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Autore: ChrisAndreini    06/08/2016    4 recensioni
21 Giugno. Si dice che il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno, sia quello più magico.
Per Frisk, Sans, e tutti gli altri mostri non è che un giorno come un altro, pieno di lavoro, grosse risate, terribili fatti e chiacchierate.
Ed in questo giorno, anno dopo anno, per venti lunghi anni, si esplorerà il rapporto dell'ambasciatrice umana dei mostri e della sua guardia del corpo scheletrica, in un susseguirsi di battute, momenti di debolezza, ricordi di antiche linee temporali e, chi lo sa, forse la loro amicizia si trasformerà in qualcosa di più, nonostante la legge che vieta le relazioni interspecie?
[FemaleFrisk SansXFrisk]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Gli spaghetti di Papyrus non sono mai stati più pessimi


21 Giugno 1 d.M

 

12.30 di mattina

Frisk non si sentiva molto bene quel giorno.

Ma l’ambasciatrice non si poteva permettere di ammalarsi, soprattutto con la fine della scuola dietro l’angolo, compiti in classe da fare e relazioni su relazioni da portare al sindaco.

Uscì dalla classe cercando di non traballare sulle sue gambe, e subito venne accolta da quel rompiscatole di Scott, che l’aspettava davanti al suo armadietto.

-Dammi i soldi del pranzo, traditrice della tua razza!- la minacciò, con i pugni sollevati, e con accanto il suo gruppetto di tirapiedi, pronti a dargli man forte per qualsiasi eventualità.

-Scott, lo sai vero che in questi ultimi giorni di scuola non si pranza? Non ho i soldi del pranzo- disse in tono ovvio e quasi indifferente alle minacce, dato che ne riceveva ogni giorno e ormai ne era abituata.

Scott fece una faccia strana, arrabbiandosi e facendola indietreggiare fino a quando non fu spalle al muro.

Frisk non tradì alcuna emozione, anche se la testa sembrava starle per scoppiare, e gli occhi le si chiudevano dalla stanchezza.

Dovette reggersi per non cadere, ma non voleva che Scott credesse che fosse così per lui.

-Non  mi piace la tua faccia tosta! Dammi tutti i soldi che hai in generale!- le ordinò, vicinissimo a lei.

-Non ne ho. Mia madre non me li da quando non devo pranzare- alzò le spalle, cercando di non tradire nessuna emozione.

Ma quando il bullo, come spesso faceva anche senza motivo, alzò il pugno pronto a scaricarglielo nello stomaco, chiuse gli occhi, senza quasi trattenere le lacrime.

Sentì quel colpo come amplificato per mille, e crollò a terra incapace di emettere alcun suono.

-La prossima volta dammi quello che chiedo, o non ci andrò così leggero!- Scott le diede un ultimo calcio alla schiena, lasciandola lì e commentando allegramente la faccenda con i suoi seguaci.

Frisk non riusciva quasi ad alzarsi.

No, non si sentiva affatto bene, e non poteva permetterselo.

Tutti i mostri contavano su di lei, e non poteva affatto ammalarsi.

-Lucy! Stai bene?!- chiese una voce conosciuta e neanche tanto gradita, a dire il vero.

-Frisk- riuscì a sussurrare, per correggerla.

-Scusa, scusa, mi è difficile cambiare dopo tutti questi anni- Amanda, la sua vecchia migliore amica, si piegò per aiutarla ad alzarsi, ma Frisk non accettò il suo aiuto, e si alzò da sola, appoggiandosi agli armadietti.

-Per quanto ancora mi terrai il muso? E’ una faccenda vecchia di un anno ormai- abbassò la testa lei, sbuffando.

-Io devo andare in classe- commentò Frisk, procedendo lentamente.

-Non è meglio andare in infermeria? Non hai un bel…- il suggerimento di Amanda venne interrotto dalla tredicenne, che scosse violentemente la testa.

-Sto bene, e comunque continua a fregartene come hai sempre fatto. Solo perché ora sono importante non significa che alzerò il tuo livello di popolarità, anzi…- la superò per andare in classe, e Amanda la osservò tristemente, per poi sbuffare e andare nella direzione opposta.

Frisk non voleva che il passato la inseguisse, il suo presente le piaceva molto di più, peccato che i suoi amici non potevano superare i confini della scuola.

In quel momento avrebbe tanto voluto parlare con Papyrus, sentire le battute di Sans, o anche semplicemente stare a letto con Toriel affianco che le raccontava una storia, ma purtroppo la notte era ancora lontana, e aveva tante cose da fare prima che questo accadesse.

Si mise al suo banco e si prese la testa tra le mani, cercando di restare lucida.

Non poteva minimamente permettersi di ammalarsi.

-Frisk, sta a schiena dritta, e non distrarti. Quei mostri con cui vivi non ti hanno insegnato la buona educazione?- la riprese l’insegnante, e tutta la classe rise guardandola.

Frisk eseguì, cercando di non mostrare nessuna emozione.

-Mi scusi- disse in un sussurro.

Non vedeva l’ora che quella giornata finisse, ma non era che all’inizio.

 

1.40 di pomeriggio

-Hey piccola! Toriel è già in ufficio, ma ha detto che il pranzo si deve solo riscaldare- l’accolse Sans, all’uscita da scuola, con un sorriso che presto si trasformò in una smorfia preoccupata, quando la vide pallida e stanca -Stai bene?- chiese, piegandosi per constatare le sue condizioni.

Frisk annuì lentamente, strofinandosi gli occhi.

-Si. In ufficio. Portami subito in ufficio- gli ordinò, aggrappandosi a lui.

Sans non era affatto convinto.

