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Autore: Rohhh    06/08/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 8

 

Incredibile quanto tempo si passasse al telefono quando ci si trovava fuori di casa

Era già trascorsa una settimana dall'arrivo di Ashley da suo padre e il tempo le era sembrato volare.

Le sue giornate erano sempre piene e scivolavano via tra mare, spiaggia, serate con le cugine e i loro amici ed eventi musicali col padre, tanto che non aveva mai avuto ancora il tempo di aprire un libro. Praticamente un record per lei, che ad Agosto dava sempre una sbirciatina per gli esami di metà Settembre.

A casa le cose andavano come al solito con Monica, mentre con Matt procedeva tutto bene.

Qualche volta l'aveva invitata ad uscire con i suoi amici, quando non era impegnata con Annie e Dorothy o con suo padre, e le loro serate si concludevano spesso con quella che sembrava quasi diventata una loro tradizione. Si sedevano la sera tardi nel terrazzo della camera di Matt e stavano ore a parlare, sorseggiando birra.

Durante quelle conversazioni avevano imparato di più l'uno dell'altra.

Ashley gli aveva descritto la sua famiglia e in particolare le sue sorelle, l'eccentrica Phoebe e i suoi problemi con la casa e la piccola July, mentre Matt le aveva parlato del padre, del suo lavoro come fotografo e della città in cui viveva con lui.

Buona parte del tempo che le restava però era speso a parlare al telefono o messaggiare con amici e parenti, che volevano essere a tutti i costi aggiornati su quello che stava facendo, chi per curiosità, chi per interesse e chi anche per un pizzico di masochismo.

E quella era Sophia.

La riccia avrebbe fatto carte false per poter essere al posto dell'amica in quel momento.

Decise di farsi ulteriormente del male e chiamarla per farsi raccontare quanto fosse meraviglioso alzarsi la mattina e andare a mare e la sera uscire in spiaggia, camminarci a piedi nudi, staccare il contatto con la quotidianità e divertirsi. E tutto quello Ashley poteva farlo per più di un mese e soprattutto gratis. Come faceva a non rendersi conto di quanto culo avesse!

Ebbe fortuna, o sfortuna a seconda del punto di vista, perchè Ashley era appena tornata da un giro con le cugine al centro commerciale per fare degli acquisti e si era giusto un attimo sdraiata nella sua stanza per riposare dopo ore e ore di prove di abiti, file alle casse ed eterne indecisioni di Dorothy su quali vestiti comprare.

Il cellulare squillò ed Ashley lo prese subito e dopo aver letto il nome dell'amica rispose felice.

«Ciao Sophia! Come va?» esclamò.

«Razza di fortunella, avanti, forza, spara – disse con enfasi drammatica – fammi del male, raccontami tutte le fantastiche cose che stai facendo!»

Ashley rise rumorosamente: era sempre la solita Sophia.

«Vuoi davvero che te lo dica?» le domandò dandole un'ultima possibilità di evitare quella sofferenza.

«Tanto già lo so! - piagnucolò sconsolata per poi riprendere un tono allegro – comunque scherzo eh, sono felice che ti stia divertendo, te lo meriti dopo tutto quel periodo di studio! E poi so che questa vacanza ti serviva anche per motivi diversi...» disse alludendo ai conflitti interiori che ultimamente l'amica stava affrontando.

«Grazie – mormorò Ashley, un po' pensierosa – e tu che mi racconti?» chiese curiosa.

«Io sono riuscita a rimediare una settimana in campeggio con le mie colleghe dell'università, però in riva a un lago, le signorine non gradivano la sabbia, pensa un po' quanto sono contenta!» disse sarcastica. Era comunque sempre meglio che rimanersene a casa.

«E Tyler come sta? L'ho sentito solo via messaggi, cosa combina?». In effetti era strano non l'avesse ancora chiamata, stava facendo passi avanti il ragazzo, almeno così sperava.

«E cosa vuoi che faccia! – sbottò Sophia – mi frantuma le palle dicendo che gli manchi e che non vede l'ora che tu ritorni! Ti giuro Ashley, qua la cosa sta degenerando!»

