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Autore: teensyears    04/08/2016    0 recensioni
Cosa potrebbe succedere quando le strade di due persone che si erano divise, si incontrano dopo anni di distanza? L'Unità Vittime Speciali lavorerà fianco a fianco con l'FBI, mentre Olivia Benson si ritroverà a fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati secondi, minuti interi e Olivia continuava a guardare la figura maschile davanti a sé.
Elliot Stabler.
Il suo partner.
Ex-partner.
Collega per 12 anni.
Cosa ci faceva all’FBI? Ma soprattutto da quanto lavorava lì?
“Non sapevo che… che tu ti occupavi del caso” balbettò Elliot, continuando a fissare i bellissimi occhi castani che lo guardavano intensamente.
Elliot era rimasto sempre lo stesso di sempre, certo si facevano evidenti i segni dell’età sotto i suoi occhi ed i suoi capelli stavano acquisendo una leggera sfumatura di colore grigiastro. Era sempre in ottima forma, forse più di quanto lo era in passato. I suoi muscoli erano facilmente notabili anche sotto la camicia e Olivia malediceva se stessa per non riuscire a controllarsi nel divorarlo con gli occhi. I suoi occhi azzurri continuavano a cercare il castano dei suoi, ma Olivia non resistette al contatto. Non sapeva descrivere che emozioni stesse provando in quel momento, ma erano un mix di stupore, felicità, confusione, gioia, rabbia e delusione.
“Già” fu tutto quello che uscì dalla bocca di Olivia.
“Dannazione Olivia, non potevi dire qualcosa di più intelligente?” si chiedeva tra se e sé.
Elliot non potè fare a meno di scrutare il corpo della sua partner: era più bella dell’ultima volta che l’aveva vista. Certo, che Olivia fosse una bella donna, nessuno l’aveva mai messo in discussione. I suoi capelli castani erano divisi da una riga centrale ed erano perfettamente lisci e le cadevano delicatamente sulle spalle. Il suo fisico era accentuato dalle curve sui fianchi che la rendevano ancora più stupenda.
“Puoi interrogare Maria Sherman, io aspetterò fuori” disse Elliot, dopo che lunghi attimi di imbarazzante silenzio facevano da sfondo alla buia stanza.
Olivia annuì e si recò dalla testimone: entrambi dovevano mantenersi professionali perché non erano soli. Avrebbero avuto modo di parlare più tardi. O così almeno speravano.
 

****

“Sono il tenente Benson” si presentò Olivia, porgendole lentamente la mano “mi sto occupando del suo caso”.
Maria Sherman gliela strinse debolmente; il suo sguardo era confuso, probabilmente era ancora sotto shock.
“Così ora il suo nome è Virginia Frost” disse Olivia, cercando di metterla a suo agio “lo trovo carino”.
Le labbra della donna si curvarono, dando origine ad un piccolo sorriso.
“Sa già tutto immagino” parlò finalmente la testimone, alzando lo sguardo dal tavolo.
“Sì” annuì Olivia “ma ho bisogno di sapere i nomi di chi fa parte di questa gang”.
La donna abbassò nuovamente lo sguardo. Le sue mani si intrecciarono le une con le altre ed iniziarono a tremare; un lungo sospiro lasciò la sua gola.
“Il capo dell’organizzazione” iniziò lei con voce tremante “si chiama Riev Dijokovick… è lui che ha ordinato a Mike di farmi fuori”.
Olivia le diede qualche minuto per calmarsi, prima di continuare il racconto. Maria Sherman era spaventata e il suo stato d’animo era facilmente comprensibile.
“Non so chi siano gli altri componenti… Li conosceva solo Mike. Io ho avuto a che fare solo con Riev, che è il più spietato di tutti. Giocavamo tutti i Martedì, Venerdì e Sabato all’hotel vicino alla Fifth Avenue… dove Mike mi ha aggredita” singhiozzò Maria “l’hotel è di proprietà della loro organizzazione ed i controlli erano molto pochi, se non inesistenti. Le partite si svolgevano nello scantinato… era immenso”.
Olivia appoggiò una mano sulla sua spalla: “Non si preoccupi, li prenderemo. Lei ora è al sicuro, l’FBI le ha fornito una nuova identità e non dovrà più avere paura”.
Maria Sherman annuì e ringraziò con lo sguardo il tenente, mentre due agenti la scortavano fuori.
 
****
"E’ spaventata a morte” disse Olivia, guardando fuori dalla finestra.
“Lo so” fu la risposta di Elliot.
Olivia si voltò, per guardare il suo vecchio partner negli occhi.
“Non è una cosa da poco… quelle persone non scherzano”.
“Ci sarà molto da lavorare”.
“Già” sospirò Olivia “beh, io credo di dover andare”, disse passandosi una mano tra i capelli, cercando di smorzare il suo imbarazzo.
“Olivia aspetta” la chiamò Elliot, appena prima che varcò l’uscita “non… non avresti tempo per un caffè?”.
Olivia lo guardò confusa, non aspettandosi quel genere di richiesta.
“Vorrei parlarti… credo che abbiamo un paio di cose da dirci…” la implorò lui.
“Okay, va bene” fu la sua unica risposta.


