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Autore: Happy_Pumpkin    25/04/2009    4 recensioni
Cosa accadrebbe se Pain e Konan non venissero lasciati dal maestro che li ha aiutati?
L'arrivo a Konoha durante la guerra, le scelte dei personaggi coinvolti e le loro relazioni; l'evolversi di una vicenda diversa da quella che oggi conosciamo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Konan, Orochimaru, Pain
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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ciaow


III
Sulla capacità, sulle esitazioni e sul trasmettere...





Diversi mesi dopo.


Ben presto per Minato fu tempo di prendere lezioni sotto la guida esperta di Jiraiya, il che comportava anche andare a raccattare in giro per il Villaggio un uomo spesso perso dietro donne dalle belle curve che popolavano le sue fantasie non propriamente caste.

Minato però ogni volta si faceva una bella risata sopra, trovando esilarante quell'insolita inversione di ruoli; sapeva infatti di essere una testa calda ma aveva sempre posseduto un forte senso di responsabilità, ben maggiore rispetto a quello dei suoi coetanei, quindi responsabilizzare il proprio maestro non gli pesava più di tanto.
Yahiko e gli altri nel frattempo avevano dovuto frequentare dei corsi supplementari per potersi diplomare in tempo all'Accademia e così non restare troppo indietro nel loro percorso di apprendimento; i tre comunque si erano dimostrati parecchio abili e, grazie anche alle conoscenze ereditate da Jiraiya, non avevano avuto problemi a recuperare il programma.
Il ninja dei rospi era orgoglioso di quello straordinario avanzamento di progressi e allo stesso tempo sollevato che il rinnegan non avesse mostrato degli effetti collaterali, sebbene non ci fosse ancora stata alcuna occasione per Nagato di usarlo; indipendentemente da questo era bene cercare di capire al più presto come funzionasse quell'abilità fino ad allora poco conosciuta, per tale motivo suo malgrado aveva dovuto confrontarsi con i capoclan detentori di altrettante facoltà oculari.
Fugaku Uchiha e Hiashi Hyuga erano seduti distanziati presso un tavolino basso davanti a Jiraiya che li aveva convocati, aspettando silenziosi che venisse chiarito il motivo della loro presenza.
“Saké?” chiese il ninja mostrandosi conviviale.
Ma entrambi seppur cortesemente rifiutarono, dunque con un sospiro Jiraiya pensò di arrivare direttamente al nocciolo della questione:
“Conoscete il rinnegan?”
Fugaku spalancò gli occhi: “E' un'abilità rarissima.”
“Qualcuno la possiede?” chiese sospettoso Hiashi, tenendo le mani rigidamente conserte lungo le cosce.
Ma l'eremita schivò abilmente la domanda proseguendo nel suo discorso:
“Credo che abbia notevoli capacità d'attacco – trattenne il respiro, ricordandosi del giorno in cui Nagato aveva ucciso quei ninja – ma non so quando e come si manifesti. Magari voi potreste darmi delle delucidazioni.”
Uchiha si massaggiò il mento mormorando pensoso:
“Lo sharingan si manifesta in età giovanile, generalmente attorno ai nove o dieci anni, ma non è escluso che possa comparire prima. Non si tratta comunque un'abilità mortale.”
“Così come non lo è il Byakugan. Credo però che qui stiamo parlando di un dono ben più esclusivo del nostro, per quanto mi sa difficile ammetterlo; una capacità davvero pericolosa se non controllata.”
Jiraiya fece una smorfia, abilmente mascherata da un cenno d'assenso; era ovvio che bisognasse controllare un potere simile ma come poteva essere in grado di farlo se nemmeno conosceva il modo attivarlo?
Improvvisamente Fugaku spiegò con fare ponderato:
“Bisognerebbe seguire il soggetto negli allenamenti e provare a farlo interagire con prove diverse, è indispensabile rendersi conto fin da subito se l'uso del rinnegan comporti anche fattori emotivi.”
Jiraiya si mostrò sorpreso e allo stesso tempo stupido per non aver concretamente contemplato una simile possibilità; forse aveva più semplicemente preferito evitarla, perché i sentimenti erano una delle cose più difficili da controllare in un combattimento.
Se davvero il rinnegan fosse stato soggetto agli sbalzi d'umore di Nagato allora avrebbe potuto manifestarsi nella maniera più devastante qualora il ragazzo fosse stato messo con le spalle al muro; cosa che effettivamente era già avvenuta, con conseguenze tragiche per giunta.
Poco dopo, concludendo in ulteriori ma infondati ragionamenti, i ninja della foglia si congedarono tornando alle rispettive casate.
Sulla soglia Fugaku disse:
“Jiraiya-san, confido perfettamente nella vostra capacità di giudizio ma devo avvisarvi che, in qualità di membro della Polizia di Konoha, se ci fossero pericoli per il Villaggio non esiterei ad eliminarli.”
“Oh, lo so. È per questo che sei così bravo nel tuo lavoro.” ammise onestamente Jiraiya.
I due uomini si guardarono un attimo infine, dopo un saluto mediamente formale, il capoclan Uchiha con passo marziale si allontanò.
L'Eremita rientrò nella stanza e si versò del saké in una tazza di ceramica, così che l'odore dell'alcol di riso aleggiò tra quelle pareti rese troppo soffocanti da un incontro che lo aveva lasciato senza molte alternative: Nagato aveva bisogno al più presto di un insegnante capace che gli si affiancasse, a lui come agli altri suoi compagni.
Mandando giù in una volta sola la bevanda Jiraiya si sentì bruciare piacevolmente la gola ma nemmeno ci fece caso.
Tempo fa probabilmente avrebbe scelto Tsunade per condurre l'eroica impresa di tenere d'occhio il rinnegan e addestrare tre studenti capaci; ma ora molte cose erano cambiate e lei, l'energica donna che aveva imparato a conoscere, aveva perso tanti frammenti di sé stessa.

