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Autore: Lady Darkness    11/08/2016    3 recensioni
L'Italia viene sconvolta dalla guerra. L'UE non esiste più e Scarlett, ventiquattrenne, ha perso l'intera famiglia. Ora vive in un rifugio sotterraneo insieme ad altre famiglie, orfani e superstiti tra cui si sta formando una piramide gerarchica forzata dal proprietario del rifugio.
Scarlett fa parte degli esploratori, giovani che hanno il diritto di uscire dal rifugio per raccogliere il più possibile cibo e altri beni materiali e si prende cura anche dei giovani orfani del rifugio. Ma la guerra cambia le persone e si scoprono cose che per millenni erano solo leggende, storie create per spaventare. Cosa poteva esserci di più spaventoso di tutto quello che stava già accadendo?
Delusioni, intrighi, misteri, violenze, sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Scarlett costringendola a fare scelte che stravolgeranno l'intera situazione.
Et Revelata est in bello - Ed è stato rivelato in guerra
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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--- Et Revelata est in Bello ---




-- Determinazione --







Aprì gli occhi.
Il fuoco del falò era ormai spento. Cercò l'orologio da polso che prese in uno di quei negozi di quel centro commerciale e guardò l'ora. Le 06:24. 
Decise di alzarsi senza fare molto rumore, non voleva in nessun modo svegliare la ragazza. La guardò per qualche secondo. Era diventata quasi una routine osservarla mentre dormiva. Gli trasmetteva tranquillità e la solita nostalgia. Con la moglie lo faceva tutte le volte. Il ricordo della luna che illuminava i boccoli scuri e la pelle candida del volto della moglie, gli faceva ricordare quanto credesse di essere l'uomo più fortunato del mondo. Anche se aveva accettato l'enorme perdita della moglie e del figlio rimaneva comunque un ricordo che faceva male. La nostalgia gli stringeva il cuore e, anche se Scarlett non assomigliava alla moglie, il modo in cui si comportava con lui… Gli risvegliava quei ricordi sopiti. 
Doveva raggiungere un bagno. Prese le sue medicazioni rasoio, preso sempre da qualche negozio, e si diresse ai bagni pubblici più vicini al loro accampamento. Entrò in uno dei tanti bagni degli uomini per fare i suoi bisogni per poi uscire e sostare davanti ad un lavello. Si riempì le mani d’acqua, lavando il volto e poi alzò lo sguardo allo specchio. Decise di togliersi la maglia, scoprendo il busto e usarla come straccio per asciugarsi per poi guardarsi di nuovo allo specchio. Posò la maglia umida sul lavello e si concentrò sulle vecchie medicazioni. Aveva mentito a Scarlett la sera prima, non si era medicato da solo e quelle che aveva erano vecchie di un giorno. Le mentì in modo tale da non avere le sue attenzioni, soprattutto dopo quello che le aveva fatto. Non poteva ancora crederci. Mentre ballavano, come era successo con i cani randagi, sentì un forte istinto che non sapeva ancora come descriverlo. Una sorta di fiamma gli ardeva nel petto e lo faceva reagire d’istinto. In quei momenti sembrava perdere il controllo, cosa totalmente nuova per lui visto che tendeva ad avere sempre ogni situazione sotto controllo. Durante l'atto dei cani, reagire in quel modo era giusto. Proteggerla era il minimo da parte sua. Ma parlare direttamente a loro dicendo “lei è mia”… Quello non era lui. Perché poi sembravano averlo capito allontanandosi da loro? E che pensare di quello che stava per fare la sera prima. Involontariamente stava abusando di Scarlett. Ci teneva a lei, ma non a tal punto da fare una cosa simile. Quindi perché?
Il suo sguardo scese in basso guardando tramite lo specchio il punto in cui aveva la ferita. Quasi violentemente si tolse le fasciature gettandole a terra. Quello che vide lo impressionò. 
La ferita era ormai chiusa, ma tutta la zona che la contornava non sembrava avere un bell'aspetto. Oltre al colorito blu-violaceo, delle ramificazioni di molteplici vene avevano fatto la loro comparsa e si espandevano fino a ricoprire i pettorali. Non aveva mai visto nulla di simile. Ma poi era mai possibile che non gli procurava dolore, a parte la ferita di per sé. Forse la situazione era peggio di quello che pensava. 
Sospirò. Nessuno poteva aiutarlo e non aveva paura di morire. Se quella specie d'infezione avrebbe continuato ad allargarsi a quella velocità, molto presto Scarlett e il resto dei rifugiati si accorgerebbero e per certo nessuno lo farà rimanere per la sua salute. E non aveva molto tempo. Doveva aiutare Scarlett, tanto da renderla completamente autonoma in modo tale d’abbandonare definitivamente il rifugio insieme ai bambini e cercare di continuare a vivere serenamente in un altro rifugio. Non voleva lasciarla in quelle condizioni. 
Prese l'occorrente per le medicazioni e iniziò con il solito procedimento.  Cercò di coprirsi il più possibile, era meglio evitare di far preoccupare ulteriormente Scarlett. Poi prese la schiuma da barba, ricavata sempre dai tanti negozi, e iniziò a spargerla sul viso. Visto che aveva la possibilità, ne approfittò per radersi. La barba non era lunghissima, ma trovò giusto darsi una sistemata tanto non avrebbe ritardato a ricrescere. Prese il rasoio e iniziò dalla guancia destra. Ci volle un po’ prima di radersi tutto e lavarsi definitivamente. Si guardò nuovamente allo specchio. Da quanto tempo era che non si radeva? Ora sembrava proprio uno di quei bambocci che facevano le pubblicità di profumi. Per un attimo si pentì di quella scelta.
Una voce femminile provenire dall'esterno attirò la sua attenzione.

