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Autore: tenacious_deep_soul 99    09/08/2016    1 recensioni
Tutti ci aspettiamo una vita migliore fuori dal nostro paese, anche Julie pensava che la sua partenza per la Corea avrebbe potuto fare della sua vita una vita stupenda. I suoi sogni crollarono di botto quando perse improvvisamente il lavoro a causa della poca clientela. Fortunatamente la sua migliore amica, Soyon, sarà in grado di aiutarla, trovandole una nuova occupazione: grazie a lei farà parte del cast di trucco e parrucco della BigHit, affiancando i tanto conosciuti Bts. La sua vita cambierà radicalmente. Se in meglio o in peggio? Questo dipende da lei...
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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                                                •♦Living for surviving♦•

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Erano già due anni che Julie faceva fatica ad andare avanti, non pensava che la sua vita nel suo tanto amato paese potesse essere così difficile: una settimana dopo l’arrivo nella nazione la ragazza venne assunta in un negozio di make-up per mancanza di personale e non come semplice opera di carità verso una straniera disoccupata. Non per sua decisione, negli ultimi tempi aveva cominciato a digiunare rimanendo solo con la sua colazione composta da un semplice caffè accompagnato da pane e marmellata di albicocca; questo perché il lavoro andava sempre peggio, il suo datore pagava i dipendenti sempre meno a causa del poco flusso di clienti e quindi Julie usava quei pochi soldi che raggruppava per pagarsi l’affitto e le bollette della sua modesta casa. Non era quello che si era sempre aspettata...

Ogni giorno arrivava al lavoro demotivata, senza aspettative, senza più sogni nel cassetto da inseguire.
-Suvvia Julie, non abbatterti... ce la farai, okay?- disse Soyon accarezzandole le spalle magre.
Cho Soyon era sua collega da meno di un anno, nonché sua carissima amica: avevano legato fin da subito, stringendo un ottimo legame. Come poteva farcela? Julie era quasi senza un soldo.
-Non posso continuare più così, Soyon... è già da due mesi che rimando il pagamento dell’affitto e il proprietario mi sta mettendo continuamente pressioni, esige i suoi soldi e io non so come fare- singhiozzava con le mani sulle guance diventate rosse come peperoni mentre le lacrime le rigavano:-Devi occuparti degli studi universitari e io sono di troppo, non posso permettermi di occupare ancora casa tua. Scusami se te lo dico adesso ma stasera voglio ritornare da me, ti va bene?- concluse guardando l’amica negli occhi. Quel dannato cappuccino poggiato fra le gambe le stava facendo veleno, era completamente contaminato dalle sue lacrime di dolore. Soyon era sempre rimasta con lei negli attimi di maggiore difficoltà, era stata proprio lei ad offrirle la sua ospitalità per fare in modo che non pagasse le bollette per concentrarsi sulla quota dell’affitto.
-No, non mi va bene. Vedi come sei scema? Quante volte ti ho detto che non sei affatto un peso per me? Sto solo aiutando la mia migliore amica nel momento del bisogno!- sbuffò  roteando gli occhi Soyon per poi emettere una sonora e lieve risatina, cui toni alti riuscirono a migliorare l’umore a Julie.  Quest’ultima sbuffò stanca sbattendo contro lo schienale poi, voltandosi verso l’amica seduta accanto a lei in quella fredda panchina di ferro, prese la parola nonostante il nodo alla gola che si era venuto a creare:-Non sai quanto ti sia grata, davvero- Julie fiondò il braccio libero attorno al collo dell’amica stringendola in un tenero abbraccio, sembravano due vere e proprie sorelle:-Sono stata fortunata ad incontrare una persona come te, ma penso di starmi approfittando troppo della tua ospitalità. Ti prego, fammi ritornare dov’è giusto che stia-.
-Eh va bene Julie, se pensi che questo possa farti sentire meglio allora fai pure. Qualunque cosa non esitare a chiamarmi eh? Prendi il cellulare, apri KakaoTalk e mi mandi un messaggino: sarò da te in un lampo- sospirò lei mettendosi poi in pose aegyo in continuazione, come era solita fare per smorzare la tensione e uccidere la tristezza.

