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Autore: Rohhh    04/08/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 7

 

Il telefono squillava, continuava a squillare.

Ashley, però, dormiva profondamente.

Era andata a letto alle 4 di notte, ma era stato impossibile prendere sonno subito.

Il suo corpo era pervaso dall'adrenalina, dolorante ma vivo, aveva un sorriso ebete in faccia e, per quanto ci avesse provato, la sua mente non ne aveva voluto sapere di cedere al sonno.

Continuava a ripensare alla serata, al concerto, alla gente, al terrazzino di Matt e alla sua testa sulla sua spalla.

Ecco che ricominciava quel batticuore.

Perchè reagiva così?

Ce ne era voluto prima che le sue membra si facessero leggere e la sua testa smettesse di pensare e si arrendesse a Morfeo, facendola sprofondare finalmente in un sonno profondo.

Ma quel cellulare adesso stava rovinando tutto.

Lo sentì in lontananza, sempre più forte, sempre più insistente.

Si domandò, infastidita, chi la disturbasse così presto, con la faccia sprofondata nel cuscino, tentando di riprendere lucidità.

Sporse un braccio nel tentativo di afferrare l'apparecchio, con gli occhi ancora chiusi, tentativo che si rivelò vano. Imprecò mentalmente, mentre giurava odio eterno a chiunque fosse il fautore di quella chiamata molesta.

Quel suono le martellava nella testa confusa e disorientata e non lo sopportava, doveva farlo smettere! In un tentativo più audace, urtò il telefono facendolo volare a terra con un tonfo. La suoneria cessò.

Almeno a qualcosa era servito.

Sollevò la testa, che sentiva pesante come un macigno, ma dovette sorreggerla subito con una mano perchè le girava tutto intorno.

Sbuffò e rimase un attimo ferma per riprendere il controllo della situazione. Lentamente la testa le vorticò di meno ed Ashley ne approfittò per recuperare il povero telefono, augurandosi di non aver provocato danni permanenti.

Lo sollevò da terra e accese il display, funzionava ancora, la luce prodotta la accecò immediatamente, costringendola a chiudere di scatto gli occhi che aveva a fatica aperto poco prima. Arrivò contemporaneamente il suono di un messaggio.

Insomma, ma che avevano tutti da chiamare a quell'ora? Perchè lei era fermamente convinta fosse ancora molto presto. Le sue certezze però crollarono poco dopo, quando guardò l'orario e rimase sconvolta nel leggere che erano le 11 in punto.

Fu come venire colpita da uno tsunami. Freneticamente andò a controllare la chiamata di prima, per la quale adesso aveva dei sospetti su chi fosse l'artefice, sospetti che vennero confermati quando lesse sullo schermo il nome di Dorothy. Si battè una mano sulla fronte, disperata.

Si erano messe d'accordo il giorno prima per andare al mare alle 10:30, ma l'aveva completamente dimenticato.

'Cazzo!' cominciò a ripetersi, balzò giù dal letto, momentaneamente confusa sul da farsi, poi riacquistando un barlume di lucidità richiamò la cugina, aspettandosi una lavata di capo epica.

«ASHLEY!» urlò dall'altra parte della cornetta Dorothy, Ashley la allontanò in tempo dall'orecchio, salvandosi il timpano. «Si può sapere che fine hai fatto? Sei viva? Ti aspettiamo da mezz'ora, non è da te tutto questo ritardo!» continuò la cugina furente.

«Avete ragione, non so come scusarmi, ma – si prese una pausa pensando a cosa dire per fare sembrare la cosa meno equivoca – è che... ieri ho fatto tardi e così, beh, mi sono alzata poco fa» confessò colpevole e mortificata.

Udì la risata di Annie dal cellulare, mentre Dorothy parlò «Tu le ore piccole! – esclamò con incredulità – e con chi?» insinuò poi maliziosa.

Ashley balbettò parole sconnesse dall'altra parte, alimentando i pensieri ambigui delle due cugine e continuando a perdere tempo prezioso.

Dorothy tagliò corto «Ti diamo mezz'ora di tempo solo perchè vogliamo che ci racconti tutto dopo! Ti aspettiamo, ciao!» e troncò la discussione, lasciando Ashley nella disperazione. Già immaginava i commenti delle due. Era il prezzo da pagare per aver perso la testa la notte prima e essersi fatta convincere a fare tardi, sapendo dell'appuntamento. Il karma si stava accanendo su di lei.

In un lampo mise su il costume da bagno e si catapultò in cucina per prendere qualcosa di leggero da mangiare per sostenersi.

