Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    05/08/2016    1 recensioni
Allora ragazzi, vi capita mai di avere idee folli su cui vi sale un hype incontrollabile e che DOVETE mettere per iscritto? Ecco, se vi è successo sapete cosa è passato per la testa mia e della mia socia. Spiegazioni sul crossover e altri tecnicismi nel primo capitolo.
Aggiornamenti settimanali, due a botta. Numero finale di capitoli: ventuno.
-
Un aereo cade. Nove ragazzi ammaccati si leccano le (piccole) ferite e cercano di capire come andarsene da quel posto dimenticato da chiunque.
Sul serio, non c'è nessun tizio psicopatico che vuole farli giocare alla sua personalissima versione de La Ruota della Fortuna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Touko Fukawa, come tutti, credeva di essere stata scagliata su Marte con una catapulta.

“Tu COSA?”.

“Ricordi… Junko Enoshima?”.

“Non ci credo!”.

“Cazzate!”.

I nove ragazzi erano tutti fermi, momentaneamente dimentichi dell’acqua killer che li stava lentamente pedinando.

La loro attenzione era tutta focalizzata sulla faccia arrossata e ancora un poco bagnata di Makoto Naegi, il quale pochi secondi prima aveva sussurrato qualcosa difficile da concepire.

Questo… questo è assurdo. Come può ricordarla... solo lui e noi no? Dovremmo… farlo tutti…

“Naegi-kun, n-ne sei… sicuro?” si azzardò a domandare.

“Sicurissimo” rispose con voce ancora malferma ma piuttosto convinta, indicando il corpo davanti a sé “È lei. Non mi posso sbagliare”.

“Ti rendi conto che è impossibile, vero? Se aveva la nostra età non può essersi conservata così bene” ribatté Togami, e Touko si trovò a dargli ragione. Era vero, un cadavere non si mantiene in tali condizioni per tutti quegli anni. A meno che non fosse stato sigillato in una teca sottovuoto o qualcosa del genere, ma pure in quel caso i segni del tempo si sarebbero manifestati in un modo o nell’altro.

“Non so cosa dirti, Togami-san. Io so per certo che quella laggiù… è Junko-chan. Ho ricordato”.

Fu un secondo. Un casuale sguardo nella direzione di Kyouko bastò a Touko per vederla aggrottare leggermente la fronte, come se qualcosa di quanto da lui detto l’avesse colpita in maniera particolare.

“Gente, ci stiamo dimenticando dell’elettricità! Io non voglio finire arrostito come un pollo fritto!” berciò Oowada, e la maggioranza dei presenti gli diede ragione.

“Ok” prese in mano la situazione Kirigiri “Oogami, occupati del corpo. Ikusaba, aiutami a portare Naegi che non vorrei ci svenisse addosso rallentandoci”.

“F-Faccio io, se per voi va bene” si offrì volontaria, respingendo al mittente più di un’occhiata perplessa e/o stupita.

Oh insomma, che volete? Non posso neanche aiutare l’unica persona che mi tratta in maniera decente?

“Nessun problema, Fukawa” tagliò corto la Detective.

Le due presero un braccio ciascuno del poveretto, che si divincolava protestando e ribadendo che non serviva tutto quel circo perché stava bene e riusciva a camminare da solo.

“Può darsi Naegi-kun, ma non si sa mai” gli tappò la bocca Kyouko.

“Ma… ma…”.

“L-Lascia che ti aiutiamo… te lo meriti” si ritrovò a dire Touko, arrossendo visibilmente.

“Oh. Va bene”.

“Naturalmente, quando avremo superato questa folle corsa a ostacoli, dovrai spiegarci meglio. Sono molto interessata, e immagino di non essere la sola”.

“No, non sei proprio la sola” intervenne Ishimaru, supportato da praticamente tutti gli altri.

“Certo che sì, Kirigiri-san” confermò lui.

Si avvicinarono al punto dove giaceva il cadavere, preceduti da Sakura. Quando quest’ultima lo raccolse…

“Ehm... “.

