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Autore: Rohhh    09/08/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutte! Ecco il nuovo capitolo, ne approfitto per ringraziare le ragazze che hanno lasciato una recensione e quelle che hanno aggiunto la storia alle preferite o seguite. Mi fa tanto piacere!
A presto!

Capitolo 9

 

Matt suonò le ultime note della canzone , attese che il batterista completasse con un paio di rullate d'effetto e finalmente si rilassò, posò il basso per terra e si spostò indietro con una passata veloce della mano i capelli dalla fronte sudata per farle prendere aria.

La stanza non era grandissima e si era trasformata in un inferno soffocante, data la mancanza dell'aria condizionata e l'esistenza di un'unica finestra, che ovviamente non bastava.

«Ragazzi, facciamo una pausa e beviamoci una birra congelata, altrimenti mi sa che schiattiamo!» propose il chitarrista, mentre si toglieva la maglietta per il caldo. Gli altri lo imitarono subito.

«Tranquilli, le prendo io! - esclamò Mandy, sorridendo e avviandosi verso il frigorifero – voi cercate di riordinare un po' questo casino di cavi, amplificatori, strumenti e altra roba, altrimenti poi i miei chi li sente!»

La sala dove di solito si riunivano Matt e i suoi amici per suonare era un garage di proprietà dei genitori di Mandy che veniva utilizzato ormai come ripostiglio più che altro, e così qualche volta la ragazza ospitava i suoi amici per fare un po' di musica.

I ragazzi nel frattempo si erano catapultati fuori dal garage per prendere aria, sedendosi su di un muretto, mentre Ilary era corsa dal suo ragazzo Dylan, il chitarrista, e gli si era avvinghiata.

Jenny si staccò dal gruppo delle ragazze, che stavano armeggiando vicino al frigorifero per portare da bere e qualche spuntino, e approfittò della situazione per avvicinarsi a Matt.

Finalmente quella sera non si era portato dietro quella ragazzina sfigata e poteva avere campo libero.

Si accomodò accanto a lui, aggrappandosi alla sua spalla e facendo aderire il più possibile il suo corpo a quello di Matt, poi gli sfilò la sigaretta dalla bocca e ne aspirò un tiro lungo per poi rilasciare il fumo languidamente, cercando di apparire provocante. Con una mano si spostò i capelli lunghissimi da davanti la scollatura, mettendosi ancora più in evidenza. Si guadagnò le occhiate adoranti di buona parte dei ragazzi presenti, ma non quella di Matt.

Lui si era già fatto incantare da Jenny due anni prima, quando aveva vent'anni. Si erano conosciuti nel locale in cui Matt ai tempi suonava con la sua band d'estate e aveva ceduto al suo fascino.

Era single e non ne voleva sapere di storie serie, l'ultima molto lontanamente assimilabile a una relazione risaliva ai suoi diciassette anni, un storiella da liceo che comunque era durata non piú di qualche mese.

Jenny era bella, trasgressiva, ci sapeva fare e tra di loro era nata presto un'attrazione fisica che si era consumata poco dopo.

Avevano fatto sesso un paio di volte, ma Matt era sempre stato chiaro fin da subito sulla natura solo fisica della loro relazione, senza alcuna implicazione sentimentale, e lei aveva accettato.

Jenny era sveglia, le piaceva apparire, mostrarsi sempre perfetta e snobbava chi non riteneva alla sua altezza. Quello che amava fare era non porsi nessun limite, osare sempre e stupire a tutti i costi, e agli occhi di Matt, a lungo andare, era diventata quasi senza personalità per quello, una ragazza vuota e scontata.

Quella relazione era finita con l'estate ma Jenny, al contrario di ciò che sierano ripromessi, si era innamorata perdutamente di lui, fino al punto da andarlo a cercare d'inverno nella città in cui Matt viveva col padre e studiava, ricevendo però il primo rifiuto.

Si era consolata andando subito con altri ragazzi, che comunque non le mancavano, ma non era riuscita a togliersi dalla testa Matt. Era lui che voleva avere e tutti gli altri erano solo ripieghi di cui si stancava presto.

Le ragazze del gruppo avevano provato in ogni modo a farle capire che Matt non l'avrebbe mai amata e che era inutile provocarlo col sesso, perchè non era certo un disperato e nemmeno uno di quei ragazzi che si rimbecillivano non appena vedevano una ragazza disponibile con un bel corpo o una bella faccia. Una ragazza per piacergli doveva essere interessante e intrigarlo, anche se si trattava di sesso. E con Jenny quell'attrazione c'era stata ma adesso era finita e lui non ne voleva sapere e nè intendeva illuderla.

