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Autore: Inevitabilmente_Dea    07/08/2016    1 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La mattina seguente, quando tutte le ragazze furono sveglie, mi obbligarono a raccontare loro i dettagli della serata precedente e tutte furono abbastanza deluse quando dissi loro che probabilmente Thomas era in un altro piano e che tirarlo fuori dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. non sarebbe stato semplice.
Ovviamente non confidai loro la conversazione avuta con Newt, nè tanto meno quella con Stephen, e decisi inoltre di omettere anche il piano di fuga che intendevamo intraprendere dopo esserci ripresi Thomas. Forse sbagliavo a non avvisarle di una probabile fuga, ma allo stesso tempo sentivo che non potevo fidarmi, almeno non di tutte loro. Sapevo già che molte ragazze non sarebbero state d'accordo ad abbandonare tutto - un tetto sopra la testa, del cibo caldo, un letto e un bagno - e buttarsi alla cieca in un luogo pericoloso e del tutto imprevedibile. Probabilmente anche io avrei avuto dei ripensamenti se fossi stata nei loro panni, ma a differenza loro io avevo capito che quella in cui ci trovavamo al momento non era casa nostra e non avrebbe mai potuto essere chiamata come tale. Quello che ci avevano fatto era imperdonabile e non avevo la minima intenzione di rimanere con quei mostri neanche un secondo di più.
Una voce robotica interruppe violentemente i miei pensieri, proiettandomi di nuovo alla realtà e facendomi drizzare le orecchie in direzione dell'altoparlante che aveva iniziato a produrre suoni. "Attenzione prego: la colazione sarà servita tra dieci minuti alla sala mensa." 
"Sala mensa? E' quella in cui siamo state ieri?" chiese Livia guardandomi con un sopracciglio alzato.
"Non ne ho idea, ma in ogni caso possiamo scoprirlo. Abbiamo ancora dieci minuti per raggiungere la mensa e prendere la nostra colazione. Non vorrei che funzionasse come nella Radura: 'se non arrivi in tempo qualcuno mangerà la tua porzione'." recitai a memoria. "Un classico."
"Funzionava veramente così?" rise Avery, spuntando dal nulla e intromettendosi nel discorso.
"Oh, sì. E ancora non vi ho raccontato di come funzionavano le docce: credo di aver battuto il record mondiale di velocità sotto la doccia per paura che qualcuno entrasse." abbozzai un sorriso nel ricordare delle memorie che sembravano ormai lontane anni.
"Be' se non altro, se sei ancora qui viva e vegeta, vuol dire che hai imparato a farti rispettare." constatò Livia facendo cenno a tutte di seguirla oltre la porta della stanza.
"Credo che sia stato grazie all'affetto che provano nei miei confronti. Sai com'è, essere l'unica ragazza della Radura equivale al diventare la sorellina minore di tutti." spiegai uscendo per ultima dal dormitorio e chiudendo la porta con la chiave.
"Oppure equivale a diventare oggetto di stupro generale." mi sussurrò Livia all'orecchio, facendomi un sorrisetto divertito. La ragazza si gustò divertita la mia faccia colorata improvvisamente di rosso e la mia espressione di imbarazzo, poi fece spallucce e passò avanti, superando le altre ragazze e arrivando in prima fila.
"Ehi, aspetta! Non è vero!" gridai rincorrendola e scrollandomi di dosso la timidezza. 
"Sì, certo, certo." borbottò la ragazza agitando la mano in aria come se non le importassero le mie contestazioni. Mi mise un braccio sopra le spalle e mi circondò la testa, attirandomi a sè e strofinandomi un pugno sui capelli. "La sorellina minore di tutti, eh?"

Dopo aver finito la colazione io, Minho e Newt ci ritrovammo a parlare cautamente riguardo alla ricerca di Thomas. Nonostante il piano di Minho fosse semplice e neanche tanto pericoloso da attuare, il problema rimaneva comunque riuscire a trovare una sala di controllo oppure la stanza degli archivi.
