Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: QWERTYUIOP00    06/08/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I pesanti cancelli cittadini recanti il simbolo cittadino, la Grande Quercia di Chorrol, si aprirono, rivelando allo sguardo una piazza circolare al cui centro vi era un’enorme statua di una donna che reggeva il corpo di un soldato morto.
Rodrick passò sotto l’arco d’ingresso velocemente, entrando nella piazza.
Da lì, partivano tre strade, la prima, a sinistra, conduceva ad un quartiere che comprendeva la Cappella di Stendarr, la seconda conduceva al Cancello Nord della città, subito dopo un piazzale al cui centro si elevava la Grande Quercia, e la terza, a destra, conduceva sulla sommità di una piccola collina sulla quale si ergeva il castello.
Un uomo anziano, un Imperiale, stava passando di fianco alla statua, dirigendosi verso i cancelli.
Il Bretone, che stava per fare uno scatto verso il colle, si fermò un attimo a guardarlo più attentamente.
Lo aveva già visto, quello. Non tanto tempo prima… ma quando?
Alla Città Imperiale? Lavorava alla commissione?
Scosse la testa.
No, no… era ad Elsweyr? A…
A Bravil.
Quello era il primate della cappella di Bravil.
Si ricordava… Tersitus, quello era il suo nome; Rodrick lo aveva aiutato con i feriti, aveva parlato con lui, dei cittadini, di Bravil, della guerra…
Il ricordo della promessa sul non arruolarsi fece chinare in basso la testa a Rodrick, eppure subito dopo il Bretone la rialzò deciso.
Ripensò a com’era durante l’assedio di Bravil e pensò a com’era in quel momento.
Che cos’era cambiato?
“La battaglia” si disse il Bretone.
Non era più la pecorella spaventata a Morrowind, non era più il ragazzo che faceva le commissioni per Servatus, non era più quello che incassava la morte di K’Rattad e la seppelliva tra i suoi sentimenti, quello spaventato dell’arrivare dei soldati Imperiali e quelli di Mede, rintanato nelle sale del castello, non era più il giovane Bretone balbuziente.
No, lui aveva combattuto, aveva ucciso, aveva scelto di diventare un soldato; tutto quel percorso lo aveva scelto lui, e lì, nella piana davanti ai cancelli di Bruma, lì, circondato da uomini morenti, sia amici che nemici, si era sentito al comando, si era sentito vivo.
Aveva affrontato una battaglia, era sopravvissuto, si era rivelato più forte del nemico, e aveva vinto.
L’Impero si stava avviando verso un cambiamento, ancora qualche settimana, e il popolo avrebbe acclamato un nuovo imperatore.
E Rodrick sarebbe stato lì, sapendo di averlo scelto lui, di essere stato un partecipante attivo della vicenda.
No. Non aveva nulla di cui vergognarsi.
Anche l’Imperiale in quel momento lo stava fissando, anche lui si ricordava.
-Salve- esordì il Bretone –Primate Tersitus-
-Tu…- rispose quello –sei quel ragazzo di Bravil, vero? Quello alla cappella di Mara…-
-Mi chiamo Rodrick- dichiarò annuendo il ragazzo.
-Rodrick… sì…- sussurrava l’altro, annuendo anch’egli –vedo che ti sei arruolato- sentenziò infine.
-Già, abbiamo vinto la battaglia di Bruma- annunciò non senza una vena d’orgoglio nella voce il Bretone.
-E quindi… l’esercito sta passando di qui?- chiese l’Imperiale, i cui occhi erano diventate fessure.
-No, la contessa Valga sta male e io e altri tre soldati l’abbiamo accompagnata qui. Adesso è a Priorato di Weynon. Dovrei andare ad avvertire il castello-
-Hai detto tre uomini?!- tuonò l’anziano, assumendo un’espressione sconvolta –la contessa è al priorato con soli tre uomini?!-
-Sì perché?- domandò Rodrick turbato –Qual è il problema?-
Il sacerdote si allontanò velocemente, passando per i cancelli e lasciando il Bretone senza dire una parola.
