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Autore: Horse_    04/08/2016    3 recensioni
[Storia alternativa a "Una vita senza di te significa non vivere per niente"]
E se fosse stato diverso? E se Ian non fosse fuggito quella notte? Cosa sarebbe successo se Nina fosse riuscita a dirgli di essere incinta, di aspettare suo figlio?
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First Month:
Quando scopre di essere incinta il mondo le crolla addosso. Continua a ripetersi che non può essere possibile, che non può essere toccato a lei, che quel bastoncino bianco stia mentendo, ma, dopo aver provato altre tre volte, sa che quella è la verità. Candice la guarda… Non sa nemmeno lei come la stia guardando, Nina sa solo che si sente sicura con la sua migliore amica affianco. Sicura fino ad un certo punto, perché tutta questa sicurezza sparisce quando… Quando si rende conto di essere effettivamente incinta. Avrebbe avuto un bambino. [...]
Cosa poteva fare? Un bambino, una piccola creatura da crescere, per lei è troppo. Non è in grado nemmeno di occuparsi di se stessa, figuriamoci di un bambino, un suo bambino. E’ ancora così immatura, è ancora una bambina, e si sarebbe immaginata tutto questo più avanti, con qualcun altro. Suo figlio sarebbe cresciuto nel caos più totale perché la sua vita lo era.
[Storia senza pretese]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diciotto settimane.

Ha già preparato la valigia e tutte le cose di cui può avere bisogno. Partirà tra due giorni per Toronto e starà per circa due settimane a casa dei suoi genitori. Ha bisogno di staccare, letteralmente, la spina e di godersi un paio di settimane nella tranquillità più assoluta, senza pensare a che cosa l’aspetterà una volta tornata alla sua vita. Cercherà di lasciarsi gli ultimi mesi alle spalle, sebbene con se porti un fardello -in senso positivo, ovviamente- enorme. Aveva pensato di portare anche Lynx con se, ma poi, parlandone con sua madre e anche Candice, ha deciso di lasciarla proprio a quest’ultima, che si è offerta di prendersene cura mentre starà via. Partirà con sua madre e all’aeroporto a Toronto ci saranno suo padre e suo fratello ad aspettarla. 

Due sono i problemi che l’affliggono: dirlo a Ian e chi potrebbe vederla. La parte più difficile, sa, è dirlo a Ian. Perché, in cuor suo, sa che potrebbe dare di matto. Per quanto riguarda il secondo punto cercherà, in ogni modo, di fare le cose con più segretezza possibile. Starà in prima classe ed è riuscita a prenotarla solo per lei e sua madre per quel giorno e arriverà cinque minuti prima della partenza per un’entrata secondaria. Non avrebbe voluto farlo -comportarsi come se fosse una regina o chissà chi-, ma non è ancora pronta a rivelare al mondo intero quello che sta succedendo, anche se sa che, presto o tardi, verrà fuori. 

Si ripromette di dover parlare a Ian anche di questo.

Il timer suona, segno che la torta è praticamente cotta. Afferra due guantoni da cucina e, con non poca fatica, riesce a sporgersi in avanti quel tanto che basta per aprire il forno e tirare fuori la torta. Gli occhi di Nina brillano, sembra essere venuta fuori parecchio bene. La ragazza appoggia la torta sul tavolo e, dopo aver preso quello di cui ha bisogno, inizia a decorarla. Ci mette sopra della cioccolata e della panna e dei biscotti. 

 

«Lynx, perché mi guardi così?» dice alla gatta mentre questa la guarda con il muso appoggiato sulle zampe. «Sembra essere venuta fuori parecchio bene, guarda?»

 

La gatta osserva la sua padrona per qualche istante, poi sparisce in giro per la casa cercando di trovare qualcosa di più interessante.

 

«Tante grazie…» borbotta la ragazza scuotendo la testa, poi si accarezza il pancione e il suo sguardo cade sulla sua curva prominente. «Sono sicura che a voi piace, vero? Potete anche darmi un calcetto in assenso, basterebbe solo questo.»