Ashley si rabbuiò per un attimo e rimase in silenzio. Aveva la sensazione che la loro amicizia fosse davvero arrivata al capolinea.

Sentendola in silenzio Sophia riprese a parlare, stavolta seria.

« Ashley, dico davvero, devi parlargli, gli fai più male così che spezzandogli il cuore».

La rossa sussultò: il pensiero di dover affrontare quel discorso con lui la terrorizzava a morte ma allo stesso tempo sapeva che era arrivato il momento di farlo.

«Tranquilla, non appena torno a casa gli parlo...stavolta davvero» tranquillizzò Sophia, ma non sè stessa, e al contrario ebbe l'effetto di mettersi addosso un'ansia pazzesca, quasi soffocante.

Si sentì mancare l'aria all'idea di quello che l'attendeva e uscì in terrazzo per respirare.

Non era mai stata brava ad affrontare i problemi con gli altri, si teneva sempre tutto dentro e così facendo ingigantiva i danni. Aveva sperato con Tyler che l'amico avesse potuto capire da solo dai suoi comportamenti che tra loro poteva esserci solo amicizia, ma era ormai evidente che fosse necessario un discorso faccia a faccia.

Continuò a conversare con l'amica finchè vide Matt affacciato al suo terrazzo, che si trovava poco più avanti di quello della stanza di Ashley, intento a fumare, coi gomiti poggiati sul parapetto del terrazzo.

Lui si voltò, quasi avesse percepito il peso dei suoi occhi che lo fissavano, e la vide al cellulare.

Le fece solo un cenno col capo, Ashley rispose salutando con la mano libera.

Tra un tiro e l'altro di sigaretta Matt rimase a guardarla, aspettando che finisse la chiamata.

Da lontano le era sembrata sconvolta quando era sbucata fuori, ma adesso la vedeva di nuovo rilassata in volto e sorridente.

«Ok. Ora ti lascio Ashley – si congedò infine Sophia - ,mia madre mi chiama di sotto, ci sentiamo presto! Un bacio!»

«A presto» le fece eco Ashley prima di riattaccare.

Alzò il viso verso Matt che era ancora lì con la sigaretta tra le dita, il sole tramontava da quel lato la sera e in quel momento i suoi capelli sembravano dorati e si confondevano con il colore dei raggi.

Lo vide farle cenno con la mano di venire da lui ed Ashley rientrò in camera per dirigersi verso quella di Matt.

Preferì ignorare quella sensazione di improvvisa adrenalina che la pervase e il cuore, che ribelle cominciava a batterle più forte ogni volta che quel ragazzo le rivolgeva la parola.

Attraversò il corridoio e fece capolino nelle sua stanza. Lo trovò accovacciato a terra accanto a un cumulo di roba indefinita.

«Entra dai, ti va di provare a suonare il basso?» le chiese prima di alzarsi e aprire una lunga custodia nera, che giaceva a terra sepolta da fogli di carta, spartiti e cavi.

Estrasse il basso, di un blu scuro con venature più chiare e la invitò a sedersi sul suo letto.

Aveva strimpellato qualche chitarra quando frequentava le medie, ma un basso non aveva mai avuto modo di suonarlo. Come teoria musicale c'era, ma non aveva idea di come si suonasse.

Si accomodò sul letto, Matt le si avvicinò e le depositò delicatamente tra le braccia il basso, aiutandola a infilare la cinghia sulla spalla.

«Cavolo, è pesante!» esclamò Ashley, che aveva dovuto fare più sforzo del previsto per reggere il peso dello strumento, quando Matt gliel'aveva passato. Afferrò il manico con la mano sinistra, mentre non aveva idea di come muovere la mano destra sulle corde.

Matt si sporse verso di lei, la circondò da dietro con le sue braccia e con le mani prese quelle di Ashley, delicatamente, per aiutarla a sistemarle nel modo corretto.

Ashley rabbrividì allo sfiorarsi delle loro dita, sentiva il viso di Matt vicino al suo collo e il calore del suo corpo che l'avvolgeva.