-Frisk, è ancora presto, devi stare lì solo per le tre, e non mi pare che tu stia bene. Dovresti rimanere a casa a riposarti- le suggerì, incerto su cosa fare.

Non era esperto di malattie umane, forse avrebbe dovuto informarsi.

Ed era normale che il viso di Frisk fosse così caldo? Di solito non era così, era un brutto segno?

-Non insistere, ti prego. Ci manchi solo tu e devo lavorare- lo incitò, stringendolo come dovendosi afferrare a lui.

Lo scheletro non era nelle condizioni di contestare, e dopotutto poteva anche essere solo stress. 

Si impose di parlarne a Toriel il prima possibile.

-Secondo me lavori troppo- sussurrò tra sé, prendendole la mano ed iniziando a guidarla per raggiungere l’ufficio.

-Lucy! Lucy aspetta!- Frisk sospirò e si fermò, quando una ragazza la chiamò a distanza.

Sans si girò a guardarla, facendosi protettivo, come ormai spesso capitava ogni volta che incontrava qualcuno che conoscesse la sua Frisk con il suo precedente nome, un nome che nessun altro all’infuori di lui sapeva.

La conoscente in questione era una ragazza della stessa età di Frisk, con lunghi capelli castani e occhi azzurri carichi di preoccupazione.

-Mi chiamo Frisk- sussurrò la castana, girandosi verso di lei con la solita espressione indifferente e vuota che usava con chi non conosceva bene, o con le persone con cui non aveva un buon rapporto.

-Scusa. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, nient’altro. Lo so che non sono stata una brava amica, e mi dispiace, ma voglio rimediare- le mise una mano sulla spalla, nel modo più gentile possibile, ma Frisk si scansò, e afferrò il lembo della felpa di Sans, senza più guardarla.

-Sono di fretta adesso. Sans, andiamo!- lo incoraggiò, trascinandolo via.

Lo scheletro era rimasto completamente ammutolito davanti a quello scambio così strano, e decise di assecondare la ragazzina a cui doveva fare da guardia del corpo.

-Hey, scheletro!- lo chiamò l’altra, facendolo girare. Frisk lasciò andare la presa e procedette senza di lui, in modo un po’ traballante.

La ragazzina lo guardava con paura, come a chiedersi se potesse fidarsi di lui e se potesse proteggere Frisk.

Probabilmente molto più di quanto lei avrebbe mai potuto fare, questo era certo.

-Sans!- lo richiamò Frisk da lontano, facendogli cenno di raggiungerla.

-Allora?- la incitò Sans, incrociando le braccia.

-Abbi cura di lei, ok? Non credo stia molto bene- lo avvertì solo, prima di raggiungere i suoi genitori, che guardavano Sans con il cellulare in mano pronto a chiamare la polizia e un’espressione di puro terrore.

Lo scheletro scosse la testa, e raggiunse la sua amica, che si reggeva ad un muro.

-Che facevi?- gli chiese, in tono accusatorio.

-Piccola, che cos’hai? Qualche malanno umano?- chiese lo scheletro, di nuovo preoccupato.

-No! Accompagnami in ufficio, non posso permettermi di stare male!- iniziò a spingerlo verso la sua destinazione, rischiando di perdere l’equilibrio, e venendo prontamente afferrata dallo scheletro, che decise di lasciar perdere, almeno apparentemente, la questione.

-Va bene, farò come vuoi, ma se riesco a provare in modo inequivocabile e farti ammettere che non stai bene andrai a riposare, e non ti alzerai dal letto finché non starai meglio- la sfidò, offrendole con eleganza un braccio per farla appoggiare, visto che non sembrava reggersi bene in piedi.

Lei socchiuse gli occhi castani, e non lo prese.

-Non ci riuscirai mai, perché non c’è nulla da provare- incrociò le braccia, e lo seguì.

Sans sorrise, sarebbe stato divertente.

Uno spaghetti party sembrava una fantastica idea, Papyrus avrebbe apprezzato e probabilmente anche Toriel non si sarebbe rivelata contraria.

Aveva già in mente un bel piano, e Frisk non sarebbe riuscita a batterlo.

 

2.40 di pomeriggio

-Uno spaghetti party?!- chiese Papyrus, pieno di gioia, quando il fratello gli propose la sua idea alla macchinetta del caffè.

Non che Papyrus lo prendesse, aveva già abbastanza energie di suo, ma Sans ne aveva parecchio bisogno, anche se aveva messo la sua macchinetta personale, visto che il cibo dei mostri era ben diverso da quello umano, e quando aveva provato a bere il loro caffè gli aveva sporcato tutti i vestiti.

Frisk aveva riso come mai nella vita, e a pensarci bene, era una delle ultime volte in cui Sans l’aveva sentita ridere.

Poteva capirla, certo. Da quando i mostri erano saliti in superficie rimpiangevano quasi la prigionia. Venivano trattati malissimo, non potevano entrare in molti edifici umani e avevano dovuto allestire negozi e luoghi pubblici personalizzati.

Toriel stava cercando di aprire le porte di Ebbott Town in modo che i mostri potessero espandersi anche in altre città, ma per ora nessuno sembrava volerla ascoltare.

E molti umani stavano trasferendosi lontano, portando con loro i pregiudizi sulle razze che stavano già rendendo i mostri bersaglio di un probabile attacco armato.

E Frisk si stava facendo in quattro per mettere a tacere quelle voci, per portare rapporti su rapporti di quando l’arrivo dei mostri avrebbe giovato agli umani, per il cibo, per la magia, per la loro bontà di cuore.

Sans non era molto propositivo, ma ammirava la tenacia di Frisk.

Non aveva mai incontrato nessuno così determinato, e anche se sapeva che era una cosa che molti umani avevano, considerava Frisk la migliore umana che sarebbe potuta capitare loro.