Dubbioso per qualche secondo, e inizialmente indeciso se seguire il primate o no, il ragazzo optò per eseguire gli ordini prima, cominciando a correre verso il castello.
Seguì la strada, ai cui lati serpeggiavano dei muriccioli in mattoni, salendo per la collina.
L’improvviso cambiamento d’animo di Tersitus lo turbava, ma decise di non darci troppo peso, accelerando il passo nel passare sotto l’arco d’ingresso del castello.
Un paio di guardie lo fermarono.
-È la contessa!- rispose indicando dietro di sé –sta molto male, l’abbiamo portata al Priorato di Weynon, ma ha bisogno di un medico-
-Come mai siete voi a portarla?- domandò una guardia, dopo aver indicato al compagno di andare a chiamare la maga di corte.
-Lo ha ordinato Titus Mede- rispose prontamente il Bretone –Siamo della compagnia di Kvatch-
La risposta parve accontentare la guardia, e dopo pochi minuti arrivarono la maga di corte, una Redguard di nome Chanel, e una decina di soldati, che ordinarono a Rodrick di fare strada.
In fretta, il gruppo fece a ritroso il percorso che pochi minuti prima aveva compiuto il ragazzo: scese per la stradicciola lungo la collina, sotto gli occhi di alcuni cittadini curiosi, passarono per la piazza e attraversarono i cancelli cittadini, ritrovandosi nella foresta che circondava la città.
Vedendo l’insicurezza del Bretone sul percorso giusto da seguire, le guardie lo rassicurarono: -Tranquillo, ragazzo, conosciamo la strada-
Rodrick annuì e lasciò la guida ai soldati.
Dopo qualche minuto di camminata raggiunsero il priorato.
All’esterno della casa vi erano ancora i cavalli che avevano portato i quattro soldati di Kvatch a Chorrol, eccetto uno, quello di Savlian Matius.
“Sarà scappato” pensò il Bretone “nella fretta, il capitano lo avrà legato male al palo”
Eppure quel comportamento sembrava così strano per quell’Imperiale, che la spiegazione immediata non convinse del tutto Rodrick.
E, aggiunto al fatto del Primate Tersitus, quell’evento cominciava a suscitare preoccupazione nel ragazzo.
“C’è qualcosa di strano” pensò il Bretone.
Si avvicinarono ancora di più al monastero, erano ad una cinquantina di passi ormai, e cominciavano a intravedere i dettagli della scena.
La porta era aperta.
Qualcosa era posato sui gradini che conducevano all’ingresso.
Rodrick e il resto del gruppo si lanciarono un’occhiata.
Si avvicinarono ancor di più.
Quello era un cadavere.
Le guardie sguainarono le spade, la maga preparò i suoi incantesimi, il Bretone cominciò a correre.
Raggiunse la porta; quello era il cadavere di Lucius. Giaceva a faccia in giù lungo i gradini di pietra, trafitto da parte a parte.
Il ragazzo impugnò la spada, spaventato per la prima volta dopo tanto tempo, poi entrò.
A terra, verso le scale, vi era il corpo di Savlian Matius, il torace squarciato, la spada ancora in pugno.
Voltandosi a destra…
Alexia, visibilmente sconvolta, era seduta su una sedia, con il braccio appoggiato al tavolo; affianco a lei, Tersitus.
-E tu cosa ci fai qui?!- urlò Rodrick, avvicinandosi mentre alzava l’arma –sei stato tu a…-
-Non è stato lui- lo zittì la giovane Imperiale, indicando un vistoso taglio –è arrivato cinque minuti fa, e mi sta curando il braccio-
-E allora cosa…- cominciò il Bretone, prima di venire zittito dall’arrivo delle guardie di Chorrol.
-Cosa diavolo è successo qui?!- sbraitò una di esse, per poi assumere un tono cupo –la contessa…-
-È… è… è morta- rispose Alexia, volgendo lo sguardo verso il basso –è avvenuto tutto circa un quarto d’ora fa-
-Appena sono partito?- chiese turbato il ragazzo mentre due soldati salivano le scale a controllare le stanze superiori.