 

Non si sono ancora mossi. E’ a diciotto settimane e non si sono ancora mossi. Layla le ha detto che può capitare, che magari si muoveranno più tardi, e il fatto che siano gemelli può far si che si muovono dopo, ma a Nina basterebbe solo un piccolissimo movimento.

Solo uno.

 

«Parli da sola ora?»

 

Domanda una voce divertita alle sue spalle. Il cucchiaio che teneva in mano cade a terra facendo un rumore assordante. 

Ian. 

Quello stesso Ian che ha le chiavi di casa sua -per ogni evenienza, come le ha detto lui. 

 

«Mi hai fatto prendere un colpo!» esclama la ragazza passandosi una mano tra i capelli mentre tenta di regolarizzare il respiro. 

 

Ian gli lancia uno sguardo di scuse e le sorride sghembo.

La ragazza fa per piegarsi e prendere il cucchiaio, anche se sa perfettamente di avere molta difficoltà, ma Ian la precede e un secondo dopo il cucchiaio è di nuovo sopra la tavola.

 

«Grazie.» lo ringrazia Nina. 

«Hai preparato una torta?» le domanda Ian curioso guardando la torta. «Ti sei data alla cucina?»

«Non avevo niente da fare.» gli dice la ragazza con un’alzata di spalle. «Tu perché sei qui?»

 

L’uomo la guarda per qualche istante prima di risponderle. Come può dirle che è andato da lei perché ha voglia di vederla?

C’è anche un altro motivo, ma è quello il motivo principale.

 

«Avevo… Ieri non ti ho vista e…» Ian si blocca e si da dell’idiota. E’ adulto e balbetta. «E volevo sapere come stessi.»

«Ma ci siamo comunque sentiti, più o meno.» gli ricorda la ragazza prendendo una forchetta e assaggiando la torta. E’ migliorata sicuramente, ha un buon sapore. «Vuoi un pezzo?»

«Non cerchi di avvelenarmi, vero?» le domanda Ian.

«No, è… Passabile… Cioè… E’ molto meglio delle altre.» borbotta la ragazza indicando la torta. 

 

Ian prende una forchetta, poi si siede accanto a Nina e immerge l’oggetto nella torta. Pochi istanti dopo se lo porta alla bocca e deve ammettere che non è niente male. Ian sa che Nina non è mai stata eccellente in cucina, ma questa volta è stata veramente brava.

 

«E’ buona! E’ venuta veramente bene.» si congratula l’uomo con lei. 

«Oh… Beh… Bene è una parola grossa…» borbotta Nina abbassando lo sguardo leggermente imbarazzata. «Magari passabile.»

«A me piace.» le risponde l’uomo. 

«Non stai dicendo una bugia, vero?» gli domanda la ragazza. 

«Assolutamente no.» la rassicura l’uomo prendendone un’altra forchettata. 

 

Nina annuisce, mentre lo sguardo di Ian si fa improvvisamente serio. La ragazza aggrotta le sopracciglia. 

 

«Tutto bene?» gli domanda Nina.

«Senti, io… Avevo pensato» tentenna Ian. «di parlarne con mia madre.»

 

Nina lo guarda ancora più confusa. Che cosa c’entra la madre di Ian?

Oh.

 

«Non gliel’hai ancora detto?» le domanda la ragazza sorpresa. «Ero convinta glielo avessi già detto.»

«No, insomma… Aspettavo proprio di parlargliene in questo periodo, se per te va bene.» le dice Ian.

«Uhm, okay.» concorda la mora.

«Viene giù tra quattro giorni e potremmo… Glielo dirò io, ma… Potresti esserci anche tu.» le spiega Ian-

 

Viene giù tra quattro giorni.

Per Nina non ci sarebbe nessun problema se non partisse per Toronto tra due giorni, cosa che Ian non sa e che la ragazza, visto i risvolti che sta prendendo la conversazione, deve dirgli.

 

«Tra… Tra quattro giorni…» balbetta la ragazza.

«Se non te la senti posso capirlo.» la rassicura Ian. «Ma sono sicuro che vorrà vedere anche te, dopo avermi ammazzato, si intende.»