Aveva ancora venti minuti e cercò di recuperare la calma, concedendosi quel tempo per sorseggiare un succo di ananas in santa pace.

Si ricordò del messaggino arrivato dopo la chiamata e controllò. Era Tyler, le dava il buongiorno e le chiedeva cosa avesse fatto la sera prima e i programmi per la giornata. Peggio di un fidanzato.

Digitò velocemente le lettere per rispondergli che aveva fatto un po' tardi e che adesso era di fretta per il mare. Se solo avesse saputo che era rimasta fin quasi all'alba a parlare con un ragazzo, sarebbe morto di gelosia. Già se lo immaginava che cominciava a metterla in guardia dai ragazzi, che vogliono tutti solo sesso e via di seguito con i peggiori luoghi comuni. Cominciò a pensare seriamente di seguire i consigli di Sophia e di Phoebe e mettere le cose in chiaro con lui.

Sì, al ritorno da quella vacanza avrebbe dovuto affrontare anche quel problema, era decisa a mettere ordine nella sua vita su tutte quelle questioni che finora aveva evitato.

Aveva appena premuto il tasto di invio che sentì arrivare qualcuno dietro di lei.

Si voltò e vide Matt, senza maglietta addosso e con dei pantaloncini neri, evidentemente appena alzato dal letto, coi capelli leggermente scompigliati e l'espressione rilassata. Aveva dormito più o meno come lei, eppure sembrava fresco come una rosa, senza occhiaie o brutta cera in viso.

Doveva essere abituato a fare tardissimo e dormire poco, immaginò Ashley, mentre abbassava lo sguardo sul suo bicchiere, evitando di farsi scoprire mentre lo osservava.

«Buongiorno» salutò il biondo, avvicinandosi alla tavola, mentre Ashley ricambiò, sforzandosi di sembrare riposata e in perfetta forma e tornando a sorseggiare la sua bevanda.

Il ragazzo poggiò le mani sul tavolo accanto a lei e si abbassò fino ad arrivare col viso all'altezza di quello di Ashley per poterla osservare meglio. La ragazza si ritrovò i suoi occhi indagatori vicini e fingendo indifferenza, sospirò scocciata.

Le labbra di Matt si piegarono fino a formare un ghigno.

«Beh, che c'è da guardare?» esclamò con tono offeso, mentre Matt prendeva del latte e dei cereali e si accomodava di fronte a lei, gettandosi di peso sulla sedia.

«Non hai proprio un bell'aspetto, sicura di stare bene?» la schernì divertito.

Ashley ripensò alle sue occhiaie e alla faccia sbattuta che si era ritrovata quella mattina, per non parlare delle gambe doloranti, che non le permettevano di camminare con la sua solita grazia. Doveva apparire come un mostro, mentre il ragazzo seduto di fronte a lei aveva conservato il solito fascino da bello e dannato, pur essendosi appena alzato dal letto.

Dopotutto era colpa sua se aveva dormito così poco, era stato lui a costringerla a stare sveglia fino a tardi su quel terrazzo a bere birra. Era stata bene, avevano parlato ed era riuscita a tirare fuori sentimenti che non aveva mai avuto il coraggio di ammettere nemmeno a sè stessa. Non capiva come fosse possibile, ma con Matt si sentiva come se lui le leggesse dentro, e tutto ciò era successo nello spazio di un giorno. Si stava sbagliando ed era solo uno scherzo della sua mente, o era davvero così?

In ogni caso era molto più serena da quando avevano cominciato a trattarsi da persone civili e a conversare.

Convinta a non dargliela vinta provò a mentire.

«Sto benissimo» disse lapidaria, ma la faccia di Matt assunse l'espressione di chi non ci sta cascando proprio per nulla e sta per scoppiare a ridere.

Ashley, rassegnata si corresse. Non gli si poteva nascondere niente!

«Ok, ammetto che non ci sono molto abituata...ovviamente esco anche io la sera! – puntualizzò per non sembrare una bacchettona, anche perchè non lo era – solo che non mi capita così spesso di fare le 4 di notte, per non parlare del fatto che ho dolori quasi dappertutto.» Si toccò una gamba per confermare le sue parole.

Matt rise, era così bello quando lo faceva e si toglieva quell'espressione ostile dal viso che portava spesso a casa.