-Subito dopo- confermò, con un’ombra di vergogna e rabbia sul volto, l’Imperiale –è stato un Khajiit… prima ha trafitto Lucius a sorpresa, poi mi ha ferita… e ha ucciso il capitano Matius. Poi è salito di sopra e, dopo essere tornato giù, se n’è andato-
-Tre soldati ben addestrati, con una storia di battaglie nell’esercito di Titus Mede che vengono sconfitti da un Khajiit…- cominciò furente la guardia di prima, per poi assumere un’espressione preoccupata –Quel Khajiit… aveva qualche… tratto singolare?-
-Non aveva la coda- rispose deglutendo Alexia.
I soldati si scambiarono un’occhiata esaustiva.
-E tu? Perché sei viva?- tornò alla ribalta uno di loro  -E tu sacerdote. Cosa ci fai qui?-
-Sono un membro dell’ordine di questo priorato- rispose con tono deciso Tersitus –all’arrivo della contessa mi è stato ordinato di andare a prendere le nostre erbe medicinali. Quando sono tornato, ho visto il Khajiit uscire e, entrando, ho visto quello che avete visto voi-
-Io… non so perché sono viva… veramente… non sto facendo altro che chiedermelo- disse la giovane Imperiale.
-Quanto a te- concluse la guardia rivolgendosi a Rodrick –o non sapevi nulla o sei un maledetto attore perfetto. Voi tre uscite, e rimanete nel cortile. Claudius, accompagnali e controlla che non scappino-
Le due guardie salite al piano superiore tornarono nel gruppo recando espressioni surreali, mentre Alexia, Tersitus e Rodrick venivano scortati fuori da Claudius.
Dopo essersi allontanati un po’ dalla guardia, il Bretone partì all’attacco.
-Cosa vi facevate lì?! Perché quella reazione al cancello?! E perché avete mentito?- domandò al sacerdote.
Si sforzava di concentrarsi unicamente su quella faccenda per non dover pensare a ciò che era successo.
Eppure, inevitabilmente, una fitta gli attanagliava lo stomaco, la consapevolezza che, anche quella volta, non aveva potuto fare nulla, chi gli era caro era stato attaccato, ucciso barbaramente, e lui non aveva potuto impedirlo.
Dunque quei pensieri dopo la battaglia non erano stati altro che illusioni? Non era al comando di nulla? Non contava veramente niente, e il suo destino non era altro che aspettare di essere schiacciato da qualcuno di più forte?
Si chiese se, poco prima di morire, Servatus Bantos aveva avuto gli stessi pensieri.
-So chi è stato- rispose con decisione Tersitus –e posso condurvi da lui, dopo che ci avranno lasciato andare, se promettete di non dire nulla alle guardie-
-Puzza di trappola- disse Alexia ritraendosi.
-Io andrò ad affrontarlo comunque. Da solo, se necessario- dichiarò l’Imperiale –Questo… è un mio fallimento… sono stato cieco. Ma non è ancora finita. Né per lui, né per noi-
-Per lui sarà finita molto presto- sibilò con inaspettata freddezza il ragazzo.
Del resto, la situazione non era del tutto persa. Non era come le altre volte.
Era stato ferito ancora, ma quella volta aveva il potere di farla pagare al colpevole.
Poteva vendicarsi.
-Questa non è una giustizia privata- ribatté aspro il primate –Non vi condurrò là  per il vostro piacere personale della vendetta. Se questo è ciò che vi guida, potete rimanere qui, per quel che mi riguarda-
-Perché vi ostinate a difenderlo?- chiese Alexia.
Tersitus assunse un’espressione cupa.
-Come tu ben sai, Rodrick, anch’io ho combattuto. Per anni- rispose –ne ho viste decine e decine di storie… no, queste non sono storie… di persone. Persone rovinate dalla guerra. Vittime innocenti che si trasformano in mostri. Agnelli in lupi. Durante il nostro viaggio verso nord, poiché volevo portarlo al più presto al di fuori di Cyrodiil per evitare che fosse tentato da intraprendere di nuovo quella strada, mi ha raccontato una parte della sua storia-
-Di nuovo?- domandò il Bretone.