*°*°*°*


“Dan è morto.” aveva appena soffiato quelle parole, come se volessero rimanere intrappolate tra le labbra color carminio.
Jiraiya non era riuscito a dire nulla in quel momento.
L'aveva guardata, tentando di cogliere il suo sguardo sofferente per confrontarlo con il proprio; niente, ogni tentativo di portarla a capire che aveva ancora lui al suo fianco sembrava miseramente destinato a fallire. Tsunade si stava chiudendo nel suo bozzolo di dolore, forse addirittura detestava il concetto di ninja fino a voler distruggere quella figura di combattente nata per proteggere quando invece uccideva, venendo ucciso a sua volta.
“Se solo ci fosse stato un ninja medico capace. Io non sono riuscita a fare nulla, eppure le mie mani erano contro il suo torace... e respirava... e il chakra... dove ho sbagliato?”
Si guardò i palmi graffiati, induriti dai combattimenti, ma non trovò il sangue a macchiarli... erano fastidiosamente puliti.
Jiraiya la abbracciò, appoggiando una mano sui capelli biondi arruffati:
“Tu hai fatto quello che potevi, è la guerra ad essere sbagliata.”
Eppure, giorno dopo giorno, continuava ad esistere e gli uomini instancabili la portavano avanti, aspettando che tutti ne uscissero logorati prima di poter essere veramente soddisfatti.

*°*°*°*

Guardò il fondo della tazzina, facendolo ondeggiare, infine posò il contenitore alzandosi risoluto in piedi; era un uomo e come tale doveva comportarsi, evitando inutili ripensamenti dannosi a tutti.
A quel punto, nonostante gli dolesse ammetterlo, una sola persona poteva concretamente seguire Nagato e gli altri nell'addestramento per diventare chunin; il fatto che fosse disposta o meno a spartire le sue conoscenze e il proprio tempo con dei ragazzini era un altro discorso.