In realtà, Ashley fuori lo aveva visto socievole e sorridente: il suo problema risiedeva a casa e in particolare in sua madre. Non sapeva ancora i dettagli, ma tra i due dovevano esserci dei vecchi rancori e delle incomprensioni mai affrontate. A quanto aveva potuto capire, Matt assomigliava a suo padre, e questo era stato evidente da subito per Ashley, che al primo incontro era stata stupita dal vedere quanto madre e figlio fossero fisicamente diversi. Inoltre non doveva correre buon sangue tra Monica e il suo ex marito, se Matt pensava che lei lo odiasse perchè glielo ricordava. D'un tratto le venne in mente la sua di madre, anche lei somigliava tutta a suo padre tranne che per gli occhi e anche lei come Matt aveva un rapporto difficile con sua madre. Certo, non erano a quei livelli e sua madre non odiava Gregory, tutt'altro, erano sempre rimasti in buoni rapporti, ma nemmeno poteva affermare che fosse tutto rose e fiori.

E se anche sua madre, nel profondo del suo cuore, soffrisse tanto nel vedere sua figlia così diversa e lontana da lei?

In fondo lei era chiusa e dura esattamente come Matt, esattamente come le sue parole la notte prima, e non aveva mai fatto niente per venirle incontro, per comprenderla, per entrare nel suo dolore.

E se il loro rapporto, alle lunghe, sarebbe stato destinato a diventare come quello tra Matt e Monica? Deglutì nervosamente.

No, non voleva che finisse così, doveva fare qualcosa, doveva sbloccarsi.

Non provava pena per la situazione di Matt, solo tristezza. Tristezza perchè non era così che doveva essere tra una madre e un figlio, e non c'entrava l'età, era una cosa innaturale e basta.

Si chiese se apparisse così triste dall'esterno anche il rapporto suo con Nancy.

I suoi occhi castano chiaro si rabbuiarono di colpo, e Matt di fronte a lei se ne accorse e, pur non potendo immaginare il motivo, fu come se si fosse rivisto in quello sguardo. Era uno sguardo che non gli apparteneva più, ma che gli ricordò il Matt di un bel po' di anni più giovane. Sentì empatia con Ashley, come se fossero collegati da un filo invisibile. Ebbe voglia di abbracciarla, senza capirne il perchè.

«Va tutto bene?» le chiese serio. Aveva perso tutta la sua vena ironica.

Quella domanda la riportò alla realtà, Ashley fu distolta dai pensieri e scosse la testa più volte.

«Si, si, - disse, poi guardò l'orologio sul muro e scattò in piedi come una molla – anzi, oddio, devo scappare, sono in ritardo per la seconda volta!» esclamò di colpo, correndo verso la porta.

«Dove vai?» gli urlò Matt.

«In spiaggia, con le mie cugine!» gli rispose Ashley facendo capolino dall'ingresso della stanza e sistemando come meglio poteva le sue cose dentro la borse per il mare.

«Ci vado anch'io più tardi, magari ci incontriamo, sono lì con i ragazzi di ieri!»

«Oh, bene, allora ciao!» strillò Ashley, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Matt rimase in silenzio in quella casa vuota, pensieroso.

Nello sguardo di Ashley ci aveva letto il suo, quello di un bambino di 10 anni, solo in una stanza, disperato, abbandonato. L'ennesima sgridata di sua madre perchè invece di fare i compiti aveva suonato tutto il giorno.

Ma lei dov'era stata? Impegnata.

E suo padre? Non c'era più con loro.

Di chi era la colpa? Un bambino di quell'età non lo sapeva e non l'avrebbe mai potuto capire. Tutto quello che capiva era che sua madre non lo abbracciava da quel maledetto giorno e tutto quello che avrebbe voluto avere in quel momento era un abbraccio.

Pian piano quello sguardo si era tramutato in rabbia, in odio, e poi in indifferenza.

A 16 anni era andato a stare da suo padre, aveva cambiato città, scuola e amici, ma con lui aveva ritrovato la comprensione, la complicità, l'amore, forse. Sua madre non aveva nemmeno insistito più di tanto per impedirglielo e Matt non ne aveva sofferto, o almeno di questo si era convinto.

Ma quel vuoto dentro lo accompagnava comunque.

 

«Ashley, muoviti, l'acqua deve essere bellissima!» la esortò Annie, fasciata dal suo bikini nero con gli strass.

«Ragazze, un po' di pazienza, voi siete già belle e abbronzate, io se non mi spalmo per bene questa crema, rischio di finire al reparto ustionati!» rispose pacatamente Ashley, intenta a ungersi di protezione solare in ogni dove. Aveva la carnagione chiarissima e il viso delicatissimo e sapeva per esperienza, che se non avesse svolto meticolosamente quel passaggio si sarebbe trovata quella sera stessa piangere dal bruciore, senza potersi stendere su nessuna superficie.