Certo, aveva dei difetti, aveva usato il suo controllo sui Reset per cambiare la loro vita a suo piacimento, aveva anche ucciso tutti, una volta, e questo Sans lo sapeva.

Ma aveva resettato, li aveva liberati, e aveva persino distrutto il tasto di reset per donare loro un futuro che lei non avrebbe più potuto manovrare.

Un gesto del genere Sans non lo avrebbe mai potuto dimenticare.

Per questo cercava in tutti i modi di aiutarla, così come lei era decisa ad aiutare tutti loro, e, Sans lo sapeva, avrebbe persino dato la vita per farli accettare dal mondo.

Ma Toriel lo avrebbe ucciso se si fosse letteralmente ammazzata di lavoro, quindi Sans doveva trovare un modo per far notare anche a Papyrus che non stava bene, e farlo ammettere anche a lei stessa.

E niente era meglio di uno spaghetti party.

-Si, fratello. Frisk è un po’ giù ultimamente, sono sicuro che un enorme piatto di spaghetti per tutti non le farà che bene, un bel party solo noi quattro, che ne dici?- propose, con un occhiolino.

Papyrus faticava a contenere la sua gioia.

-Wowie, sarebbe fantastico!! Ma il lavoro?- il suo entusiasmo venne presto sopraffatto dal suo senso del dovere, ma Sans aveva la soluzione pronta.

-Ti copro io. Dopotutto, Frisk sta lavorando, non ci ha chiesto di fare nulla e nella sala delle guardie è stata allestita proprio stamattina una piccola cucina perfetta, quindi non dovrai lasciare l’edificio. Toriel dice che approva e che è dei nostri- lo rassicurò.

L’espressione di Papyrus si schiarì, e neanche il tempo di dire nulla che già era scomparso nel loro ufficio.

Sans non doveva fare altro che aspettare, il suo piano sarebbe stato perfetto.

-Toc toc- bussò alla porta di Frisk, per assicurarsi che stesse bene, come doveva fare per lavoro.

-Non rompere Sans!- gli rispose una voce seccata dall’altra parte.

-A questo punto dovresti rispondere “chi è?”- la riprese lo scheletro, entrando.

-Scusa, ma non sono dell’umore- affermò lei sbuffando.

Era pallidissima, con occhiaie scure sotto gli occhi e non sarebbe servito certo un investigatore per capire che non stava bene.

Ma non lo avrebbe mai ammesso.

-Non sei dell’umore perché non stai bene? E’ questo che intendi?- la provocò lui, sedendosi sul bordo della scrivania, a pochi centimetri da importanti documenti.

-Non intendevo questo- obiettò lei, spostando i fogli e lanciandogli un’occhiataccia.

-Allora forse intendi che hai fame e quindi sei nervosa per questo- lanciò lì per lì, e Frisk scosse la testa.

-Non ho fame- si stava innervosendo, esattamente come nei piani.

-Sai che secondo i libri umani di Toriel non avere fame è sinonimo di stare male?- commentò Sans, prendendo un foglio e fingendo di leggerlo.

-Non è così!- lo smentì lei, riprendendosi il foglio. Era così debole che non rischiò neanche di rompersi, e questo era preoccupante.

-Forse dovrei dire a Toriel che non hai fame, ne sarebbe molto…- insistette Sans, e Frisk buttò la testa contro la scrivania, distrutta.

-Piantala Sans! Piantala! Cosa vuoi da me?! Fammi lavorare- si lamentò, in tono sofferente.

-Lo sai cosa voglio, ammetti che stai male!- 

-Non sto male- insistette Frisk, con un tono che faceva intendere che non era convinta neanche sé stessa.

-Ok, ma almeno mangia qualcosa- continuò imperterrito Sans, al ché Frisk cedette.

-Va bene, ma vattene!- 

-Perfetto, torno tra un po’ con il tuo cibo, piccola- Sans si alzò e uscì senza dire nient’altro.

Frisk alzò la testa, confusa dall’improvviso cambio di comportamento.

Se la testa non le fosse girata così tanto probabilmente si sarebbe accorta che Sans tramava qualcosa, ma decise di lasciar perdere e pensare a lavorare.

Tanto non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, di non sentirsi bene.

O almeno così credeva.

 

3.30 di pomeriggio

-Buon pranzo, Frisk- la fece sobbalzare la voce di Papyrus che entrò nella stanza con due piatti di spaghetti, seguito dal fratello che ne portava altri due con un’espressione soddisfatta.

-Questo che significa?- chiese Frisk, rivolta a Sans, ma fu Papyrus a risponderle.

-Abbiamo organizzato un pranzo a sorpresa con degli spaghetti!- spiegò, talmente allegro che Frisk non ebbe il cuore di rifiutare il suo piatto, ma guardò Sans con odio represso, conscia che senz’altro l’idea era stata sua.

-Sarà un divertente Spaghetti Party- commentò lui, porgendole uno dei due piatti che teneva, con un sorriso poco raccomandabile.

Lei lo prese titubante, con un’occhiata assassina.

-Non credo che mamma mi lasci…- cominciò ad obiettare, ma una voce alla porta la contraddisse.

-Avete già iniziato?- chiese infatti Toriel, entrando trafelata con l’aria di chi non si era fermata un attimo dalla mattina, cosa che probabilmente era vera.

-No, Tori, siamo appena arrivati, Frisk è entusiasta di questa sorpresa- commentò Sans, e la ragazzina si costrinse a sorridere, per non deludere Papyrus, che aveva gli occhi a cuoricino.

-Regina Toriel, le porgo il suo piatto- lo scheletro alto diede un abbondante piatto di spaghetti a Toriel, che lo prese con un gran sorriso.