 

E l’uomo ha pensato di strappare un sorriso alla ragazza, ma quest’ultima lo guarda un po’ in colpa.

 

«Ian, senti, devo dirti una… Cosa…» mormora la ragazza rigirandosi tra le mani la forchetta. Perché si sente così in ansia? «Non è definitivo, solo per un po’.»

«Solo per un po’ cosa? Cosa devi dirmi? Mi stai facendo preoccupare!» blatera l’uomo scuotendole leggermente le spalle.

«Oh… Ehm… Non è niente di grave, solo… Ho bisogno di staccare un po’ la spina.» conclude la ragazza guardandolo negli occhi.

«Quindi…?» la invita a parlare l’uomo.

«Starò via per un po’.»

«CHE COSA?» quasi lo urla l’uomo.

«Andrò a Toronto da mia madre per qualche settimana, per… Staccare un po’ la spina, cambiare aria. Ne ho bisogno.» conclude la ragazza guardando l’uomo e le sue reazioni.

 

Ian si alza di scatto dalla sedia facendola stridere a terra.

 

«E’ per qualcosa che ho fatto io, vero?» domanda l’uomo teso. «Perché non trovo altra spiegazione.»

«Tu non hai fatto nulla, ho bisogno di un po’ di tempo in tranquillità!» esclama la ragazza passandosi una mano tra i capelli.

 

Fa qualche passo per avvicinarsi all’uomo, ma poi capisce che è meglio rimanere ferma dov’è.

 

«Tranquillità? Qui ne hai anche troppa!» esclama l’uomo. «Sei servita e riverita e hai tutto quello di cui hai bisogno.»

«Ho bisogno di un po’ di tempo per mettere apposto le idee, okay?»

«Che idee devi mettere apposto?» sbotta l’uomo. 

«Da un momento all’altro la mia vita è stata stravolta e ho bisogno di qualche settimana lontana da qui. Non ti sto dicendo che rimarrò un mese, ma due settimane. Quattordici giorni, non cinquecento.»ribatte Nina mettendosi le mani sui fianchi.

«Anche la mia vita è stata stravolta, ma non scappo in un posto a quindici ore di macchina da qui!» sbotta Ian.

«Non sto scappando, ho solo bisogno di stare un po’ lontana da Atlanta. Dannazione, non vado mica in guerra!» gli dice la ragazza.

«Mi vuoi portare via i miei figli!» sbotta l’uomo.

 

Nina si blocca con la bocca aperta, non sapendo se scoppiare a ridere o urlargli contro. Lei non ha assolutamente intenzione di portargli via i bambini, si sta prendendo solo una vacanza.

 

«Dimmi che non sei serio!» esclama la ragazza. «Portarti via i bambini? Ma ti sei fumato qualcosa? Sto via solo per due settimane.»

«E non potrò vedere i miei figli per due settimane!»

«Come se potessi realmente vederli ora!» sbotta la ragazza. «Ogni ragione è buona per urlarmi contro.»

«Non è vero, sto facendo del mio meglio per starti dietro e alla prima occasione te ne vai!» urla l’uomo.

«Non sto scappando, Ian!» urla lei. «Sto via due benedette settimane, niente di più. Non sono il tuo cagnolino e non ho bisogno che tu mi stia appiccicato ventiquattro ore su ventiquattro. So cavarmela da sola.»

«L’ultima volta che sei rimasta sola hai quasi perso i nostri figli!» ribatte l’uomo.

«Perché tu non c’eri e te n’eri tirato fuori!» sbotta la bulgara puntandogli il dito contro. «E sono padrona della mia vita e decidere quando muovermi o meno!»

«Hai avuto quasi un aborto un mese fa, se te lo ricordi e dovresti stare a riposo, non scorrazzare in giro per il mondo!» continua Ian imperterrito.

«Layla è d’accordo, ne ho parlato prima con lei Mr so tutto io, è logico che non farei mai nulla per metterli in pericolo! Mi sembra di star parlando con un bambino.» gli ringhia contro Nina. «E Toronto non è il mondo, in meno di due ore in aereo sono già arrivata.»