<< Konstantin sei qui? >>

Si sgranchì la voce prima di risponderle.

<< Scarlett, inizia a prepararti che partiamo il prima possibile. >>

Ovviamente non era una vera e propria risposta alla domanda della ragazza, ma lui doveva far in modo che non entrasse in quella stanza. Avrebbe potuto vedere le ramificazioni venose. 

<< O-ok… >>

Rispose la ragazza per poi sentirla allontanare. Gli dispiaceva parlarle con quel tono freddo, ma dopo quello che successe la sera prima, doveva mettere ordine nella sua testa.
Scarlett si allontanò dalla zona dei bagni pubblici. Avrebbe voluto chiedergli se stava bene, se aveva bisogno di aiuto con le medicazioni, ma… Percepì il tono freddo e distaccato di Konstantin e la faceva star male. Stava andando tutto molto bene tra loro due, perché sembrava tutto svanire. Proprio ora che nel cuore di Scarlett stavano per nascere nuove emozioni in sua compagnia. 
Sospirò. Andò a prendere dei nuovi vestiti per poi tornare ai bagni pubblici femminili. A quanto pareva Konstantin non era ancora uscito. 
Entrò nella stanza dove svariati lavabi e gabinetti si susseguivano uno dietro l'altro. Alcune cose erano rotte e una parte di muro era quasi crollato. Si diede una degna lavata, anche se l'acqua non era proprio limpida e sembrava avere una certa difficoltà a scorrere. Nel rifugio era difficoltoso avere il bagno libero tutto per se e ognuno doveva impiegare il meno tempo possibile, sia per far utilizzare quella risorsa a tutti sia per evitare di usare troppa acqua.
Tolse i vecchi vestiti gettandoli a terra con non curanza e indossò quelli nuovi. Si guardò al vecchio specchio. Una normale maglietta nera e un completo sportivo nero/viola erano degli ottimi abiti per qualsiasi situazione di pericolo. Raccolse i capelli con un elastico scuro, in modo tale che non le dessero fastidio. Mentre si guardava, i suoi pensieri si spostarono sul sogno che aveva fatto poco prima di svegliarsi. Sembrava assillarla, come se ci fosse un messaggio da interpretare in quelle scene disturbanti. Che fosse veramente accaduto qualcosa ai bambini? Solo il pensiero le face perdere l’equilibrio riportandola alla realtà. Doveva sbrigarsi a tornare. L’agitazione non sarebbe svanita finché non si sarebbe ritrovata circondata dagli orfanelli. Uscì velocemente da quella stanza raggiungendo il posto in cui aveva passato la notte e iniziare a preparare il tutto per il viaggio. 
Quando fu abbastanza vicina vide Konstantin darle le spalle che aveva preceduto le sue intenzioni. A parte qualche dettaglio, era già tutto pronto per partire. 
Il passo di Scarlett rallentò leggermente. Dopo quello che era successo si sentiva parecchio in imbarazzo. Poi lui non sembrava molto favorevole ad affrontare il discorso e, il modo in cui gli rispondeva, le fece capire che era meglio evitare di parlarne. Continuava ad avvicinarsi finché lui prese l’enorme zaino pieno di vestiti e vari oggetti utili e si voltò verso di lei sentendo i suoi passi. Un colpo al cuore la fece rallentare ancora. Fu una sorpresa. Vedere Konstantin senza la barba gli fece perdere qualche anno. Ora sembrava che avesse ventisette o ventotto anni e mostrava pienamente i lineamenti tipicamente tedeschi. Spigolosi e rigidi in alcuni punti.
Incrociarono i loro sguardi e Scarlett iniziava a sentire un forte peso schiacciarla sulle spalle. Avrebbe voluto interagire in qualche modo, sparare qualche frase idiota tipo: “Ehi, avevi ragione, non sei poi così vecchio!”, oppure “Siete fortunati, vuoi uomini, a gestirvi così facilmente la giovinezza!”. Frasi che potevano risollevare quell’imbarazzo, ma sapeva che non sarebbero andate a buon fine. Ignorarlo totalmente non sarebbe stato gentile da parte di Scarlett e in qualche modo doveva inventarsi qualcosa. Forse anche solo dirgli che stava bene… Prese aria per parlare, ma lui l'anticipò:

<< Pronta? >>

<< Ehm, s-sì. >>


Scarlett si avvicinò ulteriormente, raggiungendo lo zaino e la borsa che erano ancora a terra. Chiaramente erano i due bagagli che avrebbe dovuto portare lei. Mise lo zaino sulla schiena e la borsa a tracolla sulla spalla destra, attraversandola diagonalmente per essere appoggiata sul suo fianco sinistro. In quel momento Konstantin la sorpassò. Lei lo seguì silenziosamente a testa bassa. 
Raggiunsero il punto in cui la corda penzolava ancora. Avrebbero dovuto arrampicarsi per uscire da quel posto. La discesa era stata veloce, ma risalire con le borse piene poteva essere un'impresa ardua e poi… Scarlett non aveva molta esperienza in arrampicate.

<< Andrai per prima, io cercherò di tenerti la fune più ferma possibile. Una volta arrivata in cima assicurati che il luogo sia sicuro e poi mi farai cenno per raggiungerti. Tutto chiaro? >>

Scarlett annuì avvicinandosi alla corda e stringendola con le mani. Fece un profondo respiro per poi fare una piccolo saltello e avvinghiarsi con le gambe attorno alla corda, cercando di salire. Ma la poca esperienza e l’ulteriore peso dei bagagli, resero difficile già in partenza l'arrampicata. Così si lasciò andare, toccando nuovamente con i piedi a terra.

<< Sai come salire una fune? >>

Domandò l'uomo con la sua solita freddezza. 

<< Be', l'ho fatto qualche volta solo per gioco. Quando ero piccola… >>

Konstantin non sembrava soddisfatto da quella risposta e Scarlett si stava maledicendo, soprattutto per la sua ultima frase che, molto probabilmente, era meglio non averla detta.

<< … Ma posso farcela, non sarà certo la fatica a fermarmi. Devo tornare al rifugio il prima possibile. >>

Era decisa più che mai. Sapeva di farcela e il solo pensiero che gli orfani potevano essere in pericolo, le avrebbe dato la forza di superare qualsiasi difficoltà. Così si riaggrappò alla corda e cercò di tirarsi su con le braccia con tutta la sua forza. Ma poi una mano di Konstantin la bloccò facendola scendere ancora.

<< L’arrampicata sulla fune si basa principalmente su cinque passaggi: il primo, devi afferrare la fune portando entrambe le mani sopra alla testa. Il secondo… >>

Scarlett lo guardava quasi con ammirazione. Le stava davvero insegnando come arrampicarsi su una corda?

<< … Ti conviene svolgere questi punti mentre te li spiego se vuoi imparare. Dubito che te li ricorderai tutti una volta che avrò finito. >>

Continuò lui quasi con ironia. Scarlett non se lo fece ripetere due volte. Si mise in posizione esattamente come Konstantin le stava spiegando, attendendo il prossimo passaggio.