Konan, terminati gli esercizi scritti sulle varie deviazioni di traiettoria dei kunai, aveva trovato una serie di fogli bianchi completamente liberi e così, per passare il tempo durante la giornata assolata, si era decisa a sfruttarli creando origami; un passatempo legittimo il suo dato che Yahiko sembrava sempre preso a stare con Minato così come Nagato che, nella sua insicurezza, seguiva l'amico.
Distrattamente, terminato un gabbiano dalle forme sinuose, lo lanciò in aria guardandolo volteggiare oltre la finestra della biblioteca fino a che non si disperse tra i tetti del Villaggio.
Poi si accorse della presenza di qualcuno accanto a sé e sussultò nel vedere che le si era affiancata Kushina la quale, schermendosi gli occhi dal sole grazie ad una mano, aveva assistito al volo impensabile di un pezzo di carta.
“Sei brava, complimenti!” esclamò guardando con una certa invidia il mucchio di carte che invece, per lei, restavano nient'altro che banali fogli bianchi.
“Grazie.” si limitò a rispondere Konan, senza trovare altre parole da aggiungere.
Kushina scrutò un istante quella ragazzina silenziosa che con i propri amici rideva tanto spontaneamente ma che ora, in evidente difficoltà, sembrava faticare anche solo a respirare.
“Vuoi? - chiese porgendole un recipiente contenente diversi onigiri – Li avevo preparati per quando Minato tornasse dall'allenamento con Jiraiya ma quello stupido nemmeno si è degnato di passare, è subito corso via con Yahiko e Nagato.”
Sbuffò, alzando le spalle fingendo un'aria di rimprovero.
Seppure con un certo dolore Konan inaspettatamente sorrise, riconoscendo in quella frustrazione anche la sua; infine prese uno degli onigiri tenendolo tra le mani, adoperando la stessa cura usata nei confronti dei fragili fiori che tanto amava.
“Grazie.” ripeté infine.
Così le due ragazzine si sedettero a gambe ciondolanti presso il grande davanzale della biblioteca, sbocconcellando una merenda che sarebbe dovuta toccare a qualcun altro; un qualcun altro piuttosto stupido probabilmente e quindi poco meritevole di quel dono fatto con tanta dedizione ed infantili pretese.
Scrutando i passanti camminare sotto di loro per le vie polverose, Kushina improvvisamente chiese:
“Secondo te i ragazzi sono tardi di comprendonio?”
Konan ci pensò un istante, non risparmiandosi comunque un'espressione interrogativa; rifletté sui momenti passati assieme a Yahiko e Nagato ma le risultò difficile collegare il significato di quella domanda, almeno in un primo istante.
“Cosa intendi dire?” chiese lei.
La ragazzina si rigirò i capelli rossi con un dito, tormentandosi le ciocche mentre era intenta a dare una spiegazione che agli occhi degli altri apparisse perlomeno logica:
“Intendo dire che... insomma, Minato pensa di essere bravo, e lo è, ma anch'io mi reputo una buona ninja solo che lui sembra faticare ad ammetterlo. È un testardo ostinato e stupido.”
Ammise chiudendo gli occhi e alzando il volto, atteggiandosi a superiore.
“Credi che non ti noti come vorresti?” chiese improvvisamente Konan, osservando gli ultimi chicchi di riso che ornavano il piatto ormai vuoto.
Kushina, colta sul vivo, arrossì fino alla punta delle orecchie; era divertente vedere come quell'insieme di colori bordeaux riuscisse a renderla molto vicina alla pigmentazione di un peperone.
“Già.” ammise infine, appoggiando una spalla allo stipite in legno della finestra, per poi concedersi il lusso di gonfiare infantilmente le guance mentre le bocca si corrucciava in modo quasi tenero.
“Sì, allora posso dirti che i ragazzi sono davvero tardi di comprendonio.”
Le due si guardarono negli occhi e infine sorrisero con la complicità che le donne possiedono, entrambe fogli di carta in attesa di qualcuno che sapesse plasmarle per farle volare.
Dopo qualche istante Kushina confessò: “Sai, io vi capisco. So cosa si prova a far parte di un Villaggio che non è il proprio.”
“Non sei della Foglia?” chiese Konan un po' interdetta.
“Provengo dal Paese del Vortice. Con la guerra molti degli abitanti sono morti e un piccolo gruppetto di sopravvissuti è fuggito nell'intenzione di chiedere l'ospitalità a Konoha. Non è mai stata alleata del mio Paese ma l'Hokage non ha avuto alcun dubbio nell'accoglierci; io avevo pochi anni all'epoca ma, credimi, non è stato facile per me integrarmi con gli altri senza sentirmi un'estranea o una nemica.”
“Noi verremo considerati dei nemici ancora per molto penso.” accennò Konan.
Kushina le strinse una mano, facendosi più vicino alla ragazza e bisbigliandole con la complicità di una compagna di giochi: “Ti confido una cosa: l'unico problema sono quei vecchiacci degli anziani. Ma cosa ci vuoi fare... più passa l'età più rallentano, è logico che abbiano bisogno di taaanto tempo per pensare.”
Entrambe rimasero serie ma fu questione di pochi istanti perché scoppiarono tutte e due a ridere, Kushina portandosi una mano alla bocca nella speranza – giunta un po' tardiva forse – che nessuno l'avesse sentita. Ma d'altronde se
anche fosse accaduto non le importava granché: era comunque felice di dov'era e di con chi stava; il suo Villaggio rappresentava il passato, Konoha il proprio presente nonché il futuro, solo questo contava nel momento in cui non si aveva più nient'altro.