-La contessa Caro di Leyawiin- dichiarò dopo un sospiro l’Imperiale.
-Era lui?!- chiese stupefatta Alexia.
-La sua vita prima della guerra non doveva essere stata semplice, ma non me ne ha voluto parlare; eppure, dopo essere arrivato a Leyawiin, pare avesse trovato una sorta di equilibrio grazie a questa Tsavi, la maga di corte Khajiit e alla benevolenza del conte, nonostante l’odio che la contessa provasse per la sua razza. Nel massacro di Leyawiin, lui era un soldato di Marius Caro, perse l’amata Tsavi e venne ferito e mutilato. Qualche giorno dopo vide morire il suo signore, e venne preso come “giullare” da Alessia Caro. Per qualche strana ragione la furia omicida non si scatenò subito in lui, ma crebbe lentamente nella sua anima. Mi ha  confessato senza battere ciglio di avere assassinato l’erede di Leyawiin, un ragazzo di sedici anni e poi la contessa. Subito dopo, ha scoperto di una lettera in cui Arriana Valga ordinava invitava la figlia a compiere il massacro a Leyawiin… non so se per vera vendetta o semplicemente se se lo fosse prefissato come obiettivo per la sua vita, per giustificarla, proseguì su questa strada.
-Ma io gli ho parlato, l’ho conosciuto! So. So che non lo voleva veramente, ma non sono riuscito a farglielo capire… e questa è la mia colpa. Adesso… che anche la contessa di Chorrol è morta… non so cosa potrebbe fare, cosa potrebbe arrivare a progettare pur di avere qualcosa a cui aggrapparsi… deve essere fermato. Ma non con la violenza. Lui non deve essere ucciso. Merita anche lui la misericordia di Stendarr –
Rodrick e Alexia rimasero ad ascoltare, leggermente frastornati nel sentire quella storia.
-Quindi, se volete accompagnarmi- concluse il primate –siete certi di riuscire a perdonare?-
Dopo qualche attimo di esitazione, i due risposero affermativamente.
Ma certi, non lo erano affatto.
 
 
 
Dopo che le guardie lasciarono andare il gruppo, i due ragazzi seguirono il sacerdote tra gli alberi, fino ad arrivare all’entrata di una cava abbandonata.
Al di fuori, il cavallo di Savlian Matius gironzolava tra i cespugli.
Cautamente, Tersitus aprì la porta che bloccava l’entrata e si inoltrò nei cunicoli della miniera.
Rodrick e Alexia gli stavano dietro, con la mano appoggiata all’elsa della spada, e avanzavano guardandosi intorno alla ricerca di una minaccia.
Svoltarono prima a destra, poi a sinistra, e infine di nuovo a destra e, dopo una breve ma ripida discesa, arrivarono in uno stretto corridoio che svoltava destra.
Dopo quell’ultima curva, arrivarono ad un punto della cava in cui lo spazio si allargava a formare come una stanza più o meno circolare.
Al centro, un focolare, ai cui lati vi erano delle cuccette.
Dietro al fuoco scoppiettante vi era un masso, sul quale era seduto, di spalle, un Khajiit senza coda.
Vedendolo, Rodrick non si fece sopraffare dalla rabbia, ma sentì accendersi dentro di sé un fuoco.
Nonostante ciò che quell’essere avesse fatto, non riusciva ad odiarlo, ma, allo stesso tempo, malgrado il racconto del sacerdote, non riusciva a compatirlo.
Lo vedeva soltanto, semplicemente, per quello che era.
Un Khajiit senza coda seduto su una roccia.
Quello, sentendo i passi dei nuovi arrivati, si alzò e si voltò, squadrando i tre ospiti. Quando il suo sguardo passò su Alexia, si ritrasse immediatamente, per concentrarsi su Tersitus.
Il pelo sotto i suoi occhi era umido.
