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Autore: hooligan9819    10/08/2016    1 recensioni
"Quando smetterai di chiamarmi boss?"
"Quando smetterai di voler avere il controllo su tutto."
"Vorrei avere davvero il controllo su tutto."
"Su cosa non ce l'hai?"
"Su di te e quello che mi fai sentire."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sera in cui andammo a bere qualcosa con i miei amici, capii che forse la mancanza nei confronti di lei si stava facendo più evidente.

Mi fermai a fissare il bicchiere mezzo vuoto, seguendo la sua forma con i polpastrelli delle dita. Uno di loro mi diede un colpetto sulla spalla, chiedendomi cosa ci fosse che non andava.

Affermai che fosse tutto apposto, nonostante il mio stesso sguardo probabilmente mi aveva tradito.
Un altro di loro, osservando la scena, esordì –“Non dirmi che è per la ballerina!”- scoppiando poi in una risata, seguito dagli altri.

Li guardai, abbozzando un sorrisetto nervoso e poco convincente.

-“Dai, non dire cazzate”-

Risposi, abbassando nuovamente lo sguardo. Le risate e le cazzate dette poco prima si interruppero improvvisamente, lasciando calare un silenzio assoluto attorno a me. Li guardai, chiedendo che cosa avessi detto di strano.

-“Justin, che sta succedendo?”- uno di loro mi posò una mano sulla spalla.

-“Che intendete?”-

-“Sei cupo, hai bevuto solamente un bicchiere ed ancora ce l’hai di fronte al naso mezzo vuoto, non hai adocchiato nemmeno una ragazza qui intorno.”- intervenne un altro.

-“Sono solamente stanco..”-  mugugnai, girandomi poi per osservare di che ragazze parlassero.

A dire il vero non me ne importava, ma lo stavo facendo solo per distoglierli da quell’assurda idea che io potessi essermi seriamente interessato a qualcuna.

-“Ti deve piacere tanto… come hai detto che si chiama? Mary?”-

-“Si chiama Megan.. E comunque smettetela, sono solamente stanco, ve l’ho detto.”-

Tutti mi guardarono col fare di quelli che non stavano credendo ad una singola parola che stessi dicendo. Anche io non avrei creduto a me stesso, soprattutto dopo essermi impuntato sul puntualizzare quale fosse il suo nome.
Mi alzai dal tavolo, bevendo tutto d’un sorso quello che restava nel mio bicchiere.
Mi asciugai le labbra con una mano, puntando il dito contro di loro –“Ok, state a guardare.”- ed allontanandomi verso un gruppo di ragazze che stava brindando a qualcosa.
Dopo qualche frase delle mie, circa tre di loro mi davano corda.

Non avevo che da scegliere quale preferissi, e così feci, prendendola per mano ed andando ad offrirle un drink.
Nel frattempo i miei amici mi facevano occhiolini e continuavano a far versi, come dei cretini. Ma almeno li avevo fatti star zitti.

Dopo il drink mi dileguai con lei, portandola a casa mia.

Si, ci passai la notte insieme, ma non mi sentivo come sempre.

Fino a quel momento avevo utilizzato il sesso come strumento di piacere e basta, nessun coinvolgimento, nessuna parola dolce alla fine e nessun abbraccio sotto le coperte, ma all’improvviso non mi bastava più.

Non mi bastava più sentire soltanto la pelle di qualcuna sulla mia, il contatto fra i due corpi e non tra le menti. Erano sensazioni superiori che credevo che non avrei mai più provato, ma il problema rimaneva sempre lei: Megan. Mi gironzolava nella testa, ogni tanto la vedevo ballare, ogni tanto la vedevo sedersi e fissarmi e basta.
Mentre stringevo il corpo della ragazza al mio, non facevo altro che pensare al suo.
Il piacere si faceva sempre più forte solo al pensiero di avere il suo viso davanti, non quello di un’estranea.

La mattina dopo, quando mi svegliai, la ragazza non era più accanto a me.

Non ricordavo nemmeno come si chiamasse, quindi preferii chiamare un “Ei?” ed attendere risposta, se ce ne fosse stata.

-“Sono in cucina!”-

Mi stropicciai gli occhi e, scendendo dal letto, recuperai le mie mutande lasciate poco più in là. Mi diressi in cucina e la bere un bicchiere di aranciata, sfogliando una rivista. Quando mi vide si alzò, tutta sorridente, correndo ad abbracciarmi.

-“E’ stato fantastico ieri notte.”-

Annuii, staccandomi poco dopo e senza dire una parola, preparandomi un caffè.

-“Già, ma credo che sia ora che tu te ne vada, ecco, tra poco ho le prove.”-

Dissi senza nemmeno guardarla in faccia. Lei rimase in silenzio e si avvicinò a me, facendomi una carezza.

-“Mi richiami?”-

I suoi occhi erano speranzosi, così come il tocco della sua mano sulla mia guancia. Annuii, facendo un sorrisetto di circostanza. Mi stampò un bacio sulle labbra, per poi afferrare la borsetta ed avviarsi verso la porta.

Sospirai, portando alle labbra la tazza di caffè fumante e soffiando in modo da raffreddarlo.
 
***Megan***

I giorni trascorsero dopo quel bacio. Dopo tutte le sensazioni che mi aveva fatto provare, era riuscito a rovinare nuovamente tutto.
Mi ignorava come se non avesse mai avuto modo di conoscermi, mi snobbava quando mi vedeva, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
E stavo male… odiavo il fatto di essermi affezionata a lui dopo tutto ciò che mi ero imposta di pensare per evitare che accadesse.
Lui era così, aveva solamente voglia di divertirsi ed io avrei dovuto capirlo sin dal primo momento in cui mi aveva messo gli occhi addosso; e non avrei mai dovuto chiedergli di aiutarmi.