****
 
 Seduti ad uno dei tanti bar nei pressi di Manhattan, la tensione era palpabile in aria. Avevano da poco ordinato e non una singola parola era stata pronunciata. Il silenzio si faceva sempre più imbarazzante e stavolta fu Olivia a smorzarlo.
“Così lavori all’FBI adesso, eh?” chiese lei, mentre giocherellava con una bustina di zucchero.
“Sì, da un paio d’anni ormai” rispose lui.
I due si guardarono negli occhi; c’erano molte cose da dire, molte cose di cui parlare, ma nessuno dei due aveva il coraggio di farlo.
Nel frattempo le loro ordinazioni erano arrivate e la tensione si fece meno insistente.
“Dopo che ho sparato a Jenna” iniziò Elliot, mentre Olivia notò i gesti convulsi delle sue mani, che non passarono certo inosservati “gli Affari Interni mi stavano con il fiato sul collo. Io non ero psicologicamente in grado di riprendere a lavorare come se nulla fosse e loro l’avevano intuito. Mi dissero che la scelta migliore era quella di ritirarmi, altrimenti avrebbero incominciato a valutare anche i casi di tutta la squadra ed io non volevo darvi problemi. Tucker poi mi disse che non c’era alcuna possibilità di rimettermi in mano una pistola. Così l’ho fatto, ho preso la mia decisione”.
Olivia sorseggiava il suo caffè in completo silenzio, aspettando che fosse lui a continuare.
“Avevo bisogno di tempo per me stesso… Quel fatto mi ha scosso profondamente. Ma il tempo per me diventò lungo settimane, mesi, fino ad arrivare quasi ad un anno e mezzo. Decisi di consultare un terapista e di rimettermi in piedi a fare qualcosa: non ero più la stessa persona. Qualcosa in me era cambiato e senza un supporto non ce l’avrei mai fatta. Ho rimesso in ordine la mia vita e finalmente, due anni dopo la sparatoria, sono riuscito a conviverci. Ho tagliato i ponti con quasi tutte le persone al mio fianco…”.
La bocca di Olivia si aprì per dire qualcosa, ma si richiuse subito.
“Anche con me” avrebbe voluto dire, ma le parole le morivano in gola.
“So di non aver risposto alle tue chiamate e nemmeno ai tuoi messaggi… ma credevo che dopo due anni tu avessi ormai la tua vita e non ci sarebbe stata alcuna possibilità di rientrare” disse Elliot a bassa voce.
“Ti sbagli” rispose lei, posando la tazza di caffè e guardando per la prima volta Elliot negli occhi “ti sbagli di grosso”.
Stavolta fu Elliot ad abbassare lo sguardo; le sue dita si intrecciarono intorno alla tazzina, incapace di esprimersi.
“Mi dispiace che tu abbia lasciato tutti senza una parola, mi dispiace che tu abbia preso questa decisione senza consultarmi. All’inizio ho pensato che tu avessi bisogno di tempo, ma poi gli anni incominciavano a passare e…” la voce di Olivia si spezzò “pensavo che tu non volessi più avere a che fare con me… o che addirittura mi odiassi” concluse, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime che cercava di respingere.
Istintivamente, le mani di Elliot si racchiusero sopra le sue, scuotendole leggermente.
“Non potrei mai odiarti” sussurrò lui, guardandola negli occhi.
Olivia rimosse in fretta le mani, spaventata da quel gesto avventato.
“Mi dispiace Olivia, mi dispiace tanto. Scusami. Avrei dovuto parlarti, avrei potuto risponderti… ma con gli Affari Interni che minacciavano di innalzare polveroni di Stato e tutto… Mi dispiace, davvero” disse lui, con la sincerità più profonda che si rifletteva nei suoi occhi.
“Lo so che ti dispiace” aggiunse Olivia a bassa voce “ma resta il fatto che ti sei comportato come se fossi l’ultima persona rimasta sulla faccia della Terra”.
Olivia ora lo guardava negli occhi, mentre combatteva una guerra interiore con se stessa. In cuor suo l’aveva già perdonato, ma la sua mente era ancora arrabbiata e delusa.
Elliot alzò gli occhi al cielo e fece un lungo respiro, prima di parlare.
“Sono profondamente dispiaciuto e vorrei davvero risistemare le cose, soprattutto ora che dovremmo lavorare insieme” fece un ultimo tentativo lui.
“Questo è il mio numero” disse Olivia, porgendogli il cartellino dell’Unità, mentre afferrava la sua borsa “chiamami se hai bisogno”.
Detto questo se ne andò, lasciando Elliot confuso, ma con un barlume di speranza in più.
   
 
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