«Sei sempre il più figo di tutti quando suoni» gli aveva sussurrato maliziosamente all'orecchio, mentre una mano aveva cominciato ad accarezzargli il petto e l'altra gli scostava delle ciocche bionde dal collo, per poterglielo scoprire e poggiarci le labbra.

Stava ricominciando. Matt intuì le sue mosse.

«Beh, grazie – le rispose con indifferenza – ora scusami ma vado a rinfrescarmi un po'» e si scostò da lei, approfittando dell'arrivo delle birre per raggiungere gli amici.

Jenny divenne furiosa, maledì le amiche che avevano interrotto il suo momento, rifiutandosi di capire che Matt si sarebbe alzato comunque e aveva usato la prima scusa che gli fosse capitata a tiro. La sua mente non poteva accettarlo.

«Cazzo Matt, non so come fai a resistere a quello schianto di Jenny! – commentò il batterista quando furono abbastanza lontani – per un po' non ti saltava addosso davanti a noi.»

Matt scrollò le spalle, sorseggiando la sua birra.

«Jenny pensa che tra noi possa esserci qualcosa, ma a me non interessa e non intendo alimentare le sue speranze inutilmente, le farei solo del male» rispose tranquillamente.

Le occhiate attonite degli amici si sprecarono.

«Certo che sei strano, un altro al posto tuo non ci avrebbe pensato un attimo a portarsela a letto.» commentò un altro suo amico.

Matt non aggiunse altro e continuò a bere.

«Aspetta, ho capito – se ne uscì fuori un altro ragazzo – è per via della rossa che hai a casa! Te la stai scopando, non è vero? Sembra così pura e delicata, chissà se è così anche a letto» commentò, ammiccando.

Matt fu disgustato a sentire quei discorsi ripugnanti e volgari associati ad Ashley, gli diede fastidio da morire. I suoi occhi si gelarono.

«Ma che ti salta in mente? - sbottò, alzando la voce e facendosi scuro in viso - guarda che è della figlia del compagno di mia madre che stai parlando! – ammonì l'amico - e poi non c'è niente tra me e lei» concluse.

«Non sarà che invece ti piace e anche tanto?» lo provocò Dylan, l'unico fidanzato tra loro e che aveva scorto qualche segnale diverso nel comportamento dell'amico.

«Ho detto di no, possiamo cambiare argomento, mi sta sembrando un cazzo di interrogatorio!» esclamò Matt esasperato e palesemente a disagio, si alzò e si allontanò veloce da quel mucchio di rompipalle.

«Io, comunque, mi sa che ci ho preso» bisbigliò Dylan al batterista senza farsi sentire da Matt per risparmiarsi la sua ira, facendo ridacchiare anche gli altri.

Quella sera Matt si mantenne ben lontano da Jenny, ottenendo solo di farla accanire ancora di più, era troppo presto per lei per gettare la spugna.

 

 

Il pomeriggio seguente Ashley era alle prese con i suoi capelli, armeggiando con fermagli e forcine, per tentare di dare loro una piega che potesse andare bene per il matrimonio a cui erano stati invitati. Li portava corti a sfiorarle le spalle e non erano abbastanza lunghi per provare un'acconciatura decente, quindi doveva accontentarsi di portarli sciolti, ma sperava quantomeno che le punte decidessero di stare un po' al loro posto, invece di avere vita propria.

Sbuffò sconsolata: per una volta nella vita desiderò che Phoebe fosse lì con lei ad aiutarla, avrebbe di certo avuto la soluzione giusta per valorizzare quell'ammasso di capelli insensati.

Riuscì più o meno nell'impresa, indossò il vestitino blu senza spalline che aveva comprato insieme alle cugine e che a detta loro avrebbe attirato l'attenzione persino di Matt, commento questo che avrebbero potuto risparmiarsi, calzò dei sandali argento con un tacco non troppo alto e scese.

Suo padre e Monica erano già pronti ed elegantissimi. Gregory conserva ancora un discreto fascino e non sfigurava al fianco della sua compagna, raffinatissima ed elegante, al punto che Ashley, al confronto si sentiva insignificante.