Era una sensazione piacevole, fu costretta ad ammettere, e per un attimo desiderò che non finisse mai. Nemmeno il suo ex, Richard, era mai riuscito a trasmetterle tanto fisicamente. Certo, gli piaceva altrimenti non avrebbe mai cominciato una storia con lui, ma ricordava che il loro rapporto era più razionale che basato sulle emozioni. Matt era carismatico, schietto e diretto, era pungente, non vestiva alla moda ed era così terribilmente diverso da lei e nello stesso tempo simile, come un paradosso che non riusciva ancora a spiegarsi.

«Ecco, brava è così che si fa!» sorrise, sempre da quella posizione, mentre guidava le mani di Ashley sulle corde del basso, poi si allontanò per osservarla meglio.

«Sai che ti ci vedo bene, le ragazze che suonano sono così sexy.» aggiunse facendo sobbalzare Ashley. Di certo l'aggettivo "sexy" non era esattamente quello che avrebbe usato per descriversi, si riteneva carina, sì, ma non aveva mai pensato che qualcuno potesse vederla in quel modo. Sua sorella Phoebe, lei era sexy, era bellissima e perfetta e tutto ciò che si metteva non faceva altro che esaltare la sua bellezza innata. Da ragazzina la osservava sempre truccarsi allo specchio e diventare ancora più bella, mentre lei al confronto si sentiva il brutto anatroccolo. Sorrise a quei ricordi.

«Oh no, mi piace tanto il suono profondo che produce, ma credo proprio di non essere portata! – rise, osservandosi muovere impacciata le mani – preferisco il pianoforte, con quello mi sono sempre sentita a mio agio»

«Non devi mai limitarti solo a quello che ti fa sentire a tuo agio – sentenziò lui, sfilandole lentamente dal collo la cinghia e riprendendo in mano lo strumento, per poi guardarla negli occhi – magari continuerà a non piacerti, magari invece ne rimarrai sorpresa, ma non lo potrai mai sapere fino in fondo se non fai un salto nel buio» Quella frase parve non riferita solo alla questione della musica, ad Ashley sembrò avesse una portata più generale e per l'ennesima volta ebbe la sensazione che Matt la conoscesse meglio di lei stessa, che avesse capito quella sua diffidenza verso ciò che fuoriusciva dai suoi standard.

Rimase assorta e immersa nei suoi pensieri ad osservarlo suonare, leggermente piegato sul basso, le labbra un po' dischiuse, il naso dritto, gli occhi concentrati ma pieni di passione per quello che faceva. Dopotutto era una ragazza e non poteva negare che fosse estremamente attraente.

Venne riportata sulla terra dal suono acuto della suoneria del suo cellulare, che aveva depositato sopra il letto di Matt poco prima. Prese il cellulare di scatto mentre il biondo aveva smesso di suonare, lesse il nome e impallidì: era Tyler.

Aveva fatto troppo presto prima a pensare che l'avesse risparmiata da una telefonata per sapere i particolari della sua vacanza.

E ora che avrebbe dovuto dirgli? Che parole e che tono avrebbe dovuto usare per non farsi fraintendere, per sembrare solo amica?

Non riusciva più a essere naturale con lui da quando tutti le dicevano di mettere le cose in chiaro.

Tremò leggermente mentre gli squilli incalzavano, mettendole ansia e per di più Matt era accanto a lei e la fissava. Non poteva uscire dalla stanza per rispondere, sarebbe sembrato troppo sospettoso, ma non poteva nemmeno ignorare la chiamata, quello sarebbe sembrato ancora più sospettoso.

Matt notò il cambiamento nel volto di Ashley a causa di quella telefonata misteriosa, ma rimase muto come un pesce.

«Scusa, vado un attimo in terrazzo a rispondere» balbettò insicura, alzandosi dal letto a passi veloci, con le dite serrate su quel cellulare come a volerlo stritolare.

«Pronto» rispose, cercando di non usare un tono di voce troppo forte e fare sentire tutto a Matt ma evitando al contempo di bisbigliare e far pensare a Tyler che si trovasse in qualche situazione ambigua. Attese fremendo la voce dell'amico.

«Ehi Ashley, come va? Non ci sentiamo da un po'!» disse lui pacato dall'altra parte.

In realtà si erano sentiti via messaggio fino al giorno prima, ma per un innamorato quelli erano dettagli trascurabili. Poter sentire la voce della persona amata era tutta un'altra cosa.

