Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: GiuRo    10/08/2016    0 recensioni
Può un dottore curare la mente di un paziente, anche quando ormai ha toccato il fondo della pazzia?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il paziente.
 
Kruger e sua moglie erano fuori da quella porta, sapevano entrambi chi c'era dentro, ed entrambi la guardavano tristemente.
-Sei sicuro? - 
-Sì, lo vedo fare. Non resta che questo- 
Kruger entrò. La stanza era abbastanza grande, ma le grandi librerie alle pareti la facevano sembrare più piccola. Circondavano l'intero spazio, gli unici due spazi liberi erano quello della porta e della finestra a prima vista. Ma guardando bene vicino l'angolino destro si notava una piccola porticina.
 -Dottore, mi aiuti! - L'uomo che era già presente lì dentro alzò lo sguardo. Stava leggendo un libro, e non aveva nemmeno notato l'entrata di Kruger. Ma appena lo vide, da dietro i suoi grandi occhiali esplose uno sguardo di puro interesse.
 -Signor Kruger, giusto? -
 -Si dottor Hofmann, sono io. So che non ho appuntamenti o altro, ma la prego. Mi deve aiutare-
-Ma certo, non si preoccupi per l'appuntamento. Non ho altri pazienti oggi. Si segga coraggio, e mi racconti tutto, sono libero per le prossime ore. Possiamo fare una lunga seduta privata-
Accompagnò l'invito con un gesto della mano, indicando il lettino alla sua destra.
Kruger fece come gli era stato chiesto, si sistemò con uno sguardo sofferente sul lettino. Sembrava agitato, come se un grosso peso gravasse su di lui, come se stesse facendo un grande sforzo mentale.
Hofmann invece sfoggio un largo sorriso, di quelli rassicuranti. Poi prese il suo quadernino e la penna. Pronto a iniziare.
 -Dottore, io sono già venuto per futili motivi. Ve lo ricordate no? Dopo che mi era morto il cane, mi stavo reprimendo e sono venuto qui. Voi mi avete aiutato, dicendomi quelle cose, capendo che era un trauma infantile legato alla morte del mio primo cane. Ecco quella volta mi avete aiutato, ma c'è altro. Nella mia vita credo ci siano stati altri traumi, troppi. E ogni giorno sento un peso dentro di me, come se qualcosa si accumulasse -
Lo sguardo di Hofmann era concentrato su Kruger, ascoltava ogni parola con la massima attenzione, e nello stesso tempo cercava cambiamenti nella fisicità dell'uomo coricato sul lettino. Come se oltre alle parole ci fosse anche un linguaggio segreto del corpo, che lui doveva decifrare per poter capire meglio tutto.
 -Le preoccupazioni della vita possono creare stress mio caro signor Kruger, stress che se si accumula può diventare pericoloso. Mi dica, lei ha qualche sfogo? Qualche hobby? -
 -Vado a pesca ogni tanto, ma per la maggior parte del tempo lavoro, o sto a casa con mia moglie-
-Esce con gli amici? -
-Qualche volta-
-Quindi passa la maggior parte del tempo a lavoro o con sua moglie? -
-Sì-
-Lei ama sua moglie? Prima di rispondere, si ricordi che tutto quello che diciamo resta fra di noi-
-Sì, l'amo alla follia. Lei è l'unica cosa al mondo che mi fa andare avanti, se non ci fosse lei starei peggio, solo quando c'è lei sto un minimo bene, ma lei non può stare sempre con me, a tenermi la mano-
- Capisco, quindi il rapporto con sua moglie oltre che solido è fonte di benessere. E mi dica, il lavoro com'è? -
 -Frustante, ho dei colleghi inetti, e il capo è peggio di loro. Dirigo tutto io in realtà, senza meriti ne gratificazioni-
-Quindi lei si sente insoddisfatto del suo lavoro? -
-Sì in parte. Logico però, quegli imbecilli credono di fare un sacco di cose, ma sono io che faccio gli straordinari per tenere a galla tutto-
Hofmann appuntava tutto sul quadernino. Non solo le parole che venivano pronunciate, ma anche i gesti e le movenze. Così come gli sguardi del povero Kruger.
 -Ha mai pensato di lasciare il suo lavoro? -
 -Sì, tante volte. Ma ho bisogno di quel lavoro. Voglio mettere su famiglia, al giorno d'oggi non troverei nessun altro impiego così ben retribuito. E poi il mio capo più di una volta mi ha minacciato. Ha chiaramente detto che se me ne vado, lui spargerà voci negative sul mio conto-
-Mi dica una cosa, se non fosse per i suoi colleghi e il suo capo, il suo lavoro sarebbe piacevole secondo lei? -
 -Certo! - Kruger quasi gridò, guardando fisso Hofmann.
 -Capisco, quindi lei per certi versi ama il suo lavoro. Lo trova appagante-
 -Sì. Mi piace, e ho sempre sognato di fare quello-
 -Mi parli ancora di sua moglie-
 -A lei è fantastica, la gioia della mia vita- Kruger, iniziò a elencare tutte le caratteristiche della moglie. Poi Hofmann fece altre domande, che ricevettero altrettante risposte.