<< Il secondo, devi fare un piccolo salto mentre tiri la corda verso di te, in questo modo ti solleverai verso l'alto. Per avere una presa maggiore, devi far passare la corda intorno ad una gamba e usa il piede per ancorarti. >>

Scarlett lo fece, ma ebbe un po’ di difficoltà nel far passare la corda intorno alla gamba, più che altro non sapeva come fare, cosi l’uomo le si avvicinò mettendole una mano nella zona lombare, per tenerla ferma e non farla dondolare, e con l’altra mano l'aiutò ad ancorarsi. Il tocco inaspettato sulla sua schiena la fece irrigidire per un secondo, ma almeno adesso era nella giusta posizione.

<< Il terzo, con le braccia, raggiungi un punto il più possibile alto ed afferra la corda in modo saldo. Il quarto, devi liberare il piede dalla fune usando i muscoli addominali, porta le ginocchia all'altezza del petto e assicura nuovamente il piede nella corda. >>

Scarlett fece passo per passo quello che le diceva Konstantin e, incredibilmente, fece il suo primo passo per la salita. Era riuscita anche a capire come ancorare il piede e si riteneva abbastanza soddisfatta.

<< Bene. Il quinto, allunga le gambe e muovi le braccia per raggiungere di nuovo il punto più alto sopra di te. Poi ripeti tutto il processo fin lassù. Man mano ti stancherai, ma non devi assolutamente mollare la presa, cerca di essere veloce. >>

La ragazza annuì e ripeté il processo punto per punto. Ma esattamente come le disse Konstantin, il peso in più delle borse iniziava a farsi sentire e quando superò la metà iniziò ad rallentare. Le braccia, le gambe e gli addominali le tremarono, l'acido lattico la stava travolgendo e la caviglia iniziò a farle di nuovo male. Cercò di andare avanti, ma il dolore dei crampi aumentava sempre di più e fu costretta a fermarsi.