«Oh, Tyler, qui va tutto bene... sai, solite cose – cercò di fare l'evasiva per evitare di raccontare dettagli che avrebbero potuto scatenare in lui gelosie o preoccupazioni e quindi prolungare la conversazione – il mare è bello come sempre, ho ritrovato i miei zii e le mie cugine e usciamo insieme quasi ogni giorno! Mi sto rilassando!»

Tyler le raccontò che a breve sarebbe partito per qualche giorno per delle gare di calcio e altre cose che erano successe in città, ma niente di rilevante. Continuarono a parlare per una decina di minuti e Ashley ogni tanto dava un'occhiata all'interno della stanza per controllare che Matt non stesse ascoltando troppo e parve rassicurarsi perchè lo vedeva intento a sistemare il suo basso e mettere un po' d'ordine intorno.

Finalmente la conversazione arrivò al termine.

Tyler prese un bel respiro e si schiarì la voce prima di parlare.

Non era per niente un bel segno, penso Ashley tremante, augurandosi con tutta sè stessa che non avesse intenzione di fare qualche dichiarazione in quel momento via telefono, mettendola in crisi ancora di più.

«Allora ti saluto Ashley – iniziò Tyler, esitò un attimo e poi continuò-– mi manchi sai?» aggiunse con un fil di voce. Non era una dichiarazione esplicita, ma in pratica era come se lo fosse stata. Doveva essere stata dura per lui trovare comunque il coraggio per sussurrare quelle poche ma significative parole.

Ad Ashley si strinse il cuore, gli voleva bene e l'ultima cosa che avrebbe desiderato era farlo soffrire, ma non poteva alimentare inutili speranze, doveva farlo per il suo bene.

«Mi mancate anche voi, ciao!» preferì rispondere piuttosto che un 'anche tu mi manchi', che sarebbe stato interpretato da lui come un'ammissione d'amore e così l'aveva incluso nella cerchia di amici, indicando anche Sophia con quel 'voi', sperando che avesse capito quale fosse il suo posto nel suo cuore. Un amico al pari di Sophia, ecco cosa era per lei.

Chiuse la chiamata di getto, per evitare qualunque replica da parte sua. Non era quello il momento nè il luogo adatto per affrontare la cosa. Avrebbero avuto tempo a casa, si meritava di ricevere un chiarimento di persona.

Rientrò in camera mesta, e Matt l'accolse con una domanda che per poco non la fece schiantare in terra dall'imbarazzo.

«Era il tuo ragazzo?» le chiese, mentre si accendeva una sigaretta e ne buttava fuori il fumo, con una faccia serafica e indecifrabile.

Ashley si pietrificò sul momento, poi spalancò gli occhi ed esplose, diventando bordeaux in faccia.

«Ma no, no, no! – ripetè agitata – era solo un mio amico!»

Che gli saltava in mente di trarre quelle conclusioni?

Matt si alzò per uscire in terrazzo e fumare, passandole vicino e scrutandola, i suoi occhi azzurri avevano di nuovo assunto quell'aria pungente che aveva visto la prima volta che si erano incontrati.

«Sei diventata tutta rossa – osservò, rimanendo calmo – è uno che ti piace, vero?» si appoggiò al muro del terrazzo, socchiudendo gli occhi mentre aspirava il fumo, assumendo un'aria maledettamente sexy.

Ashley gli corse dietro per chiarire, non voleva che qualcuno potesse pensare che le piacesse Tyler, tanto meno Matt.

«No che non mi piace! – si affrettò a spiegare – è un mio caro amico e basta!» terminò, mentre Matt non la guardava nemmeno.

«Ok» rispose solamente ed Ashley non capì bene se avesse davvero accettato la sua versione o stesse covando comunque qualche dubbio in proposito.

In altri casi non avrebbe dato ulteriori spiegazioni alla gente, se ne sarebbe fregata, e si sarebbe risparmiata quel fiato. Ma quella volta qualcosa dentro la teneva in agitazione finchè non avesse chiarito quel punto, come se per lei fosse di vitale importanza che Matt sapesse che Tyler non era un interesse romantico. Si sentiva talmente in subbuglio da non capire cosa fossero di preciso tutte quelle emozioni forti che la scuotevano quando si trattava di Matt.