Sicuramente, come ipotizzato da Newt, la W.I.C.K.E.D. doveva aver pure una stanza completamente dedicata ai dati raccolti durante le diverse prove, ma sicuramente sarebbe stata inaccessibile e super controllata. Nonostante tutto l'impegno e la serietà che avremmo potuto mettere in una missione di infiltrazione, rimanevamo solo e comunque tre ragazzi senza armi che cercano di superare decine di schemi di sicurezza, tra guardie armate, telecamere di sicurezza e allarmi efficienti.
L'unica possibilità rimaneva perciò trovare una sala di controllo, sperando di ritrovare tra le tante proiezioni di telecamere, quella che riproduceva il video di controllo della stanza in cui si trovava Thomas.
L'unico problema rimaneva comunque trovare quella sala di controllo e riuscire ad entrarci. Forse questa non era protetta da una guardia, ma sicuramente serviva un codice di accesso o una chiave per poterci entrare. 
Dopo aver ragionato più e più volte sulle stesse ipotesi, capimmo che l'unica soluzione era quella di osservare attentamente l'Uomo Ratto: se non altro, dentro la W.I.C.K.E.D., era un personaggio di vitale importanza e forse anche uno dei più potenti, uno dei capi.
Se esisteva una chiave, ce l'aveva per forza lui. Dovevamo solo stare attenti a come si comportava, se usava delle carte per accedere a delle stanze o se gli bastava un codice. 
Una volta trovata la chiave dovevamo distrarlo e rubargliela senza dare nell'occhio.
Dovevamo essere cauti, delicati, ma soprattutto furbi.
"Si parla del diavolo e spunta la coda." borbottò Minho guardando verso la porta con un sorrisetto stampato in volto, come se la sua preda preferita gli fosse appena apparsa davanti.
Infatti, non appena mi voltai anche io nella direzione in cui stava guardando, scorsi l'Uomo Ratto entrare dalla porta, scortato da due guardie armate fino al collo.
Lo osservai attentamente, ma non aveva niente in mano che assomigliasse lontanamente ad una chiave, a parte un piccolo fascicolo che teneva stretto sotto il braccio destro. Lo sentii schiarirsi la gola e attendere impaziente che il chiasso si attenuasse. Quando questo non accadde, lui si innervosì e iniziò a battere fragorosamente le mani per attirare l'attenzione.
Avrei voluto girarmi ed iniziare ad ignorarlo, ma dovevo attenermi al piano e stare bene attenta.
Quando il silenzio calò e tutti gli occhi furono puntati su di lui, lo vidi sorridere impercettibilmente e poi parlò, riempendo il silenzio: "Bene, ora che avete fato colazione vorrei spiegarvi cosa vi sarà concesso fare in questi giorni. Avete tre giornate di riposo, oggi incluso, perciò potrete stare tranquillamente nei vostri corridoi o dormitori a riposare, ma una volta finiti abbiamo in serbo per voi dei programmi." sfogliò qualche foglio, lesse qualche riga e dopo poco continuò. "Inizierete con fare diversi test. Questa volta non saranno assolutamente fisici o psicologici, ma riguarderanno il vostro intelletto e la vostra capacità di risolvere problemi. Questi richiederanno esattamente una settimana, dopodiché verrete valutati e smistati in rispettivi gruppi lavoro. Vi spiegheremo nei dettagli i dati che abbiamo sull'Eruzione e il modo in cui si manifesta e a quel punto, ogni gruppo si occuperà di terminare una parte della cianografia finale, facendo appello alle vostre capacità intellettuali." fece un'altra piccola pausa e chiuse la cartella di fogli, riponendola nuovamente sotto il braccio. "Sarà un progetto molto difficile, ma vi assicuro che alla fine riuscirete a completare tutto alla perfezione. Vi abbiamo osservati per anni e vi posso assicurare che ognuno di voi ha la capacità di risolvere un problema che neanche i migliori geni del mondo sono riusciti a decifrare. Ora avete tutti gli strumenti per farlo e sono sicuro che non ci deluderete. Il destino dell'umanità è nelle vostre mani. Ci aspettiamo grandi cose, da tutti voi."