Ma lo shock più grande lo ebbe quando vide spuntare Matt, con una faccia da funerale, in un vestito nero elegante, con tanto di cravatta. Aveva cercato di sistemarsi i capelli fluenti all'indietro usando un po' di gel, ma qualche ciuffo ribelle scappava comunque, ridandogli quell'aria scanzonata che lo caratterizzava.

Inutile dire che era affascinante e bello anche con quello stile.

Ashley non potè fare a meno di guardarlo.

Peccato che l' espressione del ragazzo fosse quella di chi stava subendo una tortura sul patibolo. Si vedeva lontano un miglio che soffriva rinchiuso in un vestito così perfetto.

Avanzò verso di loro, sua madre lo squadrò dalla testa ai piedi per accertarsi che fosse presentabile, mentre lui le riservava uno sguardo accigliato.

Sembrò essere più o meno soddisfatta, visto che diede l'ok per andare.

La coppia uscì a braccetto da casa, mentre Matt a fianco ad Ashley, le puntò gli occhi addosso, ammirandola. Quella scollatura esaltava le sue spalle chiare, coperte da qualche sparuta lentiggini e metteva in evidenza la schiena scoperta e dovette ammettere che la trovava bella anche in una veste più formale.

La cerimonia si sarebbe svolta con rito civile all'interno di un meraviglioso palazzo antico.

Ashley non amava particolarmente i matrimoni.

A differenza della maggior parte delle ragazze, che fin da piccole sognano quel giorno, immaginandosi dentro uno stupendo abito bianco, mentre raggiungono l'uomo della loro vita, lei, probabilmente influenzata dalla storia di sua madre, che si era sposata ben due volte ed entrambe erano finite male, non era mai riuscita a scorgere niente di romantico nel matrimonio.

Non si immaginava in abito da sposa, nè pensava alla festa, ai parenti e agli amici raggianti intorno a lei o al lancio del bouquet, i fiori, la musica e le foto romantiche insieme al suo futuro sposo.

Per lei il matrimonio era un'inutile cerimonia, spesso ipocrita, che nulla aggiungeva a una coppia e che spesso era solo un'occasione per gli invitati di alimentare pettegolezzi e fare critiche all'organizzazione.

Inoltre non amava stare al centro dell'attenzione per non parlare del fatto che la sua situazione familiare era talmente intricata da farle venire l'ansia solo al pensiero di come gestire il tutto.

Suo padre che non stava con sua madre e che magari avrebbe portato la sua compagna, magari sarebbe stata la stessa Monica e già immaginava la sua contentezza per dover presenziare al suo matrimonio. Situazioni poco piacevoli, parenti che non si parlavano più, i suoi nonni che avrebbero evitato suo padre tutta la serata.

Insomma, proprio nulla di fantastico, aggiungendo anche il piccolo dettaglio che al momento si trovava priva della materia prima, ovvero un ragazzo e una relazione stabile.

Il rito si svolse senza intoppi,i due nubendi diventarono ufficialmente marito e moglie tra gli applausi e le grida di gioia di parenti e amici.

Ashley non si sentì comunque sola: accanto a lei Matt era forse ancora più annoiato e torvo di lei, come aveva immaginato anche lui non doveva essere un tipo da matrimonio e chissà quale sforzo stava facendo per non strapparsi quel vestito di dosso.

Al locale però per Ashley cominciò un incubo peggiore.

Gli invitati erano quasi tutti colleghi del padre e di conseguenza conoscevano bene anche l'ex di Ashley, Richard, che era stato un allievo del padre ed era diventato piuttosto bravo, facendosi notare in quell'ambiente.

Sapevano che tra loro c'era stata una storia e che si erano lasciati e su di lei cominciarono a piovere una miriade di commenti di persone dispiaciute.

La trattarono come se perdere Richard fosse stata per lei la sua sfortuna più grande.

Molti le fecero notare come fossero felici gli sposi e le coppie fidanzate presenti, tutte rigorosamente formate da giovani seri e perfettini, che, a differenza di Matt, si trovavano a loro agio in quella tenuta elegante, abituati a frequentare serate di un certo tipo.

Altre si prodigarono a ricordarle che era comunque un bel bocconcino ed una ragazza seria e rispettabile e che quindi non avrebbe faticato a trovare presto un altro ragazzo come Richard.

Altri ancora avevano assunto una faccia contrita e le avevano rivolto consolazioni non richieste e consigli per non stare giù di morale.