Erano le undici e venticinque, la loro pausa mattutina sarebbe terminata fra poco meno di cinque minuti:-Sbrighiamoci, o il capo ci sgriderà... sai com’è fatto “Esigoh puntualitah”- imitava Soyon la voce del direttore, evidenziando il suo tono da trentenne perfettino facendo le virgolette con le dita. Il rumore delle piatte suole delle scarpe da tennis di entrambe riecheggiava fra quello di tanti altri pedoni camminare in massa sull’ampio marciapiede reso claustrofobico.
Giunte correndo verso il negozio, accalcandosi spalancarono di fretta la sottile porta di vetro e per un pelo non cadevano tutt’e due con la faccia per terra:-Erah orah finalmenteh!- urlò quello in preda ad una delle sue solite crisi isteriche:-Doveh sieteh stateh!? Avete portatoh ben due minuti di ritardoh!- camminava a destra e a sinistra quello per il salone agitando le mani in aria mentre le due amiche cercavano di trattenere le risate al meglio che potevano alla vista dell’ennesima scenata, diventata a far parte della quotidianità.
Era divertente assistere a quegli spettacoli così esilaranti, sembrava di essere davanti ad un piccolo teatrino di marionette. Tuttavia, le loro risa vennero sopraffatte da un senso di preoccupazione poiché tutti i dipendenti del negozio erano riuniti all’interno del salone dalle pareti color glicine.
-Capo, abbiamo solo preso un cappuccino... c’era confusione per strada, abbiamo portato ritardo per questo. Ci scusi, non capiterà più- disse Soyon inchinandosi ripetutamente insieme all’amica.
-Hai detto beneh, non capiterà più! Sedetevi pregoh, oggi riunioneh straordinariah- fece l’uomo dai capelli neri riflessati da poco, invitandole ad accomodarsi su due poltroncine con un gesto della mano:-Non posso più permettermi di portare avanti il negozioh, come sapete le cose vanno male in questoh periodoh... mi dispiace ma sono costretto a chiudere bottegah- concluse lui tenendosi ambedue le mani.
Aveva sentito bene? Erano stati tutti licenziati!?
-Ma capo e... la paga di questo mese?- domandò una ragazza del gruppo posta in piedi con la schiena poggiata contro il muro.
-Ma mi sentite o no quando parloh!? Siete stati li-cen-zia-tih! Niente pagah!- si inalberò quello atteggiandosi a vanitoso incompreso, schioccando continuamente le dita ad ogni sillaba.
“Bene, ci mancava solo questa... che bella vita, Julie!” pensò lei portandosi le dita della mano contro le tempie.
-Beh, è tuttoh. Buona vita, ragazzih!-.

-Buona vita? Buona vita!? Stiamo scherzando o fa sul serio!?-
-Lo so Julie, non ci voleva proprio...-
-E adesso!? Devo pagare il signor Lee, come faccio!?- si scombinò i capelli con le mani mentre passeggiava con l’amica per ritornare a casa. Sembrava che la sua vita stesse prendendo la piega sbagliata tutt’assieme, ogni cosa stava andando per il verso sbagliato.
-Tranquilla! come dice sempre mio padre, c’è sempre una soluzione a tutto. Ricordalo!- si agganciò Soyon al suo braccio tirandola a sé.
Una soluzione... era questo ciò di cui Julie aveva bisogno? No, ci voleva un miracolo.
-Soyon faccio un saltino a casa prima di prendere i bagagli, okay?-
-Sì certo, vai. Sai dove trovarmi!- la salutò lei con un cenno della mano mentre apriva il portoncino.
Julie aveva una strana sensazione. Si sentiva agitata, la bocca dello stomaco pulsava per via dei nervi tesi: qualcosa non andava. Sola con se stessa si incamminò verso il suo appartamento, a due isolati di distanza da quello dell’amica; camminava sovrappensiero. Con la borsa stretta con la mano sulla spalla destra guardava dritto ai suoi piedi senza curarsi di chi le passasse davanti, intenta ad estraniarsi da tutto e da tutti. Quasi arrivata, si apprestò a prendere le chiavi dentro la tasca interna della borsa fermandosi all’angolo della strada; non fece neppure in tempo ad estrarle da questa che la sua attenzione si focalizzò su una figura robusta non molto alta, con un paio di occhiali rettangolari posti sul naso drittissimo.
Non è possibile. Cosa ci faceva il signor Lee sotto casa sua? 
Avvistata la ragazza alzò il braccio per salutarla e le venne incontro marciando rapidamente, quasi fosse felice e arrabbiato allo stesso tempo:-Signor Lee, non mi aspettavo una sua visita. Cosa la porta qui?-
-Julie, sai benissimo cosa mi porta qui...- fece lui aggrottando le folte sopracciglia grigie.
Seguirono momenti di interminabile silenzio, un silenzio a dir poco imbarazzante che fu poi spezzato dalla voce dell’uomo:-Temo che dovrai ridarmi le chiavi-
-Cosa significa? Mi spieghi signor Lee...-
-Ho dovuto farlo Julie, sei stata sfrattata. Questa era la soluzione migliore, non volevo ricorrere a vie legali perché so che tu sei una ragazza molto seria, si vede a miglia di distanza. Mi dispiace tantissimo perché so i problemi che hai al lavoro...-la consolò quello con tono paterno.
-Sa una cosa signore? Forse penso sia stato un bene, proprio oggi sono stata licenziata e non credo avrei potuto pagare ancora l’affitto- disse lei con aria affranta, sentiva di aver perso:-Ecco le chiavi- prese il mazzetto fra le due dita. Quel gesto così semplice e naturale divenne doloroso, era come ricevere una pugnalata dritta sullo stomaco.
Congedatasi dal cinquantenne riprese i suoi passi verso la casa dell’amica e, piangendo, estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto.
-Pronto?-
-Soyon, c’è un problema...-

►Angolo autrice:
Ma buonciao armys! Vi ho lasciato il capitolo un po’ prima perché per qualche giorno starò senza wifi e non potrò pubblicare il giorno che avevo prestabilito. Se tutto va bene molto probabilmente dovrei riuscire a rilasciare il prossimo capitolo tra venerdì e sabato. Spero che anche questo vi sia piaciuto e soprattutto mi auguro che abbiate la pazienza di aspettare ancora un pochino, i ragazzi non tarderanno a fare il loro ingresso… ne vedremo delle belle!
Vi abbraccio! 화이팅!

 
  
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