-Sans, questa è stata davvero una splendida idea, sono felice che Frisk si svaghi un po’. Mi sembra che tu stia lavorando troppo- Toriel si sedette davanti alla scrivania, e guardò preoccupata la figlia adottiva, che abbassò lo sguardo sul suo piatto, assumendo la sua famosa e sempre riuscita espressione impassibile.

Era davvero facile nascondere drammi, emozioni e persino la propria anima se si conosceva la facciata giusta, e Frisk aveva imparato alla perfezione a mettere su la sua, negli anni in cui viveva ancora con i genitori.

-Faccio quello che devo- commentò, prendendo la forchetta ed iniziando a girare uno spaghetto, senza però mangiarlo.

Non era affatto convinta di quella situazione.

Ma si disse che era davvero improbabile che Sans avesse cucinato, dato che Papyrus non l’avrebbe mai permesso, vista la sua smania di cucinare sempre e comunque spaghetti e la sua convinzione che fossero i migliori. Senza contare che li avrebbe mangiati pure Toriel, quindi se ci fosse stato qualcosa di strano lei se ne sarebbe di certo accorta per prima.

E Sans non era così stupido da tentare mosse avventate con Toriel presente, anche perché erano un paio di settimane che si vedevano, con grande costernazione di Frisk, che odiava dal profondo del cuore l’idea che Sans potesse in qualche modo stare con sua madre.

Perciò aspettò che lei mangiasse il primo boccone.

E quando Toriel lo fece, rimase incredibilmente sorpresa dalla reazione.

-Papyrus, questi spaghetti sono… interessanti. Non mi aspettavo fossero così- commentò, ma senza astio o disgusto, come Frisk si sarebbe aspettata.

-Da quando è in superficie ha iniziato a seguire dei tutorial su internet- spiegò Sans, prendendo una grande forchettata dei suoi e mangiandoli senza la minima esitazione di sorta -Anche se già prima era il migliore cuoco di spaghetti di tutto il Sottosuolo, si faceva le ossa ogni giorno- scherzò, facendo un occhiolino a Toriel, che scoppiò a ridere.

-Sans! Non irritare la regina con le tue sciocche battute!- esclamò seccato, mangiando a sua volta.

Frisk faceva passare lo sguardo tra i piatti, senza riuscire a credere che non ci fosse una trappola.

C’era qualcosa che le sfuggiva, ma non riusciva proprio a capire cosa, e il mal di testa che cercava di nascondere anche a sé stessa non la aiutava certo nel capire quale contorto e strano piano Sans avesse per lei.

-Oh, Papyrus, se vuoi imparare anche a cucinare dei dolci, posso farti io qualche tuToriel- si propose la donna capra, scoppiando a ridere e trascinando lo scheletro più basso con sé, che quasi si strozzò con la pasta che stava mangiando.

Tutti mangiavano, persino Toriel, non aveva senso.

-Bambina mia, stai bene? Non hai toccato cibo- la voce preoccupata di sua madre la riscosse dai suoi pensieri, e si affrettò a prendere una forchettata, negando l’evidenza, come ormai avrebbe fatto a qualsiasi costo.

-Sto bene, sto bene, sono solo un po’ sta…- il sapore forte e agrodolce degli spaghetti che colpiva violentemente le sue papille gustative non la fecero finire.

Non aveva mai mangiato niente di così schifoso in vita sua, e poteva giurare che Sans stesse esibendo un’espressione di trionfo, anche se non poteva molto vederlo impegnata com’era a cercare un secchio.

Prese con la massima velocità il cestino dei rifiuti e non riuscì a trattenersi dal vomitare, scatenando una reazione di sorpresa e preoccupazione tra tutti i presenti, Sans compreso, che però sicuramente stava solo recitando.

-Bambina mia, stai bene?- chiese Toriel, alzandosi in piedi per controllare le sue condizioni.

-Ho letto da qualche parte che quando un umano sta male sente malissimo i gusti e non deve mangiare molto- commentò Sans, prendendo il piatto di Frisk come a far sparire le prove di un sabotaggio.

-No! Ci hai messo qualcosa!- lo accusò Frisk, con in bocca un pessimo sapore e il mal di testa che aveva raggiunto picchi inimmaginabili.

Aveva quasi difficoltà a parlare con quella bomba ad orologeria che le ticchettava attraverso la calotta cranica.

Sans osservò gli spaghetti come se non avesse la più pallida idea di cosa la ragazzina stesse dicendo.

-Sans, di che parla?- chiese Papyrus, confuso.

-Non lo so- rispose Sans alzando le spalle, e mangiando una forchettata degli spaghetti di Frisk senza battere ciglio. 

-A me sembrano normalissimi- commentò.

-Non è vero! Hai fatto qualcosa!- esclamò lei, sempre più convinta, svincolando dalle braccia di Toriel che non capiva esattamente cosa stesse succedendo e prendendo una forchettata di quelli di Sans, sicura di trovarli normali.

Invece il sapore agrodolce di prima la colpì nuovamente, provocando un altro conato che venne reso più gestibile dalle attenzioni di Toriel.

-Frisk sta male?- chiese Papyrus, preoccupato.

Frisk alzò lo sguardo decisa a ribattere.

Non lo voleva ammettere, anche se ormai stava iniziando ad essere sincera con sé stessa.

Avrebbe tanto voluto dire che erano gli spaghetti a fare schifo, non lei, ma poi incrociò lo sguardo di Papyrus.

E capì il losco piano di Sans.

Perché non avrebbe mai e poi mai potuto distruggere le speranze in quel volto così innocente e preoccupato.