 

Ian sta per ribattere, per sostenere ancora una volta di aver ragione, ma si blocca nell’esatto momento in cui la ragazza di fronte a lui si porta una mano sul ventre facendo una smorfia. L’uomo dimentica tutto quello che stava dicendo e un attimo dopo è affianco alla ragazza preoccupato. E’ in quel momento che capisce di aver esagerato.

Nina, invece, non parla. Non sa cos’è stato. E’ stato strano, non ha fatto male, è stato come una specie di crampo, ma non doloroso. Continua a tenere la mano lì, lì dove ha appena sentito quel colpetto.

 

«Stai male? Ti fa male da qualche parte? E’ tutta colpa mia.» blatera Ian avvolgendo un braccio attorno alla vita della ragazza. 

 

Ed è lì che Nina lo sente di nuovo. Un altro colpetto, un po’ più in basso, poi uno più su. 

Ian continua a guardarlo spaventato e scuote leggermente la ragazza, preoccupato che sia sotto stato di shock.

 

«Nina, parlami, ti prego…» la supplica mettendole entrambe le mani sulle spalle.

 

Nina, invece di parlare, sorride. Ha capito quello che sta accadendo. Gli occhi le si riempiono di lacrime, ma non sono lacrime di dolore o di preoccupazione, sono lacrime di gioia.

Prima che Ian possa dire di nuovo qualcosa la ragazza gli ha già preso una mano e la mette nel punto in cui prima c’era la sua. L’uomo continua a non capire, preoccupato. Nina preme la mano di Ian con la sua sopra la sua pancia e sta in attesa. E proprio in quel momento, quando quasi si rinuncia, lo sente per l’ennesima volta. 

L’ennesimo colpetto.

Ian si irrigidisce all’istante cercando di metabolizzare la cosa, ma la sua mano rimane comunque lì. Non ha ben capito che cosa sia appena successo, o l’ha capito, ma non riesce a crederci. 

 

«E’ stato… E’ stato un… Un calcetto?» balbetta Ian con la voce rotta dall’emozione.

«Credo proprio di si…» mormora la ragazza alzando lo sguardo su quello di Ian.

 

Entrambi hanno gli occhi lucidi.

Uno dei due bambini da l’ennesimo calcetto ed entrambi, ancora con le mani sul pancione della ragazza, sorridono emozionanti nello stesso momento. 

 

«Ti fa male?» domanda Ian poi preoccupato.

«No, è solo strano. Non fa male, è una sensazione bellissima.» gli spiega la ragazza.

«Un altro!» esclama Ian euforico.

 

Nina ridacchia divertita e improvvisamente tutto quello che è accaduto prima passa in secondo piano. Gli getta le braccia al collo, sorprendendolo. Ian, ormai completamente calmo, la stringe a se, facendo ben attenzione al pancione.

 

«Si sono mossi! Si sono finalmente mossi!» ride Nina, realizzando, finalmente quello che è accaduto.

«Si sono mossi si.» ridacchia l’uomo guardando la ragazza felice. «Pensi siano stati tutti e due?»

«Ne sono certa, certi provenivano dall’alto e altri un po’ più in basso. Hanno finalmente deciso di farci capire che ci sono…» mormora Nina dolcemente accarezzandosi il pancione.

«I nostri bambini si sono mossi…» mormora Ian dolcemente mettendo una sua mano sopra quella di Nina.

 

I due rimangono in silenzio per qualche istante, poi è Ian a parlare.

 

«Mi dispiace… Non… Non avrei dovuto reagire così.»

«Già, non avresti dovuto.» conclude la ragazza rimanendo comunque tra le braccia dell’uomo. «Ma va bene così, fa lo stesso.»

«Non avrei dovuto urlarti contro.»

«E io non avrei dovuto prenderla su personale.» conclude Nina.

«E’ solo che… Capisco che tu voglia andare via, ma…»

 

Le sarebbe mancata. Ian sa perfettamente che Nina gli mancherà. Non è arrabbiato perché va via, ma solo perché sa che gli mancherà e ormai è troppo abituato a vederla tutti i giorni. Non ha comunque coraggio per ammetterlo.