-Primate- esordì con voce neutra –Sapevo che sareste tornato-
-Lo sai tu e lo so io- dichiarò l’Imperiale –Non è ancora troppo tardi, S’Virr-
-Per cosa?- fece l’altro, amaro –Pentirsi? Redimersi? E quando… quando sarà troppo tardi? Quando avrò ucciso anche te? O questi ragazzi? È da un po’ che mi sto chiedendo… non se posso avere la possibilità di redimermi, per quello so già la risposta, ma se debba effettivamente farlo. Erano veramente gesti orribili, quelli? Chi può dirlo, voi? E chi siete per poterlo fare?
-È necessario pentirsi di un atto, se quando lo si compiva si era felici? Se si era sicuri della sua validità? Io ho assolto il mio compito, nient’altro-
Quella strana figura risultava sempre più strana a Rodrick, mentre un formicolio gli pervadeva nel braccio destro.
-Ma ti senti, adesso?- sbottò Tersitus –Hai idea di cosa stai dicendo? Tu non lo volevi fare! Eri pentito. E se tu non avessi ceduto…-
-L’ho fatto perché lo volevo!- urlò S’Virr –L’ho fatto perché era giusto!-
-Era giusto uccidere uomini innocenti come Lucius e Savlian?!- intervenne Alexia, gridando.
Il Khajiit rimase per qualche secondo a fissarla.
-Ascolta, S’Virr…- disse il sacerdote avvicinandosi al suo interlocutore, quando quello, con un manrovescio, lo scaraventò a terra urlando: -Stai lontano da me!-
I due ragazzi estrassero le spade, il nemico la sua.
Il Bretone si fiondò all’attacco calando l’arma dall’alto, mancando, però, il bersaglio, che nel frattempo si era spostato.
L’Imperiale lo ingaggiò con una serie di fendenti, ma il Khajiit riuscì a pararli tutti, indietreggiando lievemente.
Il primate provò a infilarsi in mezzo per fermare lo scontro, ma venne spinto a terra, quella volta da Rodrick.
 Dopo aver scostato la lama di S’Virr con un fendente, Alexia tirò un pugno contro la guancia scoperta.
Il Khajiit fece qualche passò in avanti per non perdere l’equilibrio, per poi attaccare entrambi i suoi avversari mulinando la spada.
Indietreggiando, Rodrick mise male il piede su una roccia e, poiché il nemico lo aveva notato, venne colpito con un calcio alla gamba in bilico.
Dopo essere caduto, si allontanò rotolando dal combattimento.
Era rimasto stranamente sorpreso dall’abilità in combattimento dell’avversario, nonostante sapesse benissimo che stava affrontando l’assassino di Savlian Maitus.
Le spade di Alexia e S’Virr cozzarono ripetutamente mentre la prima cercava di rompere la difesa del secondo, finché l’Imperiale non optò per una finta a destra seguita da un affondo.
La tecnica non funzionò, e la situazione precaria nella quale Alexia era dopo l’affondo permise al Khajiit di tirarle una ginocchiata al costato, facendola cadere.
Anche lei rotolò di lato, cercando di schivare i colpi di lama che S’Virr faceva cadere dall’alto, finché non intervenne il Bretone, che, lanciandosi contro l’avversario e facendolo cadere, permise alla ragazza di rialzarsi.
A quel punto, il Khajiit, cogliendo l’occasione di avere affianco Rodrick a terra, gli calciò via la spada e gli cinse il collo con un braccio, per poi usarlo come scudo umano contro Alexia.
L’Imperiale passò alla difensiva per qualche secondo, per poi tentare un fendente.
Ma l’attacco si fermò quando il Bretone le venne spinto contro, e l’Imperiale, indifesa dopo aver spinto di lato con un braccio il compagno, venne ferita al braccio un’altra volta.
Urlando, caricò il colpo con tutta la forza presente nell’arto, ma nel mentre dell’attacco, venne trafitta dalla spada di S’Virr.
Rodrick urlò.