Due ore dopo.

Hofmann fece alzare Kruger.
 -Credo che per oggi abbiamo finito, ma torni da me al più presto. Senza appuntamento, torni quando vuole, anche domani-
-Grazie dottore, io mi sento ...mi sento... leggero - Kruger porse la mano ad Hofmann, che la strinse accompagnando il gesto con uno dei suoi sorrisi.
 -Arrivederci signor Kruger-
-Arrivederci e ancora grazie, dottore-
Uscendo dalla stanza Kruger vide la moglie seduta su una sedia, poco lontano lungo il corridoio. Lo sguardo dei due coniugi si incrociò. Lui andò verso di lei.
 -Cara, ho finito-
 -E' andata bene? -
 -Penso di sì, grazie per aver aspettato, ma puoi andare a casa adesso. Ho altro da fare, sarò a casa per cena-
 -Va bene, volevo soltanto vedere come stavi- Gli diede un bacio e lo abbracciò.
 -Grazie tesoro-
Se ne andò salutandolo con un altro bacio.
 -Dottor Kruger, allora com'è andata? -
 -Dottoressa Keller, ancora qui? -
 -Come vede siamo tutti indaffarati oggi. Allora non mi dice niente sul suo paziente? -
 -Cosa vuole che le dica? -
 -Il perché di tutto questo ad esempio-
 -Perché non accetto i fallimenti-
 -Senta Kruger, io non sono così informata sui fatti da capirla. Mi spieghi tutto per filo e per segno, almeno evitiamo di sprecare tempo. Le va? -
Kruger fece un grosso respiro.
 -Mi accompagni nel mio ufficio, e intanto le spiego tutto-
I due presero a camminare lungo i corridoi dell'istituto.
 -August Hofmann è il mio più grande fallimento. Come dottore, nemmeno una volta ho saputo come aiutarlo. Un uomo con una tale intelligenza, che oscurava la mia. Si è ridotto a sviluppare nevrosi e psicosi, una dopo l'altra. Dopo tre aborti della moglie è peggiorato. Ha perso il lavoro ed è caduto in depressione. La moglie ha dovuto fare ''cose'' per poter mantenere lui e se stessa. Quando ha scoperto che la moglie era ancora incinta sembrava essersi ripreso. Ha trovato un altro lavoro, e dopo la nascita del bambino era sul punto di guarire. Finché non ha scoperto che la moglie, per mantenerlo ha fatto certe cose, e che il figlio alla fine non era suo. Li è crollato del tutto. Ha sviluppato varie personalità per difendere la sua ormai debole psiche. Una di quelle personalità ha preso il sopravvento, manifestandosi per la maggior parte del tempo. Quella che ha ancora adesso. Si crede un luminare della psicologia, e forse, data la sua intelligenza e la sua conoscenza lo è-
 -Se non lavorassi qui, troverei stranissima questa storia, ma ne ho sentite di peggio. Comunque lei cosa cerca di fare, fingendosi suo paziente? -
 -Cerco di curarlo, io ho registrato tutti i nostri incontri. Gli ripeto per filo e per segno quello che mi ha detto lui-
 -Non capisco, perché? -
 -Perché io non sono stato in grado di aiutarlo, ma forse lui da solo può. Magari, nascosto dentro di lui, c'è ancora il vero Hofmann. Impaurito e distrutto dalla vita, e dalle sofferenze che gli ha dato. Spero che l'Hofmann psicologo faccio quello che io non ho saputo fare, aiutarlo a uscire ed ad affrontare tutto-
-Insomma, si deve curare da solo-
-Esatto-
Arrivarono nell'ufficio, Kruger entrò e si sedette sulla sua poltrona. La Keller si sedette di fronte a lui, dall'altra parte della scrivania.
 -Un metodo strano il suo-
-Forse sì, ma credo sia l'unica cosa da fare. Nella vita spesso cerchiamo l'aiuto degli altri, noi lo sappiamo bene. Ma l'aiuto più forte che possiamo ricevere è da parte di noi stessi-
-Pensi che riuscirà a guarire? -
 -Lo spero. Anche la moglie lo spera-
-Ma...-
-No, non lo ha abbandonato. Lo ama ancora, paga lei tutte le spese. Ha trovato lavoro e lo rivuole nella sua vita. Probabilmente anche Hofmann l'ama ancora, ma tutta quella storia per lui è un peso troppo grande. Anche il figlio gli vuole bene. Ha quindici anni ormai-
-Spero per lui che riesca a uscirne-
-Già... Lo speriamo tutti ormai-
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: GiuRo