aveva lasciato da parte il
pigiama e indossava dei jeans stretti, una t-shirt azzurra e una giacca di
pelle nera.
“Ho
preso la tua giacca, spero non ti dispiaccia.” Le disse con un sorriso, stava
infilando dei stivaletti con il tacco. Mancavano solo le due pistole. Shaw
pensò subito di comprargliele, magari una Smith & Wesson
e una Glock. “Va tutto bene?” Le chiese allora Root notando il modo in cui si era bloccata.
“Sì.”
Si riscosse lei. “Tienila pure la giacca, era tua.”
“Davvero?”
Chiese allora lei perplessa. “La indossavi l’altro giorno…” Shaw si morse la
lingua, per essere una che non cedeva sotto tortura aveva appena parlato
troppo.
“L’ho
presa quando ho creduto che fossi morta.” Sul volto di Root
apparve un sorriso dolce. “Andiamo?” Chiese subito lei cercando di far cadere
il soggetto.
“Sì!”
Root prese il guinzaglio di Bear che aspettava alla
porta, contento di essere portato fuori.
L’aria
di New York era fredda e la luce stava scemando in quel tardo pomeriggio di
fine novembre, ma Root sembrava entusiasta e si
guardava attorno felice.
“Mi
piacerebbe comprarmi dello smalto.” Affermò passando davanti ad un negozio di
cosmesi. Shaw alzò gli occhi al cielo, non era mai stata una fan di quei centri
commerciali, ma da quando ci aveva lavorato li detestava proprio.
Root
guardò per qualche istante la lunga fila di smalti colorati poi senza il minimo
dubbio ne prese uno nero. Shaw non lo sapeva ancora, ma era appena iniziata una
sezione di shopping, un’ora dopo era sommersa dai pacchi, mentre la ragazza
sceglieva l’ennesima giacca in pelle nera.
“Mi
piacciono troppo.” Affermò inclinando la testa in un modo buffo che a Shaw ricordò
la Root dei vecchi tempi, poi le fece l’occhiolino e
lei dovette distogliere lo sguardo per mascherare un sorriso, non era mai stata
una campionessa di occhiolini eppure quello li rendeva ancora più speciali.
“Ehi
Maybelline, cosa ci fai qui?” Fusco comparì dietro di
lei lanciandole un’occhiata divertita.
“Secondo
te? Root aveva voglia di uscire. Il detective allora
guardò verso i camerini e vide la ragazza che si provava una giacca.
“Sembra
in forma.” Affermò. “Comunque, ho trovato l’uomo che ti sei fatta sfuggire
questa mattina: Igor Selkov.” Shaw gli lanciò
un’occhiata minacciosa e lui continuò con un sorriso divertito sulle labbra.
“Per ora non ha fatto nulla di speciale.” Con la testa indicò alla sua destra,
ma Shaw non si voltò invece cercò il riflesso dell’uomo in una delle tante
superfici riflettenti del negozio.
Stava
parlando con una commessa, sembrava tranquillo, perché la Macchina gli aveva
dato il suo numero?
Proprio
mentre corrugava la fronte perplessa notò un bozzo nella giacca. Era armato.
“Ha
una pistola.”
“Cosa?”
Lionel posò la mano sulla propria arma nell’istante stesso in cui l’uomo
estraeva la sua.
“Tutti
a terra! Questa è una rapina!” Shaw digrignò i denti mentre i suoi occhi
incrociavano quelli di Root e sorrise nel non vedere
in essi nessuna paura.
“Ora
gli faccio vedere io…” Mormorò Shaw, aveva lasciato cadere i vari pacchetti di Root e stava estraendo la pistola, ma Fusco le posò una
mano sulla sua fermandola.
“Aspetta,
ci sono troppi civili!” Le bisbigliò.
“A
terra ho detto!” Shaw strinse il pugno sul calcio della pistola, ma Lionel non
demorse così lasciò andare l’arma e obbedì all’ordine del ladro. “Voglio i
gioielli e la cassa, subito!” Intimò il rapinatore alla cassiera che tremando
iniziò a raccogliere i gioielli esposti nel banco.
Pochi
minuti e l’uomo scappò correndo.
“Ora!”
Decretò Fusco, ma Shaw era già in piedi, l’arma nel pugno, Bear che la
precedeva di un paio di passi. Corse nella porta sul retro in cui era scomparso
l’uomo e lo vide allontanarsi in fretta, con un sorriso si gettò al suo
inseguimento.
Dietro
di lei sentiva i passi pesanti di Fusco. Davanti Bear correva.
Girò
l’angolo e trovò l’uomo a terra.
“Root?” Chiamò, sorpresa mentre la donna colpiva un’ultima
volta l’uomo che stava tentando di rialzarsi.
“Lei
mi ha detto di non seguirvi e prendere invece quest’altra strada…” Si
interruppe, aveva indicato il suo orecchio destro, ma ora era perplessa.
“Ottimo.”
Le rispose Shaw mentre Fusco arrivava ansimando. “Ammanetta l’idiota, noi
dobbiamo recuperare…”
“Arma.” La parola echeggiò nell’orecchia
di Shaw, mentre l’uomo ripresosi dal colpo di Root
alzava la pistola. Prima che potesse fare nulla un colpo partì.
Note:
Ed eccovi il primo capitolo! Cosa ne pensate?
Root è viva e sembra pian piano ritornare colei che conosciamo, almeno questa è la speranza di Shaw… un colpo di pistola, però, potrebbe cambiare le cose…
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi detestiate troppo per il finale! ;-)
Fatemi sapere la vostra opinione!
Ciao ciao e al prossimo capitolo!