'Lui non mi piace nemmeno, in fondo. NO?' pensò, cercando di convincersi.

Eppure deglutì nervosamente e si sforzò di trovare le parole.

«Tyler è solo un mio amico, o per meglio dire, è stato il mio primo ragazzo quando avevamo 16 anni – disse fissandosi la punta dei piedi senza il coraggio di alzare lo sguardo e vedere l'espressione di Matt – eravamo piccoli e la cosa è durata un mese, ma ho capito che non lo amavo, gli volevo solo bene. Così l'ho lasciato ma lui mi ha assicurato di voler rimanere in buoni rapporti.»

Matt, accanto a lei sorrideva. Chissà perchè sapere che quel ragazzo misterioso non era niente di più che un amico per lei, gli aveva fatto piacere.

«Tipico comportamento di chi è ancora pazzamente innamorato...cercare di rimanere amici e sperare in un futuro ritorno di fiamma.» la informò schietto, incrociando le braccia al petto.

Era la prima volta in tutti quei giorni che parlavano di un argomento così personale e che riguardasse la sfera sentimentale. Sembrò tutto molto surreale ma nello stesso tempo confortante. Non si sentiva presa in giro, anche se Matt aveva assunto un atteggiamento freddo, a tratti le sembrò che si sforzasse di mantenersi così distaccato, forse per non fare trapelare nessun suo pensiero a riguardo.

Ashley ebbe allora il coraggio di guardarlo, ma non riuscì a decifrare la sua espressione, sempre così criptica. Come avrebbe voluto leggerci un qualche segno di cosa pensava veramente!

«Sì, all'inizio l'ho temuto ma ho sperato che in ogni caso, continuando a comportarmi da amica, se anche avesse avuto un barlume di speranza sarebbe scomparso col tempo – sospirò – evidentemente mi sbagliavo» concluse abbassando lo sguardo, triste.

Matt si staccò dal muro, spense la sigaretta e le si piazzò davanti, sovrastandola.

Ashley lo guardò da vicino, quasi impaurita.

Lui le prese il mento con due dita e lo sollevò appena per incrociare i loro occhi.

«Se vuoi dire qualcosa a qualcuno devi farlo, devi ripeterlo se necessario, solo così potrai essere sicura di evitare malintesi. Bisogna dirle le cose, è semplice, basta farci l'abitudine, anche quelle che fanno male, bisogna dirle comunque» aveva aggiunto a voce bassa, senza mai rompere il contatto visivo.

Il cuore di Ashley fece un paio di capriole.

Quelle poche parole così dirette, semplici e chiare... così era Matt, ti spiattellava in faccia quello che pensava senza buonismi, ma era diretto, arrivava al punto subito e ti scavava dentro con quegli occhi.

Lasciò la presa sul suo mento, facendole ricadere la testa alla posizione originale e allontanandosi da lei.

Ashley restò intontita per un po', poi riflettè su quelle parole.

«Hai ragione, lo farò!» gli disse, infine.

Matt non rispose, com'era prevedibile che fosse, si limitò a farle un cenno di assenso e a infilare dentro la sua tracolla un paio di fogli, il cellulare e le sigarette.

«Beh, io sto uscendo – la informò poi - e tu che fai, stasera riposo?»

«Si, stasera preferisco rimanere a casa, le mie cugine mi hanno fatto camminare per ore e sono un po' stanca.» affermò dirigendosi verso la porta per poi congedarsi da lui e incamminarsi sotto, dove suo padre e Monica stavano conversando sul divano.

Si sedette accanto a loro, Gregory le avvolse amorevole un braccio intorno alle spalle, Monica le rifilò una delle sue occhiate supponenti. .

«Allora Ashley, hai trovato il vestito per il matrimonio di domani?» le chiese suo padre.

Già, quel matrimonio: il giorno dopo si sarebbe sposato un collega del padre dei tempi del conservatorio. Aveva la stessa età di Gregory, 47 anni, e finalmente aveva deciso di mettere la testa a posto e sposare colei che era la sua compagna da ormai sei anni.