 

«Ma?»

«Ma va bene così.» si salva l’uomo. «Hai ragione, hai bisogno di staccare un po’ la spina.»

«Quindi per te va bene?» gli domanda la ragazza.

«E’ la tua vita, tua decisione. Non avrei dovuto urlarti contro tutte quelle cose, so che non metteresti mai in pericolo i nostri figli, me l’hai dimostrato tante volte.» la rassicura l’uomo. «E so che tu non vuoi scappare per portarmeli via, ho fatto solo un gran casino.»

«Già, non potrei mai fare una cosa del genere.» sottolinea la ragazza.

«Lo so.»

 

I due rimangono per qualche istante zitti e l’unico rumore è quello dei loro respiri.

 

«Lo dirai a tua madre?» gli domanda Nina.

«Glielo dirò.» le sorride il ragazzo. 

 

Un istante dopo la sveglia di Nina suona e la ragazza corre, per quanto può, a spegnerla.

 

«Hai messo una sveglia ora?» le domanda Ian divertito.

«Certo, tra cinque minuti ci sono le repliche di Grey’s Anatomy!» trilla Nina sedendosi sul divano, abbandonando così Ian e le torta al loro destino.

«Grey’s Anatomy, ancora quella roba?» le domanda Ian con un sopracciglio alzato.

«Non insultare Grey’s Anatomy!» lo rimprovera bonariamente la ragazza mentre accende la TV, sotto lo sguardo divertito dell’uomo. «E’ una parte importante della mia vita.»

 

Ian alza le mani in segno di resa.

 

«Quindi o la smetti di prendermi in giro e vieni qui, oppure vai a casa tua con i cani.» lo rimbecca Nina.

«Okay, non ti prendo più in giro.» la rassicura Ian sedendosi accanto alla ragazza. «E me ne sto buono qui.»

«Ti conviene!» lo minaccia la ragazza mentre, sullo schermo, appare la faccia di Derek Shepherd.

 

 

 

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Buon pomeriggio a tutte :)

Eccomi qui con il sedicesimo capitolo. Come visto, abbiamo fatto un passo in avanti e siamo a diciotto settimane. Dai prossimi capitoli le cose si velocizzeranno un po’, ma non tralascerò affatto tutto quello che una coppia (anche se Ian e Nina non sono una coppia normale) dovrebbe fare per prepararsi all’arrivo di un bambino.

Nina è alle prese con la cucina, visto che praticamente non può fare nient’altro, e Ian si presenta a casa sua. Da come avrete capito ha le chiavi di casa sua per qualsiasi evenienza in modo che, se capiti qualcosa, lui possa raggiungerla più facilmente e senza problemi di chiavi. 

I due, dopo qualche parola scambiata, cominciano a litigare per una cosa che Nina non ha detto e che Ian ha preso sul personale. Nina, come già anticipato negli scorsi capitoli, parte per Toronto per un paio di settimane, per abbandonarsi gli ultimi mesi (per quanto possa, visto i due bambini che stanno crescendo dentro di lei) alle spalle. Ian, colto alla sprovvista, si scalda, non avendone motivo, e i due litigano. Ian non ne avrebbe avuto il motivo, ma si è preoccupato per i bambini, per Nina e perché gli farà strano non averla attorno per due settimane. Non ha il coraggio di dirlo ad alta voce, ma le mancherà. Nina, da come si è capito, ha ben chiaro i suoi sentimenti, ma, ovviamente, li nasconde e d’altronde è stata ferita più volte, mentre Ian è tra due fosse: una è la futura moglie (vedremo anche la loro vita) e l’altra è Nina. Ha proposto ad una di sposarlo, ma ha un’altra donna incinta dei suoi figli per la quale, evidentemente, ha dei sentimenti repressi e di cose non dette. Cosa importante, la più bella di tutte, è che finalmente i gemellini si sono mossi! Finalmente hanno fatto sentire che si sono anche loro. Ho pensato a lungo a come farlo, ma è stata l'unica scena che ho ritenuto abbastanza degna da inserire *_* 

Ringrazio le quattro persone che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima :)

 

  
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