«Quanto la fai lunga, dai! - insistette Dorothy - gli altri sono già in acqua!» protestó piagnucolando e indicando alcuni loro amici.

Ashley si affrettò e finalmente si avviarono lungo il bagnasciuga.

L'acqua cominciò a lambirle i piedi e si ritrasse leggermente, trovandola ghiacciata ma nello stesso tempo rinfrescante per la sabbia che scottava. Il mare era bellissimo e trasparente quel giorno. Pensò alla sua sorellina July e a quanto sarebbe stata felice di trovarsi lì. Adorava il mare, ma aveva avuto poche occasioni di andarci. Si ripromise di portarla qualche estate, quando sarebbe stata più grandicella e sua madre le avrebbe permesso di lasciargliela per qualche giorno.

Annie cominciò a schizzarle l'acqua per invogliarla ad entrare del tutto in mare, facendola intirizzire dal freddo. Ne seguì una lotta all'ultimo sangue che vide Ashley finire malamente in acqua, in balìa di quelle due pazze.

Si abituò presto alla temperatura, che man mano divenne piacevole.

Annie e Dorothy la accerchiarono come due squali, la cosa non prometteva niente di buono.

«Allora Ashley – cominciò con fare minaccioso Annie – guarda che non ci siamo dimenticate».

Ashley rabbrividì: il terzo grado stava per cominciare.

«Già – venne a dare man forte Dorothy, tirando indietro i lunghi capelli castani e strizzandoli un po' – devi ancora darci delle spiegazioni plausibili per il tuo ritardo!» affermò incrociando le braccia al petto, con l'acqua che le arrivava al bacino.

Non aveva vie di scampo, tanto valeva essere sincere.

«Ieri sono stata ad un concerto e ho fatto tardi, ecco il motivo» disse scrollando le spalle e sistemandosi meglio sul seno il costume a fascia.

«Ad un concerto? - chiese Annie avvicinandosi a lei sempre di più – guarda caso Dorothy, chi è che abbiamo visto che sembrava proprio un tipo rock? Non era forse il figo biondo che vive con lei e che la nostra Ashley ha definito "non un granchè"?» la pressò la cugina, finchè non le fece perdere l'equilibrio, facendola sprofondare sott'acqua.

Annie era terribile quando si trattava di pettegolezzi. Avrebbe dovuto presentarle Phoebe uno di quei giorni, era sicura sarebbero diventate subito amiche quelle due.

Ashley valutò l'ipotesi di rimanersene nei fondali, per evitare l'imbarazzo, ma riemerse.

Si asciugò via l'acqua dal viso e si portò indietro i capelli con le mani, mentre le gemelle ridevano di gusto.

«E va bene, sono stata con lui ad un concerto e fine! Siamo riusciti a intraprendere un rapporto civile ma niente di più!» si giustificò.

«Bene Dorothy, quanto ci scommettiamo che se lo fa prima della fine delle vacanze?» esclamò Annie con nonchalance, pur trovandosi intorno a decine di persone.

Ashley le tappò la bocca sconcertata.

Ma che razza di pensieri si faceva venire? Tra lei e Matt non c'era nulla e mai ci sarebbe stato. Ok, era carino, stavano cominciando a conoscersi, ma era tutto per via del fatto che vivevano sotto lo stesso tetto in quel frangente. Era troppo diverso da lei per poterle interessare da quel punto di vista e per lei il sesso era qualcosa di indissolubilmente legato al sentimento d'amore. Non riusciva nemmeno a immaginare di poter iniziare una relazione solo fisica con un ragazzo.

«Vuoi parlare più piano per favore? Vorrei che la mia vita sessuale rimanesse privata!» raccomandò, parlando a bassa voce.

«Già mi immagino lo zio se dovesse scoprirlo, oddio darebbe di matto come minimo!» continuò Dorothy mentre Annie si ammazzava dalle risate. Ricordavano ancora tutte le sue preoccupazioni e ansie nel periodo in cui Ashley si era fidanzata col suo allievo Richard. Il ragazzo aveva persino preferito cambiare insegnante pur di evitarsi gli interrogatori e le raccomandazioni di Gregory.

I tentativi di Ashley di chiudere quell'argomento colavano a picco come una nave in avaria.

Distratta dagli schiamazzi e dalle risate delle due, Ashley non si accorse di due mani che le si avvicinarono e le cinsero la vita da sott'acqua.

Trasalì e si voltò di scatto per guardare in faccia il maniaco che la stava toccando, quando si trovò davanti due occhi azzurri che ormai avrebbe riconosciuto tra mille.