Il padre non le aveva comunicato quell'evento per tempo ed Ashley era stata costretta a una ricerca last minute di un abito carino con l'aiuto di Annie e Dorothy.

Era per quel motivo che avevano gironzolato per tutto il giorno al centro commerciale. Erano partite con unico obiettivo, ovvero la scelta del vestito di Ashley ma, com' era prevedibile, le gemelle erano finite a cercare una miriade di cose anche per loro.

Per fortuna che Ashley, in mezzo a quella confusione, era riuscita a trovare un abitino grazioso, semplice ma elegante, che le si addiceva.

Era blu elettrico, senza spalline, con una scollatura a cuore, stretto sotto il seno da una fascia sottile argentata e che cadeva giù morbido fino a metà coscia.

«Si papà , le gemelle mi hanno aiutata e quindi ho risolto il problema» sorrise Ashley, mentre Monica distoglieva lo sguardo. Come facesse quella ragazza a essere sempre così educata e perfetta, nonostante fosse stata cresciuta da una madre che a lei appariva come poco seria e inadatta a educare delle figlie, rimaneva un mistero e la faceva irritare pensare che invece lei, colta e raffinata, aveva tirato su un figlio così selvatico. Non la sopportava.

Nel frattempo scese Matt, pronto per uscire.

«Io esco, ciao» furono le poche parole che rivolse, mentre si avvicinava all'ingresso di casa.

La madre ne approfittò per interromperlo e precisare alcune cose.

«Matt, domani ricordi che abbiamo quel matrimonio, vero?» chiese fredda.

«Certo» rispose lui svogliato, rivolgendole uno sguardo indifferente. Non era vero, l'aveva completamente dimenticato, i matrimoni lo annoiavano a morte, ma era meglio fare finta di nulla se voleva risparmiarsi l' ennesima lezioncina morale di sua madre.

«Spero tu abbia portato un abito consono all'occasione e che per una volta eviti di vestirti come uno straccione» sottolineò Monica con un commento al vetriolo.

Ashley la fissò torva e provò fastidio per il modo in cui Monica aveva parlato a suo figlio. Possibile che quei due non trovassero mai un punto d'incontro?

«Ovvio, per chi mi hai preso» ribatté con un tono durò il ragazzo, per poi sparire.

Un gelido silenzio regnò come al solito e Gregory cambiò subito argomento per evitare di mettere ancora a dura prova i nervi della compagna. Ashley aveva visto Monica sorridente e solare solo quando era da sola con suo padre. L'aveva osservata di nascosto e aveva scoperto un'altra persona. Se con l' uomo che amava cambiava completamente allora doveva essere quella la sua vera natura e lei era certa che Monica con Gregory non fingesse, che fosse vera.

Avrebbe tanto voluto che anche con lei e soprattutto con Matt potesse essere così cordiale e serena, che avessero un rapporto tranquillo, ma d'altronde cosa poteva fare lei? Non aveva ancora osato chiedere altri dettagli a Matt su quella situazione e non era uscito più quell'argomento, forse lui preferiva evitarlo.

Rassegnata abbassò lo sguardo per poi decidere di lasciare ai due un po' di privacy dopo una giornata di lavoro.

«Io vado in camera a sistemare delle cose per domani, ci vediamo per cena!» si era alzata e aveva sorriso anche a Monica, ottenendo una mezza smorfia come risposta e un cenno di saluto.

Salita in camera si era stesa sul letto, con lo sguardo fisso sul soffitto, ma la sua testa si era messa a vagare senza riposo, passando da un argomento all'altro. Le venne improvvisamente in mente quella strana ragazza del gruppo di Matt, Jenny, l'unica che continuava a ignorarla. Si chiese se in quel momento fosse con lui e che cosa stessero facendo. Aveva intuito che tra lei e Matt doveva esserci stato qualcosa, ma non sapeva di preciso cosa. Forse era una sua ex.

Si girò su un fianco e socchiuse gli occhi.

In fondo a lei cosa importava?

Quello che faceva Matt non erano affari suoi e non la riguardava.

Allora, cos'era quell'inquietudine che si sentiva addosso?

 

 

  
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