Orochimaru era intento ad analizzare diversi campioni pervenuti dalle sue missioni nei paesi confinanti con quello della nebbia, luoghi dove aveva scoperto una varietà di tecniche davvero impressionante; l'unico problema era riuscire a comprendere, attraverso lembi di tessuto conservati in alcol etilico, qualcosa sulle controindicazioni dell'uso dei jutsu da apprendere.
Quando bussarono alla porta in legno alzò lentamente gli occhi dal proprio lavoro, assottigliando irritato le labbra, infine lasciò le pinze per dire con un certo fare seducente:
“Jiraiya, vattene.”
Già, avrebbe riconosciuto quel modo di bussare tra mille, fastidioso ed insistente quanto lo era l'artefice di quell'odiosa cacofonia; dopo qualche istante le sue teorie vennero prontamente confermate dal materializzarsi della figura di Jiraiya che, come ogni sacrosanta volta, non si esimeva dal lanciare occhiate di biasimo per i materiali di studio esposti con ordine sulle mensole.
“Arrivo in un brutto momento?” chiese l'eremita, appoggiando una spalla allo stipite della porta.
Orochimaru nemmeno rispose, lanciando un'occhiata che poteva essere interpretata come maliziosa e infastidita allo stesso tempo.
A quel punto fu il ninja dai capelli bianchi ad umettarsi le labbra per trovare il modo di parlare; pensò un istante al discorso che aveva formulato strada facendo ma le parole, in quel covo buio e soffocante, all'improvviso gli sembrarono prive di senso.
Così diede retta, per una volta in piena consapevolezza, al suo istinto sbrigativo e disse a bruciapelo:
“Dovresti diventare tu insegnate di Yahiko, Nagato e Konan.”

L'ho detto. Potrei scrivere un romanzo d'avventura su questo mio gesto impavido.