Non voleva fargli capire che effettivamente i suoi spaghetti erano immangiabili, perché era troppo puro e dolce, e se avesse dato a lui la colpa del fatto che lei ora stava male, nessuno dei due se lo sarebbe mai perdonato.

Incrociò subito dopo lo sguardo di Sans, poi abbassò lo sguardo, e abbracciò Toriel.

-Io… non volevo farvi preoccupare- ammise finalmente abbandonandosi a tutto quello che cercava di seppellire in profondità.

 

5.45 del pomeriggio

Sans si sentiva in colpa.

Se fosse tornato indietro l’avrebbe rifatto, ovviamente, ma si sentiva comunque in colpa.

Sapeva che probabilmente aveva anche peggiorato le cose, solo che non credeva ci fossero molti modi per far ammettere alla ragazzina che aveva bisogno di aiuto.

Ma nei suoi piano non c’era il rendere Papyrus incredibilmente preoccupato, anche se avrebbe dovuto sospettare che sarebbe diventato così.

-Ma quindi l’ho fatta ammalare io? I miei spaghetti… forse il cibo dei mostri dopo un po’ fa male anche agli umani. Andrò in prigione? Frisk starà bene? Nyoh hoh hoh hoh, se dovesse stare male per sempre non me lo perdonerei mai- il fratello infatti girava per la stanza in preda alla preoccupazione più nera, e Sans moriva a vederlo così, specialmente visto che sapeva che era tutta colpa sua.

-Paps, non temere, sono sicuro che starà bene. Lavora troppo, ed è stressata per questo, quindi si è ammalata. Nei libri di Toriel è scritto chiaramente che se gli umani prendono freddo e sono stressati si ammalano, gli spaghetti non c’entrano niente- tentò di rassicurarlo, dal divano del salotto.

-Ma se non si dovesse rimettere? Se adesso stesse per…- il pensiero di Papyrus venne interrotto prima che potesse uscire dalle sue labbra, anche se non aveva labbra essendo uno scheletro.

-Papyrus, non devi neanche pensare ad una cosa del genere, Frisk starà benone, ha solo bisogno di riposo. Gli umani si ammalano ogni tanto, non sono ossi duri come noi- cercò di buttarla sul ridere, ma Papyrus non era affatto dell’umore.

-Non è il tempo di scherzare, secondo alcune storie un umano che era caduto nel sottosuolo si è ammalato e… e…- gli occhi dello scheletro si riempirono di lacrime arancioni, e Sans abbassò lo sguardo, cercando di non pensare a quell’umano di cui il fratello parlava.

Se ci avesse pensato probabilmente avrebbe detto chiaro e tondo che secondo il suo parere la morte era stato un prezzo troppo generoso che aveva pagato, ma strinse i denti, e cambiò presto argomento.

-Vado da Toriel, va bene? Le chiedo come sta Frisk e ti informo, così vedrai che non c’è nulla da temere- propose, tentando di mettergli una mano sulla spalla ma fallendo miseramente nel tentativo.

Gli diede delle pacche sul braccio invece.

Il fratello sembrò riaccendersi.

-Sul serio? Mandale tanti saluti, chiedile scusa da parte mia e dalle anche un grande abbraccio e, ah, e chiedile con la massima sincerità degli spaghetti, perché se non vuole non… non glieli faccio più- abbassò la testa, distrutto dalla proposta che lui stesso stava facendo.

-Le riferirò tutto- lo rassicurò Sans, abbracciandolo prima di uscire.

Sapeva già esattamente cosa avrebbe detto Frisk, non aveva bisogno di chiederglielo, perché la ragazzina sarebbe stata capace di mangiare gli spaghetti peggiori del mondo per accontentare Papyrus. Probabilmente tutto ciò che aveva permesso a Sans di attuare il suo piano era stato farle abbassare la guardia invitando anche Toriel.

Era felice che il suo piano avesse funzionato, e sperava vivamente che Frisk si sarebbe rimessa presto, bloccata a letto per qualche giorno senza possibilità di riduzione di pena.

Iniziò a camminare verso la sua meta, ad un paio di chilometri di distanza.

Non era abituato a camminare, dato che preferiva di gran lunga teletrasportarsi, ma Ebott Town era piccola, più piccola del sottosuolo, senza contare che Frisk lo aveva minacciato di morte se mostri o umani avessero scoperto che si poteva teletrasportare.

In queste condizione non sarebbe riuscita ad ucciderlo, ma l’ultima cosa che Sans voleva era darle altre preoccupazioni, perciò decise di camminare.

Anche se il rischio che umani lo vedessero era meno di zero, visto che erano stati sistemati in casette ai confini della città, in un quartiere solo per loro e mai frequentato da umani se non per qualche scommessa tra adolescenti che veniva sempre persa.

Il piano era stato semplice, gli spaghetti di Papyrus e Toriel erano normali, quelli di Sans e Frisk avevano un ingrediente extra che lo scheletro aveva messo all’ultimo.

E Frisk aveva reagito esattamente come Sans si era aspettato.

Mentre camminava con le mani nelle tasche osservava i mostri nelle minuscole case del quartiere.

Passavano la maggior parte del tempo fuori casa, per godersi il neo ritrovato sole.

E in una giornata così bella Sans non poteva biasimarli.

Anche senza pelle, lo scheletro poteva sentire gli effetti dei raggi solari.

Quel giorno era il più lungo dell’anno, probabilmente quasi tutti i mostri si sarebbero arrampicati sul monte Ebott e avrebbero osservato il tramonto.

Sans sarebbe dovuto andare con Toriel, portandosi qualcosa da mangiare, ma avevano concordato che era meglio che restasse con Frisk, vista la sua salute.

Sans non se l’era presa per niente, anzi, con sua grande tristezza non era rimasto deluso dall’appuntamento mancato, ma quasi sollevato.