Tutti i suoi anni di silenzio, di balbettii e di cenni con la testa vennero liberati in un unico urlo.
La sua mente ripercorse tutta la sua vita ancora una volta.
Pensò a tutte le perdite, a tutte le persone care che erano morte.
Dai suoi genitori, a Llanas, a K’Rattad, a Savlian… e infine Alexia.
In quel momento lo sentì.
L’odio che si era caricato dentro di lui, la fiamma che gli avvampava dentro, esplose, rivelava tutta la sua potenza sepolta negli anni.
E ci era voluta la morte di quella giovane Imperiale, un’altra perdita, per fargli rompere l’ultima barriera, per disintegrare il guscio che lo aveva rinchiuso per tutti quegli anni di soprusi.
Ma in quel momento era lì.
E quell’essere, quell’assassino, quel mostro… anche lui era lì.
E tra di loro non vi era altro che le cotte di maglia che indossavano.
La sentiva… quella forza, quell’euforia che lo pervadeva prima della Battaglia di Bruma, e in quel momento era pronto a scatenarla.
E urlava.
E piangeva.
Il Khajiit alternava, come impietrito, lo sguardo tra lui e Alexia.
Guardava il corpo che perdeva lentamente vita, come spaventato.
Lo lasciò andare, e si guardò le mani, tremando.
Rodrick si alzò, impugnando l’arma.
-Rodrick, no Rodrick, fermati!- urlò Tersitus, mentre il Bretone partiva alla carica mulinando la spada.
Le lame cozzarono un’altra volta, molto più velocemente.
Il ragazzo continuava a cambiare posizione, attaccava con colpi veloci, cambiando continuamente, colpi veloci, ma straordinariamente violenti.
Per qualche motivo, forse per paura, ritenne il Bretone, il Khajiit rimaneva sulla difensiva, limitandosi a parare a fatica gli attacchi, mentre fissava impietrito il suo avversario.
-Rodrick, ti prego… fermati!- continuava dietro il sacerdote.
Il ragazzo cominciò a far indietreggiare il nemico, e, sfruttando lo slancio, eruppe in una nuova serie di assalti, sempre più violenti, sempre più estremi… finché un semplice contraccolpo lo fece cadere.
La spada gli sfuggì di mano e, dal basso, vide S’Virr troneggiare su di lui, mentre lo fissava con occhi vuoti, e alzare la lama per sferrare il colpo.
Ma, parve un momento, una frazione di secondo, l’ormai vincitore esitò.
Subito il Bretone si tolse dalla zona di pericolo, schivando il fendente arrivato in ritardo e, raccolta la spada, ritornò all’attacco, più ferocemente di prima.
Ormai non sentiva neanche più i richiami del primate, lui colpiva, colpiva e colpiva.
Non pensava, non vi era altro.
Con un fendente laterale fece perdere la posa di guardia al nemico e, cogliendo l’occasione, menò il colpo più forte che avesse mai sferrato con quell’arma.
Ancora una volta, come un presentimento, un’esitazione.
La parata arrivò in ritardo, e l’avambraccio destro del Khajiit venne completamente reciso.
Il monco cadde a terra, urlando.
Quella volta, era Rodrick a troneggiare.
Sentiva quella gioia della battaglia, l’essere finalmente al comando di se stesso, l’essere libero.
-Rodrick…- quell’ultima preghiera era quasi un rantolo –non… non diventare come lui-
Quelle poche, semplici parole lo travolsero con tutta la loro forza celata.
Si pietrificò.
Si voltò, e lui guardò, quella volta, l’Imperiale con occhi vuoti.
Nella sua mente, in quel momento, l’euforia si dissipò, tutto svanì.
Non riusciva a pensare ai suoi genitori, a Llanas, a K’Rattad, a Savlian, ad Alexia… si guardò e vide Helseth Darys, Servatus Bantos, il Re di Rimmen, il conte Terentius… e quel S’Virr.
“Che cosa sto facendo?” pensò, come se si fosse appena svegliato da un incubo “Che cosa sono diventato?”