I due si fissarono in silenzio, intervallato solo dal crepitare della fiammella utilizzata per gli esperimenti.
“ Jiraiya... tu sai sempre come sorprendermi – fece una pausa sfoggiando un accenno di sorriso crudele e aggiunse – vieni a supplicarmi a causa del rinnegan, vero?” chiese poi improvvisamente Orochimaru; domanda che effettivamente andava contro ogni più pallida aspettativa di Jiraiya.
Quest'ultimo rispose brevemente:
“Sì, è una delle motivazioni.”
Inaspettatamente Orochimaru sorrise, in quel modo crudele e trionfante che il suo compagno di squadra aveva imparato a detestare: voleva dire che il pallido ninja possedeva un qualche recondito motivo di considerarsi vincente, cosa che non avrebbe mai mancato di mostrare.
“E' sempre la stessa storia: ti fai il carico di un problema ma quando diventa troppo grande per te lo affibbi a qualcun altro. Non ci si comporta così, dovresti saperlo.”
Lo rimproverò con ironia piuttosto provocante nel tono di voce.
Quel sussurro freddo, quasi tagliente, ebbe l'effetto di far riconoscere al ninja eremita parte delle sue colpe che in quegli anni non si limitavano a quel passaggio di ruoli da maestro a maestro: erano colpe che includevano tanti altri rimorsi, primo fra tutti Tsunade e la sua attuale incapacità di andare oltre il mero rimbeccarsi con lei.
Davvero non era in grado di mantenere fino in fondo le sue responsabilità?
“Non mi piace l'idea ma credo che nessun altro possa essere all'altezza; ho già preso un impegno con Minato e la sua squadra, non voglio ritirarmi.”
Il sennin oscuro lo scrutò e non si sorprese di vedere un compagno combattivo che portava avanti fino in fondo le sue idee ma, allo stesso tempo, anche consapevole di aver commesso degli sbagli; non era un debole, era semplicemente troppo umano, legato a sentimenti che non avrebbero fatto che sfibrarlo con il tempo, fino a non ridurlo ad un'ombra del suo passato.
Eppure agli occhi degli altri sembrava sempre così allegro e fastidiosamente superficiale, aveva quell'atteggiamento sciocco per il quale Orochimaru molte volte si chiedeva se il ninja chiassoso ed ubriaco e l'eroe che combatteva per salvare il villaggio fossero davvero la stessa persona.
“Suppongo che se accettassi di addestrarli tu mi staresti sempre in mezzo ai piedi... perché a te piace importunarmi.” osservò infine con un accenno di malizia.
“Ovviamente – rispose Jiraiya concedendosi un sorriso poi, accorgendosi dell'involontario doppio senso della sua risposta, aggiunse frettoloso – Nel senso che non abbandonerei completamente nelle tue mani i miei allievi, mica altro...”
A quel punto Orochimaru sospirò, tornando a dargli le spalle per rivolgersi nuovamente agli esperimenti in sospeso. Dopo qualche istante concesse:
“Peccato – gli lanciò un'occhiata piuttosto divertita da quel gioco di parole, infine concesse – Vorrà dire che li valuterò in questi giorni: devono corrispondere alle mie aspettative se vogliono avere il privilegio che io li segua.”
“Non ti deluderanno.” confermò orgoglioso Jiraiya, soprattutto perché un minimo di merito, sommato al talento naturale dei tre ragazzini della Pioggia, lo aveva avuto anche lui.
Si trattava di una piccola rivincita nei confronti del suo compagno ed avversario ma di per certo sempre ben accetta; in ultimo, e non meno importante, come previsto la malsana ossessione di Orochimaru nei confronti di chi avesse delle doti inaspettate aveva giocato la sua parte nel fargli accettare il ruolo di maestro.
Ovviamente il binomio rinnegan – Orochimaru era potenzialmente pericoloso e Jiraiya, in virtù del legame che aveva con i suoi tre giovani allievi, doveva costantemente tenere d'occhio la situazione; non solo per il bene di Nagato ma probabilmente anche per la sicurezza stessa del Villaggio che tanto ossessionava lo stesso Danzo.
Un uomo disposto a tutto per realizzare i suoi obiettivi, persino uccidere se questo avesse comportato la sopravvivenza di Konoha.



Sproloqui di una zucca.