Tutto cominciò a ruotare intorno a Richard, sempre e solo lui, la sua stessa persona cominciò a essere associata esclusivamente a quel nome, come se non avesse un'identità sua.

Ashley cominciò a sentirsi nauseata, sorrideva forzatamente ma stava soffocando, le girò la testa e ebbe voglia di scappare da quel posto.

Tentò di resistere, ma alla prima occasione utile, quando era partita la musica e tutti erano in piedi a ballare o guardare gli sposi, adocchiò un grande terrazzo che cominciava da dietro una porta di vetro enorme.

Si allontanò dalla folla e lo puntò.

Spalancò la grande porta di vetro ed uscì nel terrazzo, lasciando che si richiudesse alle sue spalle.

Finalmente tutto il chiasso assordante della festa diventò nient'altro che un leggero brusio di sottofondo.

Rallentò l'andatura, rilassandosi, e riempì i polmoni di aria fresca, come se per tutto quel tempo fosse stata in apnea.

Un lieve brivido percorse la sua schiena scoperta, a causa della brezza pungente, che stranamente quella sera soffiava e che aveva provocato un abbassamento della temperatura estiva. Si strinse nelle spalle nude, sfregandosi le braccia con le mani. Rimpianse di non aver preso con sè il coprispalle, che aveva previdentemente deciso di portarsi appresso proprio per un'eventualità del genere, ma la fretta di fuggire da quella sala gliel'aveva fatto dimenticare dentro.

Pazienza, l'importante era essere adesso fuori, sola.

Raggiunto il parapetto, poggiò i gomiti e si sporse a guardare un punto indefinito nell'orizzonte. Il panorama da lassù era mozzafiato, la faceva sentire piccola e invisibile, proprio come avrebbe voluto essere in quell'istante.

Le luci delle case apparivano come centinaia di puntini luminosi e tremolanti nel buio della notte e si ricordò di quando da piccola osservava le finestre delle altre case in lontananza dalla sua stanza e le piaceva immaginare che vita facessero i loro abitanti, se fossero felici, o tristi o magari annoiati dentro quegli involucri di cemento. Riflessioni che forse non si addicevano a una bambina di 7 anni.

Sospirò rumorosamente.

Quella serata aveva messo a dura prova i suoi nervi.

Tutta quella gente dispiaciuta della sua rottura con Richard, lo stupore nei loro occhi, parole di conforto non richieste, persino sguardi di compassione, come se una cosa del genere fosse inimmaginabile, con la presunzione di sapere se due persone vanno bene insieme solo guardandoli dall'esterno.

Perchè la dolce e tranquilla Ashley non poteva che stare con uno così e non poteva essere altrimenti.

Una coppia perfetta li avevano definiti, seri, belli, educati, composti.

Nessuno che avesse pensato anche solo per un momento a chiederle se adesso si sentisse libera, perchè lei così si era sentita quando quella storia era finita. Ci aveva messo del tempo ad ammetterlo ma era così.

Cosa volevano saperne tutti di com'era davvero lei?

Era stanca di quei commenti, si era rotta davvero le palle di essere inquadrata dentro una categoria, quando lei stessa non capiva più nulla di quel guazzabuglio che era la sua anima.

E aveva anche dovuto sorridere, quando dentro avrebbe volentieri mandato a quel paese tutti se solo avesse potuto farlo.

Invece no, anche stavolta aveva tenuto chiusa la bocca ed evitato di dire quello che pensava.

Un'ombra dietro di sè la fece sussultare, ridestandola dai suoi pensieri.

Si voltò di scatto e vide Matt, nella penombra del terrazzo i suoi occhi chiari sembravano due fari luminosi nell'oscurità e le infusero un senso di sicurezza.

Era uscito per cercarla? No, impossibile.

Quella sera si era fatto notare, nonostante non avesse resistito più di tanto dentro quel vestito troppo perfetto e si fosse sbarazzato in fretta della giacca e avesse allentato il collo della camicia.

Le ragazze single non avevano fatto altro che lanciargli occhiate lussuriose e le più audaci erano persino riuscite a rivolgergli la parola. Lo aveva visto chiacchierarci con alcune di loro, di tanto in tanto.

E lo avrebbe negato, ma la cosa l'aveva infastidita.

«Che fai qui?» le domandò diretto.