“Qualche problema, Oogami?”.

“L’acqua!”.

“Questo…” disse l’Artista Marziale, pur essendo palesemente a corto di parole.

“Questo?”.

“L’acqua!”.

“Questo… non è un corpo umano…”.

“Che cosa?” eruttarono tutti, tranne Oowada che continuava a far presente dell’acqua. Beccandosi una lavata di capo, è proprio il caso di dirlo, da Ishimaru.

“Ci pensiamo dopo” sentenziò il leader.

“Ma…”.

“Ho detto dopo. Mi devo alterare per caso?”.

“F-Fate come dice, per carità!” la spalleggiò ancora Touko, preoccupata per l’acqua e la tetra scoperta e Naegi che accanto a lei aveva preso a tremare.

E forse… forse… anche un po’ per lei che mi sembra strana… ma non diciamolo ad alta voce…

Per fortuna i moti insurrezionali si quietarono subito e poterono proseguire.

Giunsero di fronte alla quarta porta.

“Molto bene. Questo è l’ultimo trabocchetto che vi ho preparato” tuonò la voce di Zero “C’è un automobilista che sta guidando la sua vettura. A un certo punto mette la freccia a sinistra e comincia a svoltare a destra. La cosa è del tutto normale, né i passeggeri a bordo né gli altri automobilisti gli dicono nulla. Risolvete il mistero”.

Parecchi sguardi interdetti.

Era un quesito… stupido. Ma non di risposta immediata, dato che nessuno si lanciò nel darla con sicumera.

Passarono alcuni secondi di incertezza.

Poi, pensò Touko, qualcosa si doveva essere spezzato nel continuum spazio-temporale.

Di tutti loro fu Mondo Oowada a uscirsene con la soluzione: “Ma non mi dite, siete tutti ammutoliti? Eppure è piuttosto semplice. Tiè Zero, eccoti la tua risposta: sta facendo un sorpasso in una curva a destra, quindi deve comunque sterzare in quella direzione”.

Lo stupore generale era difficile da descrivere, specie se si considerava il precedente exploit del Motociclista con l’enigma delle password.

“Che volete da me?” chiese scandalizzato “Non posso ogni tanto dirne una giusta anch’io? Che compagni stronzi che mi ritrovo, oh”.

“E tu come fai ad esserne sicuro, di grazia?” chiese Togami, a cui Mondo rispose pacatamente: “Io ce l’ho la patente. E tu?”

E a conferma della corretta risposta, la porta si alzò.

“Salvati da Oowada, rendetevene conto.”

“Ehi!”

“Piantala di ringhiare a vuoto e muoviti!” lo spintonò Ishimaru, e quando tutti furono passati la porta si chiuse alle loro spalle. Filtrò un po’ d’acqua ma sembrò arrestarsi poco dopo, come se il flusso fosse stato interrotto, ma nel dubbio nessuno si fermò e scesero la scalinata che avevano davanti.

Si ritrovarono in una piccola stanza spoglia, e ad attenderli un’altra porta che si apriva su un’area piuttosto ampia con sei stanze (compresa quella da cui erano usciti), due porte per lato; sul lato libero, quello della porta d’ingresso, erano ammassate casse di legno e un paio di vecchi tavolini di ferro con relative sedie, impilate l’una sull’altra. Decisero che era il momento migliore per fare una sosta.

Touko preferì accoccolarsi su una delle casse, che era enorme e poteva farci stare anche le gambe, gli altri si litigarono le sedie rimanenti. Scoprirono anche che alcune scatole contenevano bottigliette d’acqua, cosa che gradirono dopo la corsa ad ostacoli.

“Ok, ora che siamo comodi abbiamo alcune questioni da affrontare” proruppe Kyouko, che seduta ad uno dei tavolini con le mani incrociate davanti al viso incuteva un certo timore. “Oogami, hai detto che il corpo che abbiamo trovato non è umano?”