Janson si guardò attorno e passò in rassegna tutti i volti presenti nella stanza. Quando si accorse che nessuno intendeva fare domande o parlare, alzò un sopracciglio e riprese a parlare. "Mi sono dimenticato di informarvi che i pasti saranno serviti ogni giorno in questa stanza. Il pranzo a mezzogiorno in punto e la cena alle sette. Potete tranquillamente girare per tutto questo piano e potete utilizzare ogni stanza: troverete dei laboratori, un'infermiera, delle palestre e persino un'area relax. Ogni stanza ha libero accesso, ma vi è severamente vietato accedere ad altri piani oltre a questo. Chiunque trasgredirà questa regola sarà punito di conseguenza e vi assicuro che non sarà un'esperienza da ricordare." ci sorrise falsamente, poi unì le mani dietro la schiena. "Dato che non ci sono domande, vi lascio continuare la vostra pausa."
Detto questo girò i tacchi e oltrepassò la porta, seguito a ruota dalle guardie che impugnarono saldamente i fucili prima di uscire dalla stanza. L'uomo infilò una mano nella tasca del suo camice e tirò fuori una piccola tessera magnetica. Fece qualche passo verso una porta di metallo, che dava l'idea di essere pesante, poi fece passare la tesserina in un dispositivo posto accanto alla porta, facendo scattare una lucina verde che acconsentì l'accesso. Quando la porta di metallo si aprì mi accorsi che in realtà essa non era altro che una parete di un'ascensore. Il più grande ascensore che avessi mai visto, profondo e largo abbastanza da contenere tutte le persone ancora nella mensa.
"Finchè non scopriamo qualcosa dobbiamo solo tenere la testa bassa e cercare di non attirare l'attenzione, okay?" propose Newt, guardando prima me e poi Minho, che annuì impercettibilmente.
Fu nel momento in cui vidi sparire la faccia da ratto dell'uomo dietro le possenti spalle delle guardie, che capii ciò che dovevo fare. All'improvviso scattai in piedi, catapultando la sedia all'indietro e mi lanciai all'inseguimento dell'uomo, seguita da Newt e Minho che, colti alla sprovvista, si limitarono a seguirmi allarmati.
"Che cosa stai facendo?" mi chiese Newt scioccato, tentando di raggiungermi e fermarmi. Continuai a correre, nella speranza di riuscire a fermare l'Uomo Ratto in tempo e uscii dalla stanza, sbattendo la spalla sulla porta per riuscire ad aprirla di nuovo. 
Mugugnai per il dolore quando la botta raggiunse la ferita da sparo che ancora stentava a guarire del tutto e mi schiaffeggiai mentalmente per non essere stata più attenta, ma continuai a correre nella direzione dell'Uomo Ratto. 
"Penso che stia cercando di attirare l'attenzione." rispose Minho con il suo solito sarcasmo, ma potevo sentire dal tono della sua voce che era divertito e non intendeva fermarmi. Lo sapevo che starsene buoni e con la testa bassa non era da Minho ed ero sicura che si sarebbe goduto a pieno la scena che tra poco sarebbe iniziata. Quando riuscii a raggiungere anche io l'ascensore mi catapultai al suo interno, prima che l'uomo potesse premere il pulsante del piano 1.
"Janson!" urlai per attirare la sua attenzione. L'uomo si bloccò con la mano a mezz'aria e si voltò sbalordito nella mia direzione. Anche le guardie ebbero la stessa reazione, ma a differenza dell'Uomo Ratto esse reagirono, bloccandomi il passaggio con i loro fucili per evitare di farmi avvicinare allo scienziato. "Voglio sapere di Thomas. Perchè non ce lo fate vedere?" ordinai lanciando all'uomo uno sguardo arrabbiato.