Ashley deviò lo sguardo lateralmente, come faceva involontariamente di solito quando mentiva.

«Avevo caldo» si giustificò, anche se le sue braccia incrociate, strette sui seni, in un evidente tentativo di riscaldarsi, parevano dire il contrario.

Matt lo notò ma fece finta di niente.

Le si affiancò, affacciandosi a sua volta e perdendo lo sguardo nello stesso panorama che aveva ammirato poco prima Ashley.

«Odio i matrimoni» commentò apatico, poco dopo.

«Non mi pare che ti stia annoiando – ribattè un po' acida Ashley – hai molta compagnia a quanto pare» gli fece notare con indifferenza, impegnata a fissarsi attentamente le scarpe. I nervi dovevano averle offuscato la mente, perchè non si rese conto di quello che era sembrata: gelosa.

Matt soffocò una risata.

Avrebbe voluto tanto stuzzicarla, chiedendole se le fosse dispiaciuto che l'avesse trascurata, ma le era sembrata abbastanza incazzata, anzi forse era la prima volta che la vedeva così innervosita.

Stava migliorando, incazzarsi era il primo passo per buttare giù le maschere e fare uscire il proprio vero io.

«E comunque anche io li odio» aggiunse con freddezza, tornando a guardare distratta qualche cespuglio sotto il terrazzo.

«Dai, sul serio?»

«Certo, non sono altro che apparenza per gli altri, altri che di te in realtà se ne fregano! L' amore se c'è non dovrebbe avere bisogno di formalità! – spiegò con fermezza – Fa bene mia sorella a decidere di andare a convivere per adesso, così condividerà questo passo importante solo con il suo ragazzo e le persone che davvero tengono a lei, senza tutta questa farsa»

Matt si mise davanti a lei e si portò una mano sul mento, con l'aria di volerla studiare attentamente . «Mmm, interessante» fece con un'espressione di approvazione sul volto.

«Che cosa?» sbottò Ashley, adorabilmente accigliata.

«Che sei incazzata nera!» esclamò lui, procurandosi un'occhiata perplessa della rossa.

Ashley proprio non lo capiva, cosa c'era di positivo in tutto ciò?

«E quindi? Dovrebbe essere una bella cosa?» chiese, sinceramente confusa.

«Ma certo, quando ti incazzi per qualcosa vuol dire che non lo accetti passivamente, che la smetti di fare finta di niente e ti ribelli – illustrò, mentre Ashley lo guardava con gli occhi sgranati – Fa bene prendersela a morte, fa stare male, è vero, ma ti fa capire quali sono davvero le cose che ti danno fastidio, che non sopporti, che vuoi eliminare dalla tua vita»

Era vero: di solito Ashley cercava di fare l'accomodante con tutto e con tutti e per questo si era spesso trovata a costruirsi un'immagine di sè distorta, creata dalle opinioni che le davano gli altri e aveva finito con l'accettarla senza opporsi. Ma adesso, dentro di sè aveva un tumulto così forte che le aveva permesso di realizzare quanto le facessero schifo tutte quelle voci su di lei e su come era.

«Qualcosa ti ha fatto impazzire, è per questo che sei qua fuori, vero?» le chiese dolcemente, spiazzandola.

I muscoli di Ashley si contrassero, strinse i pugni forte fino a sentire dolore, gli occhi le si inumidirono ma cacciò indietro le lacrime. Erano anni che non piangeva più.

Rimase in silenzio, incerta se confidargli tutta la rabbia di quella sera.

Matt lo intuì «Andiamo, con me puoi parlare! – la incoraggiò – Insomma mi hai visto? Sono a un matrimonio e sono un disastro, non parlo con mia madre e non ho idea di chi siano la metà delle persone lì dentro, compresi gli sposi! – continuò, facendola sorridere – Non sono mister perfezione e neanche mi interessa esserlo e qualunque cosa ti abbia dato fastidio in questa festa, non potrei mai prenderti in giro ma in compenso tu potrai sfogarti e fidati, si sta davvero meglio dopo! Mi sembra un' offerta vantaggiosa, che ne pensi?»

Ashley ci rifletté titubante, poi si fece coraggio. Provare a tirare fuori tutto per una volta non era una cattiva idea e Matt, chissà come, sapeva essere molto convincente.