Sakura annuì e si alzò per mostrarlo a tutti: “È una bambola. Molto realistica, indubbiamente, ma solo una bambola.”

In effetti era molto realistica, pensò Touko, persino il sangue sul suo viso era fatto fin troppo bene.

“Quel figlio di puttana di Zero ci ha quasi fatto morire d’infarto” ringhiò Mondo, “io credevo davvero avesse ucciso una ragazzina!”

“Inoltre è abbigliata esattamente come la defunta Junko Enoshima nella foto che abbiamo trovato, per indurci a credere che fosse davvero lei” aggiunse Togami, “il motivo però mi è oscuro.”

“F-Forse voleva ci ricordassimo di lei.”

Touko sussultò sentendo la voce cupa di Naegi, seduto accanto a lei.

“Il che ci porta alla seconda questione” annuì Kyouko, “Naegi-kun, tu sei sicuro di ciò che dici?”

“Sicurissimo” disse lui, lanciandole uno sguardo insolitamente duro “quando ho visto il cor… il fantoccio per terra mi è tornato alla mente un ricordo in cui c’era lei… se l’avessi visto, Kirigiri-san, non dubiteresti delle mie parole.”

Anche Naegi-kun sembra essersi innervosito pensò Touko, e si disse che era davvero il momento peggiore per perdere le staffe. Decise quindi di provare ad intervenire: “P-Potresti descrivercelo?”

“Eh?”

“I-Il ricordo, dico… magari ascoltandoti p-potrebbe tornare in mente q-qualcosa anche a noi.”

L’idea era sensata e tutti si dissero d’accordo.

Naegi rimase in silenzio per un po’, poi si decise a parlare: “Eravamo bambini. Stavamo in questa stanza enorme e calda, credo ci fosse un incendio e un vetro stava per esplodere. Junko… Junko-chan” si corresse, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe “lei mi chiedeva aiuto. Stava male, piangeva e… e le colava sangue dal naso e dalle orecchie.”

Touko si coprì la bocca con la mano, mentre nella sua testa l’idea degli esperimenti su bambini diventava sempre più reale; attorno a lei tutti guardavano Makoto sgomenti. Lui sollevò lo sguardo e si voltò verso Byakuya: “C’eri anche tu, Togami-san. Anche se ti chiamavo Togami-kun” sorrise. “Mi tiravi per un braccio dicendo che il vetro stava per esplodere” proseguì, “io ti dicevo che non potevamo andarcene, che dovevamo portare via Junko-chan ma tu ripetevi che non potevamo fare nulla per lei.”

Touko vide Togami realmente sconvolto, per la prima volta da quando lo conosceva.

“Poi… poi Junko-chan si è accasciata a terra con le mani alle tempie, diceva a qualcuno di smetterla. Poco dopo i suoi movimenti sono cessati e il vetro è esploso” tirò su col naso, “e poi mi sono ripreso.”

Tutti rimasero in silenzio, forse perché non sapevano cosa dire, o forse cercavano anche loro di riportare a galla quelle memorie, tentando di incastrare il ricordo di Naegi-kun da qualche parte tra i loro.

“Aspetta, io… io mi ricordo di questa cosa.”

Si voltarono verso Togami, il cui sguardo attonito cominciava a destare preoccupazione: “Sì io… ricordo vagamente qualcosa del genere, che tiravo Naegi per un braccio e che c’era un incendio” bisbigliò “e… e la bambina con i codini. La bambina era Junko Enoshima.”

“S-Se sono in due a ricordare significa che lei è esistita” disse Touko, “ma che per qualche ragione non ricordiamo niente.”

“Ma com’è possibile?” chiese Asahina. “Parliamo di anni interi cancellati, dell’esistenza di una persona! Come ci sono riusciti? E chi?!”

“A questo punto direi che possiamo prendere per buona l’idea che la Kibougamine sia coinvolta” disse Kyouko, e nessuno ebbe la forza o i motivi per contraddirla.