<< Scarlett! Sei arrivata, non fermarti! >>

Respirava faticosamente, ma doveva continuare. Raccolse tutte le sue energie e riuscì a superare quei pochi metri che la separarono dalla superficie. Arrivata in alto sentì l'aria fresca sfiorarle il volto bagnato dal sudore che lo sforzo le aveva procurato e si tirò su aggrappandosi a ciò che la circondava.
Una volta fuori fu più forte di lei, si rotolò a terra per recuperare il fiato, ma doveva alzarsi per controllare se la zona fosse libera da eventuali nemici. Con fatica riuscì a sedersi. Intorno a lei diverse macerie e fogliame la circondava. Probabilmente erano gli oggetti che era riuscito a rimediare Konstantin per nascondere l’entrata al sottosuolo. A gattoni, raggiunse una maceria bassa che le permetteva di controllare la zona. Sembrava non esserci anima viva. Tornò indietro affacciandosi alla crepa da cui era appena uscita e fece segno a Konstantin che la zona era tranquilla. Era soddisfatto. Vedere la ragazza stare bene dopo lo sforzo che aveva appena fatto, lo face tranquillizzare. Iniziò ad arrampicarsi. Scarlett rimase sorpresa. Ogni suo movimento era deciso e regolare, sembrava non sentire il minimo peso dell'enorme zaino che portava sulle sue spalle. Non gli staccava gli occhi di dosso. Doveva ammetterlo, involontariamente il suo sguardo si soffermava sui muscoli sotto sforzo di Konstantin. Era impossibile non notarli. Scrollò la testa per cercare di concentrarsi su qualcos’altro, intanto Konstantin la raggiunse in cima.
Spostarono un po’ di fogliame per ricoprire l'entrata. Se l'avesse scoperta qualcuno sarebbe stato un problema e dato che loro sarebbero dovuti tornare per prendere del cibo, era meglio evitare e ricoprire tutto per bene. Probabilmente era una scelta egoista, ma non si poteva fare altrimenti. 
Lasciarono quella zona, in silenzio. Decisero di ripercorrere lo stesso tragitto che avevano fatto per raggiungere il grande centro commerciale. 
Riattraversarono la fitta vegetazione della foresta in cui i cani randagi li stavano attaccando, ma rispetto al giorno prima non si vedeva anima viva. Il ricordo della reazione di quei cani che avevano avuto con Konstantin, non era normale. Quegli animali erano affamati e non si sarebbero mai fatti fuggire delle prede facili come loro e in quel momento potevano trovarsi nelle vicinanze, ma non fu così. Possibile che Konstantin li avesse spaventati così tanto da cacciarli via così lontano? Molti erano morti per colpa dei cani randagi e tutti sanno che, per quanto potessi essere forte, sopravvivere ad un branco era impossibile. Che Konstantin le stesse nascondendo qualcosa? Aveva tutte le ragioni per mantenere dei segreti, non aveva il dovere di dirle tutto. Però quell'evento così strano le rimarrà nella mente di Scarlett per un bel po’ di tempo e il silenzio che li divideva non aiutava. Era sempre stato un tipo silenzioso, ma questa volta il motivo Scarlett lo conosceva bene.
Decise di spostare i suoi pensieri altrove, ma era più complicato di quanto pensasse. Se non pensava a Konstantin, pensava ai bambini e alla preoccupazione che quel sogno le stava dando. Era talmente persa nei suoi pensieri che non si accorse di prendere velocità, superando Konstantin, e avvicinandosi al limite della foresta. Lui la guardò senza dire nulla posando i suoi occhi sulla caviglia di lei. Non sembrava che avesse problemi, soprattutto dopo lo sforzo che fece nel salire la fune. Era chiaro. L'ammirazione per quella ragazza aumentava sempre di più. Vedere quanto ci tenesse ai quei bambini… La forza d'animo che tirava fuori quando si trattava di loro… Dopo la morte della moglie del figlio pensò di non rivedere più una tale forza d'animo e quando Scarlett era con i bambini, gli era impossibile non fare caso a quanto somigliasse alla sua amata defunta. Ma non doveva farci caso. La ragazza aveva una strada da percorrere e lui doveva aiutarla, non metterle i bastoni tra le ruote. Quello che accadde la sera prima… Avrebbe voluto cancellarlo. Chissà cosa pensava in quel momento Scarlett. Probabilmente lo avrebbe paragonato all'essere schifoso che qualche giorno prima voleva abusare di lei e questo gli provocava un forte dolore al petto. Non era dolore, ma un sentimento che si avvicinava molto alla rabbia. Perché sapeva che vi regnava una grande rabbia repressa che doveva domare in tutti i modi possibili. 
Alzò lo sguardo e vide Scarlett uscire dalla vegetazione senza guardarsi prima intorno. Lui aumentò il passo cercando di starle il più vicino possibile, ma quando da lontano sentì delle voci capì che il suo passo doveva trasformarsi in corsa. Voleva avvertirla, ma non poteva, li avrebbero sentiti e localizzati immediatamente. Quando fu ad un paio di metri dalla ragazza, si buttò su di lei, cadendo entrambi a terra. Lei si voltò sorpresa dal quel gesto così improvviso. D’istinto lei aprì la bocca per darle fiato, ma lui gliela coprì con la mano, facendole segno di rimanere in silenzio. La ragazza fece un cenno d'assenso. Lui ritirò dolcemente la mano e nel frattempo le voci in lontananza si facevano sempre più chiassose. Rimasero immobili cercando di trattenere il più possibile i loro respiri. La poca distanza che li divideva e il lungo scambio di sguardi, fece sì che Scarlett arrossì lievemente. Konstantin sembrò notarlo e per questo si spostò, mettendosi affianco alla ragazza alzandosi leggermente per osservare i proprietari di quelle voci seguite da un rumore di motori in movimento. 
Dei soldati stranieri, uno dietro l'altro, sembrava che stessero scortando qualcosa. Da dietro le mura degli enormi autoarticolati avanzarono a passo d'uomo per poi fermarsi. Alcuni uomini presero da un loro furgone delle maschere antigas e, dal retro di un autoarticolato, iniziarono a scaricare con estrema delicatezza quello che poteva sembrare un cilindro d’acciaio. Lo fissarono a terra, a quanto pareva doveva rimanere lì per chissà quanto tempo. Scarlett, notando che lo sguardo di Konstantin si faceva sempre più serio, si alzò leggermente anche lei per osservare cosa stava accadendo. Vedere tutti quei soldati stranieri armati che nascondevano i loro volti dietro una maschera antigas le salì un gelo dalla schiena. Non le era mai capitato di assistere ad un simile evento e quello strano cilindro, di sicuro, non l'aveva mai visto. 
Quando gli stranieri finirono il loro lavoro, si tolsero le maschere per poi riprendere il loro cammino, fortunatamente dalla parte opposta di dove erano diretti Scarlett e Konstantin.
Finché di loro non ce n'era più traccia, Konstantin si alzò in piedi iniziando ad avvicinarsi allo strano cilindro metallico.