Gli piaceva Toriel, davvero, ma erano diversi, troppo per iniziare una storia seria.

Toriel era simpatica, divertente, molto amorevole ed erano tutte caratteristiche che Sans adorava di lei, ma aveva anche una mente troppo ferma ai vecchi tempi. Non era per forza una cosa negativa, ma Sans era un mostro di nuova generazione, e aveva una mentalità molto diversa. Più aperta, forse, per certi versi, più chiusa per altri.

E poi Sans si rendeva conto di tenerle troppe cose segrete, per paura della sua reazione.

Non le aveva mai detto nulla del suo passato, né della sua conoscenza sulle varie linee temporali. 

Diamine, Toriel non sapeva nemmeno che lui poteva teletrasportarsi.

Invece Frisk… più pensava a quante cose non sapesse Toriel di lui più si sorprendeva di quante ne sapesse Frisk.

Lui non amava dire nulla e mostrare nulla di sé stesso, eppure aveva rivelato alla ragazzina senza molti complimenti le sue “scorciatoie”, stralci del suo passato… la sua conoscenza dei reset.

Frisk sapeva molto più di quanto Sans avrebbe voluto, non le aveva mai tenuto nascosto nulla, forse perché in cuor suo sapeva che lei sarebbe comunque arrivata alla verità.

Era così concentrato sui suoi pensieri che, mentre prendeva una scorciatoia dietro la casa di Alphys per raggiungere più in fretta casa Dreemurr, non vide affatto la figura che camminava circospetta davanti a lui, e le andò addosso.

-Oddio, scusa, non vedevo dove mettevo i…- si interruppe osservando la figura, che si rivelò essere di una ragazzina umana dai lunghi capelli castani schiacciati dal cappuccio di una felpa verde e occhi azzurri nascosti dietro occhiali da sole enormi volti a coprire l’intero viso.

La ragazzina lo osservò, terrorizzata, e per un secondo Sans pensò fosse uno dei classici adolescenti costretti ad avventurarsi il quel luogo angusto solo per penitenza.

Poi la riconobbe.

-Amanda?- chiese, squadrandola incerto.

Sembrava proprio la vecchia amica che Frisk sembrava odiare, anche se con quel travestimento Sans non ne era del tutto sicuro, e gli umani, a dirla tutta, sembravano tutti uguali se non si era abituati a loro.

-Tu… tu sei lo scheletro che oggi era con Frisk?- chiese lei, guardandolo diffidente.

-Azzeccato, il mio nome è Sans. Sei qui perché non ti fidi di come noi mostri trattiamo la tua ex amica?- chiese in tono tranquillo, avendo l’accortezza di non porgerle la mano. Tanto si sarebbe solo spaventata se l’avesse fatto.

Amanda indietreggiò di qualche passo, sempre squadrandolo.

-No… volevo solo… non ho idea di dove abiti e volevo solo sapere se stava bene- si guardò intorno, come a cercare la casa e qualche via di fuga in caso di pericolo.

-Tranquilla, ha ammesso di stare male e ora sua madre l’ha costretta al letto finché non si sarà ripresa- la tranquillizzò lo scheletro, facendole un occhiolino.

-Oh, bene- Amanda sembrò rilassarsi, e accennò un sorriso -Spero che si rimetta presto-

-Se non sono indiscreto, cosa è successo tra voi due?- chiese lo scheletro, guardandola e cercando di scrutare attraverso la sua anima.

Amanda abbassò la testa.

-Sono stata una pessima amica, tutto qui- alzò le spalle, decisa ad abbandonare l’argomento.

Sans sapeva che non poteva essere “tutto qui”, ma decise di non interferire. Il passato di Frisk non lo riguardava. Lui doveva occuparsi solo del presente.

Anche se, a dire il vero, lo incuriosiva molto scoprire come con un passato così Frisk fosse diventata una ragazzina così speciale.

-Se la vedi, puoi dirle che sono preoccupata, e che mi dispiace, e che… beh, che verrei volentieri a trovarla ma che… ecco…- si interruppe, imbarazzata.

-I tuoi genitori non sanno che sei qui, vero? Oppure hai paura di Toriel?- chiese Sans, intuendo due possibilità di pensiero.

-Entrambe le cose. Ho paura che lei chiami i miei genitori e succederebbe un macello- ammise Amanda, scuotendo la testa.

-Devo dire che è una cosa molto probabile, conoscendo Toriel, ma riferirò il messaggio a Frisk- acconsentì lo scheletro.

Certo che ne aveva di cose da dire a quella bambina. Sperava che lei gli permettesse di dirgliele e non lo cacciasse prima.

Amanda alzò lo sguardo su di lui, guardandolo finalmente negli occhi.

-Grazie, davvero. Io…- iniziò a dire, quasi imbarazzata.

-…non ti aspettavi che i mostri fossero così? Beh, non lo sono tutti, c’è chi è mille volte più gentile e disponibile di me. Ma devo andare comunque da Frisk quindi tanto vale aiutare anche te- le fece un occhiolino, e lei accennò un sorriso.

-Beh, è stato un piacere, Sans- sollevò la mano, leggermente tremante, e Sans tolse la sua dalla tasca per stringerla a sua volta, una stretta veloce ma che fu davvero importante, questo lo scheletro lo sapeva.

Il primo contatto fisico tra un mostro e un’umana qualunque.

Non si sarebbe mai ricordato, ma era importante.

Sans sorrise, mentre vedeva la ragazzina andarsene salutandolo con un cenno.

Per essere una persona che aveva fatto soffrire Frisk nel passato, non sembrava tanto male, e Sans era anche convinto che tenesse davvero alla ex amica.