«Beh – iniziò a bassa voce, torturandosi le mani, mentre Matt si appoggiò di nuovo al parapetto per ascoltarla – è che due anni fa stavo con un ragazzo, lui era un allievo di mio padre, era gentile, serio, studiava e collezionava un successo dopo l'altro. Mi ero convinta di essermi innamorata, e per un po' è andata bene, ma...presto mi sono resa conto che non provavo nessuna emozione travolgente, nessun sentimento forte e... non credo che debba essere così quando si ama una persona. Per quanto fosse tanto simile a me caratterialmente, mi annoiava e mi sentii come se mi fossi accontentata. La scorsa estate ci siamo lasciati e la cosa strana è che non ci ho sofferto neanche più di tanto perchè per me era stata come una liberazione! – abbassò per un attimo gli occhi, poi continuò con ancora più grinta in corpo – Lí dentro, i colleghi di mio padre lo conoscono tutti, lo stimano e lo considerano un ragazzo di successo e promettente, e sono sicura che sia così, ma semplicemente non era quello giusto per me, è tanto assurdo?» vomitò fuori con rabbia, ma non aveva ancora finito.

«Tutta quella gente continua a dirmi che dovevo rimanere con Richard, che lui era perfetto per me, ma nessuno si chiede cosa voglio io davvero, come sono...– la sua voce adesso era rotta, sembrava sull'orlo di una crisi di pianto – a nessuno importa come mi sento, sanno solo sparare giudizi e dirmi che sono una cazzo di ragazza seria e che quelle come me devono stare con quelli come Richard, senza lasciarmi altre alternative, mi hanno già marchiata!»

Il suo respiro si era fatto affannoso dopo aver sputato fuori quel fiume inarrestabile di parole, ma si sentiva anche più leggera.

Era vero, cominciava a sentirsi meglio, più forte.

Matt la fece finire, stando pazientemente in silenzio, poi si staccò dal muro e le si avvicinò.

Le posò le mani sulle spalle e la fissò negli occhi, li vide più determinati, più sicuri anche se immersi ancora nella disperazione.

«Ehi, va tutto bene, ok? Sei stata brava» le sussurrò, carezzandole i capelli, mentre Ashley era paralizzata da tutte quelle emozioni contrastanti.

Poi le braccia di Matt si allungarono verso di lei e in un attimo si ritrovò col viso poggiato sul suo petto, un suo braccio le aveva circondato la schiena e potè sentirlo a contatto con la sua pelle, l'altra mano si era posizionata dolcemente sulla sua testa.

Ashley spalancò gli occhi: la stava abbracciando, la teneva stretta a lui, poteva sentire il calore del suo corpo che riscaldava la sua pelle infreddolita e scossa dai brividi ed ebbe la sensazione che quella fosse l'unica cosa giusta in quel momento, l'unica di cui avesse bisogno.

Si abbandonò a quella dolce sensazione, smise di tremare, ormai rassicurata da quel contatto e lentamente ma con decisione anche le sue braccia lo strinsero a loro volta, aggrappandosi a lui disperatamente, sempre più forte, stringendogli la stoffa della camicia, come fosse l'unico appiglio, l'unica ancora di salvezza a lei rimasta nell'universo.

Socchiuse gli occhi, respirò il suo profumo e ascoltò il battito del cuore di Matt vicino al suo orecchio.

Era regolare, era confortante ed era vicino a lei e per qualche arcano motivo ebbe l'effetto istantaneo di tranquillizzarla.

Due lacrime erano sfuggite e le avevano rigato il viso, ma le ignorò perchè adesso quell'abbraccio aveva annullato tutto il resto, la faceva sentire protetta, capita e al sicuro.

Non ci fu spazio nè per l'imbarazzo, nè per domandarsi il perchè fossero lì, nella penombra, stretti insieme.

Il viso di Matt si abbassò leggermente per avvicinarsi al suo orecchio e le bisbigliò parole di conforto, continuava a dirle che adesso andava tutto bene, che sarebbe stata meglio, e così fu.

«Per me non sei come dicono loro, io vedo solo una ragazza coraggiosa che sta combattendo tutti i suoi mostri e sta facendo a tutti il culo» le disse piano, facendola ridere, finalmente.

Ed Ashley si domandò cosa ci facesse a perdere tempo con lei, quando poteva stare di là a provarci con tutte le ragazze che gli sbavavano dietro.

Riprese lucidità e si ricordò che suo padre si trovava con Monica in quella sala e che, da un momento all'altro, avrebbe potuto assistere a quell'abbraccio.

Lei era fuori ormai da venti minuti e magari aveva notato la sua assenza e la stava cercando.

Non era il caso di fargli venire un colpo, facendosi trovare appiccicata al figlio della sua compagna.

Era stato un abbraccio innocente, per confortarla, ed era stato un gesto molto carino, ma non voleva che venisse frainteso, soprattutto da suo padre, che era diventato molto geloso della sua unica figlia.

Di getto lasciò la presa attorno alla schiena di Matt e si spinse via dal suo petto per guardare terrorizzata l'interno della sala, mentre il ragazzo teneva ancora le mani delicatamente sui suoi fianchi.

Lui capì, si voltò a dare un'occhiata oltre il vetro della porta del terrazzo e la rassicurò subito.

«Tranquilla, lo sposo è completamente ubriaco e sono tutti impegnati a vedere fino a che punto si metterà in ridicolo, per poi probabilmente ricattarlo a vita!» le rivelò, facendola scoppiare a ridere.

Si ritrovò a pensare che Ashley era davvero bella quando rideva così, senza ombre sul viso, distesa.

Prima, quando l'aveva abbracciata, gli si era smosso qualcosa e ne aveva avuto paura.

Era stata come la prova del nove, la conferma ai sospetti che cercava di nascondere a sè stesso e che invece a quanto pare i suoi amici avevano intravisto benissimo.

Era da troppo tempo che una ragazza non lo attraeva come Ashley, e non parlava solo fisicamente, di ragazze bellissime ne aveva avute tante, la maggior parte non erano durate più di qualche giorno.

Alla lunga lo annoiavano, erano aggressive, sfacciate o viceversa troppo banali e scialbe, e lui aveva avuto tante storie ma molto brevi e basate solo sull'attrazione fisica e, passata quella, rimaneva solo il vuoto.

A volte aveva creduto di essere lui il problema, di non riuscire a provare amore perchè cresciuto arido nel cuore a causa della sua infanzia e adolescenza. In un certo senso si era adattato alla cosa e non ne aveva fatto poi tanto un dramma.

Ma lei era diversa, era delicata ma aveva già dovuto combattere molte battaglie per via della sua situazione familiare anomala, e in questo rivedeva sè stesso. Era riservata e faceva entrare nella sua vita solo poche persone. Di lui si stava fidando e sentiva che stava nascendo una confidenza nuova.

Ne aveva paura perchè era quasi nuovo per lui, perchè badava bene dal creare un legame con qualcuno per non subire delusioni o per non fare sì che qualcuno soffrisse solo perchè lui sarebbe stato poi incapace di amare. Nello stesso tempo gli era impossibile reprimere quei sentimenti.

La voce di Ashley lo riportò alla realtà.

«Comunque forse è meglio se rientriamo, tra poco ci sarà la torta e verrebbero a cercarci» gli comunicò, mentre ormai ogni contatto fisico tra loro si era spezzato, portandosi via quella magia che li aveva avvolti solo un attimo prima, come se niente attorno a loro fosse esistito.

«Come vuoi»

Si avviarono verso la porta, Ashley esitò e si fermò un attimo, rimanendo un po' indietro, poi si fece coraggio e lo chiamò.

Matt si girò.

Balbettò un po', in cerca del coraggio, ma poi si decise.

«Grazie per poco fa» mormorò, abbozzando un timido sorriso.

Matt le fece un cenno col capo e continuò a camminare, non permettendole di scorgere il sorriso che era spuntato sulle sue labbra.

La festa si concluse un'ora dopo e al momento dei saluti una donna dell'età circa di suo padre pensò bene di ricordarle la grande sfortuna che aveva avuto nel perdere il suo ex.

«So che è difficile – iniziò – ma ti auguro di trovare un altro ragazzo come Richard»

Ma stavolta Ashley era diversa e si sentiva forte, sentiva di poter cambiare le cose.

«Come Richard, no di sicuro...migliore si però» rispose indossando un sorriso disarmante e lasciando quella poveretta a bocca aperta.

Matt vide la scena e le fece l'occhiolino da lontano.

E ancora una volta Ashley pensò a come quel ragazzo, col quale all'inizio aveva pensato di non avere niente da spartire, la stesse aiutando e nel contempo si stesse facendo sempre più strada dentro di lei.

Prepotentemente e pericolosamente.

 

 

 

 

  
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