“Ok, ma rimane il quesito su come ci siano riusciti” puntualizzò Ishimaru, e fu Touko a rispondere: “E-Esistono tecniche di ipnosi c-che lo consentono.”

“Si possono cancellare i ricordi con l’ipnosi?!”
“N-Non proprio, però c’è c-chi dice che sia possibile almeno reprimerli” replicò lei “anche s-se non tutti nella comunità scientifica l-lo accettano.”

“Magari è colpa di quei morfocosi” si intromise Mondo. “Insomma, se è vero che ci hanno fatto questi esperimenti chi ci dice che quei campi non ci abbiano fatto qualcosa al cervello?”

Togami stava come al solito per dirgli di provare a usarlo il cervello, ma Touko lo zittì: “In realtà n-non mi sembra un’idea poi così assurda.”

Lo Scion inarcò un sopracciglio: “Tu dici?”

“Beh, s-siamo sempre nel campo delle ipotesi. Ma i campi morfogenetici sono raggiungibili s-solo attraverso determinate aree del cervello, e non si può escludere c-che possano a loro volta agire su di esso” rifletté, “s-soprattutto in una s-situazione di stress com’era quella del ricordo di Naegi-kun.”

“E probabilmente in combinazione a qualche seduta di ipnosi mirata…” proseguì Togami, senza però concludere la frase. Tutti avevano ormai chiaro il concetto.

“Dunque” prese la parola Sakura “fatemi provare a riassumere, ricostruendo lo scenario con le informazioni che abbiamo in mano e le nostre teorie. Almeno fino alla quarta elementare eravamo una classe di diciotto persone e non di diciassette, volendo considerare del tutto valida la presenza di Junko Enoshima. Poi…”.

“È così ti dico, è così!” si infervorò Makoto “In quel corridoio ho avuto il flash del momento in cui è morta, e anche Togami-san l’ha ricordato!”.

“Ok ok, scusa. C’era anche Enoshima. Poi l’accademia decide di usarci come cavie in un esperimento sui campi morfogenetici, che per come sono strutturati richiedono un gruppo di trasmittenti e uno di riceventi. Ricordo male, Fukawa-san?”.

“No, è p-proprio così…”.

“Questo spiegherebbe un aspetto che finora abbiamo trascurato, cioè perché siamo qui in nove e non tutti e diciassette. Presumo che all’epoca fossimo stati divisi in due gruppi, e coloro presenti qui in questo momento probabilmente facevano parte dello stesso. Non so dire se riceventi o trasmittenti”.

“Giudicando dal resoconto di Naegi” disse Mukuro “direi che noi eravamo i riceventi. Se Junko implorava qualcuno di smetterla… non potrebbe essere che le stessero trasmettendo qualcosa tramite questi campi?”.

“Possibile” confermò Kyouko “Avrebbe senso. Non che sia una nozione poi così importante, ma il tuo ragionamento fila”.

Sakura riprese: “Succede qualcosa di imprevisto e la nostra sfortunata compagna perde la vita. Se quanto hanno suggerito Oowada-kun e Fukawa-san è vero, un misto di effetto residuo dei campi e di tecniche di ipnosi hanno inibito la nostra memoria facendoci dimenticare tutto”.

“A ‘sto punto la possibilità che la scuola ci abbia messo il naso è molto forte, dando per assodato il resto dell’impianto accusatorio. Perché le teste d’uovo avevano tutto l’interesse a che noi non ricordassimo nulla, sennò avrebbero corso il rischio che qualcuno potesse spifferare alla stampa e rovinare per sempre il prestigio della Kibougamine”.

“Concordo, Togami. E poi, se hanno toccato il fondo sperimentando in maniera selvaggia su dei bambini di neanche dieci anni... “.

“Al confronto giocare con le spirali ipnotiche è uno scherzo innocuo, già”.

“Questo è quanto, più o meno. Certo, mi sfuggono ancora parecchi elementi…”.

“Del tipo?”.