Matt l'aveva vista da lontano, individuando la sua chioma rossa che al sole brillava ancora di più, non passando inosservata, e aveva deciso di farle prendere un infarto.

Ashley era rimasta di sasso, poi sentì le mani di Matt che ancora premevano sui suoi fianchi nudi e la sua pancia che sfiorava la pelle bagnata del ragazzo. Tremò a quel contatto, e cercò di ignorare una sensazione di piacere che si stava facendo strada in lei, per poi sentirsi le guance avvampare.

«Matt! – urlò – mi hai fatto prendere un colpo!» si affrettò a rompere quel contatto tra loro, allontanandosi e tirandogli via le mani dalla sua vita.

Il ragazzo rise «Beh l'idea era quella!».

Ashley borbottò, poi si girò e vide Annie e Dorothy con due sorrisoni maliziosi in viso, che si allontanavano per lasciarli soli.

Sospirò, si immerse fino al collo per coprirsi quanto più possibile e si rigirò dalla parte di Matt, che stava ancora lì a fissarla compiaciuto.

Lui fece lo stesso e le si avvicinò con uno sguardo che non presagiva nulla di buono se non qualche scherzetto acquatico.

«Non ti azzardare!» gli intimò Ashley, sollevandosi dall' acqua di scatto, facendogli ottenere il suo scopo, cioè guardarla per intero.

Ashley non era volgare, non voleva apparire come certe ragazze che facevano apposta a mettersi in mostra con costumi succinti. Era lì, con le braccia che involontariamente le si erano posizionate davanti al suo corpo per coprirsi, e riusciva comunque ad essere bella e attraente, forse più di altre. E questo Matt non poteva ignorarlo.

Le sorrise «Sono qui coi miei amici» disse indicando dei ragazzi più in là.

Ashley spostò lo sguardo oltre lui e intravide tra gli altri anche le ragazze con cui aveva parlato la sera prima.

Mandy, la moretta simpatica, la vide e corse in acqua per salutarla. Altre ragazze le si avvicinarono ed Ashley chiacchierò un po' con loro. Solo la solita non era venuta a salutarla, anzi, la fissava torva da lontano, e stavolta Ashley fu sicura che fosse vero.

Jenny la guardava male e lei non capiva perchè.

Dopo una decina di minuti decise di ricongiungersi alle sue cugine e salutò il gruppo.

Le ragazze del gruppo di Matt uscirono dall'acqua e si sdraiarono sui teli da mare colorati, stessi sulla sabbia rovente.

Jenny strizzò i lunghissimi capelli neri e sistemò il suo costume provocante, evidenziandone la scollatura, poi rivolse uno sguardo a Matt, che conversava tranquillo con i ragazzi.

Non la guardava, non lo faceva più ormai.

Strinse i pugni con rabbia.

«Non capisco perchè avete salutato quella ragazzina con i capelli rossi – disse poi d'improvviso alle amiche – è solo una sprovveduta, si vede che non ha nemmeno idea di come ci si comporti, ma l'avete vista l'altra sera? Scommetto che era la prima volta che veniva in un posto simile!» sputò fuori.

Mandy fece spallucce «A me non pare così stupida e poi è simpatica, piace anche a Matt!» disse, calcando le ultime parole per provocare la ragazza. Sapeva di toccare un suo tasto dolente, Jenny si ostinava a non capire già da più di un anno ormai, ed era bene che qualcuno la svegliasse.

Il suo voltò si scurì ancora di più.

«Ma figuriamoci se a Matt può piacere una sfigata del genere, se l'è portata dietro solo per fare un piacere a sua madre, visto che è la figlia del suo compagno.» affermò con sicurezza come se fosse stato Matt in persona a dirglielo.

Ilary, un'altra ragazza del gruppo buttò un'occhiata d'intesa a Mandy e prese parola.

«Sarà – disse dubbiosa – e comunque è anche molto carina! Amo il suo colore di capelli, li avessi io così!» sospiró, osservandosi delusa i suoi capelli castani.

Jenny sbuffò per poi girarsi e ignorare le amiche.

Nessuno voleva capire che Matt era solo suo e che stavolta sarebbe riuscita a conquistarlo. Nessuno si sarebbe messo in mezzo, tanto meno una piccola ingenua venuta da chissà dove. Prima o poi si sarebbe innamorato di lei, era solo questione di tempo.

Ci sarebbe andata a letto quell'estate.

Come del resto era già successo tra di loro in passato.

Ma stavolta non sarebbe stato solo sesso.

 

 

 

 

 

 


 


 

  
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