Chissà come le cose si sarebbero evolute tra le due.

 

8.15 del pomeriggio

Frisk sentiva la risata divertita di Chara, mentre tutto era bui intorno a lei.

-Hai condannato questo mondo ed ora desideri così ardentemente ritornarci? Che ipocrita da parte tua, Frisk- la prese in giro, tenendo il punto di salvataggio in mano, e fuori dalla portata della tredicenne, che si sforzava di afferrarlo.

Sembrava divertirsi a vederla così distrutta, così privata di tutto ciò che la rendeva determinata.

-Che c’è, vuoi il tuo reset? Non lo riesci a prendere?- glielo agitava davanti come un bambino crudele che tortura un povero cane, offrendogli il cibo e togliendoglielo dalle zanne non appena provava a nutrirsi.

Frisk si era resa presto conto che quel gioco lo aveva fatto anche lei, con tutti i mostri, dando loro la libertà e togliendogliela subito dopo avergliela fatta assaporare per qualche secondo.

I mostri che la circondavano erano tanti cani affamati, e lei li aveva torturati per molti reset.

Ed ora il karma faceva la sua parte, e i ruoli si erano invertiti.

-Su, Frisk, salta più in alto, forse ce la fai- ridacchiava Chara, mentre lei usava tutte le sue energie per rimediare ai suoi errori.

-Che ne dici di uno scambio, la tua anima per la possibilità di rifare tutto daccapo?- le propose, con un sorriso poco raccomandabile.

Frisk la guardò, smettendo un attimo di sforzarsi, tra le lacrime che erano nere quanto tutto il resto lì dentro.

-La mia anima?- chiese spaventata.

-Toc toc- una voce alla porta svegliò la ragazzina che dormiva ormai da ore.

Non appena Toriel l’aveva riportata a casa, nel suo letto, si era completamente abbandonata, senza riuscire a trattenersi.

E come sempre succedeva quasi ogni volta che si addormentava, aveva avuto parecchi incubi.

-Chi è?- chiese con voce strascicata, senza neanche pensare che probabilmente era l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere, cosa che infatti era.

-Tios- rispose la voce, entrando lentamente, con un vassoio contenente un bicchiere d’acqua e una ciotola di brodo magico fumante.

Frisk sospirò, mettendosi a sedere lentamente.

-Tios chi?- chiese annoiata.

-Tiosvegliata?- concluse la battuta la voce, posandole il vassoio sul comodino e sedendosi sul letto accanto a lei.

-Si- rispose secca Frisk, girandosi dall’altra parte, decisa ad ignorarlo.

-Frisk…- cominciò a dire lo scheletro, in tono di scuse.

-Toc toc- lo interruppe Frisk, incredibilmente arrabbiata per lo scherzo che lui le aveva giocato.

-…chi è?- chiese lui, incerto.

-Watt- rispose lei, girandosi appena solo per vedere la sua espressione.

Lui sospirò, con l’aria di chi aveva già capito dove quella battuta sarebbe andata a parare.

-Watt chi?- 

-Wattene!- esclamò la ragazzina a denti stretti, tirandosi la coperta fin sopra i capelli.

-Frisk, non volevo peggiorarti la situazione, volevo solo aiutarti- cercò di giustificarsi lo scheletro.

-Stavo benissimo! …o almeno lo sarei stata. Non dovevi interferire. Comunque che ci fai qui? Non avevi un appuntamento con mia madre?- Osservando l’orologio appeso al soffitto, Frisk si sorprese.

-Credi davvero che ti avrebbe lasciato sola? Rimarrà qui, io sono solo venuto a salutare e controllare le tue condizioni, anche per conto di Papyrus- rispose ovvio Sans, accarezzandole i capelli con fare incoraggiante e per controllare la temperatura, probabilmente. -E a proposito di lui, ti manda i suoi saluti, un abbraccio, qualche altro migliaio di cose che non ricordo e chiede se vuoi che non ti faccia mai più spaghetti. Ah, e la tua amica Amanda dice che le dispiace, che è preoccupata e che verrebbe a trovarti ma ha paura che Toriel spifferi tutto ai suoi genitori- Sans elencò i messaggi che doveva portare contandoli sulla punta delle dita.

-Amanda? Ha ragione, i suoi sono dei serpenti. Aspetta, perché Papyrus non vuole più cucinarmi spaghetti? Non è stata colpa sua!- chiese, incredula, senza capire, ed intrecciandosi la testa con tutte le nuove informazioni. 

Ignorò comunque i commenti meno importanti per passare a ciò che più le premeva e che meno capiva.

-E se sapevi che mamma avrebbe cancellato l’appuntamento, allora perché mi hai voluto comunque denunciare per malattia?-

Sans ridacchiò.

-Carina questa. “Denunciare per malattia”. Me la segno. Comunque l’ho fatto perché prima di tutto tu sei mia amica, e questo non cambierà mai. Hai fatto tantissimo per noi, Frisk, e ho promesso di proteggerti da qualsiasi cosa, pure da te stessa- Sans alzò le spalle, come se fosse una cosa ovvia.

Ma Frisk non la considerava tale.

-Perché?- chiese, con le lacrime agli occhi -Perché ti interessa se sto bene o male, dopo tutto quello che vi ho fatto. Dopo tutto il dolore che ho causato. Non riesco a dimenticarlo, Sans, e so che neanche tu lo hai fatto. Io ti ho ucciso, e ho ucciso tutti, e solo perché volevo sapere com’era. Non.. non potrò mai perdonare me stessa per quello che ho fatto, perché mai dovresti perdonarmi tu?- Frisk scoppiò a piangere, cogliendo completamente impreparato Sans, che sobbalzò e alzò le mani per calmarla, senza sapere cosa fare.