“Beh, ad esempio… che ci facciamo qui? Cosa vuole Zero da noi? Siamo le vittime, non di certo i carnefici. A rigor di logica ora qua dovrebbero trovarsi i membri del consiglio di amministrazione della Kibougamine, o chiunque abbia avvallato queste idee malate”.

L’obiezione di Sakura li gettò un po’ tutti nello sconforto. Aveva sin troppa ragione nel porsi domande del genere.

Loro non c’entravano. Anzi, al pari della povera Junko erano coloro che quella assurda tortura l’avevano subita e non di certo architettata.

“E se Zero… fosse uno di quelli che avevano deciso di sperimentare sulla nostra pelle? Non potrebbe essere?” chiese Ishimaru.

Touko pensò che, se così fosse stato, avrebbe forse giustificato la loro presenza in quel luogo. Ma…

“Non torna” disse secca Kyouko “Innanzitutto perché prendersi tutta questa briga da parte sua, o loro che sia? Perché non limitarsi a tapparci la bocca in maniera semplice, magari mandando qualche scagnozzo a tagliarci la gola mentre dormiamo?”.

“Accidenti Kirigiri, non serve essere così macabra” protestò timidamente Aoi, venendo liquidata da un cenno della mano: “Credi che simili porci pazzoidi si farebbero tanti patemi a sistemare il problema alla radice?”.

“Magari no, ma è lo stesso brutto da sentire”.

“E comunque” continuò la Detective “c’è un altro fondamentale motivo per cui quanto hai detto non può essere vero, Ishimaru. Il motivo è semplice: Zero non sta insabbiando la storia, Zero ce la sta raccontando”.

L’ultima frase, anche se detta in tono neutro, scatenò una ridda di esclamazioni e urla.

“Cosa intendi, Kirigiri?”.

“Quello che ho detto. In cosa sono consistiti gli indizi che abbiamo rinvenuto finora? Perché lasciarceli se noi non ricordavamo nulla di nulla? Perché arrivare a farci trovare una bambola con le fattezze di Enoshima, messa in una posizione tale da scatenare il ricordo in Naegi prima e in Togami poi? Il suo scopo mi sembra evidente. Vi pare che se dietro il suo nome si nascondesse la Kibougamine il risultato sarebbe stato questo?”.

“No, hai perfettamente ragione” la sostenne Byakuya “Come ho detto prima l’accademia non può correre un pericolo simile. Volontariamente, peraltro. Saranno stati terrorizzati al solo pensiero che una o più persone potessero farsi tornare in mente qualcosa, imboccarci fino a permetterci di ricostruire gli avvenimenti è un atteggiamento suicida”.

“Il problema però resta lo stesso: ipotizzando che Zero sia in qualche modo implicato nell’esperimento in cui Enoshima ci ha lasciato le penne… allora perché prendersela con noi?”.

Ishimaru intervenne a gamba tesa: “Ci stiamo dimenticando di una cosa, cioè che Zero ha parlato esplicitamente di nostri peccati. A questo punto mi viene da chiedermi: che possa avere ragione in qualche modo? Se il decesso di Enoshima fosse imputabile a noi nove?”.

Altro giro, altro coro di reazioni inconsulte.

“Ma eravamo dei bambini! Come possiamo aver causato la morte di una nostra compagna?”.

“Non sto dicendo che sia andata così, sto solo cercando di immedesimarmi in lui. Dare per buono che ci creda colpevoli spiega perché siamo qui ora. Ci sta punendo per quello che percepisce come un nostro torto”.

“Ma perché dovrebbe farlo? Chi è Zero? Perché si sta vendicando di noi in nome di Enoshima, sempre che sia lei il motivo di tutto questo?”.

“Non lo so Asahina-san, non lo so. Purtroppo non sono dentro il suo cervello e non ho idea di cosa possa sapere che noi non sappiamo… o ricordiamo. Kirigiri-san, cosa dici in proposito?”.