Tornò a guardare il Khajiit, che lo guardava con impazienza, rimanendo immobile.
Le lacrime tornarono a rigare il suo volto.
La sua mano si aprì, e la spada cadde a terra.
Lui indietreggiò, avvicinandosi a Tersitus e aiutandolo ad alzarsi.
-Hai fatto la cosa giusta- gli sussurrò quello, abbracciandolo –va tutto bene-
Ma, quando si voltarono, videro il Khajiit, in piedi, che reggeva nella mano sinistra la lama.
-S’Virr- disse l’Imperiale –che cosa stai facendo?-
-Giustizia- sussurrò l’altro, per poi trafiggersi  più volte con l’arma.
Caduto a terra, mentre il sangue sgorgava a fiotti sul pavimento roccioso della miniera, rantolava, ripetendo: -Giustizia, Tsavi… giustizia-
Rodrick rimase a fissarlo per qualche secondo.
Tersits fece una veloce preghiera ad Arkay per i due morti.
-Non… non possiamo lasciarli qui- soggiunse infine.
Il Bretone annuì e, insieme, trasportarono fuori dalla miniera i due corpi e li seppellirono uno affianco all’altro appena fuori dalla cava con una vanga che l’Imperiale aveva trovato verso l’uscita.
Ad ovest, il sole era quasi del tutto scomparso dietro l’orizzonte.
-E adesso… che cosa farai?- domandò il sacerdote –Mede non dev’essere molto distante da Chorrol, e le guardie avranno cominciato a cercarti… è meglio che ti incammini-
-No- rispose secco Rodrick.
Pensava a ciò che era successo, tutto ciò che gli era successo, alle persone che aveva conosciuto, quelle che aveva combattuto e quelle che aveva ucciso, quelle che aveva amato e quelle che aveva odiato.
Si domandava perché.
Perché tutto quello era avvenuto, perché aveva dovuto compiere quelle azioni, perché gli altri avevano dovuto compiere quelle azioni.
Si guardò e si schifò di se stesso, per aver perso quell’innocenza che lo aveva sempre caratterizzato, e si chiese quando l’aveva persa.
In guerra? No, no… in guerra quello era soltanto venuto fuori.
C’era qualcosa in quel mondo, in quell’Impero, qualcosa che non andava, che rendeva le persone così… cos’era successo? E Rodrick aveva optato per il cambiamento, supportato Mede, combattuto per lui… ma solo in quel momento capiva che nulla sarebbe cambiato, che la storia aveva preso un certo corso, e nulla avrebbe potuto cambiarlo.
-Rodrick, devi andare o crederanno che tu fossi in combutta con S’Virr- lo esortò Tersitus.
-Non m’importa- rispose il Bretone –me ne voglio andare via di qui-
Ne aveva abbastanza di Cyrodiil, di quelle persone e di quei luoghi. Voleva andare via, non tornare mai più.
-Per andare dove?- chiese stupito il sacerdote.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo.
-A casa- rispose, quasi senza pensarci.
Casa.
Quel pensiero si inoltrò nel suo cervello.
Qual era la sua casa? L’aveva mai avuta?
A Wayrest. Lì era nato, lì abitavano i suoi genitori, prima di morire.
E lì sarebbe tornato.
-A casa- ripeté avvicinandosi al cavallo di Savlian e salendovi in groppa.
-Sarai considerato un disertore- lo avvertì l’Imperiale.
-Sarò ben lontano da qui- ribatté il Bretone –e presto sarò dimenticato-
-Addio, primate Tersitus- aggiunse infine.
-Addio Rodrick- rispose l’altro con un sorriso sincero sul volto –abbi cura di te-
Dopo un ultimo sguardo dietro di sé, il ragazzo partì al galoppo.
Tutto intorno l’oscurità notturna cominciava a diffondersi, sugli alberi, sulle colline, sui ruscelli.
Ma lui cavalcava, veloce come il vento, seguiva i sentieri, saltava le rocce, scendeva per i declivi, e andava verso ovest, verso il sole, per la prima volta veramente libero.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: QWERTYUIOP00