-Frisk, non fare così, hai resettato, questo è tutto ciò che…- provò a rassicurarla.

Sapeva che gli umani avevano dei problemi di emozioni troppo forti quando erano malati, ma non credeva fino a questo punto.

-Io sono il vero mostro! Io non merito pietà! E’ per questo che lavoro lavoro e lavoro, perché voi meritate tutto il meglio ed io devo fare di tutto perché avvenga!- continuò lei, interrompendolo e continuando a piangere copiosamente, aumentando il mal di testa, e seppellendo ill volto tra le ginocchia.

-Frisk!- Sans usò un tono molto più autoritario, e le prese il viso tra le mani per guardarla bene negli occhi.

-Guardami, Frisk, guarda tutto ciò che è intorno a te. Pensa al qui e ad ora. Hai una famiglia che ti ama, una madre che darebbe tutto per te e degli amici che vogliono solo il tuo bene. Tu puoi anche essere stata la loro distruzione, nel passato, ma ora non lo sei più. Per quanto mi riguarda tu sei un’altra persona, una persona fantastica che merita, anzi, deve, deve assolutamente essere felice. Noi abbiamo bisogno che tu sia felice, e faremo sempre di tutto per renderlo possibile. Sei il nostro angelo, piccola, non dimenticarlo- la rassicurò.

Frisk pianse più forte, e lo abbracciò stretto.

Lui ricambiò l’abbraccio, accarezzandole i capelli con affetto.

-Vuoi un po’ di zuppa?- chiese, una volta sciolto l’abbraccio.

-No, grazie, non ho fame- rispose lei scuotendo la testa, e rimettendosi sdraiata con le coperte sollevate fino al viso.

-Tranquilla, non ho messo ketchup in questo- commentò quasi tra sé Sans, aspettandosi la sua reazione.

-Quindi erano stati contraffatti davvero gli spaghetti!- esclamò lei, con uno sguardo a metà tra l’irritato e il sollevato.

Almeno non era impazzita.

-Beh, non direi “contraffatti”, io li trovavo anche migliori- si giustificò Sans, alzando le mani in segno di resa.

Frisk sbuffò.

-Tu metteresti ketchup anche nella torta al caramello e cannella di Toriel- commentò, scuotendo la testa.

-Sarebbe un ottimo esperimento da provare. E a proposito di Toriel, mi ha detto che una certa ambasciatrice è abituata a sentire una favola prima di andare a dormire. Vuoi darmi l’onore di essere il fortunato mostro a raccontartela?- le chiese, con un occhiolino.

-Non dovesti farlo a Papyrus?- chiese Frisk, ridacchiando e asciugandosi del tutto le lacrime.

-Beh, deve andare a dormire più tardi. Credo di potermi permettere di farlo aspettare un po’- lui alzò le spalle con un grande sorriso, mentre chiamava a sé un libro con una magia telecinetica.

-Credi che tra un po’ potrebbe essere un’abitudine?- chiese la ragazzina rabbuiandosi, riferita alla storia che lo scheletro aveva con Toriel.

Sans sembrò capire tutti i riferimenti nascosti di quella frase e come si sentiva al riguardo.

Per lui Frisk era un libro aperto, e lei lo sapeva benissimo.

-Qualsiasi cosa succeda, noi saremo sempre prima di tutto amici. Nulla potrà mai cambiare questo. Ci saremo sempre l’uno per l’altra- disse semplicemente, prima di iniziare a leggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Certo che io sono davvero pessima.

Prometto una storia che viene aggiornata in fretta e aggiorno dopo un sacco di tempo.

Prometto una storia che è allegra nei primi capitoli e porto questo Angst incontenibile.

Ci ho provato davvero a rendere tutto più allegro, ma… ecco, mi piaceva l’idea di Frisk malata, e degli spaghetti contraffatti, anche se all’inizio era davvero un’idea allegra, doveva solo esserci uno spaghetti party per far rilassare Frisk, poi mi sono lasciata trasportare.

Che dire, io sguazzo nella sofferenza dei miei personaggi preferiti.

E che ve ne pare di Amanda? Lei e un personaggio che comparirà nell’ottavo capitolo… o prima, dipende, saranno molto importanti, anche se io non amo creare OC, visto che in generale non mi piacciono tantissimo le storie che ne comprendono, come ho già scritto in un’altra storia.

Però ho bisogno anche di umani, non posso fare solo mostri, e spero di farvi affezionare ad Amanda.

Ho cercato di rendere la situazione in superficie il più realistica possibile, anche se so che gli umani non si comporterebbero mai così.

Se davvero dei mostri fossero saliti in superficie, sarebbero morti nel giro di venti secondi con un attacco nucleare che neanche i cattivi più cattivi dei film sui supereroi.

Comunque il prossimo capitolo sarà molto preoccupante, e cercherò di aggiornarlo il prima possibile, visto che un pezzettino ne ho già scritto.

Il corsivo verrà usato principalmente per i flashback, ma anche per i sogni alle volte, anche se non credo che ne tratterò altri.

Questi infatti era un misto tra flashback e sogno, infatti è rappresentata la Frisk del presente.

Per le battute tristi del toc toc, sappiate che io sono davvero una frana, quindi chiedo perdono per la loro squallidità xD

Ho cercato di rendere i personaggi più IC possibili, e spero davvero di esserci riuscita 

Che altro dire, se avete qualsiasi dubbio, commento, chiarimento da fare non siate timidi e lasciate pure una recensione che sono sempre ben accette, spero davvero che il capitolo vi piaccia così come la storia in generale. Spero davvero che continuerà a piacervi.

Vi do un grandissimo bacione e alla prossima :-*

 

   
 
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