Tutti la guardarono e lei, sempre nella posa di quel personaggio degli anime, scostò appena la testa dalle mani: “Potresti aver in parte ragione, Ishimaru. Non abbiamo reale idea di cosa sia successo durante quel periodo e, visto che non ricordiamo nulla se non i pochi sprazzi di cui ci ha parlato Naegi-kun, non possiamo escludere che Enoshima sia morta a causa di qualcosa che abbiamo fatto. Di primo acchito direi involontariamente, credo con quasi totale certezza che dei bambini tanto piccoli in una situazione tanto brutta manchino della volontà di uccidere. O forse è una convinzione errata di Zero, noi siamo innocenti ma per qualche misteriosa causa lui pensa che la colpa sia nostra”.

 

*

 

Nonostante il principio di mal di testa e quell’inspiegabile nervosismo che non la lasciava in pace, c’era un particolare che non le era sfuggito.

 

“Questo spiegherebbe un aspetto che finora abbiamo trascurato, cioè perché siamo qui in nove e non tutti e diciassette. Presumo che all’epoca fossimo stati divisi in due gruppi, e coloro presenti qui in questo momento probabilmente facevano parte dello stesso. Non so dire se riceventi o trasmittenti”.

“Giudicando dal resoconto di Naegi direi che noi eravamo i riceventi. Se Junko implorava qualcuno di smetterla… non potrebbe essere che le stessero trasmettendo qualcosa tramite questi campi?”.

 

Quelle due frasi avevano fatto trillare il suo senso di Super Detective.

Ragioniamo un attimo: la nostra classe attuale è composta da diciassette alunni. Secondo Zero Enoshima ne faceva parte, cosa confermata dal ricordo di Naegi-kun: questo porta il numero a diciotto, rendendoci quindi perfetti per l’esperimento con i campi morfogenetici.

Il ragionamento filava fino a quel punto. C’era una sola cosa che le faceva storcere il naso.

 

“Giudicando dal resoconto di Naegi direi che noi eravamo i riceventi.”

 

Era quel “noi”, detto da Ikusaba, a suonarle strano. Perché se i riceventi erano loro più Junko il numero del gruppo saliva a dieci, rimanendo con un gruppo trasmittente di otto bambini e sbilanciando il tutto. Magari Ikusaba ricordava male, si disse, era stata una trasmittente e non lo ricordava.

...e allora che ci faceva sull’aereo con noi?

In un piano così elaborato era lecito credere che Zero avesse pensato a tutto fin nei minimi dettagli, e che quindi la loro presenza su quell’aereo specifico fosse tutt’altro che casuale.

Tuttavia non poteva sospettare di Mukuro, anzi per quanto ne sapeva al momento chiunque di loro poteva essere un “intruso”.

Intruso… magari Zero stesso o un suo tirapiedi. O qualcuno che sa più di quanto non voglia ammettere.

Inspirò, chiuse gli occhi e si impose di calmarsi. A rifletterci l’idea che una talpa fosse nel gruppo non le sembrava del tutto campata per aria, ma non aveva alcuna prova certa a sostegno della sua tesi, ad esclusione di quella frase apparentemente fuori posto.

Per ora terrò queste ipotesi per me, almeno finché non avrò prove un po’ più concrete.

Si appuntò mentalmente di parlarne a Naegi-kun e Togami. Non poteva escluderli del tutto da quella sua teoria, ma il ricordo di Makoto li rendeva meno sospetti di altri.

E poi, se devo fidarmi di qualcuno, loro sono i più idonei.

Decise che era il momento di riprendere le danze.

“Bene, dopo questa chiacchierata è ora di rimettersi all’opera” disse, alzandosi. “Ad esclusione di quella da cui siamo entrati abbiamo ben cinque stanze, di cui tre numerate. Le ultime tre, ad essere precisi.”

Notò un misto di terrore ed eccitazione sui volti dei suoi compagni: la fine era ormai vicina.

Qualunque essa sia.

Solo tre stanze numerate li separavano dal possibile faccia a faccia con Zero.

“Ok, tiriamo fuori le calcolatrici.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht