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Autore: Giochi00    08/08/2016    0 recensioni
Clara ha sedici anni e frequenta la seconda superiore al liceo artistico “De Nicola” nella sua città; è una ragazzina molto sicura di sé e determinata, ha molti amici e una migliore amica, Francesca, che lei ritiene fantastica. Le due fanno atletica nella stessa società sportiva: l’ “Atletica Farfalla”.
Si, una storia del tutto normale, ma Clara non è semplicemente normale, è qualcosa di più; infatti alla nascita a causa di una malformazione le hanno dovuto asportare gli arti inferiori e quindi si serve di un paio di gambe artificiali per restare in piedi, camminare e anche per correre.
Clara, inoltre, ha un sogno: vincere i campionati italiani di Atletica Leggera sui 200 metri piani e si impegnerà come sempre per raggiungerlo e magari realizzarlo.
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre amato correre
, è qualcosa che puoi fare da solo, unicamente grazie alla tua volontà.
Puoi andare in qualsiasi direzione,
correre lento o veloce, o contro vento se ne hai voglia,
scoprire nuovi luoghi usando solo la forza dei tuoi piedi
ed il coraggio dei tuoi polmoni.
(Jesse Owens)



Il grande campo di atletica leggera, in possesso all’ “Atletica Farfalla”, capeggiava sui piccoli parchi dove i bambini andavano a giocare e le mamme a chiacchierare.
 
L’ingresso alla struttura era accessibile solo agli atleti della società, che, per poter entrare, dovevano esibire il loro tesserino. Un lungo cancello bianco lo circondava e una piccola porticina rendeva accessibile la pista di tartan rosso fuoco, che in inverno era gelato e d’estate emanava sempre un forte caldo.

 Gli atleti più piccoli erano già andati a casa da un po’, mentre i più grandi ed esperti stavano terminando il defaticamento.

“Ehi Fra, mi passeresti l’altra gamba?” chiese Clara seduta sotto la tettoia che si tovava di fianco al campo, utilizzata come zona riposo durante i mesi più caldi o come riparo dalla pioggia e dalla neve durante le stagioni più fredde.  “Ah si certo! Eccola” esclamò l’amica in pantaloncini blu, seduta sulla panca. Francesca era una ragazza magra e particolarmente alta, superava infatti di quasi due spanne tutte le sue coetanee, compresa Clara. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi tendenti al blu; le piaceva correre e lo faceva fin da quando aveva cinque anni, era infatti tra le più veloci della squadra, in particolare quando si trattava di correre i 100m.
Le due avevano appena terminato l’allenamento e si stavano risistemando prima di tornare a casa.

Quel giorno era stato impegnativo, fortunatamente la scuola era già finita da due giorni e quindi i ragazzi erano un po’ più tranquilli, ma l’ondata di caldo che aveva reso la città una cappa di afa, rendeva sempre più difficili gli allenamenti e quindi, meno buone le prestazioni degli atleti.

“Ragazze non andate a casa?” chiese Massimo, il presidente della società e allenatore della squadra delle promesse . Era un tipo alto, di bella presenza e con gli occhi chiari come il ghiaccio; aveva sempre una voce calda e rassicurante, perfetta durante le gare. “ Si si, siamo quasi pronte, ma con questo caldo non riesco nemmeno a muovermi!” rispose con una smorfia Clara mentre si sventolava con la mano. La canottiera rosa antico le si era attaccata alla pancia, a causa del sudore, e mostrava i suoi addominali appena pronunciati , i pantaloncini neri le scoprivano l’attaccatura delle protesi e infine le all stars nere che la ragazza aveva inserito nelle sue “gambe” da “passeggio” completavano il look insieme alla lunga treccia bionda sulla spalla che dava un tocco di raffinatezza. “Eh ragazze lo so, fa caldo” sospirò l’allenatore mentre guardava il cielo sperando di essere colpito da un acquazzone, ma la grossa palla di fuoco sopra le loro teste sembrava non voler sparire.  “Comunque mio padre dovrebbe essere arrivato, io vado;  ciao Cla!” interruppe i due Francesca, che, dopo aver dato un bacio alla compagna di allenamento, si allontanò “ Allora vuoi che ti accompagni?” chiese Massimo “No no grazie aspetto che mia sorella finisca di parlare con Antonio e vado anche io, grazie comunque” rispose gentilmente la giovane indicando la sorella che parlava con il fidanzato.