L'uomo mi guardo con superiorità e alzò un sopracciglio ad indicare il suo fastidio nei miei confronti. Portò il dito su un altro pulsante e lo premette. L'ascensore ebbe uno scossone e poi emise un suono acuto, ma non si mosse, segno che probabilmente lo scienziato aveva deciso di farlo bloccare per evitare che le porte si chiudessero alle mie spalle. "Te l'ho già spiegato, Cavia. Thomas ha..."
"Chiamala in quel modo un'altra volta e giuro che spezzo le gambe a forza di calci." disse Newt con voce ferma e arrabbiata, raggiungendomi immediatamente alle spalle insieme a Minho.
"Okay, ora calmiamoci tutti." asserì l'uomo, facendoci un sorriso falso e alzando le mani in segno di riappacificazione. "Vi ho già spiegato che Thomas è stato isolato perchè malato di Eruzione. Oltre ad essere contagioso è anche pericoloso e inaffidabile."
"Oh, andiamo... Non vogliamo di certo instaurare una chiacchierata come ai vecchi tempi. Vogliamo solo vederlo, anche attraverso uno schermo o una finestra. Non mi interessa come, ma voglio vedere le sue condizioni." insistetti sporgendomi oltre i due fucili e cercando di avvicinarmi all'uomo.
Quando le mie mani si andarono ad appoggiare contro le armi per spostarle, le guardie reagirono e mi spintonarono all'indietro. Inizialmente opposi resistenza, ma dopo poco mi venne in mente un altro piano e sapevo che questa volta avrebbe funzionato.
Indietreggiai di due passi, alzando le mani in segno di ricongiunzione e abbassai lo sguardo cautamente sulla tasca di Janson: ero sicura che la tessera magnetica si trovasse nella destra del suo camice e con un po' di fortuna avrei potuto impadronirmene.
Feci un ultimo passo indietro, senza uscire dall'ascensore, e poi riabbassai le braccia lentamente sui fianchi quando le due guardie si ricomposero, più sollevate e tranquille di prima.
Lanciai un ultimo sguardo di fuoco a Janson e poi girai i tacchi, fingendo di andarmene.
Mossi un passo avanti e subito dopo mi rigirai di scatto verso le guardie, riprendendo a correre come una furia nella loro direzione. Queste, colte probabilmente alla sprovvista, cercarono di difendere lo scienziato che nel frattempo si era allontanato da noi, andando a schiacciarsi contro la parete di fondo dell'ascensore.
Vigliacco del caspio. Pensai andando a sbattere così violentemente contro le due guardie da far perdere l'equilibro a entrambe. Inciampai nei miei stessi passi, ma riuscii comunque a saltare addosso a Janson, che ora teneva le mani ben strette sulle mie spalle tentando di allontanarmi. L'uomo aveva ormai abbandonato la cartella con i fogli a terra e il suo viso si era colorato di rosso per lo sforzo. Quando lo vidi allo stremo delle forze, lo sentii stringere con la mano la mia spalla, conficcando le dita nella ferita.
Urlai dal dolore e per un attimo vidi tutto nero, ma non mi persi d'animo e feci finta di cadergli addosso per colpa delle fitte alla spalla. Solo quando le distanze tra i nostri corpi furono assenti, infilai la mia mano nella sua tasca, giusto un attimo prima che le guardie mi staccassero a spintoni da lui.
Mi trascinarono fuori bisbigliando tra i denti qualche insulto nei miei confronti, poi mi gettarono letteralmente fuori dall'ascensore, tra le braccia dei miei due amici che si erano guardati la scena esterrefatti e impietriti, senza sapere cosa fare.
"E' inaccettabile un comportamento del genere!" sentii Janson urlare. "Credimi, Soggetto C1, pagherai per questa tua azione e ti posso assicurare che non me ne dimenticherò."
Dopo questa frase, le porte dell'ascensore si chiusero silenziosamente, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
Mi voltai con il fiatone verso Newt e Minho, che nel frattempo mi avevano rimesso in piedi, guardandomi con un'espressione tra lo sconcerto e la paura.
"Perchè capsio l'hai fatto?" mi chiese Minho allibito.
"Credevi davvero che ci avrebbero portato così semplicemente da Tommy?" mi chiese Newt furibondo, con la faccia di chi voleva delle spiegazioni.
"Certo che no." mi difesi, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. "Non sono così stupida."
"E allora perchè..." Newt si interruppe improvvisamente, fissando lo sguardo sulla mia spalla. "Eli, stai perdendo sangue." mi disse allarmato, indicando con il dito la mia maglietta bianca, ora ricoperta da una grossa macchia rossa all'altezza della spalla.
"Merda..." biascicai abbassando lo sguardo alla maglia e scostandola per vedere in che stato era la ferita. Notai che la benda che la ricopriva era totalmente inzuppata di sangue, segno che i punti che mi avevano dato erano probabilmente saltati, facendo riaprire con successo la ferita.
"Non abbiamo tempo per questo." asserii scuotendo la testa e lasciando perdere. Infilai la mano nella mia manica e tirai fuori la piccola tesserina magnetica, mostrandola con orgoglio ai due ragazzi. "Non c'è bisogno che mi ringraziate."
"Ringraziate un corno." esclamò Minho, apparentemente infuriato. "Come minimo ti facciamo una statua!" gridò entusiasta per poi darmi un grosso abbraccio.
"Ehi, ehi, fermo!" ordinò Newt ancora preoccupato e arrabbiato, allontanando Minho con una mano per poi rivolgersi a me. "Come prima cosa, hai fatto un'azione stupida e imprudente. Dovevi parlarcene e poi avremmo deciso insieme. Come seconda cosa, ti sei ferita e stai perdendo molto sangue e quello che dici è che non abbiamo tempo per occuparcene. E come terza cosa, perchè diamine la incoraggi, Minho?" chiese furibondo rivolgendosi all'amico. "Ti sei bevuto il cervello? Avrebbero potuto spararle e ti assicuro che negli occhi avevano tutta l'intenzione di farlo!"
"Ehi, amico. Calmati." propose Minho, mettendogli una mano sulla spalla. "La tua ragazza ci ha appena risparmiato chissà quanti giorni di ricerca. Ha fatto una mossa intelligente e..."
"Avventata!" lo corresse Newt, alzando la voce. Vidi il biondino prendere un respiro profondo per calmarsi e poi parlare con una tranquillità che mi sembrò tutto meno che controllata. "In ogni caso, ormai hai fatto quello che hai fatto. Ora, prima ci occupiamo della ferita e poi di Thomas."
"Ma Newt..." tentai di attirare l'attenzione del ragazzo. 
"Nessun ma! Sono sicuro che Thomas possa resistere ancora qualche ora. Prima ti curiamo e prima possiamo proseguire." ordinò Newt in un tono che non ammetteva repliche.
Mi guardò per qualche secondo e in quegli attimi di contatto visivo, iniziai a sentirmi male. Lui non mi aveva mai guardando in quel modo. Era un misto tra delusione, rabbia e preoccupazione. Mi tolse la carta magnetica di mano e la affidò a Minho. "Nascondila in un posto sicuro, noi torniamo tra poco."
Dopodichè mi prese per il polso e mi trascinò all'avanti con lui, senza proferire più una parola.
L'unica cosa che riuscii a fare in quel momento fu di sentirmi terribilmente in colpa e continuai a seguirlo, in un silenzio assordante che in quel momento mi parlò molto più chiaramente di altre mille parole.

   
 
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