Ogni tanto mi sedevo di fronte alla mia finestra e ci pensavo.
Posavo il mento tra le ginocchia e guardavo la gente, chiedendomi che storia ci potesse essere dietro i loro occhi.

Quando guardavo qualcuno con il viso spento, pensavo che magari fosse stato mollato dalla persona che amava, o tradito dal migliore amico e roba simile. Quando vedevo una coppia, immaginavo ad ogni sorta di scenario che ci potesse essere dietro di loro.

Erano migliori amici? Si sono conosciuti in un momento in cui si sentivano inutili? Sono amanti?

Cercavo di creare storie agli altri solo perché non ero in grado di costruire la mia.

Non sapevo più chi io fossi o cosa stesse accadendo accanto a me.
E quando tutto attorno a te è confuso, forse non rimane altro che pensare e pentirsi, in certi casi.

Se non mi fossi avvicinata a lui, non avrei rischiato.
E sarei stata felice? Non lo so, ma so che non lo ero nemmeno in quel momento.
Quell'attimo di felicità estrema non compensava ciò che stavo provando in quel momento.

Chiunque mi conoscesse riconosceva che stavo cambiando; non avevo voglia di uscire, non avevo voglia di ballare.
Il mio passatempo preferito era star ferma in un
angolo a fissare il niente, spesso lasciando che qualche lacrima mi rigasse le guance.
Ma quella parte la reprimevo il più presto possibile, non gli avrei permesso di farmi piangere.

Mai.

Ero convinta che non gli avrei mai dato modo di farsi contattare o vedere da me, fino a quando un pomeriggio non arrivò una foto da parte di mia sorella al mio cellulare, con allegato un messaggio : che succede?

Lasciai caricare il contenuto, intravedendo nella foto sfocata due figure, una delle quali sdraiata.

Sobbalzai, quando il caricamento fu completo: in primo piano vi era una ragazza sorridente, la quale inquadrava la persona dietro di se che dormiva. La persona in questione era Justin.

Erano entrambi coperti solo da un lenzuolo, scena palesemente “del giorno dopo”. Provai ancora più male di quello che già sentivo, oltre che sentirmi umiliata senza una spiegazione da poter dare a mia sorella.

Come l’hai avuta?

Digitai, cercando di rispondere con un’altra domanda e sperando che si trattasse di una vecchia immagine postata su qualche social.

E’ la sorella di Amber, l’ha inviata stamattina

Riaprii nuovamente l’immagine, osservando meglio la ragazza, la quale era ritratta solo per metà. Feci caso al fatto che la conoscevo solo dopo che mia sorella me lo fece notare.

La sorella minore di una delle mie migliori amiche si era portata a letto il ragazzo per cui da giorni non facevo altro che stare male. E per di più, il mio fidanzato secondo la mia famiglia. Lanciai il telefono verso il muro e mi lasciai cadere per terra, afferrando una dopo l’altra le mie sigarette e fumandole in serie. Non potevo lasciare che lui mi trattasse come una delle tante, non lo ero e ne ero consapevole.

Raccolsi i pezzi di ciò che ero e mi alzai, asciugandomi le lacrime e truccandomi nuovamente gli occhi. Indossai le prime cose che trovai nell’armadio e mi diedi un ultimo sguardo allo specchio. Ciò che fino a quel momento era solamente una ragazza fragile, stava per divenire il tipo di ragazza che nessun ragazzo avrebbe voluto incontrare.

*****

Bussai ripetutamente alla porta di casa sua, fino a quando non ottenni finalmente risposta. Aprì, rimanendo impietrito al trovarmi lì davanti.

-“Che ci fai q-“-

Lo zittii, entrando in casa e lasciando che chiudesse la porta dietro di sé.
Poi estrassi il telefono dalla tasca e gli sbattei in faccia la foto. Rimase in silenzio e voltò lo sguardo da un’altra parte, sbuffando.

-“Come l’hai avuta?”-

Riconobbi una sorta di noia nel farmi quella domanda, era quasi infastidito.

-“Vuoi davvero sapere come l’ho avuta, perché è una storia davvero divertente, sai? Me l’ha inviata mia sorella! Complimenti, ti sei scopato la sorella della sua migliore amica.”-

Ogni tanto mi si strozzava la voce mentre cercavo di non far prevalere il nervosismo che mi causava la voglia di piangere. Questa volta sembrò evitare di voler mantenere l’atteggiamento da stronzo che aveva assunto, mentre mi guardava e respirava lentamente, quasi sospirando.

-“Mi dispiace…”-

-“E’ questo che sai dire, Justin: ‘mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace’, beh sai cosa? Me ne sbatto il cazzo che ti dispiace, perché mi hai buttata nella merda, ed ora quella che ci deve nuotare per tornare a galla sono io, non tu! Quindi ficcati in culo i tuoi mi dispiace, con me hai chiuso a vita.”-

Risposi tutto d’un fiato, mentre mi avviavo nuovamente verso la porta a passo veloce. Quando mi trovai sull’uscio di essa, sentii dire da lui dietro di me –“Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare!”-

Mi voltai verso di lui, stringendo lo stipite della porta.

-“Vai a farti fottere.”-


 
   
 
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