<< Ehi, dove pensi di andare? >>

Gli domandò Scarlett alzandosi velocemente trattenendolo da un braccio. Konstantin non si voltò nemmeno alla presa della ragazza.

<< Quei tizi indossavano delle maschere antigas mentre maneggiavano e stavano vicino a quel coso… >>

Lo sapeva bene. Ma non gli importava. Gli tornarono in mente le condizioni della sua ferita e aveva ben capito che la sua situazione era destinata a peggiorare, quindi se gli fosse successo qualcosa avrebbe fatto volentieri da pedina sacrificabile. Si sarebbe lasciato andare.

<< Scarlett… Devo capire cos’è, altrimenti potreste essere tutti in pericolo. È il mio compito, lascia che lo faccia. >>

Cercò di avanzare di un passo, ma Scarlett lo tratteneva ancora. Questa volta fu costretto a voltarsi verso di lei. Per la prima volta vide la rabbia negli occhi color nocciola della ragazza, non poteva sapere quanto quell'ultima frase non le andò giù. 

<< No, questo è il compito di un suicida. >>

Ribatté Scarlett. Era il suo compito andare ad esaminare un oggetto sconosciuto senza alcuna protezione? 

<< Vuoi forse morire? >>

Domandò decisa più che mai continuando a guardarlo negli occhi e stringeva la presa. 
Konstantin rimase per un attimo senza fiato. La sua determinazione lo folgorava. Quella… Quella era la determinazione che Scarlett tirava fuori quando doveva proteggere gli orfani. Quando doveva proteggere le persone a cui teneva. Come una lupa con o suoi cuccioli, era pronta ad affrontare da sola persino un orso per proteggerli e lui rimase muto davanti a quella dimostrazione.

<< Perché se hai quest'intenzione, era inutile riempirmi la testa di promesse che poi non manterrai. >>

Quella fu una frase che gli sfrecciò diretta al petto. Un senso di autorità gli salì. Voleva ribattere. Voleva farle capire che lo avrebbe fatto per proteggerli, ma quando sentì la sua presa lasciarlo, i bollenti spiriti si calmarono.

<< Io avrei una certa fretta. Ho sei bambini a cui pensare e non ne voglio un settimo che sia anche il più ottuso degli altri. Se vuoi andare, vai. Io non ci sarò a vedere come salterai in aria. Sempre se quello sarà la reazione di quel coso! >>

Concluse Scarlett lasciando la presa mentre si allontanava da lui e continuare il tragitto. 
Quello strano strumento era sicuramente qualcosa di pericoloso e non poteva andarsene senza sapere effettivamente cosa fosse. Ma Scarlett aveva ragione. Le condizioni della ferita che andavano man mano peggiorando, gli avevano annebbiato la ragione. Aveva accettato che ormai la morte fosse prossima ad arrivare per lui, ma aveva deciso di sacrificarsi per lei. Per la ragazza che si era presa cura di lui. Un compito che aveva sempre fallito ed era deciso più che mai che, questa volta, sarebbe stato diverso. Il suo paese… La sua casa… Sua moglie… E il suo adorato figlio. Ora, con la morte che lo attendeva, non poteva perdere l'unica occasione per non fallire miseramente.
Guardò il cilindro metallico fissato a terra per poi voltarsi e seguire Scarlett che ormai lo aveva distanziato un bel po’ tanto da non poterla più vedere.

<< Scheisse! >>

Esclamò parecchio irritato trasformando la sua camminata in corsa.
I nemici potevano ancora trovarsi nei dintorni e poteva essere un gran problema.

- Dove sei piccola? -






***Angolo dell'autrice***

Perdonatemi per l'enorme tempo che si è creato dall'ultimo capitolo che ho pubblicato e questo, ma tra esami, impegni vari e viaggi all'estero ero sempre distrutta per scrivere. Saprò farmi perdonare quindi state tranquilli/e che cercherò di riprendere la regolarità che avevo prima nel pubblicare questa storia a cui tengo molto. A presto! :)
  
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