“Eccomi Clacchi possiamo andare! Anzi facciamo presto che oggi arrivano i clienti di papà!” le disse Alice mentre la tirava per un braccio “ Ma ancora? Sono venuti ieri! E non tirare!” controbattè Clara cercando di non cadere.  Alberto, il padre delle due, era un avvocato penalista molto importante in paese ed era molto amato da tutti per il suo grande cuore, infatti, appena poteva aiutava anche i più poveri offrendo il suo lavoro gratis, l’unica pecca: per i suoi clienti era buon uso cenare a casa dell’uomo e della sua famiglia.

“Dai Cla muoviti che i signori Customer sono sempre puntualissimi e dobbiamo ancora fare la doccia!” urlò Alice mentre girava intorno al muro di cinta che circondava la palazzina dove la loro famiglia abitava “Si! Ma stai calma! Io ho due gambe finte!” urlò di risposta la più piccola che sembrava non voler rimanere indietro, ma la sorella maggiore si bloccò di colpo, si voltò, inclinò la testa verso sinistra;  la guardò storta e poi sorridendo disse: “ Non mi fai pena vicecampionessa cadette!”  a quel punto Clara sbuffò e cercò di raggiungere l’altra ragazza senza far cadere la sacca contenente le protesi in carbonio che usava per correre.

“Voglio proprio vederlo questo mister puntualità!” schernò la sorella Clara mentre si asciugava la fronte che, dopo la corsa e le scale, era grondante di sudore. Proprio in quel momento la porta di casa Romagnoli si aprì e mostrò il volto allegro e paffuto di Grazia, la mamma delle ragazze, che le accolse frettolosamente con ancora i guanti da cucina nelle mani e il grembiule in vita. L’appartamento e il pianerottolo furono  avvolti  da un succulento profumo di scaloppine e funghi  della signora Grazia famosa per i suoi deliziosi banchetti.

“Vado a lavarmi per prima!” urlò Alice mentre si stava ancora togliendo le scarpe “No! Io mi sono allenata! Sono tutta sudata!” le rispose la sorella minore cercando di appoggiare a terra la grossa sacca rosso fuoco, ma quando non ricevette risposta dall’altra ragazza capì che molto probabilmente era andata a farsi il bagno per prima,quindi lei ne approfittò per salire al piano superiore. 


Note dell’Autore (in questo caso autrice) “N.d.A.” : Ciao a tutti e a tutte (ovviamente)! Eccomi qui alle prese con il mio primo racconto “Che ci vuole!” mi sono detta, devo  ammettere che pensavo fosse tutto molto semplice;  purtroppo  mi sbagliavo! *sbuffa* :/ .
Non credo di sapere bene il motivo che mi ha spinto a scrivere questa storia; l’avevo in mente da un po’ e poi quando ho iniziato a guardare video su internet inerenti all’atletica paraolimpica mi deve essere scattato qualcosa e quindi ECCOMI QUI!  * si inchina davanti alla folla in delirio e chiede il silenzio *
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia già aiutato a pensare ( riguardo a cosa non saprei, l’importante è che vi abbia fatto pensare).
Un GRAZIE enorme a tutti quelli che hanno speso del tempo o lo spenderanno per  recensire, preferire, seguire o semplicemente leggere!  Mi auguro di non aver offeso nessuno con questo mio capitolo e ricordo che: Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Grazie ancora e un saluto!
Giochi00
 
  
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