Mi concedo il lusso di una bella risata liberatoria; ebbene sì, signore e signori, tutti lo aspettavate, tutti lo volevate (?) e ora finalmente ecco a voi uno degli arcani segreti di questa fiction: Orochimaru sarà l'insegnante di Nagato, Yahiko e Konan! Yuppi! Almeno, yuppi per me u_u

E Yahiko... beh, il poveretto ci rivelerà nel prossimo capitolo una bella sorpresa *_*
Quanto a Danzo agirà da vero stron... strong man, uno che non deve chiedere mai insomma, anche se finirà per rovinare tutto al solo scopo di portare avanti i suoi obiettivi. Basta, sto spoilerando troppo.
Avviso già in anticipo: in tutti i prossimi capitoli vedrete come ho ipotizzato io il legarsi degli eventi sulla cui cronologia Kishimoto ci lascia un po' incerti. E' tutto a mia sommaria interpretazione, quindi lasciamo spazio alla fantasia e alle ipotesi ed evitamo troppe pippe mentali nel capire se uno è nato prima di un altro o se è stato allenato in contemporanea con qualcun altro ancora.

Iperione: Grazie per i complimenti! ^^ Quanto alla domanda su Kushina presumo tu abbia trovato risposta nel capitolo, grazie per avermelo fatto notare: mi ero completamente dimenticata di avvisare del mio cambiamento!

stuck93: Felice che Orochimaru sia stato di tuo gradimento e felice anche che Danzo ti stia sull'anima, visto l'uomo che è non potrebbe essere diversamente - credimi, ti appoggio in pieno.

Hiko_Chan: Tesoro mio! Come già sai sono davvero contenta di vedere il tuo commento, è molto importante sapere quello che pensi di questa fiction che spero cresca nel migliore dei modi. In quanto alla caratterizzazione dei personaggi vorrei continuare su questa linea, anzi, con i capitoli che seguiranno sarà molto più approfondita, anche per via degli eventi che in parte rispecchieranno la trama originale e in parte differiranno un po'. Lo stesso vale per te, mia cara: che tu consideri Danzo un uomo viscido è un bene - fidati, forse lo odierai ancora di più. Quanto a Nagato niente capigliature strane: moro l'ho visto durante l'infanzia e quando è secco attaccato ad un macchinario, quindi moro rimane anche nella fiction. Capelli neri, occhi psichedelici, animo contorto: questo sarà Nagato. Oh yes! XD
Ti ringrazio per la fiducia, mi sento molto responsabile di ogni singola parola che scriverò. Un grande bacione!

Tone: Muahahah! Indefesso avvocato di Nagato e del suo colore di capelli: nessun problema, la causa è vinta perché non è nelle mie intenzioni appioppargli alcun colore orrendo; Nagato sta bene come sta, figo ed emo al punto giusto, io di certo non trarrei alcuna soddisfazione nel cambiare le cose =ç=
Già, Orociock è risultato un po' più insofferente di quanto non volessi ma tutto sommato non mi dispiace come è uscito fuori nel capitolo; l'ambiguità verrà dosata coi personaggi, deve essere presa con cautela XD Vabbé, lasciamo perdere questa mia risposta priva di coerenza, credo sia meglio. In ogni caso, amando anche il personaggio di Orochimaru, cercherò quanto più possibile di ritrarlo in modo completo perché ha un carattere che meriterebbe pagine e pagine di fanfiction *_*
Quanto a ship... sì, te lo posso dire con certezza, Konan e Nagato saranno molto, molto legati anche se le cose per loro si svilupperanno piuttosto lentamente per una serie di concause che logicamente non posso spiegarti. Quanto a Yahiko... *ç*
Ha appena termineranno... ho riso come una scema per diversi minuti, proprio vero, rileggere non basta mai. Grazie mille!^^ Grazie anche per seguire la storia!
PS: quanto riguarda all'OroSasu... ti ripeto onde evitare delusioni: non penso sia nulla di speciale, anzi, se arriverà ultima sarà un gran bel risultato. E' una fiction ben scritta e IC come personaggi ma quanto al resto mi rendo conto che non ha i requisiti per partecipare ad un concorso. Viva l'ottimismo!

Grazie ai gentili lettori e a chi ha messo la fiction tra i preferiti e i seguiti (sembra una coppia spastica di gemelli... =_=')
<3




   
 
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